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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
7-28 OTTOBRE 2012

La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

08 - 09.10.2012

SOMMARIO

- QUARTA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 9 OTTOBRE 2012 - POMERIDIANO)

QUARTA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 9 OTTOBRE 2012 - POMERIDIANO)

- VOTAZIONE PER LA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO
- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)
- RELAZIONE SULL’ATTUAZIONE DELLA “VERBUM DOMINI”
- DOCU-FILM: IL CONCILIO VATICANO II CINQUANT’ANNI DOPO

Alle ore 16.30 di oggi martedì 9 ottobre 2012, con la recita della preghiera Pro felici Synodi exitu, è iniziata la Quarta Congregazione Generale, per la votazione per la Commissione per il Messaggio e per la continuazione degli interventi dei Padri Sinodali in Aula, sul tema sinodale «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

Presidente Delegato di turno S. Em. R. Card. Francisco ROBLES ORTEGA, Arcivescovo di Guadalajara (MESSICO).

Durante la Congregazione è stata letta la Relazione sull’Attuazione della “Verbum Domini”. È seguito un tempo di interventi liberi dei Padri Sinodali.

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 18.55 con la preghiera dell’Angelus Domini, erano presenti 253 Padri.

VOTAZIONE PER LA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO

Durante la Congregazione Generale ha avuto luogo la prima votazione per l’elezione dei membri della Commissione per la redazione del Messaggio, presieduta per nomina pontificia da S. Em. R. Card. Giuseppe BETORI, Arcivescovo di Firenze (ITALIA) e Vice Presidente S. E. R. Mons. Luis Antonio G. TAGLE, Arcivescovo di Manila (FILIPPINE).

Il Messaggio al popolo di Dio

Nelle Assemblee sinodali si è affermata la consuetudine di pubblicare un Messaggio (Nuntius) indirizzato al popolo di Dio, con particolare riferimento alle categorie di persone coinvolte direttamente nell'argomento del Sinodo. Il Nuntius, di genere pastorale, ha la finalità di incoraggiare il popolo di Dio a rispondere fedelmente alla sua speciale vocazione, nonché di lodarlo per gli sforzi già fatti. Durante la seconda settimana dovrà essere presentata all'Assemblea una prima bozza del Messaggio per una discussione generale. Dopo aver raccolto le osservazioni dell'Assemblea, la Commissione preparerà un progetto definitivo che sarà sottomesso all'approvazione dell'Assemblea. Il testo definitivo del Messaggio sarà pubblicato alla chiusura dei lavori sinodali. Le due redazioni dovranno essere preparate in francese, inglese, italiano, spagnolo e tedesco.

Composizione della Commissione per la redazione del Messaggio

La Commissione per la redazione del Messaggio che sarà pubblicato al termine dei lavori sinodali, ottenuto il voto dei Padri sinodali, sarà composta da 12 membri, dei quali 8 eletti dall’Assemblea (1 per continente, 1 delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, 1 dei Dicasteri della Curia Romana e 1 dell’Unione dei Superiori Generali) e 4, compresi il Presidente e il Vice-Presidente, nominati dal Santo Padre.

Circa la costituzione della Commissione, composta esclusivamente da Padri sinodali, si terrà conto dei seguenti criteri: appartenenza ecclesiale (diversa nazionalità e lingua); sensibilità ecclesiale e culturale; specifica competenza richiesta; capacità di elaborazione e di redazione; capacità di lavoro in gruppo.

Le funzioni del Presidente di questa Commissione sono le seguenti: convocare e presiedere le riunioni della Commissione quando fosse necessario; presentare in seduta plenaria un primo progetto di redazione del Messaggio affinché possa essere discusso dai Padri sinodali; costituire sottocommissioni o gruppi di lavoro per perfezionare la prima stesura del Messaggio; provvedere che il testo sia disponibile nelle varie lingue adottate nella XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sia per la stesura iniziale sia per la redazione finale; presentare all'Assemblea il testo definitivo del Messaggio per il voto. Ciò potrà essere fatto direttamente dal Presidente, dal Vice Presidente o da uno dei suoi Membri designato dal Presidente; presentare il Messaggio durante una Conferenza Stampa.

La votazione in forma elettronica

La votazione per la Commissione per la redazione del Messaggio si è svolta in forma elettronica.

