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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE

LA BEATA VERGINE MARIA
NELLE COSTITUZIONI DEL CONCILIO VATICANO SECONDO
(1962 – 1965)  

 

MARIA, LA TUTTASANTA, IMMUNE DA OGNI MACCHIA DI PECCATO, CONTEMPLATA NEL MISTERO DI CRISTO E DELLA CHIESA. 

Dalla Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium 

            Nella sua infinita misericordia e sapienza, Dio ha voluto operare la redenzione del mondo. «Quando venne la pienezza dei tempi, egli mandò il suo Figlio, fatto da donna … affinché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4, 4-5). Per noi uomini e per la nostra salvezza il Figlio discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si incarnò nella vergine Maria. Questo mistero divino di salvezza ci viene rivelato e si perpetua nella Chiesa che il Signore ha costituita suo corpo; in essa i fedeli, uniti a Cristo loro capo e in comunione con tutti i suoi santi, sono invitati a venerare la memoria «anzitutto della gloriosa e sempre vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo». (LG 52) 

            All’annuncio dell’angelo la vergine Maria accolse nel suo cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò al mondo la vita; perciò viene riconosciuta e onorata come vera Madre di Dio e del Redentore. Redenta in modo ancor più sublime in considerazione dei meriti del suo Figlio, e a lui unita da stretto e indissolubile vincolo, riceve l’altissima funzione e dignità di Madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia prediletta del Padre e dimora dello Spirito Santo. Per questo dono straordinario di grazia precede di gran lunga tutte le altre creature celesti e terrestri; ma allo stesso tempo resta congiunta, nella razza di Adamo, con tutti gli uomini bisognosi di essere salvati; anzi è «veramente madre delle membra (di Cristo)… perché col suo amore ha cooperato a far nascere nella Chiesa i fedeli che di quel capo sono le membra». Perciò è riconosciuta anche come membro sovreminente e singolarissimo della Chiesa, sua figura (typus) e modello eccellentissimo nella fede e nella carità. Ammaestrata dallo Spirito Santo, la Chiesa cattolica la venera con affetto e filiale pietà, quale madre amatissima. (LG 53) 

            Ormai glorificata in cielo in anima e corpo, la Madre di Gesù è immagine e primizia della Chiesa che sarà portata a compimento nel futuro; ma nel frattempo brilla quaggiù come segno di sicura speranza e di consolazione per  il popolo di Dio che è in cammino, fino a quando arriverà il giorno del Signore (cf. 2Pt 3, 10). (LG 68) 

 

MARIA, MADRE DI DIO, VENERATA NELLA CELEBRAZIONE DEL CICLO ANNUALE DEI MISTERI DI CRISTO. 

Dalla Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium 

            Nella celebrazione [del] ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera salvifica del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, e contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa nella sua totalità desidera e spera di essere. (SC 103)

 

MARIA, ECCELSA FIGLIA DI SION, EVOCATA NELL'ACCOGLIERE LA PAROLA E MEDITARLA NEL CUORE. 

Dalla Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum 

            La tradizione, che trae origine dagli apostoli, progredisce nella Chiesa sotto l’assistenza dello Spirito Santo; cresce infatti la comprensione, tanto delle cose come quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti, che le meditano in cuor loro (cf. Lc 2, 19 e 51), sia con l’intelligenza attinta dall’esperienza profonda delle cose spirituali, sia con la predicazione di coloro che, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verità. La Chiesa, in altre parole, nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa giungano a compimento le parole di Dio. (DV 8) 

 

MARIA, MADRE DELL'UOMO NUOVO CRISTO SIGNORE

Dalla Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes 

            (Cristo, l’uomo nuovo). In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. Nessuna meraviglia, quindi, che tutte le verità su esposte trovino in lui la loro sorgente e tocchino il loro vertice.

            Egli è «l’immagine dell’invisibile Dio» (Col 1, 15). Egli è l’uomo perfetto, che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata, per ciò stesso essa è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime. Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato.

            Agnello innocente, col suo sangue sparso liberamente ci ha meritato la vita, e in lui Dio ci ha riconciliati con se stesso e tra noi e ci ha strappati dalla schiavitù del diavolo e del peccato; così che ognuno di noi può dire con l’apostolo: il Figlio di Dio «ha amato me e ha sacrificato se stesso per me» (Gal 2, 20). Soffrendo per noi non solo ci ha dato l’esempio perché seguiamo le sue orme, ma ci ha anche aperta la strada; mentre noi la percorriamo, la vita e la morte vengono santificate e acquistano nuovo significato. (GS 22)

     

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