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PIO XII

LETTERA APOSTOLICA

IMPENSIORE CARITATE

AI VENERABILI FRATELLI ARCIVESCOVI E VESCOVI,
E AI DILETTI FIGLI DEL CLERO E DEL LAICATO
DELLA REPUBBLICA DI CECOSLOVACCHIA, AVENTI PACE E
COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA

 

 
Venerabili Fratelli e diletti figli, salute e Apostolica Benedizione.

Più intensamente il Nostro affetto si rivolge a coloro che versano in condizioni difficili e penose, soprattutto quando ciò deriva dalla loro tenace volontà e dall’ardente amore verso il divin Redentore e la Chiesa da lui fondata. Profondamente Ci rattrista il sapere che voi siete in sì dolorosa condizione. Ci è noto, infatti, che la Religione Cattolica — di cui nulla vi è di più glorioso nella vostra storia, nulla di più adatto a promuovere la concordia, a consolidare la pace, a fomentare la giustizia e la carità, a tutelare la dignità umana e a dare incremento alla civiltà — al presente, purtroppo, viene privata della sua legittima libertà, o viene talmente ostacolata da difficoltà di ogni genere, da renderle quasi impossibile di esercitare tutte le sue funzioni, di dare norme in pubblico ed in privato, di far sentire apertamente il suo benefico influsso negli animi degli individui, nelle famiglie, nella scuola e in tutte le classi dei cittadini, con sommo vantaggio del pubblico bene. Sappiamo che vi sono in mezzo a voi Vescovi i quali sono stati incarcerati, o condotti in campi di concentramento, o relegati nelle loro stesse sedi o infine sottoposti a incessante sorveglianza ed esame anche nell’esercizio delle proprie funzioni.

In queste medesime tristissime condizioni si trovano centinaia e centinaia di sacerdoti, di religiosi e di religiose, e un gran numero di laici i quali vengono considerati pericolosi nemici dello Stato appunto perché si attengono con fermezza alle norme della Chiesa Cattolica, fortemente le difendono e si sforzano di praticarle.

Ma ciò torna a loro gloria e non a disonore; la dottrina cristiana, infatti, quando non è mescolata ad errori, non ostacola il bene dei cittadini, dei popoli e delle nazioni, ma piuttosto cementa e rafforza i princìpi fondamentali dell’umano consorzio, ne regola equamente i doveri e i diritti, mentre, salvaguardando la libertà a tutti dovuta, li chiama e conduce ad una pacifica e tranquilla prosperità, sotto l’auspicio della vera giustizia. I cattolici, senza dubbio, a nessuno sono inferiori nell’amore patrio, nell’osservanza delle leggi e nel rispetto delle pubbliche autorità, purché nulla venga loro comandato in contrasto con la loro coscienza cristiana e coi diritti di Dio e della Chiesa. Costoro perciò, se si cerca il vero bene della nazione, non devono essere ostacolati, e neppure puniti contro giustizia per il loro fedele attaccamento alla religione degli avi, ma devono avere la possibilità di professare in pubblico e liberamente la loro fede e il loro modo di pensare, di vivere e d’insegnare. Quando poi essi si sforzano di operare in questo senso, benché su loro incomba la minaccia di pericoli gravissimi, attirano l’ammirazione non solo di tutto il mondo cattolico, ma di qualsiasi onesta persona.

Ciò che poi maggiormente tiene in ansia il Nostro cuore è che ogni arte viene usata, affinché i giovani e i fanciulli siano spinti all’abbandono della fede e della morale cristiana e in tal modo vengano privati di quei princìpi e di quelle norme che devono informare questa tenera età, che costituiscono la salvaguardia della loro innocenza, l’alimento della virtù e la condizione per essere cittadini degni del nome cristiano. Vedete, Venerabili Fratelli e diletti figli, quanto sia grande l’importanza dell’argomento che tocchiamo; se la gioventù non procede sul retto sentiero, ma, privata della luce che viene dall’alto, si lascia andare per il facile cammino delle lusinghe delle passioni, un massimo danno senza dubbio andrà a colpire non solamente loro medesimi, ma anche le vostre future generazioni.

Per la qual cosa si dovrà compiere ogni sforzo perché venga impedita una calamità funestissima di questo genere, e perché l’infanzia cresca sana ed integra nei costumi e venga diligentemente educata secondo le norme della dottrina cristiana, che sole possono preservarla immune da tanti mali ed eccitarla alla virtù.

Soprattutto vivamente esortiamo i padri e le madri di famiglia, affinché a questo riguardo non badino a cure e a fatiche, spettando segnatamente ad essi, in codeste condizioni, il dovere di supplire con ogni diligenza l’opera che i sacerdoti, gli educatori e i maestri sono impediti di compiere.

Un’altra cosa ancora affligge il Nostro paterno animo. Ci è noto come si cerchi con accuse sotto falsa apparenza di verità, o con aperte calunnie, di strappare con ogni mezzo i fedeli dall’unità della Chiesa Cattolica e, se fosse possibile, dal suo centro, cioè da questa Sede Apostolica. Il Romano Pontefice viene presentato come nemico del vostro popolo, mentre invece ne è padre amorevolissimo, e si arriva al punto di accusarlo di preparare una nuova e più grave guerra, mentre egli, dopo aver fatto ogni sforzo per alleviare le difficoltà, le miserie e i dolori dell’ultimo conflitto, al presente non lascia sfuggire occasione per promuovere e persuadere in mezzo a tutti i popoli la fratellanza e la pace.