Per la votazione in forma elettronica, i Padri sinodali adoperano un dispositivo - usato anche per il conteggio delle presenze - con cui possono essere effettuati due tipi di votazione: la votazione semplice e la votazione multipla.
Votazione semplice. Quando si vota per una sola mozione in cui si richiede un consenso si usano i tasti “PLACET”, “NON PLACET”, “ABSTINEO” o “PLACET IUXTA MODUM”. Una volta effettuata la scelta, si conferma con il tasto verde “CONFIRMO”.
Votazione multipla. Quando una votazione richiede una preferenza tra più mozioni, si usano i tasti numerici premendo il tasto numerico corrispondente alla scelta e si conferma con il tasto “CONFIRMO”. In caso di errore di digitazione, appare sul display la scritta “NoValido” sul display.
In caso di errore di digitazione, o se si voglia cambiare la scelta effettuata, si preme un tasto rosso “DELEO”, si digita di nuovo la scelta e si conferma con il tasto verde “CONFIRMO”. Questa operazione si può ripetere fino a quando il Presidente deciderà che il tempo a disposizione è scaduto.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Sono intervenuti i seguenti Padri:

- S. E. R. Mons. José Luis CHÁVEZ BOTELLO, Arcivescovo di Antequera (MESSICO)
- S. E. R. Mons. Milton Luis TRÓCCOLI CEBEDIO, Vescovo titolare di Munaziana, Ausiliare di Montevideo (URUGUAY)
- S. E. R. Mons. Mario Alberto MOLINA PALMA, O.A.R., Arcivescovo di Los Altos (GUATEMALA)
- S. E. R. Mons. André LÉONARD, Arcivescovo di Mechelen-Brussel, Presidente della Conferenza Episcopale (BELGIO)
- S. E. R. Mons. Gervas ROZARIO, Vescovo di Rajshahi (BANGLADESH)
- S. E. R. Mons. José Rafael QUIRÓS QUIRÓS, Vescovo di Limón (COSTA RICA)
- S. Em. R. Card. André VINGT-TROIS, Arcivescovo di Paris, Presidente della Conferenza Episcopale (FRANCIA)
- S. E. R. Mons. Yves PATENÔTRE, Arcivescovo di Sens (FRANCIA)
- S. E. R. Mons. Timothy John COSTELLOE, S.D.B., Arcivescovo di Perth (AUSTRALIA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S. E. R. Mons. José Luis CHÁVEZ BOTELLO, Arcivescovo di Antequera (MESSICO)

La fedeltà a Gesù Cristo nel contesto delle grandi sfide sociali, culturali e intra-ecclesiali, ci sollecita ad offrire una proposta guida che riconsidera, articola e assicura gli elementi fondamentali comuni nella trasmissione della fede in processi completi dell’Iniziazione Cristiana ma alla luce della Nuova Evangelizzazione e alla luce di Aparecida.
Segnalo tra l’altro: 1. La centralità di Gesù Cristo come colonna vertebrale di tutta la vita cristiana intorno al Kerigma-incontro, sequela, adesione e missione. 2. L’esperienza della comunità ecclesiale come referente e soggetto principale dell’educazione nella fede, dove il credente riceve e scopre la sua dignità di figlio di Dio e acquisisce il senso di appartenenza come membro della famiglia di Dio. 3. L’integralità e gradualità del messaggio nella comprensione e nell’esperienza della fede; un apprendistato che assicuri la sintesi dottrinale ma soprattutto la sintesi vivificante della fede e che forgi l’identità cristiana. È importante chiudere l’Iniziazione Cristiana con l’opzione e l’orientamento della vita verso Gesù Cristo, inserendosi nella comunità ecclesiale e assumendo i mezzi fondamentali di perseveranza così come sono: l’Eucaristia domenicale, il cammino penitenziale, la preghiera e la carità nella vita fraterna.
Si tratterà di offrire un cammino con tappe precise, un catechismo guida dell’Iniziazione Cristiana, una struttura di formazione di base per tutti i battezzati; così come i seminari che il Concilio di Trento richiese in tutta la Chiesa per la formazione dei futuri sacerdoti.

[00052-01.05] [IN029] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. Milton Luis TRÓCCOLI CEBEDIO, Vescovo titolare di Munaziana, Ausiliare di Montevideo (URUGUAY)

La Chiesa in Uruguay affronta la sfida della secolarizzazione da quasi un secolo. Infatti è uno dei paesi dell’America Latina fra i più colpiti da tale fenomeno. Oltre a ciò, la Chiesa non riceve alcun tipo di sovvenzione o di aiuto da parte dello Stato per mantenere le proprie strutture pastorali e le opere educative.
Alla luce della nostra esperienza ecclesiale, proponiamo come percorso per la Nuova Evangelizzazione:
Ripensare il dialogo fede-cultura, cercando percorsi d’incontro con quegli uomini e quelle donne che sono aperti alla verità e impegnati nella ricerca del bene comune.
Stabilire una “pastorale del primo annuncio”, capace di suscitare il desiderio e la ricerca di Dio negli uomini e nelle donne che non conoscono Gesù Cristo.
Rafforzare una catechesi in chiave catecumenale, basata sul Rito di Iniziazione Cristiana degli Adulti (RICA), rivolta soprattutto ai giovani e agli adulti, unendo catechesi e vita liturgica.
Dare priorità alla famiglia come casa e scuola per la trasmissione del Vangelo, proteggendone l’integrità e proclamandone il valore per il mondo di oggi, quale prima cellula della società e scuola di umanità.
Stimolare la Pietà popolare (molto presente nel nostro semplice popolo), soprattutto nei santuari mariani, come occasione di annuncio del Vangelo in chiave kerigmatica.
Continuare ad animare i Movimenti Ecclesiali e le Associazioni dei laici affinché uniscano le loro forze a quelle della Chiesa particolare in cui sono inseriti, in modo da rendere una testimonianza di evangelizzazione basata sulla comunione e l’unità con tutti gli agenti pastorali della Diocesi che, in quanto sacramento di Cristo, è il soggetto dell’evangelizzazione.

