06 - 07.10.2008
SOMMARIO
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TERZA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 7 OTTOBRE 2008 -
ANTEMERIDIANO)
- AVVISI
TERZA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 7 OTTOBRE 2008
- ANTEMERIDIANO)
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VOTAZIONE PER LA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO (I)
- INTERVENTI IN AULA (INIZIO)
Alle ore 09.00 di oggi martedì 7 ottobre 2008, memoria della Beata
Maria Vergine del Rosario, alla presenza del Santo Padre, con il
canto dell’Ora Terza, ha avuto luogo la Terza Congregazione
Generale, per la Votazione per la Commissione per il Messaggio e per
l’inizio degli interventi dei Padri sinodali in Aula sul tema
sinodale Verbum Domini in vita et missione Ecclesiæ.
Presidente Delegato di turno S.Em.R. Card. George PELL, Arcivescovo
di Sydney (Australia)
A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 12.35
con la preghiera dell’Angelus Domini, erano presenti 242 Padri.
VOTAZIONE PER LA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO (I)
In apertura della Terza Congregazione Generale ha avuto luogo la
prima votazione per l’elezione dei membri della Commissione per il
Messaggio, presieduta per nomina pontificia da S.E.R. Mons.
Gianfranco Ravasi, Arcivescovo titolare di Villamagna di
Proconsolare, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e
Vice Presidente S.E.R. Mons. Santiago Jaime Silva Retamales, Vescovo
titolare di Bela, Vescovo ausiliare di Valparaíso. La votazione si è
svolta in forma elettronica.
L’uso della votazione in forma elettronica
Per la votazione in forma elettronica, i Padri sinodali adoperano un
dispositivo - usato anche per il conteggio delle presenze - con cui
possono essere effettuati due tipi di votazione: la votazione
semplice e la votazione multipla.
Votazione semplice. Quando si vota per una sola mozione in cui si
richiede un consenso si usano i tasti “PLACET”, “NON PLACET”,
“ABSTINEO” o “PLACET IUXTA MODUM”. Una volta effettuata la scelta,
si conferma con il tasto verde “CONFIRMO”.
Votazione multipla. Quando una votazione richiede una preferenza tra
più mozioni, si usano i tasti numerici premendo il tasto numerico
corrispondente alla scelta e si conferma con il tasto “CONFIRMO”. In
caso di errore di digitazione, appare sul display la scritta
“NoValido” sul display.
In caso di errore di digitazione, o se si voglia cambiare la scelta
effettuata, si preme un tasto rosso “DELEO”, si digita di nuovo la
scelta e si conferma con il tasto verde “CONFIRMO”. Questa
operazione si può ripetere fino a quando il Presidente deciderà che
il tempo a disposizione è scaduto.
INTERVENTI IN
AULA (INIZIO)
Quindi, sono intervenuti i seguenti Padri:
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S.Em.R. Card. Angelo SODANO, Decano del Collegio Cardinalizio (CITTÀ
DEL VATICANO)
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S.Em.R. Card. Franc RODÉ, C.M., Prefetto della Congregazione per gli
Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (CITTÀ
DEL VATICANO)
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S.E.R. Mons. Mark Benedict COLERIDGE, Arcivescovo di
Canberra-Goulburn (AUSTRALIA)
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S.E.R. Mons. Broderick S. PABILLO, Vescovo titolare di Sitifi,
Vescovo ausiliare di Manila (FILIPPINE)
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S.Em.R. Card. Francis Eugene GEORGE, O.M.I., Arcivescovo di Chicago,
Presidente della Conferenza Episcopale (STATI UNITI D'AMERICA)
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Rev. P. Carlos Alfonso AZPIROZ COSTA, O.P., Maestro Generale dei
Frati Predicatori
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S.Em.R. Card. Joachim MEISNER, Arcivescovo di Köln (GERMANIA)
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S.E.R. Mons. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kinshasa,
Presidente della Conferenza Episcopale (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL
CONGO)
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S.E.R. Mons. Florentin CRIHĂLMEANU, Vescovo di Cluj-Gherla,
Claudiopoli-Armenopoli dei Romeni (ROMANIA)
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S.E.R. Mons. Pierre-Marie CARRÉ, Arcivescovo di Albi (FRANCIA)
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S.Em.R. Card. André VINGT-TROIS, Arcivescovo di Paris, Presidente
della Conferenza Episcopale (FRANCIA)
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S.E.R. Mons. Norbert Klemens STROTMANN HOPPE, M.S.C., Vescovo di
Chosica (PERÚ)
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S.Em.R. Card. Péter ERDŐ, Arcivescovo di Esztergom-Budapest,
Presidente del Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae
(C.C.E.E.) (UNGHERIA)
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S.Em.R. Card. Philippe BARBARIN, Arcivescovo di Lyon (FRANCIA)
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S.E.R. Mons. Luciano MONARI, Vescovo di Brescia (ITALIA)
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S.E.R. Mons. Lawrence HUCULAK, O.S.B.M., Arcivescovo di Winnipeg
degli Ucraini (CANADA)
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S.E.R. Mons. Raymond SAINT-GELAIS, Vescovo di Nicolet (CANADA)
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S.E.R. Mons. Luis Antonio G. TAGLE, Vescovo di Imus (FILIPPINE)
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S.E.R. Mons. Joseph Luc André BOUCHARD, Vescovo di Saint Paul in
Alberta (CANADA)
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Rev. P. Ab. Glen Adrian LEWANDOWSKI, O.S.C., Maestro Generale
dell'Ordine della Santa Croce
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S.E.R. Mons. Benjamin Marc RAMAROSON, C.M., Vescovo di Farafangana
(MADAGASCAR)
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S.E.R. Mons. Ricardo BLÁZQUEZ PÉREZ, Vescovo di Bilbao (SPAGNA)
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S.E.R. Mons. Gerald Frederick KICANAS, Vescovo di Tucson, Vice
Presidente della Conferenza Episcopale (STATI UNITI D'AMERICA)
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:
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S.Em.R. Card. Angelo SODANO, Decano del Collegio Cardinalizio (CITTÀ
DEL VATICANO)
Quale Decano del Collegio Cardinalizio, il Cardinale. Angelo Sodano
ha rivolto un saluto fraterno ai Padri Sinodali e a tutti i
presenti.
Fra di essi, vi sono pure parecchi Cardinali, e tale presenza è
stata vista come una bella forma di integrazione e di collaborazione
fra i due organismi, quali sono il· Sinodo dei Vescovi ed il
Collegio dei Cardinali, ambedue chiamati a prestare il proprio aiuto
al Pastore della Chiesa universale. Il Card. Sodano ha poi espresso
due voti circa il tema specifico della presente Assemblea.
