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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
IN APERTURA DEI LAVORI DELLA
IV ASSEMBLEA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI

Venerdì, 30 settembre 1977

 

Venerabili Fratelli e diletti Figli,

Con sentimento di letizia abbiamo ascoltato ciò che l’Em.mo Cardinale Sebastiano Baggio ha poc’anzi espresso a nome di tutti i partecipanti al Sinodo.

Ringraziamo di cuore per le attestazioni di affetto e di devozione e soprattutto per gli auguri con cui si è voluto ricordare il nostro ottantesimo genetliaco. In occasione di questo evento della nostra vita formuliamo il proposito di dedicare tutto il tempo che Iddio ancora ci concederà al bene della Chiesa allo scopo di effondere la luce divina tra le vicende variabili del mondo e di operare per la salvezza degli uomini.

Dopo aver implorato stamane nella Cappella Sistina l’aiuto dello Spirito Santo affinché effonda i suoi doni sui membri di questo Sinodo, ora si offre a noi l’occasione di porgere a tutti e a ciascuno il nostro saluto. Intendiamo in modo particolare salutare quelli che vi partecipano per la prima volta.

Quanto a noi, siamo lieti di inaugurare questo quinto Sinodo dei Vescovi, rilevando che questa nuova istituzione ecclesiale si è felicemente consolidata ed è divenuta uno strumento per la comunione tra il Romano Pontefice e i Vescovi di tutto il mondo.

Sono infatti trascorsi ormai dieci anni dalla celebrazione del primo Sinodo dei Vescovi nel 1967. Siamo anzi lieti di affermare che sono state attuate le finalità generali che avevamo stabilito nella Lettera «Apostolica Sollicitudo», pubblicata motu proprio il 15 settembre 1965. È nostra convinzione infatti che i rapporti e la collaborazione tra il Romano Pontefice e i Vescovi del mondo intero siano divenuti più stretti; è nostra convinzione che le condizioni di vita delle varie Chiese particolari siano più conosciute e più profondamente comprese; ancora, ci sembra che «almeno nei punti essenziali della dottrina e sul modo di procedere nella vita della Chiesa» (PAULI PP. VI Apostolica Sollicitudo, 2: AAS 57 (1965) 777) si sia stabilita una maggiore concordia di pareri. Vi sono dunque motivi per ringraziare di cuore Iddio per i notevoli benefici che mediante questa nuova e «stabile Assemblea dei Vescovi» sono derivati alla Chiesa.

Quando nell’ultima sessione del Concilio Vaticano II, il 14 settembre 1965, ne annunziammo l’istituzione, affermavamo che «questa nuova istituzione» era «piena di speranza» (AAS 57 (1965) 804).

La speranza non è stata delusa, poiché il Sinodo si è rivelato uno strumento quanto mai idoneo per meglio conoscere le varie situazioni delle Chiese particolari e per favorire una collaborazione più fervida e una più solida unione con la Chiesa Romana, che presiede all’assemblea universale della carità (Cfr. S. IGNATII MARTYRIS Ad Romanos, Praef.; ed. Funk, I, p. 252).

Il Romano Pontefice infatti, pur avendo ricevuto da Cristo la pienezza della potestà, è aiutato dal Sinodo in molte e importanti questioni, come è avvenuto per quelle che furono discusse nei precedenti quattro Sinodi dal 1967 ad oggi, mediante la collaborazione dei Vescovi che rappresentano l’episcopato universale.

Anche in questo quinto Sinodo, che ora apriamo, intendiamo attribuire importanza all’esperienza che ciascuno di voi saprà recare in spirito di collaborazione.

Si tratta infatti dell’esperienza di Pastori eminenti per intelligenza e per esperienza, profondamente consapevoli dei vari problemi che oggi si pongono per rendere sempre più efficace l’opera della catechesi nella Chiesa, soprattutto in relazione ai fanciulli e ai giovani.

Dopo che nel Sinodo del 1974 abbiamo discusso l’argomento della Evangelizzazione nel mondo contemporaneo, ora vi abbiamo convocato per approfondire ulteriormente insieme questo argomento della catechesi, che - come insegna il Concilio Vaticano II - si propone di «illuminare e corroborare la fede, nutrire la vita secondo lo spirito di Cristo, e condurre ad una partecipazione consapevole e attiva del mistero liturgico» (Cfr. Gravissimum Educationis, 4).

In verità, perché la Catechesi nella Chiesa fosse incrementata, già abbiamo approvato e fatto promulgare il «Direttorio Catechistico Generale», preparato dalla Sacra Congregazione per il Clero e pubblicato nella Domenica di Pasqua del 1971. Così facendo la Sede Apostolica non solo ha portato a compimento il voto espresso dal Concilio Vaticano II (Cfr. Christus Dominus, 44), ma ha offerto anche utili principii teologici e pastorali, alla luce dei quali l’azione catechetica nella Chiesa può essere rettamente orientata ed organicamente attuata (Cfr. AAS 64 (1972) 97-176).

Nondimeno, tenendo presente l’importanza di questo tema per la formazione degli uomini del domani, vi abbiamo convocati a questo Sinodo per un approfondimento ulteriore dell’argomento.

Perciò in cosa di tanta importanza, che riguarda l’azione della Chiesa nel mondo contemporaneo, e che direttamente tocca la sua missione di insegnare alla gioventù, il Sinodo si propone di promuovere una unità d’azione, come è richiesta da tutti e dalla quale si aspettano, indubbiamente, frutti copiosi per le generazioni del domani.

Abbiamo affidato il compito di presiedere, a nome nostro, questa Assemblea ai nostri Venerabili fratelli Cardinali Sebastiano Baggio, Antonio Ribeiro e Giacinto Thiandoum. Non dubitiamo che essi, per l’esperienza che possiedono, s’impegneranno a far sì che l’attività del Sinodo proceda in modo fruttuoso e ordinato.

Fin d’ora li ringraziamo, dal momento che, assumendosi questo compito, si dispongono a servire il Romano Pontefice e i Vescovi che qui rappresentano.

Tutto questo ci urge nell’animo mentre, a voi, Venerabili Fratelli e Diletti Figli, impartiamo con cuore aperto, la Benedizione Apostolica, pegno di superna luce e di forza.

                                



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