[00053-01.06] [IN030] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. Mario Alberto MOLINA PALMA, O.A.R., Arcivescovo di Los Altos (GUATEMALA)

E’ necessario che questa Assemblea del Sinodo indichi qual è il problema umano su cui il Vangelo di Gesù dovrebbe insistere più che su ogni altro, in modo tale che questo aspetto divenga riferimento primario, anche se non unico, dell’evangelizzazione. Propongo che si dica chiaramente che Gesù Cristo e il suo Vangelo offrono innanzitutto una comprensione della vita umana in vista della chiamata gratuita di Dio alla vita eterna. In tal modo danno una risposta al problema della morte, che toglie all’esistenza umana il senso, la coerenza e il valore. È questa la premessa che permette di affrontare, dal punto di vista pastorale, tutti gli altri problemi dell’uomo; infatti l’evento centrale dell’opera salvifica di Cristo è la sua risurrezione, cioè la vittoria sulla morte e sul peccato per ottenere così una nuova esistenza umana accanto a Dio. Molti degli sforzi pastorali della Chiesa in America Latina hanno cercato di risolvere i problemi più evidenti che affliggono gli uomini e le donne, lasciando nell’ombra e senza risolverli gli interrogativi fondamentali sul senso della vita. Il successo del pentecostalismo e del fondamentalismo cristiano è in parte dovuto al fatto che i loro esponenti hanno saputo individuare principalmente l’ambito in cui il senso della vita si confronta con la morte e il peccato, catturando l’adesione di molti con una proposta che non ha la stessa qualità di quella che può offrire la Chiesa cattolica, che si fonda sulla teologia e la spiritualità.

[00054-01.06] [IN031] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. André LÉONARD, Arcivescovo di Mechelen-Brussel, Presidente della Conferenza Episcopale (BELGIO)

Uno dei freni all’evangelizzazione è la realtà del male. Come mettere insieme l’esistenza di Dio e quella del male? Anche San Tommaso e il Catechismo si dibattono tra due tendenze. Una vede nel male un dramma legato all’inevitabile limite delle creature. Ma allora come fuggire il male nella vita eterna, dato che siamo creature finite? L’altra vede nella tragedia di questo mondo uno stato contingente della creazione che non corrisponde più all’atto creatore. Questi interrogativi, legati in particolare alla scienza, rappresentano una grande sfida per la sapienza cristiana. Dovremmo accettarla secondo la teologia di Paolo (cfr. Rm 8, 18-23). Dovremmo pensare bene a ciò che dice a proposito dello stato attuale della creazione, sottoposta alla vanità e in balia della schiavitù della corruzione.
Nella Chiesa, i due terzi dei membri sono donne. Tuttavia, molte di loro si sentono discriminate. È il momento di dire che, se la Chiesa non ordina sacerdoti donne, non è perché sono meno capaci o meno degne! Anzi! È solo perché il sacerdote non è soltanto un “ministro del culto”, ma anche un rappresentante di Cristo Sposo, venuto per sposare l’umanità. Rendiamo grazie per la qualità e la specificità del contributo consistente delle donne all’evangelizzazione. Gesti forti dovrebbero indicarlo chiaramente. Senza donne felici, riconosciute nella loro essenza e fiere di appartenere alla Chiesa, non ci sarà la nuova evangelizzazione.

[00055-01.07] [IN032] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Gervas ROZARIO, Vescovo di Rajshahi (BANGLADESH)