Il primo voto è stato relativo al vero concetto di Parola di Dio,
che non è limitata a quella scritta, contenuta nella Bibbia, ma
comprende anche la Parola orale, contenuta nella Tradizione della
Chiesa.
Il secondo voto è stato relativo all'importanza dei presbiteri
nell'annunzio della Parola di Dio. Pur non possedendo il vertice del
sacerdozio e dipendendo dai Vescovi nell' esercizio della loro
potestà, in virtù del Sacramento dell'Ordine sacro, sono parimenti
consacrati per predicare il Vangelo di Cristo e guidare il Popolo di
Dio. Oggi più che mai, la loro unione con i Vescovi è
insostituibile, in una radicale forma comunitaria di annuncio della
Parola di salvezza.
[00010-01.05] [IN001] [Testo originale: italiano]
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S.Em.R. Card. Franc RODÉ, C.M., Prefetto della Congregazione per gli
Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (CITTÀ
DEL VATICANO)
1. La natura evangelica della vita consacrata
La vita consacrata è “profondamente radicata negli esempi e negli
insegnamenti di Cristo Signore...” (VC, 1), e al Vangelo “ha
continuato ad ispirarsi lungo i secoli ed ad esso è chiamata a
tornare costantemente per mantenersi viva e feconda portando frutto
per la salvezza delle anime” (Benedetto XVI, 2 febbraio 2008). Una
famiglia religiosa, ha ricordato Benedetto XVI, «con la sua stessa
presenza, diventa (...) "esegesi" vivente della Parola di Dio”(ivi).
2. La centralità della Parola di Dio nel rinnovamento della vita
consacrata
Il rinnovamento a cui costantemente sono . invitate le persone
consacrate trova la sua modalità più adeguata nel riandare alle
radici evangeliche dei carismi così da trovarvi sempre nuove
ispirazioni. Se ogni carisma costituisce una parola evangelica
dell'unica Parola, aspetti particolari della totalità del Vangelo,
vivendo appieno il Vangelo le persone consacrate troveranno la luce
per cogliere la particolare dimensione evangelica su cui si è
innestato il proprio istituto.
È un cammino che le persone consacrate dovranno percorrere in
comunione con tutte le altre vocazioni nella Chiesa.
3. L'apporto che la vita consacrata può offrire a tutta la Chiesa
nel vivere la Parola
Auspichiamo che i Padri sinodali possano prendere atto del grande
contributo che la vita consacrata ha dato e continua ad offrire a
tutta la Chiesa in questo campo: nello studio e nell'esegesi della
Parola (Ècole Biblique de Jérusalem, Pontificio Istituto Biblico,
Studium Biblicum Franciscanum); nell'approfondimento vitale della
Parola (Lectio divina).
[00011-01.04] [IN002] [Testo originale: italiano]
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S.E.R. Mons. Mark Benedict COLERIDGE, Arcivescovo di
Canberra-Goulburn (AUSTRALIA)
The Second Vatican Council called for a renewal of preaching which
involved a shift from the sermon understood primarily as an
exposition of Catholic doctrine, devotion and discipline to the
homily understood primarily as an exposition and application of
Scripture. Such a shift has been accomplished only in part. One
reason for this is that preaching too often takes the kerygma for
granted, and this at a moment in Western cultures when the kerygma
cannot be taken for granted. If it is, there is the risk of a
moralistic reduction of preaching which may evoke interest or
adrniration but not the faith that saves. Preaching will not be an
experience of Christ's power.
A new evangelisation requires a new formulation and proclamation of
the kerygma in the interests of a more powerful missionary
preaching. To promote such a preaching a General Homiletic Directory
could be prepared along the lines of the General Catechetical
Directory and the General Instruction of the Roman Missal.
Such a Directory would draw upon the experience of the universal
Church in providing a framework without stifling the genius of
particular Churches or individuaI preachers. It would help to ensure
a more solid and systematic preparation for preachers in seminaries
and houses of formation, and this at a time when all recognise how
vital preaching is, since the one point of contact with the Word of
God for most Catholic people is the celebration of the Sunday
Eucharist with its homily.
[00021-02.05] [IN003] [Original text: English]
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S.E.R. Mons. Broderick S. PABILLO, Vescovo titolare di Sitifi,
Vescovo ausiliare di Manila (FILIPPINE)
There is a need for guidelines to help Catholics interpret the Bible
properly. Let these guidelines be clearly presented. These can
include the following criteria for a Catholic reading of the Bible:
1) Knowing the Bible is not so much knowing a book but knowing and
relating to the Person of Christ.
2) The liturgy is the primary place of encountering the Bible as
Word of God.
3) A true understanding of the Bible should be in accord with the
authentic life (as the lives of the saints), practices and teachings
of the Church.
4) A proper understanding of the Scriptures should be guided both by
faith and by study.
5) Any Bible passage is to be read in the context of the inner unity
of Scripture,
6) A proper understanding of the Bible should consider and address
the concrete situations of today.
7) Reading the Bible should not end in mere knowledge; it is a call
to conversion and transformation.
8) The correct use of the Bible should promote unity within the
Church and among Churches.
9) We need to approach the Bible in a spirit of humility; it enables
us to value the interpretation of the Bible by the poor.
I strongly suggest that there be more interaction among biblical
scholars and pastoral workers. Together they should search for
methods of understanding and topics of study that would deepen the
faith of our peoples in our own cultures.
[00022-02.05] [IN009] [Original text: English]
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S.Em.R. Card. Francis Eugene GEORGE, O.M.I., Arcivescovo di Chicago,
Presidente della Conferenza Episcopale (STATI UNITI D'AMERICA)
To speak of the Word of God in the church is to speak of the Word of
God in the lives of believers. Pastors should attend to conversion
of the imagination, the intellect and the will of those to whom they
proc1aim the Word of God and for whom they interpret Scripture.
Too often, the contemporary imagination has lost the image of God as
actor in history. The contemporary intellect finds little
consistency in the books of the Bible and is not informed by the
regula fidei. The contemporary heart has not been shaped by worship
and the submission to God's word in the liturgical year.
If the power of God's word in Holy Scripture is to be felt in the
life and mission of the Church, pastors must attend to personal
context as well as to inspired text.
[00023-02.05] [IN011] [Original text: English]
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Rev. P. Carlos Alfonso AZPIROZ COSTA, O.P., Maestro Generale dei
Frati Predicatori
Il "primato" della Sacra Scrittura ha il suo fondamento nella stessa
vita trinitaria.
Ben l'hanno compreso i grandi Dottori medioevali (Sant' Alberto
Magno, San Bonaventura, San Tommaso d'Aquino) per i quali la
processione delle persone, nell'unità dell'essenza divina, è “la
causa e la ragione esplicativa della processione delle stesse
creature”.
Il Verbo, genitus Creator, ha infatti dal Padre, ab aeterno, la
volontà di incarnarsi e di patire per noi.
