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  DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI BAMBINI DELLE SCUOLE ELEMENTARI DI ROMA*

Sabato, 2 aprile 1949

 

Siate i benvenuti, cari bambini e bambine! Noi Ci auguriamo che vi troverete perfettamente a vostro agio in questa festa di famiglia, qui a pochi passi di distanza dal luogo ove, dopo il suo glorioso martirio, fu sepolto il Principe degli Apostoli.

Sia questo per voi un giorno di letizia e di ringraziamento al Signore, per voi, piccoli amici di Gesù, a cui Egli ama di confidare i suoi segreti, le sue brame, per la pace delle vostre famiglie, della vostra cara patria e della grande famiglia umana. Voi siete venuti per dirCi, a nome vostro e di tutti i bambini d'Italia e del mondo, che siete sempre pronti ad ascoltare la voce divina di Gesù, perchè Egli vi ama e parla giorno per giorno ai vostri cuori.

Voi avete certamente appreso dai vostri buoni Maestri come S. Giovanni Apostolo ed Evangelista, giunto alla estrema vecchiaia, soleva rivolgere ai suoi fedeli sempre le stesse parole: Figliuoli, amatevi l'un l'altro.

Era abbastanza; era tutto. Tutti i libri e i catechismi, tutti i discorsi di sacerdoti, dall'altare, nel confessionale, attraverso la radio, non potrebbero dirvi nulla di più perfetto. Questo: Cari fanciulli, amatevi l'un l'altro, come Gesù vi ha amati.

Giovanni, il discepolo prediletto, aveva lavorato per lunghi anni, si era affaticato per Cristo, aveva sofferto per Lui. Ma il ricordo che aveva conservato come il più caro e il più sacro, dopo avere, durante l'ultima cena, posato il capo sul petto del Redentore (Io. 21, 20), era la memoria dell'amore di Gesù: il suo amore per noi, il nostro amore gli uni per gli altri, con la sua grazia e per il suo amore.

Come dunque potremmo Noi meglio celebrare oggi questa festa di famiglia con voi che ricordando quel messaggio di Giovanni, messaggio che nessun Papa può mai dimenticare e nessun fanciullo può mancar di comprendere: Amatevi l'un l'altro?'

Perchè? Voi lo sapete. Voi lo avete appreso dal cuore e dalle labbra di Gesù.

Non è forse vero che Gesù ama ogni fanciullo e ogni fanciulla, che vengono in questo mondo, ovunque il loro padre, la loro madre, i loro sacerdoti o maestri possano essere, e qualunque sia il colore della loro pelle, bianco o nero o giallo?

Vi sono forse fanciulli o fanciulle, che Egli non abbia amati, o per i quali non sia vissuto e morto, in qualsiasi luogo si trovino sotto l'azzurro firmamento, nelle grandi città, nei villaggi, nei piccoli poderi, nel deserto, nella jungla, nelle nevi nordiche?

Veglia ora Gesù su di loro e li ascolta e li vuole salvi, qualsiansi la lingua dei loro libri scolastici, i loro discorsi, i loro canti?

Ricorda Gesù sempre, anche quando sembra dimenticarlo, che il Regno dei cieli è aperto ad ogni fanciullo e ad ogni fanciulla, e che l'immagine di Dio è nelle loro anime, e il suo sangue è la loro divina medicina, il suo corpo il loro soprannaturale nutrimento?

Non è forse vero che l'amore reciproco spinge i fanciulli e le fanciulle più fortunati a venire in soccorso di tanti e tanti bambini, che dovrebbero crescere anch'essi sani e felici, ed invece cadono vittime delle malattie e della fame, che non hanno un tetto per ripararsi, nè abiti per coprire i loro fragili corpicini, e forse nemmeno un padre e una madre che abbiano cura di loro?

Sì, cari bambini; voi avete ora compreso ciò che fa oggi il cuore del Papa così ardente e felice in mezzo a voi.

Voi desiderate adesso la Nostra Benedizione per voi, per i vostri genitori, per i vostri fratellini e le vostre sorelline, per i vostri maestri e le vostre maestre, per tutti i bambini e le bambine del mondo.

Con paterna gratitudine per il vostro saluto e per i vostri doni, Noi ve la impartiamo, questa Benedizione di tutto cuore. Sia essa la miglior testimonianza del Nostro amore per voi, della Nostra speranza in voi. Possa essa aiutarvi a mantenervi sempre puri e ad apprendere e ad attuare la parola di Gesù ai suoi piccoli amici di ogni terra e di ogni lingua!


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XI,
 Undecimo anno di Pontificato, 2 marzo 1949 - 1° marzo 1950, pp. 35 - 36
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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