Con il progredire dello sviluppo materiale emerge una crescente tendenza alla globalizzazione fra i popoli di tutto il mondo. Oggi si presentano un numero crescente di sfide alla fede in Dio, tra cui l’ateismo, il fondamentalismo, il relativismo, etc. Per questo motivo è urgente la necessità di evangelizzare e ri-evangelizzare, permettendo così alle persone di scoprire che Dio è l’Essere ultimo e supremo, Creatore e Signore dell’universo. La nuova evangelizzazione non è nuova nel contenuto poiché “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre” (Eb 13, 8). Per le nuove Chiese, come quella del Bangladesh, si può pensare all’”Evangelizzazione nel nuovo Millennio” o all’”Evangelizzazione nei tempi moderni”. Ciò significa gettare le reti. In un mondo influenzato dal materialismo e dal consumismo, la Chiesa, e soprattutto i suoi leaders devono diventare maestri di vita spirituale. È necessario individuare mezzi e metodi idonei al fine di adempiere alla missione di evangelizzazione, secondo l’ascetismo asiatico, come si esprime anche nei modelli monastici tradizionali della Chiesa.
La nuova evangelizzazione è molto significativa nel nostro contesto, se consideriamo l’evangelizzazione come sollecitudine nei confronti dei poveri, così com’era per Gesù. Il senso negativo della povertà, come viene vissuta dalle nostre popolazioni asiatiche, è soprattutto il risultato dell’insaziabile avidità di poche persone ricche e potenti. Esiste tuttavia anche un senso positivo della povertà: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3) Questa povertà evangelica è qulcosa che la Chiesa è chiamata a vivere e predicare, soprattutto in Asia. Come autentici credenti in Gesù Cristo, dobbiamo imparare non solo a rinunciare ai beni materiali, ma anche ad apprezzare la semplicità e l’umiltà dei poveri, la loro felicità nel poco che hanno e la loro sollecitudine verso gli altri. I capi della Chiesa devono aprire i loro cuori per lasciarsi evangelizzare dai valori evangelici dei poveri. Una tale cultura di solidarietà con i poveri ci mostrerà certamente il modo di affrontare la giustizia ambientale e la fame nel mondo.

[00056-01.04] [IN033] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. José Rafael QUIRÓS QUIRÓS, Vescovo di Limón (COSTA RICA)

Quando solleviamo oggi il tema della nuova evangelizzazione, entriamo in sintonia con quella grande iniziativa resa concreta dalla Beata Memoria di Papa Giovanni Paolo II, il quale, con la sua vita e con la sua parola, ha stimolato in tutta la Chiesa il desiderio di rinnovare la capacità evangelizzatrice della Chiesa.
Di fronte a questo tema, proposto come asse portante di questa assemblea sinodale, diventa imperativo, per la nuova evangelizzazione, il rinnovamento della Parrocchia come uno spazio che rende possibile e organica un’autentica esperienza di incontro con Gesù Cristo e di partecipazione alla sua sequela come discepoli. La Parrocchia deve articolarsi come una grande comunità di piccole comunità e di esperienze comunitarie, nelle quali diventa possibile riscattare il valore personalizzante dell’incontro.
In questo senso, il carattere normativo della prima comunnità cristiana ci porta a rivalutare l’importanza della promozione, nel contesto di una società nella quale l’anonimato e l’indifferenza, la brama di dominio e l’affermazione di relazioni contrassegnate dal potere, l’apatia nella difesa della dignità dell’essere umano, l’aspirazione ad avere e il consumismo sfrenato che ne deriva, ci appaiono come caratteristiche che segnano uno stile di vita antievangelico; uno stile di vita alternativo, segnato dai valori proposti dal Vangelo, che trasforma la comunità dei credenti in un motore per la promozione della confessione della fede come una matrice di senso culturale, etico, politico ed economico autenticamente umana. Una comunità di discepoli in grado di insegnare a relativizzare ogni assolutizzazione idolatrica, che trasforma l’essere umano in un oggetto e deforma in lui la verità sull’essere umano.
A tal fine si richiede che la comunità parrocchiale appaia agli occhi della società come una comunità di fratelli la cui preoccupazione primaria è la preghiera, il servizio e l’accompagnamento; che ne nascano processi di formazione con percorsi ben stabiliti che portino a una autentica maturazione umana e cristiana dei loro membri, evitando in tal modo quella che è nota come “fede epidermica”.

[00057-01.04] [IN034] [Testo originale: spagnolo]

- S. Em. R. Card. André VINGT-TROIS, Arcivescovo di Paris, Presidente della Conferenza Episcopale (FRANCIA)