Dio ha voluto rivelarsi all'umanità in modo umano, attraverso
culture, persone e linguaggi umani ed attraverso la stessa vita di
Gesù. Se questo modo è per noi una garanzia del valore della nostra
natura, della storia e delle culture umane - con i loro differenti
linguaggi-, esso ci pone complessi problemi di interpretazione.
Come infatti la realtà della creazione non è razionalmente
comprensibile senza un adeguato fondamento metafisico -l'analogia
entis-, così la conoscenza della Sacra Scrittura richiede un
approfondimento delle culture e dei generi letterari in cui è stata
espressa, per una meno inadeguata percezione del suo senso
letterale, ed anche. un riconoscimento della qualità analogica dei
termini in essa usati.
Tutta la Chiesa, nel suo instancabile annuncio, continua ad affidare
con speranza ad ogni cultura la "buona novella", perché essa sia
accolta, compresa in maggior pienezza, vissuta e riannunciata con
accenti nuovi.
Nella storia recente della Chiesa, con non poche difficoltà, sono
state messe in luce le esigenze di quest'interpretazione "critica"
del testo e quindi della Sacra Scrittura (fra Marie-Joseph Lagrange
O.P., 1855-1938), che mette in evidenza anche il suo fondamento
storico e la sua ricchezza: l'essere, appunto, un canto a più voci.
La fede cristiana poi, per quanto è "religione", deve essere
considerata prima di tutto "religione dello Spirito", perché il
Nuovo Testamento è principalmente lo stesso Spirito Santo che
produce in noi la carità e solo secondariamente, essendo anche
"lettera", può essere ritenuta "religione del Libro".
Questo processo di rivelazione e di salvezza è anche uno svelamento
della veritas iustitiae della nostra vita, della giustizia di Dio
che è fondamento della verità del nostro essere e che è per noi,
prima di tutto, "giustizia giustificante", fondata cioè sulla sua
misericordia, che è il presupposto permanente della divina
giustizia, perché ne è la prima radice ed il suo coronamento.
[00024-01.04] [IN013] [Testo originale: italiano]
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S.Em.R. Card. Joachim MEISNER, Arcivescovo di Köln (GERMANIA)
Die Heilige Schrift ist das Buch der Kirche. Sie ist in der Kirche
entstanden. Sie hat den Kanon der Hl. Schrift festgelegt. Die hl.
Schrift bleibt mit der Kirche verbunden in einer organischen
Einheit. Ein Wort der Väter sagt: “Die Hl. Schrift ist eher der
Kirchen ins Herz geschrieben als auf Pergament”.
Ihr legitimer Ort ist der Ambo in der Kathedrale vor der Katechese
des Bischofs. Er hat in der Gemeinschaft mit allen Bischöfen und mit
dem Papst das Wort zu verkünden, sei es gelegen oder ungelegen. Von
der Kathedra gibt der Bischof die Hl. Schrift in die Hand der
Christen, damit sie in der Gemeinschaft der Kirche das Wort Gottes
lesen, daraus lebend und dafür Zeugnis geben.
[00040-05.02] [IN014] [Originalsprache: Deutsch]
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S.E.R. Mons. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kinshasa,
Presidente della Conferenza Episcopale (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL
CONGO)
Je parle au nom de la conférence épiscopale nationale du Congo
(CENCO). Mon intervention porte sur l’interprétation des Écritures
et les sectes (Instrumentum Laboris [IL] nos 16-19; 56; DV n° 12).
1. Il est communément admis que toute parole est un langage et que
tout langage appelle une interprétation, surtout s’il s’agit d’un
texte écrit. À cause du recul historique et de la distance spatiale,
en effet, les mots et les signes, les métaphores et les symboles
peuvent acquérir des surcroîts de sens et des harmoniques
susceptibles d’orienter le lecteur vers des sens autres que ceux
initialement vou1us par l’auteur.
2. Tel est le cas pour les Écritures Saintes dont Dieu, l’auteur et
l’inspirateur principal, destine le message à toutes les générations
dans le temps et dans l’espace (cf. Mt 28,19-20 ; Mc 16,5). Ce fait
rend dès lors légitime et plausible une interprétation existentiale,
contextuelle et inculturée de l’Écriture, basée sur la phase finale
et constituée du texte biblique (cf. COMMISSION BIBLIQUE PONTIFICALE
[CBP], L’interprétation de la Bible dans l'Église, I.A-B : méthodes
littéraires). La doctrine des quatre sens de l’Écriture trouve ici
un fondement solide et une application.
3. À ce sujet, il faut noter cependant que l’Écriture Sainte
elle-même invite son interprète à beaucoup de prudence et
d’“intelligence” (Lc 24,25). Ainsi, les mises en garde de l’Écriture
interpellent-elles face au phénomène des sectes. Car celui-ci n’est
pas nouveau: il remonte aux origines de l’Église. Dans sa première
lettre (1 Jn, écrite vers 95 ap. J.C.), Jean mentionne déjà des
dissidents qui ne confessent plus “Jésus venu dans la chair” (1 Jn
4,2-3), sont sortis de la communauté et se sont exclus de la foi
apostolique (1 Jn 2,19-24).
4. Toutefois, loin de nous apaiser, la prolifération cancéreuse des
sectes de tous genres et aux motivations les plus diverses a de quoi
inquiéter les pasteurs de l’Église. D’autant que leur doctrine est
généralement basée sur une interprétation fondamentaliste de
l’Écriture Sainte (cf. CBP, L’interprétation, I.F). Pourtant
plusieurs textes bibliques dissuadent une telle interprétation et
incitent plutôt à recourir à des critères établis. Ainsi, par
exemple, la réaction de Jésus lui-même face à la gifle du garde au
palais du grand-prêtre Anne (Jn 18,22-23) montre-t-elle clairement
que la présentation de l’autre joue dont parle Matthieu en 5,39, est
une hyperbole à ne pas prendre au pied de la lettre. Mais Jésus,
contrairement à la loi du talion (Mt 5,38), “ne rend pas le mal pour
le mal”: il pardonne (cf. Rm 12,21). L’apôtre Pierre, pour sa part,
parle des lettres que son “cher frère Paul” a écrites “ selon la
sagesse qui lui a été donnée” et qui contiennent “des points
obscurs, que les gens sans instruction et sans fermeté détournent de
leur sens ...” (2 P 3,15-16). C’est dire qu’il y a des normes
d’interprétation des Écritures, dont Pierre et les apôtres se
portent garants (cf. 2 P 1,16-19). Le même Pierre affirme qu’“aucune
prophétie d’Écriture n’est objet d’explication personnelle”... , car
“c’est poussés par l’Esprit Saint que des hommes ont parlé de la
part de Dieu”(2 P 1,20-21). Et Pierre de stigmatiser les “faux
docteurs” et leurs “sectes pernicieuses”... Il faut dire que
plusieurs des sectes actuelles répondent au profil décrit ici par le
Prince des Apôtres: conduite douteuse, blasphème contre la vérité,
cupidité, paroles trompeuses, trafic d’influences (2 P 2,2-3). Il
s’ensuit que la meilleure voie de dialogue avec les sectes s’avère
être une saine interprétation des Écritures Saintes.
