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PIO XII

UDIENZA GENERALE*

Mercoledì, 18 novembre 1942

 

La fedeltà coniugale. III. Scogli e imprudenze

È uno spettacolo così bello il vedere la perfetta felicità di due sposi, la quale, lungi dall'illanguidirsi con gli anni, più discreta e più calma vien crescendo in vigore e in mutua dedizione e concordia fino alla vecchiezza, e di là da questa vita terrena si schiude radiosa nel cielo, che Noi sentiamo il dovere di mettervi in guardia contro alcuni pericoli, contro alcune imprudenze, forse inavvertite e incomprese, che potrebbero comprometterne la solidità, o almeno far scendere un'ombra di ansia sulla sua delicatezza squisita, che fu Nostra cura di descrivere negli ultimi discorsi agli sposi novelli.

Non è necessario di possedere larga conoscenza ed esperienza della storia e degli eventi familiari per sapere quanto frequenti siano le cadute lamentevoli che hanno precipitato ed ucciso amori pure ben nati e sinceri e, più ancora, per comprendere quelle debolezze, volubili come la passione, ma la cui ferita lascia, anche dopo il perdono, anche dopo la riparazione, una pungente cicatrice nell'intimo dei due cuori. Noi Ci proponiamo oggi di parlarvi, non tanto del cammino per il quale gradatamente si discende fino alla colpa, fino al buio dell'abisso, quanto delle imprudenze e delle miserie per le quali lo sposo fedele, senza rendersene conto, spiana all'altro la via pericolosa; imprudenze e mi-serie che possiamo ridurre a tre capi: la leggerezza, l'eccessiva austerità, la gelosia.

I. La leggerezza è lo scoglio particolarmente dei primi mesi, avanti che il sorriso e i vagiti dei bambini. siano venuti ad aprire e maturare lo spirito dei genitori; ma spesso si prolunga ben oltre, quando, più ancora che l'ardore della giovinezza, la mancanza di carattere la favorisce e sostiene. Nell'illusione, compiacentemente coltivata e secondata, che il matrimonio renda tutto lecito, gli sposi si permettono talvolta le più imprudenti libertà. Ecco il marito condurre, senza farsene scrupolo, la sua giovane donna a divertimenti scabrosi, per non dire condannabili, credendo di ricrearla senza malizia, pensando forse di iniziarla per tal via all'esperienza della vita. La donna, quando non sia di quella serietà fervidamente cristiana che dà franchezza di carattere, vi si lascerà il più delle volte trascinare senza alcuna resistenza, o se opporrà un sembiante di reazione, non le dispiacerà in cuor suo che non riesca troppo efficace e vittoriosa. Se fino al matrimonio la sua innocenza è stata custodita e preservata, piuttosto che veramente formata e scolpita a fondo in lei dalla vigilanza e dalla sollecitudine di genitori cristiani, voi la vedrete accettare volentieri, anche se arrossendo un pochino, di soddisfare una certa curiosità, della quale non le appare chiaramente la sconvenienza e il pericolo. Se invece la sua vita di ragazza è stata mondana, dissipata, si stimerà e terrà felice di poter liberarsi — onestamente, ella pensa, dacché vi si trova con suo marito — da quel po' di ritegno che prima la giovanile età le imponeva.

Dagli spettacoli e dai divertimenti di costume ardito, la leggerezza trapassa agevolmente a rilassatezza di vedute e di coscienza quanto alle letture. In tale materia, oltre alle attrattive di cui abbiamo parlato, entra in scena uno allettamento ancor più sottile: l'amore descritto nei romanzi, il quale sembra rendere così bene i sentimenti, senza dubbio legittimi, che gli sposi provano l'un per l'altra. Il romanziere e i suoi eroi ed eroine dicono con una tale vivacità, con frasi così calde e raffinate, quel che, pur nel segreto dei fidi colloqui, non si saprebbe o non si oserebbe esprimere così efficacemente e con la stessa fiamma! Ne segue che, sotto l'apparenza di avvivare l'amore, tali letture eccitano ancor più la immaginazione ed i sensi, e rendono gli animi più deboli e disarmati contro le immancabili tentazioni. In quelle narrate vicende d'infedeltà, di colpe, di passioni illegittime o violente, non è raro che l'affetto di due sposi perda alcunché della sua purezza, della sua nobiltà e santità, che resti falsato nella sua cristiana stima e idea, e si trasformi in un amore puramente sensuale e profano, dimentico degli alti fini delle nozze benedette.