Tuttavia non vi sia alcuno, Venerabili Fratelli e diletti figli, che si perda d’animo in mezzo a queste gravissime difficoltà; in primo luogo non si lascino abbattere i sacri Pastori, ai quali particolarmente spetta, per dovere imposto da Dio, di alimentare la fede del proprio gregge, sostenerne la virtù e consolidare sempre più il vincolo di unione che lo lega a questa Sede Apostolica. Altre volte già nel corso dei secoli la vostra gente ha superato assai gravi bufere; più di una volta i vostri avi si trovarono nella necessità di scegliere tra il martirio sostenuto con fortezza e il tradimento della fede degli antenati; tuttavia con animo invitto mantennero la fede cattolica e spesso effusero anche il loro sangue per essa. Vi sono ben note le antiche gloriose tradizioni delle vostre popolazioni; emulatele con animo intemerato, fermamente sperando che, debellati gli errori e restituita alla Chiesa la dovuta libertà, finalmente gli esempi di fedeltà e di fortezza saranno proposti all’ammirazione di tutti. Ricordate soprattutto che se gli uomini possono togliervi la libertà, sottoporvi a tormenti, esporvi al pubblico disprezzo, gettarvi in carcere, condannarvi anche alla morte, non potranno però sradicare la fede cattolica dai vostri animi, né macchiare la vostra coscienza. Potranno fare dei martiri, se vorranno; ma non potranno fare dei traditori della religione cristiana — come speriamo e domandiamo a Dio con le Nostre preghiere — purché tutti con fermissima volontà siano fedelmente perseveranti nell’ubbidienza alle leggi di Dio e della Chiesa.

Vi assistano nei presenti pericoli quei santi del Cielo che formano la gloria dei vostri popoli: i santi Cirillo e Metodio, che, come è stato tramandato, dopo tante fatiche e lunghissime peregrinazioni, riuscirono a portare la luce del Vangelo a voi e agli altri popoli slavi; sant’Adalberto, che fecondò le vostre terre coi suoi sudori apostolici e costituisce in ogni tempo un esempio fulgidissimo di fedeltà alla Sede Apostolica; san Giovanni Nepomuceno, che per la difesa dei diritti della Chiesa e la custodia del sigillo sacramentale subì con eroica fortezza il martirio; i martiri di Cassovia, solennemente beatificati dal Nostro Predecessore, il beato Pio X, quali fortissimi atleti di Cristo; san Venceslao, il quale confermò col sangue la sua fede cattolica, e la sua ava, santa Ludmilla, che in questo grave momento costituisce per le madri di famiglia un esempio di fortezza d’animo nell’educazione cristiana della prole, e infine innumerevoli altri, che rifulsero in mezzo a voi per lo splendore della santità. Ma in primo luogo vi assista benignamente col suo potente patrocinio la Vergine Maria madre di Dio, la quale com’è stata nel passato ed è nel presente, così sarà senza dubbio anche nel futuro sicurissima difesa e patrona delle vostre genti. Ella, che da voi è onorata in tanti santuari con ardente pietà, madre amorosissima qual è, non mancherà di ottenervi dal suo Figlio Unigenito i necessari aiuti di cui tanto abbisognate nelle difficoltà di questi tempi. Già altre volte lo fece; Noi la supplichiamo che, invocata con tante preghiere, voglia ciò compiere anche in questa nostra età, in cui non sono di minore gravità i mali e gli assalti degli empi contro la religione, che tengono in ansia il Nostro animo e quello di molti buoni. Venga dappertutto restituita alla Chiesa la dovuta libertà di cui essa si serve per promuovere il progresso della stessa società civile e per consolidarne le fondamenta. Coloro che, per difendere la propria fede, sono stati gettati in carcere, coloro che vivono nei campi di concentramento, possano finalmente ritornare alle loro case, ed ivi condurre una vita tranquilla nel libero esercizio della propria religione. Possa ritornare quella pace e quella concordia dei cittadini e di tutti i popoli che riconosce alla Chiesa santa, alle Nazioni, ai singoli individui i loro diritti e la loro dignità. Questa vera pace, fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla carità, e che Gesù Cristo venne a portare agli uomini di buona volontà(1), al più presto arrida a voi e a tutti gli uomini.

Per raggiungere in unione di preghiera questi scopi, nello scorso mese di settembre Noi abbiamo esortato il mondo cattolico per mezzo dell’Enciclica Ingruentium malorum; ora in modo particolare con questa lettera Ci rivolgiamo a voi, Veneratissimi Fratelli e diletti figli, per invitarvi paternamente a implorare il patrocinio della Vergine madre di Dio, mentre da parte Nostra, in questi gravi frangenti, non mancheremo di supplicare l’amorosissima madre nostra Maria a concedervi i divini aiuti. Il divin Redentore, senza del quale nulla, col quale tutto a noi è possibile, supplicato dalla sua Genitrice, assecondi al più presto nella sua infinita misericordia le Nostre preghiere e i Nostri voti, a cui si aggiungono le suppliche vostre e quelle di tutto il mondo cattolico.

Sappiate che la Nostra ardente carità e il Nostro animo paterno sono ogni giorno a voi vicini, e che le vostre sofferenze sono pure le Nostre; né dimenticate che le vostre pene e i vostri dolori vengono accolti benevolmente da Dio, che li tramuta in pioggia di grazie celesti.

Frattanto, in auspicio dei divini favori e come pegno della Nostra particolarissima benevolenza, a voi tutti, Venerabili Fratelli e diletti figli, e specialmente a quelli « che soffrono persecuzione per la giustizia »(2), impartiamo con effusione di cuore l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma presso San Pietro, il giorno 28 ottobre, festa di Nostro Signor Gesù Cristo Re, nell'anno 1951, decimoterzo del Nostro Pontificato.


1 Luc., II, 14.

2 Matth.,V, 10

  



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