5. Les textes susmentionnés nous fournissent les critères suivants
pour l’interprétation de l’Écriture Sainte: l’Esprit Saint (cf.
aussi DV 12), la Tradition apostolique (norma normans), la communion
avec le Corps de l’Ég1ise (cf. 1 Jn 1,3), la confession de la foi de
l’Ég1ise (analogia fidei), la cohérence avec toute l’Écriture
(analogia scripturae) (cf. IL nos 16 et 21). Ces critères nous
protègent d’une interprétation fondamentaliste et subjective de la
Parole de Dieu. Il sied de s’y référer notamment dans les efforts
communs d’oecuménisme.
[00025-03.04] [IN015] [Texte original: français]
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S.E.R. Mons. Florentin CRIHĂLMEANU, Vescovo di Cluj-Gherla,
Claudiopoli-Armenopoli dei Romeni (ROMANIA)
I documenti del Concilio Vaticano II parlano del tesoro della Chiesa
indivisa (cfr. OE 1), che si deve valorizzare perchè la Chiesa
cattolica possa respirare con i suoi due polmoni.
Sarebbe auspicabile ricordare la connessione fra la Parola di Dio e
l'innografia bizantina (Canone di Sant'Andrea di Crete, canoni di
Romano il Melode, Canoni di Giovanni Damasceno, etc.), come anche le
classiche preghiere mariane: il Paraclisi e l'Acathistos, che sono
praticamente un riassunto e un compendio teologico di vari passi
della Sacra Scrittura, nella lettura interpretativa e applicativa
dei Padri della Chiesa.
Lo stesso vale anche per la ricchissima tradizione dell'iconografia
orientale, vera catechesi visiva e compendio di teologia simbolica,
complemento della Parola (cfr. 1 Gv 1, 1-3), scritta dall'iconografo
sull'ispirazione dello Spirito Santo, in preghiera, secondo la
tradizione della Chiesa e presentata a noi come “teologia visiva”,
vestita in forme, colori e simboli specifici. L'icona costituisce un
possibile aiuto alla Lectio divina, (soprattutto quando si tratta di
persone che non sanno leggere o per bambini) e anche per la
preghiera contemplativa personale o in comunità.
La Parola di Dio meditata e applicata si ritrova anche nel
linguaggio simbolico dell'arte sacra bizantina a vari livelli: “La
Parola proclamata e ascoltata è contenuta nella Bibbia; costruita in
forme architettoniche, apre le porte del Tempio; cantata e
rappresentata sulla scena ierofanica del culto, costituisce la
Liturgia; misteriosamente disegnata, si offre in contemplazione, in
"teologia visiva" sotto la forma dell' icona». La teologia simbolica
mostra quali immense prospettive si aprano, a partire dalla
Scrittura nella liturgia, per approfondire la nostra fede, per
trasformare la nostra vita in una liturgia quotidiana e per
ricuperare, noi stessi, il volto dell'icona secondo la quale siamo
stati creati.
[00029-01.04] [IN018] [Testo originale: italiano]
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S.E.R. Mons. Pierre-Marie CARRÉ, Arcivescovo di Albi (FRANCIA)
“Où demeures-tu?” demandent les premiers disciples à Jésus. La suite
de l’Évangile révèle la demeure de Jésus dans l’Eucharistie et la
Parole gardée dans le coeur.
Si les conditions nécessaires ne sont pas réunies, la lecture de
l’Écriture ne portera pas de fruits. La constitution dogmatique Dei
Verbum est un texte de Vatican II trop peu connu. Elle permet en
particulier de tenir de manière juste et équilibrée l’aspect humain
et l’aspect divin des Écritures.
Ainsi, et grâce au travail des exégètes, les difficultés souvent
signalées quand on aborde la Bible pourront être dépassées.
Ces dernières années, en France, une forte insistance a été placée
sur la Lectio divina. Mais trop peu de personnes la pratiquent
encore. Il convient de proposer des moyens simples pour la pratiquer
et éviter les obstacles souvent rencontrés: découragement ou
subjectivisme de la lecture.
Il faut lire l’Écriture dans l’Esprit selon lequel elle a été
écrite. Enfin, nous la recevons de l’Église. Rejoindre l’expérience
spirituelle des grands saints aide à la découvrir de l’intérieur car
le même Esprit agit dans l’Église, suscite les saints, a inspiré les
auteurs sacrés et parle au coeur de chacun.
[00026-03.04] [IN019] [Texte original: français]
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S.Em.R. Card. André VINGT-TROIS, Arcivescovo di Paris, Presidente
della Conferenza Episcopale (FRANCIA)
Écriture et théologie. (I.L. n° 16-17)
1. Comment lire la Bible et comment produire de la théologie pour
que l'acte théologique trouve dans les Ecritures saintes son
principe de vie et son unité?
2. Dans la recherche du sens du texte biblique, l'interprète sera
attentif, demande le Concile, à son genre littéraire et aux
circonstances historiques de son écriture. Autrement dit, la Bible
est une littérature humaine. Le Concile ajoute que le fidèle
interprète ne sera pas moins attentif à l’harmonie des Écritures de
l'ancienne et de la nouvelle Alliance, à l'unité des Écritures et de
la Tradition et à l'analogie de la foi.
3 .L'herméneutique chrétienne des Écritures est la clé de la
catéchèse dont elle seule donne la structure théologique et
anthropologique unifiée et unifiante.
4. L'exégète et le théologien, s'ils ne sont pas la même personne,
sont appelés à scruter la lettre ensemble, en disciples du “seul
docteur” (Mt 23, 10). Le sens des Écritures est théologique; la
théologie est la recherche du sens des Écritures.
5. C'est en raison d'une “lacune philosophique” qu'on limite
l'exégèse à la détermination de la dimension historique et
littéraire de la lettre ou qu'on expose la théologie hors d'un
contact vivant aux Écritures. Pour la Bible, l'histoire est lettre
et esprit. La Bible n'est pas écrite pour nous faire savoir ce qui
s'est passé exactement, mais pour nous assimiler à ce qui s'est
passé et se passera vraiment.
[00027-03.04] [IN022] [Texte original: français]
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S.E.R. Mons. Norbert Klemens STROTMANN HOPPE, M.S.C., Vescovo di
Chosica (PERÚ)
Dem Sekretär der Synode möchte ich für das ausgezeichnete
Instrumentum Laboris danken. In der Ausgewogenheit des Papiers
steckt viel Mühe.
