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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO DELLA
FEDERAZIONE ITALIANA TABACCAI*

Sala degli Svizzeri, Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo
Venerdì, 23 settembre 1955

 

Di gran cuore vi salutiamo, diletti figli, che celebrate quest'anno il decennale della vostra Federazione Italiana dei Tabaccai, e avete voluto tenere il vostro Congresso in Roma, ove è la sede della vostra Associazione. Noi siamo lieti di vedervi oggi qui riuniti così numerosi e vi esprimiamo la Nostra stima per il lavoro da voi compiuto durante questi dieci anni.

Voi infatti provvedete alla distribuzione e alla vendita dei generi di monopolio dello Stato, come i tabacchi e i sali commestibili, i valori postali e bollati. Su tutta l'estensione del territorio nazionale, non solo nelle grandi città, ma anche nei villaggi e nei casali sparsi sulle montagne o in mezzo ai boschi, si trova una tabaccheria, che fornisce agli abitanti del luogo quelle merci necessarie alla vita. Il folto gruppo, che Noi ora contempliamo, rappresenta i ben 49.000 tabaccai titolari, i quali coi loro nuclei familiari formano una categoria di circa 250.000 persone. Ciò mostra il posto che voi avete nella Nazione, alla quale assicurate la riscossione di un considerevole reddito.

Non ignoriamo, diletti figli, le difficoltà del vostro lavoro, le onerose prestazioni che esso esige ogni giorno e la modicità delle retribuzioni che vi possono essere accordate. Ciò nonostante, voi adempite i vostri obblighi con lealtà, coscienza e prontezza, e in tal guisa attirate su di voi la considerazione di tutti coloro che a voi si rivolgono e profittano della vostra cortesia.

È normale che una organizzazione professionale assuma la tutela dei vostri legittimi interessi ed abbia la rappresentanza della vostra categoria, sia in rapporto con altri commercianti, sia verso le autorità e i servizi pubblici. Questioni in gran numero di ordine tecnico, economico e sociale domandano di essere esaminate e risolute con una competenza avveduta, secondo i bisogni del momento, affine di mettere in opera i provvedimenti atti a rafforzare i quadri della vostra Federazione e ad accrescere la efficacia della vostra attività. Voi al presente desiderate specialmente di ottenere un compenso economico più vantaggioso mediante l'aumento dell'aggio consentito dallo Stato, la riduzione degli oneri di gestione, la semplificazione delle procedure burocratiche, e soprattutto le ferie e i « turni » di riposo, e l'estensione della partecipazione dello Stato medesimo in materia di assistenza nelle malattie e di previdenza per la invalidità e la vecchiaia.

Vi auguriamo perciò che il presente Congresso possa efficacemente contribuire alla soluzione almeno parziale di questi problemi, e vi ispiri altresì un sentimento sempre più vivo delle vostre responsabilità verso la comunità nazionale. Voi siete giustamente orgogliosi della vostra riputazione di uomini d'ordine, rispettosi delle leggi e amanti della patria. Voi andate altresì alteri di perpetuare le tradizioni religiose e familiari, le quali, in mezzo alle pericolose scosse che minacciano l'ordine sociale. rimangono la più sicura difesa della pace, del benessere e del progresso di un Paese. Restate ad esse sempre sinceramente fedeli, e studiatevi di comprenderne meglio l'importanza e il valore. La vostra attività vi pone in contatto con tutte le classi del popolo, in tutte le regioni d'Italia. Per quanto modesta possa apparire la cerchia del vostro influsso, voi avete il dovere di essere presso i vostri concittadini ben più che semplici mediatori a servizio dello Stato. Fate che essi ammirino in voi uomini armati di solidi principi, di una perfetta onestà e contrari a tutto ciò che offende le vostre convinzioni religiose e minaccia la stabilità delle istituzioni nazionali.

Non dimenticate neppure, diletti figli, la missione che vi spetta come cristiani. Quando Gesù percorreva le vie della Palestina per annunziare la buona novella, Egli non ricercava la compagnia dei potenti di questo mondo; Egli attraversava le città e i villaggi, parlando a chi voleva ascoltarlo, chiamando tutti, specialmente i poveri e i piccoli, a far parte del suo regno. Ciascuno di coloro che odono la sua parola e vogliono essergli fedeli, diviene suo collaboratore, riceve anch'egli l'incarico di trasmettere, a chi lo ignora o lo ha dimenticato, l'annunzio della salvezza, che non consiste nelle ricchezze o nel lusso o nelle comodità della vita, ma nella umile conformità alla grazia Nella più modesta chiesa di villaggio, come nella più splendida basilica, sempre la stessa voce si fa sentire, lo stesso Pastore chiama le sue pecorelle e le invita a riunirsi nell'unico ovile, le medesime consolazioni celesti illuminano e confortano le anime, che sono nella pena e nel lutto. Rimanete strettamente uniti al vostro divin Salvatore, che vi aiuterà a comprendere meglio il senso della vostra vita, delle vostre fatiche, delle vostre sofferenze, e che solo è capace di rispondere a tutte le vostre domande, a tutte le vostre difficoltà. Nei vostri focolari brilli sempre la immagine purissima della Vergine Maria, amantissima e dolcissima Madre, che così volentieri ascolta le invocazioni dei suoi figli e si compiace di esaudirle.

In pegno della protezione divina, che invochiamo su voi stessi, sulle vostre famiglie, su tutti i membri della vostra Federazione, v'impartiamo di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVII,
 Diciassettesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1955 - 1° marzo 1956, pp. 243 - 245
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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