Anche se non sono immorali o scandalosi, il pascersi abitualmente di letture e di spettacoli romanzeschi avvolge spesso il sentimento, il cuore e la fantasia nell'atmosfera di una vita immaginaria straniantesi dalla reale. Episodi romantici, avventure sentimentali, vita galante, facile, comoda, capricciosa, brillante, che sono infatti se non invenzioni fantastiche, create dagli autori a loro talento sbrigliato, non dovendo fare i conti con le difficoltà economiche, con le innumerevoli opposizioni della realtà pratica e concreta? L'abuso di tali letture e di tali spettacoli, anche se non sono, presi singolarmente, riprovevoli, finisce col travisare la stima delle cose e toglie il gusto della vita reale, sottraendole il sale di sapienza dal vero, in che si svolge la vita deliziosamente austera di lavoro e di sacrificio e di vigile attenzione in mezzo alle cure di una famiglia sana e numerosa. Considerate, da un lato, il marito che, col sudore della fronte, non può bastare a tutte le spese di una vita di lusso; dall'altro, la moglie che, carica di figli e di pensieri, e fornita di mezzi limitati, non vale, con un colpo di bacchetta magica, a tramutare il modesto focolare in un castello dei racconti di fate; e poi dite se a questi sposi le loro giornate sempre uguali, senza vicende straordinarie, non sembreranno ben meschine al paragone di quelle fantasie romanzesche. Troppo amaro è il risveglio per chi vive continuamente in un sogno dorato; troppo viva è la tentazione di prolungarlo e di continuarlo nella realtà. Quanti drammi d'infedeltà non hanno avuto altra origine! E se uno degli sposi, rimasto fedele, piange, senza nulla comprendervi, sul traviamento del colpevole, pur sempre caro ed amato, è ben lungi dal sospettare la sua parte di responsabilità in quello sdrucciolamento giunto fino alla caduta. Esso ignora che l'amore coniugale, dal momento in cui viene a perdere la sua sana serenità, la sua forte tenerezza, la sua santa fecondità, per rassomigliare agli amori egoistici e profani, è facilmente tentato di raggiungere altrove il pieno godimento.

Non meno imprudenti sono i mariti che, per far piacere alla loro moglie o per soddisfare la propria vanità, la incoraggiano ad abbandonarsi a tutti i capricci, a tutte le più audaci stravaganze della moda nell'abbigliamento e nell'andamento di vita. Sconsigliate giovani donne, così lanciate alla ventura, non immaginano forse nemmeno a quali pericoli espongono se stesse e gli altri. Non cercate altrove l'origine di non pochi scandali di che molti si meravigliano: molti, non però coloro che riflettono sulle vie del male, non però gli amici saggi, che avevano tempestivamente avvertito del sentiero pericoloso e non furono ascoltati!

2. La virtù sta nel mezzo; contro l'eccesso della condiscendenza si può cadere anche nell'opposto eccesso del rigore. Il caso è senza dubbio raro, ma pure non senza esempi. L'esagerato rigore, che trasformerebbe il focolare domestico in una triste dimora senza luce né gioia, senza sane e sante ricreazioni, senza larghi orizzonti di azione, potrebbe giungere agli stessi disordini della leggerezza. Chi non prevede che quanto più rigorosa sarà la costrizione, tanto più violenta rischia di farsi la reazione? La vittima di questa tirannia — l'uomo o la donna, forse anche l'oppressore stesso — una volta o l'altra, sarà tentata di troncare la vita coniugale. Ma se le rovine e gli effetti della leggerezza spesso non tardano a far aprire gli occhi e a ricondurre a miglior consiglio e a maggior serietà, i traviamenti cagionati da un'austerità esasperante si sogliono invece ascrivere a mancanza di sufficiente rigore; e allora se ne inasprirà ancor più la forma e crescerà a un tempo il male che ha causato e la reazione che provoca.

