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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
NEL LXXV DELLA SOCIETÀ
ITALIANA PER CONDOTTE D'ACQUA
*

Venerdì, 13 aprile 1956

 

Abbiamo accolto volentieri, diletti figli, il vostro desiderio di essere da Noi ricevuti, e di buon grado vi esprimiamo le Nostre felicitazioni al compiersi del 75° anno di vita del vostro Istituto. Durante questo periodo la Società per Condotte d'Acqua — antica Azienda romana —, senza eccessivo clamore, con la guida di persone particolarmente note e con la collaborazione di esperte e fedeli maestranze, ha portato a termine varie opere, che da una parte fanno onore alla tecnica italiana, e dall'altra hanno assicurato il pane e la serenità a tante famiglie di lavoratori.

Nata allo scopo di fornire acque « per usi civici, agricoli ed industriali », la vostra Società si sviluppò rapidamente, provvedendo ad apportare modifiche alla iniziale redazione dello Statuto fino al testo approvato dall'Assemblea del 13 giugno 1955: oggi la Società per Condotte d'Acqua si occupa non solo delle opere idrauliche propriamente dette, ma anche di ogni operazione industriale, commerciale e finanziaria, mobiliare o immobiliare. La condizione presente dell'Azienda potrebbe far pensare che tutto sia andato in ogni tempo tranquillamente; non è così, perchè il vostro cielo non è stato sempre sereno e alcuni periodi della vostra vita vi hanno portato sollecitudini ed ansie. Ma la capacità dei dirigenti, lo spirito di sacrificio delle maestranze, e in genere l'azione lungimirante di coloro ai quali stavano a cuore le sorti della Società, contribuirono al superamento di ogni ostacolo. Oggi la Società Italiana per Condotte d'Acqua costituisce, insieme con quelle consociate, un valido strumento di lavoro. Leggendo la vostra storia, siamo rimasti colpiti dalla opportunità e dall'ardimento, col quale voi avete compiuto la prima grande opera, attuando l'antico progetto riguardante la costruzione di un canale destinato a provvedere all'irrigazione di vaste zone aride nella provincia di Milano, che deve all'acqua gran parte della sua fortuna. In meno di un decennio fu compiuta un'opera comprendente 80 chilometri di canale principale, 175 di canali secondari e oltre 1000 di canali terziari. Da allora altri grandi canali e impianti idroelettrici, acquedotti, bonifiche ed opere pubbliche, gasdotti ed oleodotti, furono costruiti con ritmo sempre crescente. Per questa grande mole di lavoro Noi vi esprimiamo le Nostre paterne felicitazioni.

I° - Questo vostro lavoro sta a indicare ancora una volta quanto possa, nel campo della produzione, l'attività privata bene intesa e convenientemente libera. Essa contribuisce ad accrescere la ricchezza comune, oltre che ad alleggerire la fatica dell'uomo, a elevare il rendimento del lavoro, a diminuire i costi di produzione, ad accelerare la formazione del risparmio. Per questo la Chiesa non ha cessato e non cesserà di reagire ai tentativi, che in alcuni Paesi si sono fatti, per attribuire allo Stato poteri e uffici che esso non ha. La Chiesa, con il suo Fondatore, dà a Cesare tutto quello che è di Cesare; ma non potrebbe dargli di più, senza tradire la sua missione e il mandato affidatole da Cristo. Per questo, come non resta esitante ed alza la voce, là ove il potere civile tenta di attribuirsi il monopolio della istruzione e della educazione giovanile, così si oppone, per quanto riguarda i principi morali, a chiunque volesse una soverchia ingerenza dello Stato nella questione economica. Ove questa ingerenza non fosse frenata, il problema sociale non potrebbe essere adeguatamente risolto ; ove di fatto si è giunti alla completa « pianificazione », si sono ottenuti alcuni scopi, ma il prezzo è stato quello di innumerevoli rovine, provocate da una foga insana e distruggitrice : colpite le giuste libertà individuali, turbata la serenità del lavoro, violato il carattere sacro della famiglia, svisato l'amore di patria, distrutto il preziosissimo patrimonio religioso.

Noi Ci auguriamo, quindi, che gli uomini responsabili non cedano alla facile tentazione di indulgere alla soverchia ingerenza statale, che mortificherebbe, scoraggerebbe e soffocherebbe la libera azione di coloro che, pur operando per i propri legittimi interessi, concorrono al bene dei singoli e alle fortune della patria.