Dennoch möchte ich für die Synodenarbeit aus lateinamerikanischer
Sicht um Perspektiven-Erweiterung werben:
Die Kirche in Lateinamerika hat in den vergangenen 40 Jahren rund
15% ihrer Gläubigen verloren durch nicht-katholische Bewegungen die
sich gerade auf Bibelstraategien stützen.
Lateinamerika representiert heute 43% des Weltkatholizismus, der
seinerseits in den letzten 30 Jahren um 14% gegenüber dem Wachstum
der Weltbevölkerung zurückgefallen ist. 2,3% Katholiken-Abschreibung
in Lateinainerika bedeuten heute 1% Ver1ust für den
Weltkatholizismus. Als 43% der Kirche, die immer noch -
unverständlicher Weise - in der offiziellen Statistik der Kirche wie
auch in den Synodenpapieren in den Topf “Amerika” geworfen wird,
erwarten wir von dieser Synode wenigstens einige Vorgaben für eine
gezielte pastorale Gegenstrategie auf Bibe1-Ebene gegenüber
denjenigen, die über biblische Pastoral-Strategien verfügen und uns
in der Pastoral schwer zu schaffen machen.
Ich begründe meine Bitte um Perspektivenerweiterung:
Traditional-stabile Handlungsräume haben wenig Analysebedarf
gegenüber der Umwelt. Letztere ist ja bekannt und kalkulierbar. In
dem Masse wie der soziale Handlungsraum in Bewegung gerät - also
nicht bekannt und kalkulierbar bleibt - ist die Aussenperspektive
gefordert. Bei gleichbleibend ruhiger See können sie ihr Schiff
durch den Automatik-Piloten lenken lassen; sie sollten nur um die
nächste Problemzone wissen und rechtzeitig wieder das Steuer
übernehmen. Die Automatik ist bei schwerer See u. unbekanntem
Gewässer nicht empfehlenswert.
Der vorliegende Text kümmert sich vergleichsweise um das Schiff,
seine Baustrukturprinzipien und um Kursstabilität; aber nicht um
Umgebung und Grosswetterlage. Er ist eher fundamentaltheologisch als
pastoraltheologisch; eher theologisch als pastoral.
Zweifelsfrei braucht jede gute Pastoral eine kIare theologische
Identität; sie ist notwendige Vorraussetzung. Allerdings ist sie
nicht hinreichende Bedingung, denn Pastoral braucht eine gute
Kenntnis des pastoralen Subjekts - also des Betroffenen und seiner
Situation - sowie eine angemessene Einschätzung der institutionellen
Möglichkeiten.
In seinem Büchlein "Ratzinger y Juan Pablo II - La Iglesia entre dos
Milenios" (2005) stellt der Autor Olegario González de Cardedal zwei
Extrempunkte in der gegenwärtigen Kirchensituation fest:
Identitäts-Besessenheit, die auf der Glaubensebene im
Fundamentalismus und auf Kirchenebene in der Sekte endet; und auf
der anderen .Seite die Relevanz-Versessenheit, die in der Auflösung
der Kirche in der Gegenwartsgesellschaft endet.
Ich stimme mit Ihnen überein: ein klare Identität, was die
Gründungsfunktion des Gotteswortes für die Kirche betrifft, ist von
Nöten. Nur, man sollte diese bedenken ohne die Aussen-Sicht bei der
derzeit für die Kirche schweren See zu vernachlässigen.
Es bleibt keine Zeit; erst recht nicht für Vergleiche mit der
derzeitigen wirtschaftpolitischen Grosswetterlage. Daher schliesse
ich spitzbübisch-biblisch: Wir sollten uns nicht nur im Bauch des
Schiffes über Konstruktionsfragen ergehen, um die Kursstabilität zu
verbesem. - Mit den Aposteln sollten wir nach dem Geistempfang auf
Pfingsten fragen: Wie kommen wir raus aus diesem Saa1, denn Gottes
Wort und Gottes Geist wollen unters Vo1k, und zwar durch uns.
[00028-05.06] [IN023] [Originalsprache: Deutsch]
-
S.Em.R. Card. Péter ERDŐ, Arcivescovo di Esztergom-Budapest,
Presidente del Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae
(C.C.E.E.) (UNGHERIA)
1. Nell' Instrumentum laboris si tematizza molto giustamente il
problema ermeneutico in prospettiva pastorale (parte I, cap. II, B).
Da una parte bisogna cercare il senso e il messaggio originale e
quello trasmesso dalla tradizione della Chiesa dei testi biblici,
dall'altra parte si deve tener presente anche l'orizzonte della
gente dei nostri giorni, cioè di quelli che sentono la Parola di
Dio, perché la percezione del testo diventi un vero ascolto.
2. La giusta interpretazione fatta dalla Chiesa risulta
assolutamente necessaria già nel momento del primo incontro con la
Parola di Dio. I rischi di una interpretazione arbitraria sono
particolarmente grandi in un ambiente culturale come il nostro, dove
le categorie elementari della ricerca della verità storica stessa
sembrano venir meno. Le pubblicazioni più sensazionali che
scientifiche possono creare una notevole confusione anche nel
pensiero dei fedeli e a volte persino dei sacerdoti. Il rischio più
grande non è che alcuni non sapranno quale credito possono dare ad
uno scritto apocrifo come per esempio il Vangelo di Giuda, ma che
molti non hanno alcuna idea su come distinguere fonti credibili e
non credibili della storia di Gesù Cristo. Anzi, sembra proprio che
non pochi non ritengano importante di cercare, quale sia stata la
vera storia, perché ragionano in modo soggettivo e soggettivistico
persino sulla storia Quindi, la perdita di categorie generali nella
nostra cultura provoca una difficoltà speciale nel conoscere e nel
capire la Parola di Dio.
[00041-01.02] [IN026] [Testo originale: italiano]
-
S.Em.R. Card. Philippe BARBARIN, Arcivescovo di Lyon (FRANCIA)
Dans la Bible, il faut tout lire! Au coeur de la Parole de Dieu,
l'Écriture est une source qui irrigue toute la vie de l'Église. Il
est essentiel d'entourer la liturgie de la Parole d'une belle
solennité, car elle est la rencontre habituelle entre Dieu et son
peuple. Les lectures liturgiques doivent être choisies en fonction
d'un critère essentiel: l'unité du message que nous offre cette
Parole. Même si les découpages posent de vraies questions, certaines
absences en posent davantage. Cela est dû à des peurs infondées
qu'il faut dénoncer.
Par exemple, on ne lit jamais, le dimanche, Mat. 23, 13-31: «Malheur
à vous, scribes et pharisiens hypocrites... » qui donne pourtant un
éclairage si utile sur l'enseignement des Béatitudes (et les
vendeurs chassés du Temple, une fois tous les trois ans).