Oggi, in molti paesi occidentali, la nuova evangelizzazione è, in realtà, un primo annuncio, tenuto conto della secolarizzazione generale dei costumi e della cultura. Più dell’ignoranza, dobbiamo deplorare una cultura influenzata dal linguaggio mediatico e il suo ricorso all’immediatezza e all’affettività.
Per questo, in un simile contesto, la nuova evangelizzazione deve riunire in un unico sforzo la testimonianza della fede e una pedagogia della cultura.
La testimonianza della fede è visibile nella misura in cui manifesta la comunione che unisce tutti i membri della Chiesa e si esprime a tutti i livelli dell’azione ecclesiale: l’insegnamento del magistero, le dichiarazioni pubbliche su diversi temi, la vitalità delle parrocchie e delle comunità cristiane, il riferimento evidente di ogni cristiano alla vita di Cristo, tramite la parola e lo stile di vita. La sua credibilità si fonda, in gran parte, sulla testimonianza vissuta dei cristiani e sulla visibilità della loro partecipazione alla vita della Chiesa.
La pedagogia della cultura si sviluppa attraverso il coinvolgimento dei cristiani in tutti i sistemi educativi e attraverso il loro contributo a una vera educazione dell’intelligenza, condizione necessaria per l’esercizio di un’autentica libertà.
D’altra parte, dobbiamo investire tutti i nostri mezzi nella formazione del clero e dei laici affinché siano capaci di mostrare che l’adesione alla fede cristiana non è in contraddizione con la ragione umana.
Infine, dobbiamo sviluppare le conseguenze etiche di un’antropologia cristiana che affonda le sue radici nella Rivelazione e che si realizza nel dialogo con le altre saggezze. Dobbiamo essere più consapevoli di essere depositari di un tesoro per il futuro dell’umanità nonché portatori di speranza.

[00058-01.0603[IN035] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Yves PATENÔTRE, Arcivescovo di Sens (FRANCIA)

L’esistenza del fenomeno della secolarizzazione nei nostri paesi di antica tradizione cristiana non deve scoraggiarci, bensì rinnovare in noi lo spirito missionario. Dobbiamo guardare il mondo di oggi con lo sguardo del Padre. Dio ama questo mondo. Lo vede come il mondo dei suoi figli nella diversità dei popoli, delle culture e delle religioni. È la famiglia umana di cui Lui è Padre. Il segno divino di questa paternità, è l’amore nel cuore di ogni essere umano. Noi cristiani, nella grazia della Rivelazione, sappiamo che l’amore viene da Dio, che l’amore è Dio, ma come farlo riconoscere? È stata l’intera missione di Gesù. Oggi è la nostra.
Il Concilio Vaticano II ha presentato la Chiesa come sacramento dell’unione degli uomini con Dio e degli uomini tra di loro. Un sacramento è una realtà del mondo che rivela il mistero della salvezza perché ne è la realizzazione. Senza essere del mondo, la nostra Chiesa è davvero nel mondo? È visibile, ma il suo messaggio è davvero fruibile? Inoltre, in un certo senso, noi non dobbiamo essere segni della Chiesa, ma segni di Cristo, ed è così che saremo Chiesa: volto e parola di Cristo, vivendo e proclamando la fede di sempre con le parole di oggi.
Mi ricordo di una parola sempre attuale del Cardinale Suhard, iniziatore della Missione in Francia: “Non si tratta di costringere il mondo a entrare nella Chiesa così come essa è, bensì di fare una Chiesa capace di accogliere il mondo così come esso è”. Per il nostro Sinodo, è un programma vero e proprio. Che gioia proporre la Buona Novella di Gesù a tutti gli uomini e alle donne di oggi, ai giovani e ai bambini, che non sanno di essere così vicini alla Fonte.

[00059-01.04] [IN036] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Timothy John COSTELLOE, S.D.B., Arcivescovo di Perth (AUSTRALIA)

Nella Christifideles laici Papa Giovanni Paolo II parlò della necessità di rifare “il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali” se vogliamo ricostruire il tessuto della società in cui viviamo. Per farlo, dobbiamo recuperare l’ecclesiologia della Chiesa come Corpo di Cristo, con Cristo quale suo Capo donatore di vita.
Il primo capitolo dell’Instrumentum laboris sottolinea questo aspetto, portando la nostra attenzione su Cristo e ricordandoci che il fine di ogni evangelizzazione è quello di favorire l’incontro tra la persona e Cristo.
È giunta l’ora, per noi come vescovi, di porre Cristo al centro della nostra predicazione e dei nostri insegnamenti, e di incoraggiare i nostri sacerdoti e i nostri diaconi a fare lo stesso. Dobbiamo aiutare le persone a lasciarsi catturare dal fascino che il Gesù dei Vangeli esercita sui cuori e sulle menti.
Parafrasando il Rettore Maggiore dei Salesiani di Don Bosco, che ha fatto un’osservazione simile riguardo alla vita religiosa contemporanea: La sfida più grande che la Chiesa deve affrontare oggi è il ritorno della Chiesa a Cristo e la restituzione di Cristo alla Chiesa, non per diventare diversi, ma per essere in maniera più piena chi siamo e ciò che siamo.

[00060-01.04] [IN037] [Testo originale: inglese]

RELAZIONE SULL’ATTUAZIONE DELLA “VERBUM DOMINI”

S. Em. R. Card. Marc OUELLET, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi (CITTÀ DEL VATICANO) ha presentato in italiano la sua Relazione sull’Attuazione della “Verbum Domini”.

