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DISCORSO DI PAOLO VI
AI MEDICI DELL’E.N.P.A.S.

Giovedì, 6 ottobre 1966

 

Dopo un paterno saluto al Presidente dell’ENPAS (Ente Nazionale Previdenza per gli Statali) e al Presidente del Congresso, il Santo Padre pone in risalto la nobile missione svolta dai Medici dell’Ente, ricca «di alti valori umani, che confortano la retta coscienza, e procurano una soddisfazione, che null’altra cosa al mondo può dare: quella del dovere compiuto, dell’aiuto prestato al fratello» . . . «Tali valori non sono soltanto umani, ma sono anche schiettamente cristiani; fanno pensare alla parabola evangelica del Buon Samaritano, chino sul prossimo sofferente e martoriato, e disposto a pagare di persona per lui; fanno meditare sulla incomparabile dignità dell’arte medica, che non è solo tecnica formidabile, che esige aggiornamento continuo e passione non mai spenta, ma è altresì donazione, missione, fiamma interiore, e acquista perciò benemerenza unica davanti agli uomini, e inestimabile merito davanti a Dio».

Uomini di scienza al servizio degli altri, i medici dell’ENPAS possono trarre dalla stessa denominazione dell’Ente in cui svolgono la propria attività gli elementi migliori di dedizione umana e di fervore evangelico. Si tratta, invero, d’un Ente di previdenza e di assistenza nel quale si ricercano i mezzi più vari e adeguati per prevenire i mali, e, nei casi in cui sono presenti, per curarli con slancio di premurosa carità, in modo da estinguere, il più possibile, con assidue cure, le infermità del corpo, ed anche lenire le ferite dell’anima.

Il Santo Padre aggiunge ancora un prezioso rilievo: «L’Ente è a beneficio dei dipendenti statali: perciò di persone che hanno fatto della loro vita, spesso con non lievi sacrifici, un continuo servizio della comunità civile dello Stato, e sono quindi meritevoli di ogni cura, e di ogni attenzione. Pertanto la vostra azione nei loro confronti si colora di una particolarissima sfumatura perché, per il vostro tramite, è la intera comunità che deve dimostrare la sua gratitudine a chi l’ha servita per la vita intera, logorando la propria esistenza, ed ha pertanto il diritto di trovare ogni sostegno nell’ora triste della prova».

«Vedete - conclude Sua Santità - diletti Figli e illustri Signori, quale nobile impegno è il vostro, quali implicazioni sociali e spirituali esso porta con sé. Voi ne vivete quotidianamente l’ardua responsabilità, e sempre più a fondo volete viverla, come attestano i vostri Congressi periodici, nei quali affrontate, come sappiamo, anche gli argomenti di medicina sociale, e i temi attinenti alla vostra cultura di medici e alla morale cristiana».

Pertanto l’Augusto Pontefice augura alla distinta rappresentanza di Medici buon lavoro, e lietissimi risultati. Li accompagna con la sua preghiera; e li incoraggia con la sua benedizione, estesa anche ai familiari di ciascuno, la quale sia alto conforto nella benemerita quotidiana missione.

                                                           



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