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Geltrude Comensoli (1847-1903)  

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Geltrude Comensoli nasce a Bienno in Val Camonica (Brescia) il 18 gennaio 1847, quinta di dieci figli. Lo stesso giorno della nascita i genitori, Carlo e Anna Maria Milesi, la portano al fonte battesimale della chiesa parrocchiale e le danno il nome di Caterina.

Nell’infanzia, Caterina conosce le gioie dell’innocenza e la spensieratezza dell’età. Il Signore, però, le fa sentire il desiderio di unirsi a Lui intimamente: la piccola è sovente trasportata da un forte bisogno di raccogliersi nella preghiera e nella meditazione. A chi le chiede che cosa faccia, risponde: “Penso”.

Verso i sette anni, non resistendo più al pressante invito di Gesù, una mattina molto presto, avvolta nell’ampio scialle nero della mamma, va nella vicina chiesa di S. Maria e, ritta in piedi alla balaustra, riceve furtivamente la Prima Comunione. Caterina pregusta attimi di Cielo e giura eterno amore con Gesù.

La fanciulla diventa sempre più seria, più raccolta, assorbita dal solo pensiero di Gesù presente nel sacramento dell’Eucaristia che viene lasciato lunghe giornate nella solitudine.

Giovinetta si fa apostola dell’Eucaristia: vorrebbe portare Gesù Sacramentato su un’alta montagna, perché tutti lo vedano e lo adorino.

Istituisce fra le migliori ragazze la Compagnia della Guardia d’onore. Il suo ideale è Gesù. Il motto: “Gesù amarti e farti amare” diventa il programma della sua vita.

Attratta ad una vita più perfetta, nel 1862 lascia la famiglia ed entra nell’Istituto delle Figlie di Carità, fondato da S. Bartolomea Capitanio, a Lovere (Brescia). Caterina fa concepire di sé le migliori speranze…, ma le mirabili e misteriose vie della Provvidenza sono diverse.

La Postulante si ammala di modo che viene dimessa dall’Istituto. Dopo la guarigione, a causa delle mutate condizioni finanziarie della famiglia, lascia il paese e, non a caso, entra, in qualità di domestica, dapprima nella casa del Prevosto di Chiari, Don G. B. Rota, il quale, qualche anno dopo, sarà elevato alla sede episcopale di Lodi, e poi, nella casa paterna della Contessa Fè-Vitali. Questi incontri ed esperienze saranno preziosi per Caterina.

Nel Natale 1876 ella rafforza i suoi legami con Gesù e scrive di suo pugno un impegnativo metodo di vita, al quale resterà sempre fedele.

Nella Festa del Corpus Domini 1878, con il permesso del suo confessore, rende perpetuo il suo voto di verginità, emesso la mattina della Comunione furtiva.

Senza trascurare i suoi doveri di domestica, Caterina si fa educatrice dei bambini di S. Gervasio (Bergamo) e li guida sulla via dell’onestà e delle virtù cristiane e sociali. Con la preghiera  assidua, la mortificazione, un’intensa vita interiore e l’esercizio delle opere di misericordia, Caterina si prepara ad accogliere la volontà del Signore.

Scioltasi dai legami familiari in seguito alla morte dei genitori, la giovane cerca il modo di concretizzare il suo ideale eucaristico. Apre il suo cuore a Mons. Speranza, allora Vescovo di Bergamo, il quale si trova a Bienno, ospite dei conti Fé-Vitali.

Egli la incoraggia e l’assicura che tale è la volontà di Dio.

Nel 1880, trovandosi a Roma con i suoi padroni, riesce a parlare con il Papa Leone XIII del suo progetto di fondare un Istituto religioso dedito all’adorazione eucaristica. Il Papa glielo modifica suggerendole di unire all’adorazione anche l’educazione delle giovani operaie.

Sorretta dal nuovo Vescovo di Bergamo, Mons. Guindani, e dal suo “Padre e Superiore”, Don F. Spinelli, il 15 dicembre 1882, Caterina, insieme a due altre compagne, dà origine alla Congregazione delle Suore Sacramentine di Bergamo, con la prima ora di adorazione al SS. Sacramento.

Il 15 dicembre 1884, veste l’abito religioso e prende il nome di Suor Geltrude del SS.mo Sacramento.

La nuova Congregazione si rivela opera di Dio. Come tutte le opere di Dio, infatti, deve attraversare la bufera delle avversità, che mette a dura prova la tenera pianticella. Questa, però, ha già diramato le sue profonde radici nel terreno ubertoso della preghiera, della mortificazione, dell’umiltà. Non importa che Suor Geltrude con le suore, consigliata dallo stesso Vescovo di Bergamo, Mons. Camillo Guindani, succeduto a Mons. Speranza, debba abbandonare il primo nido e rifugiarsi a Lodi.

Il Vescovo di Lodi, Mons. Rota, accoglie paternamente quelle figlie, raccomandategli dal Vescovo di Bergamo e, con gesto magnanimo, procura loro in Lavagna di Comazzo una casa che diventa provvisoriamente la Casa Madre dell’Istituto.

Superate le prove, l’8 settembre 1891, Mons. Rota, con apposito Decreto, erige canonicamente l’Istituto. Madre Geltrude il 28 marzo 1892 ritorna a Bergamo, culla della Congregazione, alla quale dà un impulso decisivo e vitale.

L’opera di Dio è compiuta!

La Fondatrice ha dato ormai tutte la garanzie di continuità per l’adorazione pubblica perpetua a Gesù Sacramentato, ha trasfuso nelle Suore il suo prezioso patrimonio spirituale, che è spirito di preghiera, di sacrificio, di mortificazione, di obbedienza, di umiltà, di carità, soprattutto verso i poveri.

Può quindi andare incontro allo Sposo. Il 18 febbraio 1903, a mezzogiorno, Madre Geltrude, piegando il capo verso la chiesa dell’Adorazione, inizia l’adorazione eterna.

La notizia della morte si sparge e quanti la conoscono, specie la gente umile e povera da lei prediletta, unanimemente la dichiarano santa. Il 9 agosto 1926 la salma venerata è trasportata dal cimitero di Bergamo alla Casa Madre dell’Istituto da lei fondato, dove giace in apposita cappella, attigua alla chiesa dell’Adorazione. La Chiesa, esaudendo il desiderio di moltissime persone, il 18 febbraio 1928 apre il processo diocesano sulla santità della vita di Madre Geltrude, sulle sue virtù e sui miracoli, e lo conclude nel 1939.

Nello stesso anno, sotto il Pontificato di Pio XII, si apre il Processo Apostolico.

Il 26 aprile 1961, alla presenza del Santo Padre Giovanni XXIII, ha luogo la Congregazione generale, dopo la quale è data lettura del decreto sulla eroicità delle virtù praticate da Madre Geltrude, alla quale viene attribuito il titolo di Venerabile.

Il 1° ottobre 1989 Giovanni Paolo II la proclama Beata. Il 26 aprile 2009 Benedetto XVI la iscrive nell’albo dei Santi.

Omelia del Santo Padre Benedetto XVI (26 aprile 2009)

 

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