Pubblichiamo di seguito la sintesi in francese, la versione italiana e la versione francese della Relazione. La traduzione in inglese, spagnolo e tedesco della sintesi, redatta in francese, è pubblicata nelle rispettive versioni linguistiche del Bollettino.

Due anni dopo la pubblicazione, nel 2010, dell’Esortazione apostolica Verbum Domini, che chiude una riflessione sinodale sviluppatasi dal 2006, che si è estesa quindi lungo quattro anni, l’apertura di questo nuovo Sinodo ci porta a riflettere sulla recezione di questo documento postsinodale, per fare il punto sull’attuazione dei suoi orientamenti, che mirano a rinnovare la fede della Chiesa.
Anche se è troppo presto per formulare un giudizio d’insieme sulla sua recezione, tuttavia si osserva un interesse crescente dei fedeli verso la Parola di Dio; numerose iniziative rivelano la progressiva presa di coscienza riguardo al luogo centrale della Parola di Dio nella vita pastorale, e numerosi paesi hanno utilizzato i media per far conoscere l’Esortazione apostolica e le sue implicazioni per la vita ecclesiale.
Riguardo alla liturgia, il convincimento profondo riaffermato in Verbum Domini, secondo cui la liturgia è il luogo privilegiato nel quale Dio ci parla, ha avuto un’eco considerevole tra i pastori, i liturgisti e i catechisti, soprattutto negli ambienti italofoni, ispanofoni e anglofoni. D’altronde, il sinodo ha ispirato una pubblicazione importante, la quale ha sviluppato il modello catechetico dell’episodio dei Discepoli di Emmaus. Il rilancio del Catechismo della Chiesa Cattolica all’occasione dell’Anno della Fede è un’altra occasione privilegiata per la recezione di Verbum Domini. In merito alla ricerca scientifica e al rapporto fondamentale tra l’esegesi e la teologia, non dobbiamo attenderci a un rapido mutamento nelle abitudini di pensiero, ma si intravedono aperture verso un dialogo costruttivo e rigoroso, nel rispetto delle differenze nei carismi e nei metodi. In genere, gli ambienti universitari reagiscono lentamente agli interventi del Magistero ecclesiale, ma la lentezza non si identifica necessariamente con l’opposizione o con l’indifferenza. Verbum Domini è stato il tema di vari congressi scientifici organizzati a Roma, in Polonia e in America.
Sono state osservate con soddisfazione l’originalità e la novità dello sviluppo dottrinale di Verbum Domini sulla Parola di Dio, i cui molteplici sensi vengono riferiti a Cristo, come l’Analogo principale. Una simile cristologia della Parola riassume in sé intuizioni teologiche formulate da eminenti teologi, al seguito di Karl Barth, il cui cristocentrismo ha avuto una notevole rilevanza ecumenica.
Un altro tema importante degno di attenzione è quello della performatività della Parola, cioè del suo carattere dinamico ed efficace, il quale assume una nuova dimensione nel contesto liturgico. La performatività nativa della Parola raggiunge in tal modo il livello propriamente sacramentale di una comunione personale che dimostra che la Parola di Dio è molto più che non un’informazione o un insegnamento.
L’ermeneutica ecclesiale della Scrittura è radicata nella natura stessa della Scrittura come testimonianza congiunta dello Spirito e della Chiesa. Questa ermeneutica suppone un’armonica integrazione tra la fede e la ragione e, al tempo stesso, una comunione con la vita della Chiesa nonché la conoscenza della vita dei santi, i quali sono delle norme viventi di interpretazione.
Alla fine dell’Esortazione apostolica Verbum Domini il Papa Benedetto XVI formula una preghiera fervente per la nuova evangelizzazione, nella quale auspica che il nostro tempo si dedichi in maggior misura all’ascolto della Parola di Dio.
La nuova evangelizzazione, al pari della prima, deve dipendere dallo Spirito Santo, grande protagonista della missione ad gentes della Chiesa e di tutte le forme attuali di nuova evangelizzazione. L’evangelizzazione del mondo ha veramene spiccato il volo con il kairos della Pentecoste, e non può riprendere se non da lì.
A cinquanta anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II, la riforma intrapresa con la Costituzione Dogmatica Dei Verbum viene confermata e persino sviluppata. In questo senso, Verbum Domini è un grande esercizio di recezione del Concilio Ecumenico Vaticano II.

