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DISCORSO DI PAOLO VI
ALLE SCUOLE ELEMENTARI ROMANE

Giovedì, 30 ottobre 1975 

 

Carissimi fanciulli della nostra Diocesi di Roma!

Siete venuti numerosi questa mattina, col Signor Cardinale Vicario, con i vostri Genitori ed Insegnanti, a portarci il saluto festoso dell’innocenza e della freschezza ed a celebrare il Giubileo presso la Tomba del primo Apostolo, come interiormente sospinti da quella speranza che, al pari della carità e della fede, ciascuno di voi ha ricevuto in dono nel santo Battesimo e che rappresenta, per la ricchezza del suo contenuto soprannaturale e umano, il fiore profumato della vostra età.

Mentre l’Anno Santo ha ormai raggiunto il suo culmine con le frequenti e devote assemblee di questi giorni, una nuova nota ad esso si aggiunge per la vostra presenza, una nota colorita e distinta che l’abbellisce e completa: con voi, in mezzo a voi possiamo giustamente parlare del Giubileo dei Fanciulli.

Sapete che cosa vuol dire? Vuol dire innanzi tutto un «anno speciale», che noi chiamiamo «Anno Santo». Speciale, perché? Santo, perché? perché è fatto, è istituito proprio per il bene delle nostre anime. Vedete: bisogna intanto fare attenzione alle diversità dei tempi; vi sono, ad esempio le stagioni, diverse, una dall’altra; vi sono giorni diversi, quelli di scuola e quelli di vacanza; vi sono ore diverse, quelle del gioco, del lavoro, e quelle del sonno; e così via. Così vi è nel calendario sacro della vita, ogni venticinque anni, un anno speciale, come il nostro, 1975, che è destinato specialmente alla preghiera, alla penitenza, all’esame di coscienza . . . e si chiama Anno Santo. Ve ne avranno già parlato; e poi avrete veduto le folle dei Pellegrini venuti a Roma per pregare, per ricordarsi che sono cristiani, per convertirsi e diventare buoni. Per voi, perché lo diciamo «anno santo» ? Per due ragioni specialmente; prima ragione: per fare un grande esame di coscienza, sulla propria vita, sul proprio avvenire. Dovete pensare a voi stessi . . . . secondo: dovete fare dei propositi; dei programmi. Ricordate le promesse battesimali; volete essere e rimanere «cristiani»? questo è il tempo di confermare la vostra scelta, la vostra decisione, il vostro impegno: io voglio essere sempre un cristiano sincero e forte! Questo è l’Anno Santo.

Vogliamo, perciò, esprimervi un grazie sincero per la risposta che, in modo tanto appropriato, state dando all’invito rivolto dalla Chiesa a tutti i fedeli: il vostro pellegrinaggio dimostra che vi sentite «coinvolti», ed intendete, anzi, esser tra i primi, nel vivere il rinnovamento religioso, a cui mira il presente Giubileo. E ringrazieremo anche coloro che hanno promosso l’iniziativa: le autorità scolastiche che l’hanno favorita; i dirigenti dell’Ufficio diocesano per l’Educazione e della Sezione Italiana della Pontificia Opera della Santa Infanzia.

Basta il nome di quest’Opera Missionaria, alla quale molti di voi sono iscritti, ad ispirarci un secondo sentimento, che vuol essere di paterno incoraggiamento e di augurio. Sapete bene che non si può esser cristiani solo di nome, né sarebbe sufficiente dire di possedere la fede nella propria coscienza individuale: la fede, infatti, è anche comunione, cioè comunicazione e irradiazione ed esige, pertanto, un serio impegno per parteciparla e diffonderla. Dovete anche voi essere apostoli della fede, crescendo nell’amore alla Chiesa, educandovi ad un profondo spirito missionario, dimostrando interesse e premura non solo per i fanciulli dei Paesi di missione, ma anche, e prima di tutto, per i coetanei che incontrate nei rapporti della vita quotidiana. Se avessimo più tempo a disposizione, ci piacerebbe ricordare tante figure di bambini e di adolescenti che hanno esercitato, esemplarmente e santamente, tale apostolato. Ci accontenteremo, invece, di racchiudere l’esortazione in un’unica e brevissima frase: «Anche i fanciulli - sta scritto in un Documento del Concilio Vaticano II - hanno la loro attività apostolica: secondo le loro forze, essi sono veri testimoni viventi di Cristo in mezzo ai loro compagni» (Apostolicam Actuositatem, 12). Testimoni viventi di Cristo: ecco la grande parola del Concilio, ecco il nostro particolare ricordo, ecco la consegna che vi affidiamo per il Giubileo che celebrerete nel Duemila!

Seguendo Gesù, che intorno a sé raccoglieva i piccoli e li stringeva con singolare predilezione al suo Cuore divino (Cfr. Matth. 18, 2-6. 10; 19, 13-15; Marc. 9, 36.37; 10, 13.16; Luc. 9, 47-48; 18, 15-17), la Chiesa vi chiama e vi guarda con serena fiducia, attingendo forza e speranza dalla vostra vitalità e dal vostro fervore. Proprio questo - è il nostro terzo sentimento - ci teniamo ad affermare ora dinanzi a voi. Siate, dunque, figli fedeli della Chiesa ed aiutatela nel suo sforzo per l’evangelizzazione del mondo, aiutatela ad assolvere l’immenso mandato di rigenerazione spirituale della società moderna. E poiché voi siete figli della Chiesa ch’è in Roma, aiutatela, aiutateci a mantenere sempre terso e splendente il volto di Roma cristiana.

Una parola alle Autorità scolastiche: per ringraziarle; per esprimere loro la nostra stima; per esortarle a compiere con grande impegno la loro missione!

E una parola agli Insegnanti; ai Maestri e alle Maestre! Quale grande professione! quale dignità irradia dalla loro vita!

Ed infine una parola ai Genitori. Siate educatori! siate vicini alla Scuola dei vostri figli!

Così sia, con la nostra Apostolica Benedizione.

                                                



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