Douterions-nous que la colère de Jésus n'est qu'une expression de
son amour?
Certaines omissions affadissent notre catéchèse. En racontant
l'histoire de l'enfant Samuel, on passe sous silence le contenu du
message, si dur pour un enfant (1 Sam 3, 1-10; ou Jérémie 15. 16, 1
Rois 19, 12-18). Il ne faut pas cacher ce que la transmission de la
Parole peut nous coûter.
Il y a une autre cause dans l'omission de certains passages. En 2
Pi, 12-21, l'auteur veut laisser un message fort: «J'emploierai mon
zèle à ce qu'en toute occasion, après mon départ, vous puissiez vous
remettre ces choses en mémoire».
Témoin oculaire de la Transfiguration, il rappelle que les Écritures
donnent à connaître la Présence de Notre Seigneur. Son objectif est
que l'on ne perde pas la mémoire, et le contact avec les Écritures,
dont la vie de Jésus est l'accomplissement. Cette parole a, pour
ainsi dire dans la Bible, la valeur d'un testament spirituel donné à
toute l'Église: Méfiez-vous de l'orgueil qui vous conduirait à
penser que les paroles anciennes n'ont plus d'intérêt. Il nous faut
au contraire tenir «plus fermement à la parole prophétique ».
Cette exhortation n'est pas déplacée non plus pour les juifs.
N'accueillent-ils pas la parole prophétique surtout comme une
invitation renouvelée à obéir à la Torah ? En vérité, les prophètes
nous rappellent que Dieu peut faire irruption librement dans la vie
de son peuple. Tenons donc encore plus fermement à leur parole,
après que Jésus nous en a montré le sens et la portée.
Toujours est-il qu'au fil des siècles, on a vu chez les chrétiens
cette triste tendance à «oublier» les saintes Écritures, à les
regarder comme «des fables sophistiquées». Nous avons besoin au
contraire que, «portés par l'Esprit Saint, des hommes continuent de
nous parler de la part de Dieu». Les Écritures demeurent «une lampe
qui brille» dans nos ténèbres présentes. Elles nous gardent dans
l'humilité,«en attendant que le jour rayonne et que l'étoile du
matin se lève dans nos coeurs».
C'est pourquoi, jusqu'à la venue du Seigneur, il nous faut continuer
à lire toutes les Écritures.
[00042-03.04] [IN028] [Texte original: français]
-
S.E.R. Mons. Luciano MONARI, Vescovo di Brescia (ITALIA)
E' l'umanità gloriosa del Cristo risorto che rende viva ed efficace
la parola della Bibbia così come tutta l'economia sacramentale. In
Gesù risorto sono risorte tutte le sue parole, tutti i gesti che
egli ha compiuto nella sua vita terrena e che hanno contribuito a
delineare la sua concreta figura umana; in Lui è risorto e quindi
perennemente attuale il dono che egli ha fatto di se stesso sulla
croce. Quando la Chiesa, obbedendo al comando di Cristo, annuncia la
sua parola, questa parola instaura un legame col Signore risorto: è
Lui stesso che si rivolge alla sua comunità, la ama, la chiama, la
corregge, la esorta, la consola.
Per questo il posto della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa
non è surrogabile: dipende da lei, dalla Parola, la possibilità
stessa di un cammino di fede inteso come incontro con Cristo, vita
di amicizia con Lui. È praticamente impossibile iniziare alla fede
senza mettere le persone in contatto diretto, personale con Gesù
Cristo attraverso la parola della Bibbia.
È necessario, perciò, che l'accostamento alla Bibbia diventi il più
ampio possibile e che riguardi tutta la Bibbia. La Scrittura
possiede il massimo di attualità e quindi di energia spirituale
quando è proclamata nell' eucaristia; ma rimane vero che questa
efficacia somma diventa reale solo se le parole che vengono
proclamate sono ascoltate, capite, amate, interiorizzate e questo
suppone una familiarità grande che solo la lettura costante può
offrire.
[00043-01.03] [IN029] [Testo originale: italiano]
-
S.E.R. Mons. Lawrence HUCULAK, O.S.B.M., Arcivescovo di Winnipeg
degli Ucraini (CANADA)
In the Byzantine Divine Liturgy (Eucharistic Liturgy) before
proclaiming the Holy Gospel the celebrant says a prayer of
preparation which recalls themes from the event of the
Transfiguration, such as we find in the Gospel of St. Matthew
(17:1-8). The celebrant asks that the eyes of our minds be opened so
that we may understand the message of Christ' s gospel. He adds that
the fear of Christ' s blessed commandments be instilled in us, so
that we may subdue all carnal desires and fol1ow a spiritual way of
life. Such a spiritual way of life means thinking and doing all that
pleases Christ, for Christ is the enlightenment of our souls and
bodies. It is for this that we give never ending glory to the Holy
Trinity.
The proclamation of the Holy Gospel provides an opportunity to see a
portion of the glory of God, offered especially to those in
attendance. It is an eschatological moment of divine revelation.
This requires of us that we make this liturgical moment a sacred
time fitting for such an event.
The celebrant who proclaims the Holy Gospel must be conscientious of
his great responsibility. He does this by preparing the reading
before hand. He proclaims it clearly as the good news that it is. He
masters the human language needed, so that the participants, like
Moses and Elijah., can enter into dialogue with the Lord.
The Holy Gospel must penetrate the mind through the heart. To do
this it requires a warmth and a life giving presentation. It cannot
be done mechanically nor carelessly. These same qualities apply to
the homily as wel1 which presents and applies the gospel message.
The proc1amation of the Gospel must enlighten the participants also
to awe inspired fear of God, for this is the same God who created
light out of darkness. The participants must encounter the theophany
of who Jesus is, namely the Son of God as announced by the voice of
the Father.
[00044-02.04] [IN030] [Original text: English]
-
S.E.R. Mons. Raymond SAINT-GELAIS, Vescovo di Nicolet (CANADA)
La Parole de Dieu retentit dans les Écritures. Mais elle ne reste
pas enfermée dans les écrits. Elle va bien au-delà du livre. Car
c’est d’abord une personne qui s’adresse à l’humanité avant d’être
un texte à étudier. Dieu a inauguré un dialogue vivant avec
l’humanité et sa Parole ouvre à toutes les générations des horizons
inattendus de vérité et de signification.
Dans les célébrations liturgiques, il revient à l’homélie
d’introduire l’assemblée dans le mystère de la Parole que Dieu lui
adresse dans sa vie concrète. Elle favorise ainsi le rapport entre
la Parole de Dieu et la culture, entre la foi et la vie. De plus,
elle doit faire entrer les fidèles dans le mystère qu’ils célèbrent.