[00073-01.05] [NNNNN] [Testo originale: francese]

Introduzione
Desidero che le acquisizioni del Sinodo influiscano efficacemente sulla vita della Chiesa: sul personale rapporto con le sacre Scritture, sulla loro interpretazione nella liturgia e nella catechesi come anche nella ricerca scientifica, affinché la Bibbia non rimanga una Parola del passato, ma una Parola viva e attuale (Benedetto XVI, Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, n. 5).
Sin dall'introduzione dell'Esortazione apostolica Verbum Domini, il Santo Padre precisa la finalità del suo messaggio e i livelli di ricezione ch' egli si augura perché "la Bibbia non rimanga una Parola del passato, ma una Parola viva e attuale". Egli desidera che la vita personale dei fedeli, la liturgia, la catechesi e la ricerca scientifica siano rinnovate dalla Parola vivente di Dio e dalla Sacra Scrittura.
Due anni dopo la pubblicazione dell'Esortazione apostolica Verbum Domini, all'inizio di questo Sinodo siamo invitati a riflettere sulla ricezione di questo documento post-sinodale per fare il punto sull'attuazione dei suoi orientamenti che intendono "rinnovare la fede della Chiesa nella Parola di Dio" (VD, 27).
Porre la domanda sulla ricezione della Verbum Domini è dunque interrogarsi non solo sui commenti che si sono potuti scrivere sul documento ma prima e innanzitutto sulle iniziative pastorali che cercano di tradurre nella vita gli orientamenti del Magistero ecclesiale.
Precisiamo sin d'ora che il concetto stesso di "ricezione" è complesso e non si lascia ricondurre ad una definizione univoca. In termini generici, esso sta a indicare "il modo con cui la Chiesa comprende e s'impossessa del Vangelo lasciandosi nel contempo impossessare da lui(Michael Root, "Réception", dans: Dictionnaire critique de théologie, Paris, Presses Universitaires de France, 2007, p. 1189). Un simile concetto suppone l'azione dello Spirito Santo dal momento che la Chiesa non insegna ciò che lei ha inventato o scoperto, ma ciò che ha ricevuto (1Cor 11, 23; 15, 3). La vita della Chiesa è dunque un processo permanente di ricezione del Vangelo poiché lo Spirito introduce la Chiesa sempre più profondamente "alla verità tutta intera" (Gv 16, 13). Nei recenti dibattiti teologici, il concetto di ricezione "designa più specialmente tutti gli aspetti del processo attraverso il quale la Chiesa accoglie ed integra nella propria vita tale assunto dottrinale, tale cambiamento liturgico, tale proposta ecumenica e così via" (Ibid.).
In senso classico, ricezione significa "accettazione e assimilazione da parte della Chiesa di dottrine o di decisioni che fanno testo, come quelle dei concili ecumenici, dei sinodi o dei papi" (William G. Rusch, Reception. An Ecumenical Opportunity, Philadelphia, Fortress Press, 1988, p. 29, citato in: ibid., p. 1190.). Nel caso dell'Esortazione apostolica Verbum Domini, che racchiude una riflessione sinodale estesa sull'arco di quattro anni (2006-2010), è evidentemente troppo presto per formulare un giudizio d'insieme sulla sua ricezione. Per questo motivo il mio intervento si limiterà a indicare qualche segnale di ricezione sul piano della vita pastorale e su quello della riflessione teologica.
Dopo una rapida rassegna di determinate iniziative pastorali, che sono state promosse in modo disomogeneo a seconda dei continenti, mi soffermerò su alcune questioni teologiche che si sono imposte all' attenzione e che probabilmente stanno ad indicarci un cammino da seguire per la missione propria di questo Sinodo su "La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".
I. Segnali di ricezione nella vita della Chiesa
Osserviamo innanzitutto un dato statistico sulle edizioni di Verbum Domini. Più di 200.000 copie sono state immesse in circolo nelle diverse lingue, nel seguente ordine d'importanza numerica: al primo posto l'italiano con oltre 60.000 copie, seguito dall'inglese, 43.000 copie, il francese, 36.500 copie, lo spagnolo, 35.000 copie, il portoghese, 10.600 copie. Le altre lingue, tra 1.000 e 5.000 copie.
A. Al livello della vita personale e pastorale
Numerosi indizi rivelano un accresciuto interesse dei fedeli per la Parola di Dio così come è trasmessa nella Sacra Scrittura. Bibbie in quantità innumerevole sono state acquistate da singoli, gruppi o famiglie. Un milione di copie sono state distribuite gratuitamente in Brasile su sollecitazione dell'episcopato locale. A questo fenomeno di massa si aggiunge la capillare diffusione di testi biblici come il Nuovo Testamento, i quattro vangeli o un solo libro che serve di base per un approfondimento comunitario su un determinato arco temporale, come ad esempio una lettera di san Paolo in occasione dell'Anno paolino.