2° - Ma Noi dobbiamo qui aggiungere un'altra parola e con la stessa pastorale franchezza. Capita, talvolta, di udire comprensibili, ma non giustificati lamenti a riguardo di alcuni interventi dello Stato diretti, non a impedire l'impulso della produzione, ma a regolare una distribuzione più equa del benessere che l'industria umana produce. Tali interventi non possono essere senz'altro dichiarati illegittimi. Respinta la « pianificazione » che distrugge ogni intrapresa individuale, non è detto che si possa accettare il regime della libertà assoluta nelle attività economiche; troppo facile, sarebbe, infatti, la noncuranza e anche il disprezzo di alcune inderogabili e oggi più che mai urgenti norme dettate dalla fraternità umana e cristiana. Questo non deve avvenire fra voi, diletti figli.

La Società per Condotte d'Acqua è nata e continua a prosperare sotto la guida e col concorso di uomini, cui non fa difetto la coraggiosa professione di fede, e nemmeno la pratica di un cristianesimo genuino e fattivo. Il Presidente e il Direttore Generale, che oggi reggono con tanta sagacia e talento le sorti della vostra Azienda, hanno espresso — e lo abbiamo letto con paterna compiacenza — la « fiducia che il Signore vorrà concedere un avvenire sereno e prospero di opere feconde ». Ciò significa che voi attendete da Dio i mezzi per la conservazione della vostra vita e della vostra attività; non è mancato, anzi, un gentile pensiero mariano, perché avete stabilito che nelle principali opere eseguite dalla Società sia collocata una riproduzione in bronzo della Immacolata, quasi a significare che la Vergine SS.ma è la celeste protettrice di ogni vostra impresa. Ma questa vostra fede e questa vostra vita cristiana debbono essere anche le effettive ispiratrici di tutta la vostra attività sociale.

In questo campo vi è bisogno di esempi chiari e indicatori, se si vuol cooperare alla edificazione di un mondo fondato sulla dottrina di Gesù Cristo. Meditate, dunque, ciò che i Nostri Predecessori e Noi stessi abbiamo detto sull'elevazione del lavoratore, sulla sua dignità di membro della famiglia umana, sulla misteriosa, ma reale partecipazione che egli ha — come tutti gli uomini — alla vita del Cristo mistico. Meditatelo e, per quanto è possibile, attuatelo.

I principi sono ormai noti; restano, purtroppo, ancora scarse le applicazioni intelligenti, ardite, anche se pervase di realistico equilibrio cristiano. Non è certo cosa semplice, nè per conseguenza, sono da attendersi improvvisate riforme di struttura; ma tutto quanto farete in questo senso, sarà da Noi in particolar modo benedetto, perchè poche cose sono oggi richieste ai cristiani, come quella di stabilire una struttura sociale nuova sulle rovine di vecchi edifici costruiti da coloro che prescindevano dalla religione o negavano la Chiesa, Gesù Cristo e lo stesso Dio.

Studiate, diletti figli, ciò che è possibile di fare. Non risparmiate fatiche e sforzi per dare alla vostra Azienda romana un volto veramente cristiano. Non contentatevi di credere in Gesù, od anche di praticare il cristianesimo nella vostra vita privata; siate cristiani nella stessa vita aziendale, vivendo il Vangelo nei rapporti che devono intercorrere tra datori di lavoro e prestatori di opera: tutti figli di Dio, egualmente soggetti dell'impresa nella pur necessaria e utile differenza delle funzioni esercitate.

3° - Intanto — e questo è l'ultimo Nostro breve pensiero — voi continuerete il vostro lavoro allo scopo di essere utili non solo a voi stessi, ma anche a tanti vostri fratelli; opererete in purezza d'intenzione e in umile modestia: come « sora acqua », per la quale il Santo di Assisi voleva che fosse « laudato » il Signore. Imprenditori e prestatori d'opera cristiani devono riguardare — come a fine particolarmente determinante — il servizio di Dio e il servizio dei propri fratelli. Lo sforzo sarà facilitato, com'è giusto, dall'attesa di una conveniente mercede, che serva alla vostra vita e a quella dei vostri figli, ma non dovete dimenticare che il lavoro fatto per Iddio e perchè voluto da Dio diviene preghiera preziosa e continua, diviene canto di lode a Lui che ne resta sommamente glorificato.

Diletti figli! Gesù vuol tornare nel mondo: gli uomini « affaticati ed oppressi » lo cercano senza saperlo. Vuol tornare nei palazzi e nei tuguri, nelle strade e nelle miniere, nei parlamenti e nelle officine. Fate che venga e che viva anche tra voi. Offritevi a Lui, accettatelo come dominatore incontrastato dei vostri cuori e delle vostre famiglie; soprattutto fatene il re e il Signore della vostra Società, così che tutto sia ispirato alla fede, tutti siano sorretti dalla speranza e vivificati dall'amore.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII,
 Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956 - 1° marzo 1957, pp. 93 - 96
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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