[00045-03.03] [IN031] [Texte original: français]
-
S.E.R. Mons. Luis Antonio G. TAGLE, Vescovo di Imus (FILIPPINE)
The Synod rightly deals with the disposition of listening. In
Scriptures, when people listen to God's Word they experience true
life. If they refuse, life ends in tragedy. Listening is a serious
matter. The Church must form hearers of the Word. But listening is
not transmitted only by teaching but more by a milieu of listening.
I propose three approaches for deepening the disposition for
listening. 1. Our concern is listening in faith. Faith is a gift of
the Spirit, yet it also is an exercise of human freedom. Listening
in faith means opening one's heart to God's Word, allowing it to
penetrate and transform us, and practicing it. It is equivalent to
obedience in faith. Formation in listening is integral faith
formation. Formation programs should be designed as formation in
holistic listening. 2. Events in our world show the tragic effects
of the lack of listening: conflicts in families, gaps between
generations and nations, and violence. People are trapped in a
milieu of monologues, inattentiveness, noise, intolerance and
self-absorption. The Church can provide a milieu of dialogue,
respect, mutuality and self-transcendence. 3. God speaks and the
Church, as servant lends its voice to the Word. But God does not
only speak. God also listens especially to the just, widows,
orphans, persecuted, and the poor who have no voice. The Church must
learn to listen the way God listens and must lend its voice to the
voiceless.
[00046-02.03] [IN032] [Original text: English]
-
S.E.R. Mons. Joseph Luc André BOUCHARD, Vescovo di Saint Paul in
Alberta (CANADA)
Le paragraphe 22 de l’Instrumentum Laboris affirme: “Le Peuple de
Dieu doit être éduqué à découvrir cet immense horizon de la Parole
de Dieu, en faisant en sorte que la lecture de la Bible ne soit pas
compliquée”.
Depuis Vatican II, nombreux ont été les efforts pour que la Parole
de Dieu soit mise à la portée des fidèles. Toutefois il existe “un
certain fossé entre les experts et les Pasteurs et entre les
communautés chrétiennes (i. L.7). Que la fédération Biblique
Catholique mondiale (CBF), appuyée par le magistère avec les autres
Dicastères romains, étudie la possibilité de mettre sur pied des
Congrès Internationaux sur la Parole de Dieu pour permettre une
lecture “ cum Ecclesia” de l’Écriture.
[00047-03.04] [IN035] [Texte original: français]
-
Rev. P. Ab. Glen Adrian LEWANDOWSKI, O.S.C., Maestro Generale
dell'Ordine della Santa Croce
The language the apostles spoke was kerygmatic language, a sermon
charged with transforming good news. And the faith response among
the hearers of the word was also marked by the transforming Spirit
The exordium of the Order of the Holy Cross affrrms of Jesus the
crucified Son: "He mounted the holy Cross to speak a word of life."
Jesus himself, raised high on the cross, is herald of the gospel of
life.
The literary genre of kerygma is more a joyous proclamation than a
belabored preaching.
Kerygma in the Eucharist
The biblical kerygma is echoed in the eucharistic prayers of the
church. We regret how the turn in past history came to isolate the
institution narrative as the consecration, separating it from its
kerygmatic context and silencing it.
It is entirely apt, as John Paul II has urged, that as we stand at
full stretch before God for the proclamation of the Gospel and the
proclamation of the eucharistic prayer, we strive to achieve a new
the paschal virtue of joy.
[00054-02.03] [IN037] [Original text: English]
-
S.E.R. Mons. Benjamin Marc RAMAROSON, C.M., Vescovo di Farafangana
(MADAGASCAR)
Qu’est-ce que nous, à Madagascar, à travers notre contact avec la
Parole de Dieu et nos humbles expériences, pouvons apporter en ce
sens pour que la Parole soit vivante et efficace en ce début du
troisième millénaire ?
Seulement je souhaite que la fraîcheur de la lecture de la Parole
vécue au sein de notre culture et de notre peuple aide l’Église
toute entière, aussi bien nous dans notre défi d’inculturer la foi
que les Églises d’Occident dans leur cheminement vers la nouvelle
Évangélisation.
Cette exégèse que j’ose appeler “exégèse enracinée dans la culture”
comportant des exigences d’une authentique inculturation n’est pas
un simple “vernis” mais une “personnalisation”de la foi nourrie par
la Parole bien accueillie et toute imprégnée de notre tradition
ancestrale.
La majorité de nos populations ne savent ni lire ni écrire. La
fréquentation de la Parole de Dieu se limite souvent à la lecture
faite à l’église au moment des célébrations liturgiques.
Heureusement, cette triste situation n’empêche pas la Parole de Dieu
de prendre racine et engendre même de belles et merveilleuses
surprises.
Notre culture n’est pas sans analogie avec la pédagogie de Jésus
dans l’Évangile.
Ces personnes qui ne savent ni lire ni écrire ont un fort sens du
sacré et comprennent le “ langage symbolique”. De ce fait, beaucoup
de livres de la Bible, notamment les Évangiles, ne sont pas
étrangers aux pauvres gens de nos campagnes. Ces Écrits leur
apparaissent très proches car l’environnement littéraire dans lequel
ils ont été composés est proche de leur vie. Il leur est facile de
commenter cette parole et on est souvent surpris par la profondeur
de certains commentaires spontanés qui pourraient bien étonner des
spécialistes. Parfois, la richesse de ces commentaires, marqués par
une profondeur spirituelle qui ne trompe pas, rappelle ceux des
Pères de l’Église. Ce n’est pas une exégèse scientifique mais une
exégèse dans son sens premier, c’est-à-dire une interprétation qui
aide à accueillir l’enseignement d’un texte dans sa pureté.
Puis-je, profitant de ce Synode, suggérer aux exégètes, à nous
Pasteurs, de tenir compte de cette forme d'approche, différente de
nos études scientifiques certes mais si enrichissante surtout pour
la lectio divina car, le but de l'exégèse est ce qu'évoque St Paul :
“comprendre, avec tous les saints, ce qu’est la Largeur, la
Longueur, la Hauteur et la Profondeur, de connaître l'amour du
Christ qui surpasse toute connaissance”... (Eph 3,18-19).
Que la Sainte Vierge qui a su conserver et méditer “tout cela dans
son coeur” nous y aide.
[00055-03.04] [IN038] [Texte original: français]
-
S.E.R. Mons. Ricardo BLÁZQUEZ PÉREZ, Vescovo di Bilbao (SPAGNA)
La homilía es parte integrante de la celebración eucarística en el
día del Señor.
Ocupa un puesto privilegiado en el ministerio de la Palabra de Dios;
es uno de los servicios más importantes que pueden prestar el obispo
y el presbítero a la comunidad de los fieles cristianos.
Es oportuno que en la preparación de la homilía, el predicador se
haga al menos tres preguntas: ¿Qué dicen las lecturas que van a ser
proclamadas en la celebración? ¿Qué me dicen personalmente a mí?