Lontani da questi due estremi — la soverchia condiscendenza e la soverchia severità —, regni tra voi la moderazione, la quale altro non è che il virtuoso senso della misura e di ciò che conviene. Il marito brami e goda di vedere la sua donna vestirsi e muoversi con decente eleganza, conforme ai suoi mezzi e alla sua condizione sociale, incoraggiandola e rallegrandola, al bisogno, con qualche dono gentile, con qualche amabile compiacimento e lode della sua leggiadria e della sua grazia. La donna alla sua volta bandisca dalla casa ogni sconvenienza offensiva dello sguardo del cristiano o del sentimento del bello, come ogni severità che graverebbe il cuore. Ambedue amino di leggere anche insieme i belli e buoni e utili libri, che li istruiscano, allarghino le loro conoscenze delle cose e delle opere e le vedute della loro arte o del loro lavoro, l'informino sul corso degli avvenimenti, li conservino fermi e più addottrinati nella fede e nella virtù. Si concedano volentieri, con discrezione, i sani e onesti divertimenti che danno riposo e mantengono nella letizia; letture e divertimenti che saranno fonti di perenne e gradito alimento alle loro intime conversazioni e discussioni. Ciascuno si compiaccia di vedere l'altro eccellere nell'attività professionale o sociale, nel rendersi amato con la sua sorridente piacevolezza fra gli amici comuni; né mai prendano ombra l'uno dell'altra.

3. Finalmente un grande scoglio da schivare è la gelosia, che può sorgere dalla leggerezza o suscitarsi dal rigore: pericolosissimo scoglio per la fedeltà. L'incomparabile psicologo, che fu S. Giovanni Crisostomo, la descrisse con magistrale eloquenza : « Tutto ciò che si può dire di questo male, non ne esprimerà giammai abbastanza la gravità. Una volta che un uomo comincia ad aver so-spetto di colei che ama sopra ogni cosa sulla terra e per la quale volentieri darebbe anche la vita, in che cosa potrebbe trovare qualche conforto?. . . Ma se l'uomo si agita angosciosamente in mezzo a questi mali, anche quando sono senza fondamento né ragione, la povera ed infelice donna ne è anche più gravemente tormentata. Colui che dovrebbe essere il consolatore di tutte le sue pene ed il suo appoggio, si mostra crudele verso di lei e non le dimostra che ostilità . . . Uno spirito così prevenuto e colpito da questo morbo, è disposto a credere tutto, ad accogliere tutte le denunzie, senza discernere il vero dal falso, più inclinato ad ascoltare chi conferma i suoi sospetti, che chi vorrebbe dissiparli . . . Le uscite, le entrate, le parole, gli sguardi, i minimi sospiri, tutto è spiato; la povera donna deve sopportare tutto in silenzio; incatenata, per così dire, al letto coniugale, ella non può permettersi un passo, una parola, un sospiro, senza doverne rendere conto agli stessi servi » (S. Ioannis Chrysost. de Virginitate - Migne PG t. 48 col. 574-575) Una tal vita non può forse divenire quasi intollerabile? ed è allora da meravigliarsi se, quando manchi la luce e il sostegno di una vera virtù cristiana, si cerchi di evaderne e di fuggirla col naufragio della fedeltà?

Lo spirito cristiano, o giovani sposi, gioioso senza frivolezza, serio senza soverchio rigore, non temerariamente sospettoso, fiducioso in un affetto scambievole fondato sull'amore di Dio, assicurerà la vostra mutua, sincera e perennemente sacra fedeltà. Tale è l'augurio che formiamo per voi e che preghiamo Iddio di accogliere ed effettuare, mentre di tutto cuore vi impartiamo la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IV,
  Quarto anno di Pontificato, 2 marzo 1942 - 1° marzo 1943, pp. 279-284
  Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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