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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AD UN GRUPPO DI BAMBINI MUTILATI DI GUERRA*

Sala Clementina - Domenica, 11 luglio 1948

 

Cari, carissimi figli,

Raramente abbiamo sentito le tenere parole dell'amicizia cristiana — tanto spesso vacue sulle labbra degli uomini , sgorgare così calde e paterne, come questa volta, dal Nostro cuore, commosso alla vostra presenza.

Poichè nelle vostre gracili membra, non ancora pronte alle opere della vita e tuttora nel misterioso travaglio della natura, intenta alla formazione del capolavoro di Dio nel mondo, la creatura umana; in una età, in cui la gioia è nei suoi propri domini e squilla nell'esuberante riso giovanile; la tristezza è stata invece il vostro retaggio e la vostra sorte. Nelle vostre dolci sembianze, che chiedono protezione, il volto della guerra, la grande nemica, la profanatrice e devastatrice delle opere degli uomini e di quelle di Dio, Ci si offre alla vista nel suo momento più mostruoso, lasciandoCi ancora una volta. perplessi sulla progredita civiltà, e dolorosamente pensierosi sulla brutalità degli egoismi umani.

A questi egoismi — è vero — contrasta qui, nella più commovente maniera, la cristiana pietà. Gesù, che ama i piccoli, che li vuole intorno a sè, che li addita a modello da imitare, è venuto a voi nella persona di quei suoi fedeli che da Lui hanno attinto l'amore dei loro simili; e da vittime della guerra vi ha fatti l'oggetto delle sue tenerezze e delle sue sollecitudini. Per Lui, che crea gli apostoli della carità, voi, se pur minorati nelle membra, nulla perderete dei veri beni della vita; e la stessa irreparabile sventura si risolve oggi per voi, ma anche più si risolverà domani, in salutare maestra di virtù, di lavoro, di fede, che attraverso un'illuminata formazione religiosa e civile, farà di voi nella comunità sociale non un peso morto, ma creature laboriose ed oneste, non meno utili a sè stesse, che alla famiglia e alla società, in ogni campo dell'attività umana. Che se la minorazione fisica, pur corretta dall'arte e dall'amore, vi apparterà forse da molta vita superficiale e vuota, e al vostro aspetto ispirerà il compianto, voi sentirete tuttavia di poter far vostra la parola di San Paolo, il quale, stretto nella morsa delle sue tribolazioni e infermo anche egli nella carne, esclamava, pensando a sè e a tutti gli afflitti in Gesù Cristo: Eccoci, quasi tristi, e pur sempre lieti; quasi mendichi, ma che pur facciamo ricchi molti; quasi privi di tutto, e pur possessori di ogni cosa (2 Cor. 6, 10).

Ricoverati sotto le ali della carità cristiana e dalle sue cure materne educati alle virtù del Vangelo, se a queste premure risponderanno la vostra gratitudine e la vostra diligenza, e nella pietà religiosa, come nell'onesto lavoro, sarà ordinata la vostra vita, vi accorgerete, figli carissimi, quanto provvida è stata per voi la sventura, e parteciperete anche voi (staremmo per dire: voi in particolar modo) a quel tanto di sana felicità, che è dato all'uomo di assaporare quaggiù, pur tra le calamità private e pubbliche della sua corsa nel tempo.

Nulla manca a chi possiede Gesù Cristo. E nulla più delle sofferenze e dei mali di ogni giorno, ci fa capaci di questo possesso.

Resta che voi, diletti figli, cui la sventura ha condotti così vicino a Gesù, là dove più s'impara a conoscerlo e ad amarlo, apprezziate il dono che vi è fatto; e come fiduciosi vi affidate alla scienza, affinchè annulli o riduca in voi, quanto è possibile, le rovine della carne per riabilitare questa al suo migliore rendimento, così, con anche più viva fiducia e con più ardente desiderio, siate alla scuola di Cristo i volenterosi alunni, avidi della sua sapienza per essere partecipi delle sue promesse. Da Lui apprenderete come non vi è croce che per il cristiano non sia sopportabile, e come anzi la croce stessa diviene per chi ha fede nel Redentore divino fonte di vita ed elemento educativo di primo ordine e di trascendente valore.

Che se, straziata dal cieco furore degli uomini in guerra, è sfiorita innanzi tempo la vostra ridente giovinezza ed è precluso a voi il libero corso delle rigogliose energie fisiche, di ben altra vitalità — e questa non caduca — vi metterà in possesso la vostra formazione cristiana. È la vitalità di una giovinezza che non conosce il deperimento, e alla quale son riservate le più utili esperienze e le più segrete gioie: intendiamo dire la giovinezza dell'anima, che il giusto porta sempre con sè, e che infiora, anche la vita più umiliata, di sorrisi, in nessun modo paragonabili a quelli, dei quali la natura è più o meno prodiga ai giovani.

Possiate voi, carissimi figli, godere appieno i beni inestimabili di questa giovinezza dell'anima, di cui Gesù Cristo, Pane di vita, è l'alimento insostituibile.

Con tale visione, che deve confortare all'opera e al sacrificio i pietosi e generosi cuori che attendono alla vostra rieducazione fisica e formazione spirituale, Noi vi diciamo, cari figliuoli: Non vi accada mai di rattristarvi della vostra sorte, ma piuttosto benedite il Signore che ha chiamato « Beati » quelli che piangono e vi riserva tesori di vita da mettere a frutto per voi e per gli altri col più consolante rendimento.

Nella purità dei vostri costumi, nel vicendevole amore, nella dedizione ai vostri doveri, la pace del Signore custodisca i vostri cuori e le vostre menti: « custodiat corda vestra et intelligentias vestras in Christo Iesu » (Phil. 4, 7).

Mentre pertanto innalziamo a Dio questi Nostri voti e le Nostre preghiere, con particolare affetto impartiamo a voi, a tutti i piccoli mutilati d'Italia, ai vostri dirigenti, ai vostri benefattori, ai vostri genitori, alle vostre famiglie, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, X,
 Decimo anno di Pontificato, 2 marzo 1948 - 1° marzo 1949, pp. 153 -155
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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