¿Qué debo yo comunicar a los participantes en la Eucaristía? Sin
convertir la homilía en catequesis, debe tener un contenido
doctrinal claro y vigoroso. Aunque parezca paradójico, el presidente
de la celebración es el primer destinatario de su predicación. No es
una palabra dirigida sólo a otros, y desde luego no es una palabra
lanzada contra otros. El predicador se incluirá a sí mismo, también
por la forma de hablar, en las exhortaciones, correcciones y
llamadas a la conversión dirigidas a la comunidad.
En la homilía convergen la vida de cada persona con sus necesidades
y esperanzas y el anuncio de la Palabra de Dios. Existe un trasiego
entre vida y celebración que debe facilitar el predicador. La
homilía debe ayudar a los oyentes a interpretar la historia a la luz
de la muerte y resurrección de Jesús como Él hizo a los discípulos
de Emaús.
La homilía es un eco de la predicación de Jesús en la Sinagoga de
Nazaret.
Después de hacer la lectura de un pasaje del Profeta Isaías,
proclama: “Hoy se ha cumplido esta Escritura que acabáis de oir” (Lc
4,21). La homilía no es sólo la narración de lo dicho, ocurrido y
escrito en el pasado, sino actualización con la fuerza del Espíritu
Santo de lo que el Señor dijo e hizo. Lo proclamado como realizado
“in illo tempore" e “in diebus illis" se cumple también "hodie". La
liturgia de la Iglesia es lugar privilegiado en que las Escrituras
son Palabra de Dios para la comunidad.
[00030-04.03] [IN004] [Texto original: español]
-
S.E.R. Mons. Gerald Frederick KICANAS, Vescovo di Tucson, Vice
Presidente della Conferenza Episcopale (STATI UNITI D'AMERICA)
The Eucharistic assembly is where the Church is built up.
The Word preached in that assembly comforts, heals, brings hope,
inspires, instills joy, delights, confronts, teaches, and
challenges.
The preached Word reveals and affirms the very best of human ideals
and longings placed by God in the human heart. The preached Word,
mediated by the Spirit, inspires us to live, move, and have our very
being in Christ. Through grace, it changes lives.
Unfortunately, preaching in our day can lose its savor, become
formulaic and uninspired leaving the hearer empty.
Bishops, priests, and deacons bear responsibility for preaching at
Mass. How can we enhance the preaching of the Word? Well, what if?
What if, after this Year of St. Paul, the Church Universal focused a
year on preaching in the Eucharistic assembly? What if, in that year
of preaching, priests and deacons together with their bishop studied
what matters in order to preach better? What if, in that year of
preaching, priests and deacons with their bishop met with the laity
to listen to their struggles? They could discuss how preaching might
inspire the laity to be a leaven for the world, bringing the Gospel
values to the questions of the times. What if, in that year of
preaching, there would be a thorough exploration of the catechetical
potential of the Sunday homily?
If all these "what ifs" were realized then the new springtime for
Christianity about which the Holy Father speaks could burst forth
and bloom throughout the Church. renewing the Church, strengthening
evangelization, intensifying catechesis, and enhancing discipleship.
[00031-02.05] [IN005] [Original text: English]
AVVISI
- BRIEFING PER I GRUPPI
LINGUISTICI
- POOL PER L’AULA DEL SINODO
- BOLLETTINO
- NOTIZIARIO TELEFONICO
-
ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
BRIEFING PER I GRUPPI
LINGUISTICI
Il secondo briefing per i gruppi linguistici avrà luogo (nei luoghi
di briefing e con gli Addetti Stampa indicati nel Bollettino N. 2)
domani mercoledì 8 ottobre 2008 alle ore 13.30 circa, a conclusione
della Conferenza stampa di presentazione del Messaggio per la 95ª
Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato alle ore 12.30
nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede.
Si ricorda che i Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici)
sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali per il permesso di accesso (molto ristretto).
POOL PER L’AULA DEL SINODO
Il secondo “pool” per l’Aula del Sinodo sarà formato per la
preghiera di apertura della Quinta Congregazione Generale di domani
mattina, mercoledì 8 ottobre 2008.
Nell’Ufficio Informazioni e Accreditamenti della Sala Stampa della
Santa Sede, all’ingresso, a destra) sono a disposizione dei
redattori le liste d’iscrizione al pool.
Si ricorda che i Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici)
e fotoreporters sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio
per le Comunicazione Sociali per la partecipazione al pool per
l’Aula del Sinodo.
Si ricorda che i partecipanti al pool sono pregati di trovarsi alle
ore 08.30 nel Settore Stampa, allestito all’esterno di fronte
all’ingresso dell’Aula Paolo VI, da dove saranno chiamati per
accedere all’Aula del Sinodo, sempre accompagnati da un ufficiale
della Sala Stampa della Santa Sede, rispettivamente dal Pontificio
Consiglio per le Comunicazioni Sociali.
BOLLETTINO
Il prossimo Bollettino N. 7, riguardante i lavori della Quarta
Congregazione Generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del
Sinodo dei Vescovi di questo pomeriggio, sarà a disposizione dei
Signori giornalisti accreditati, domani mercoledì 8 ottobre 2008,
all’apertura della Sala Stampa della Santa Sede.
NOTIZIARIO TELEFONICO
Durante il periodo sinodale sarà in funzione un notiziario
telefonico:
- +39-06-698.19 con il Bollettino ordinario della Sala Stampa della
Santa Sede;
- +39-06-698.84051 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi,
antimeridiano;
- +39-06-698.84877 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi,
pomeridiano.
ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
La Sala Stampa della Santa Sede, in occasione della XII Assemblea
Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi resterà aperta secondo il
seguente orario:
- Da martedì 7 ottobre a sabato 11 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 12 ottobre: ore 09.30 - 13.00
- Lunedì 13 ottobre e martedì 14 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Mercoledì 15 ottobre: ore 09.00 - 20.00
- Giovedì 16 ottobre e venerdì 17 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Sabato 18 ottobre: 09.00 - 19.00
- Domenica 19 ottobre: ore 10.00 - 13.00
- Da lunedì 20 ottobre a sabato 25 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 26 ottobre: ore 09.00 - 13.00
Il personale dell’Ufficio Informazioni e Accreditamenti sarà a
disposizione (nell’ingresso a destra):
- Lunedì-Venerdì: ore 09.00-15.00
- Sabato: ore 09.00-14.00
Eventuali cambiamenti saranno comunicati appena possibile, tramite
annuncio nella bacheca della Sala dei giornalisti presso la Sala
Stampa della Santa Sede, nel Bollettino informativo della
Commissione per l’informazione della XII Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi e nell’area Comunicazioni di
servizio del sito Internet della Santa Sede. |