L'indice che è motivo di maggior compiacimento circa la ricezione della Verbum Domini è l'entusiastica accoglienza della lectio divina come modalità di incontrare Dio, di ascoltarlo e di rispondergli, a partire dal testo della Sacra Scrittura. Questa accoglienza è di varia intensità a seconda dei paesi, ma resta di certo il tema per eccellenza del Sinodo. Molte anime contemplative sono state confermate e confortate in questa pratica plurisecolare, ma il fatto nuovo e assai promettente è l'ampia diffusione di questa pratica nei più diversi ambienti: seminari, conventi, gruppi di condivisione, movimenti, circoli biblici, famiglie, ecc. Percorsi formativi sono offerti dalle diocesi o dalle comunità al fine di sostenere nel lungo periodo questo movimento spirituale fondato sulla Parola di Dio.
Superfluo precisare che quest'ampia diffusione risponde al vivo desiderio del Santo Padre che fiorisca "una nuova stagione di più grande amore per la sacra Scrittura da parte di tutti i membri del Popolo di Dio, cosicché dalla loro lettura orante e fedele nel tempo si approfondisca il rapporto con la persona stessa di Gesù " (VD, 72). Riguardo questa favorevole accoglienza della lectio divina, si veda ad esempio: Nuria Calduch-Benages, "Lettura orante della Sacra Scrittura" in: Cannen Aparicio Valls et Salvador Pié-Ninot (dir.), Commento alla Verbum Domini, Roma, Gregorian & Biblical Press, 2012, p. 113-124; Giuseppe De Virgilio, "La Parola di Dio nella vita ecclesiale (nn. 72-89)", Sinfonia della Parola. Commento teologico all'Esortazione Apostolica 'Verbum Domini", Roma, Rogate, 2011, p. 105-125). In breve, la lettura orante della Scrittura è l'indice più evidente della ricezione del nuovo paradigma mariano proposto nella Verbum Domini ai numeri 27 e 28.
Un altro indice di ricezione è la promozione di numerose iniziative pastorali a livello diocesano, parrocchiale o all'interno dei movimenti, volte ad incoraggiare la lettura della Bibbia o a mettere in atto l'animazione biblica dell'intera pastorale (Cfr. VD, 73. Vedere anche: Dario Vivian, "La parola di Dio al centro della pastorale. La Verbum Domini e la vita della Chiesa", La Rivista del Clero Italiano, vol. 5, 2011, p. 376-384).
Una folla di iniziative riflette la progressiva presa di coscienza del posto centrale della Parola di Dio nella vita pastorale: giornate bibliche, ritiri, sessioni, settimana biblica e persino un anno biblico emanato in Polonia in seguito al Sinodo. In certi luoghi, dei fedeli hanno organizzato sedute di lettura continua della Bibbia con la collaborazione di artisti e di specialisti della comunicazione.
Molte diocesi hanno inaugurato l'anno pastorale 2011-2012 con una presentazione dell'Esortazione apostolica Verbum Domini. Alcune conferenze episcopali hanno dedicato un sostanziale tempo della loro riunione annuale all'assimilazione degli orientamenti teologici e pastorali del documento. In diversi paesi si sono convenientemente utilizzati i mezzi di comunicazione sociale per far conoscere l'Esortazione apostolica e le sue implicazioni nella vita ecclesiale.
Queste poche annotazioni sul piano pratico sono assai frammentarie, lo ripeto, ma sono rivelatrici di un accresciuto interesse per la Parola di Dio e la Sacra Scrittura come "luce sul [...] cammino" (Sal 118 [119], 105) che guida "i nostri passi sulla via della pace" (Lc 1, 79).
B. Al livello della liturgia e della catechesi
La Santa Liturgia è veramente "l'ambito privilegiato in cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita, parla oggi al suo popolo, che ascolta e risponde" (VD, 52). Questa profonda convinzione del Santo Padre Benedetto XVI riaffermata nella Verbum Domini ha incontrato grande risonanza in numerosi pastori e teologi, specie in ambienti di lingua italiana, spagnola e inglese.
Il rapporto tra la Bibbia e la liturgia è stato rafforzato e ci si è rallegrati che "l'ermeneutica della fede riguardo alla sacra Scrittura deve sempre avere come punto di riferimento la liturgia, dove la Parola di Dio è celebrata come parola attuale e vivente" (VD, 52). È in questo campo che maggiormente abbonda la letteratura, a motivo in particolare degli originali sviluppi della Verbum Domini sulla performatività e la sacramentalità della Parola, sui quali torneremo più avanti. Diciamo soltanto che la presa di coscienza d'una efficacia propria della Parola di Dio proclamata si ripercuote sulla comprensione della celebrazione eucaristica e sul valore delle celebrazioni della Parola in assenza del sacerdote. Essa motiva altresì una più assidua frequentazione della Bibbia per la semplice lettura o la meditazione.
1. L’omiletica
Un incoraggiante indice di ricezione riguarda le iniziative di formazione per una predicazione adeguata che sia veramente biblica, cristologica e mistagogica. La Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti ha messo a punto una guida omiletica per sacerdoti e diaconi come risposta alla Verbum Domini. Si è persino organizzato, sotto la denominazione di Verbum Domini, un festival della predicazione. Cicli di formazione dei seminaristi in vista del ministero della Parola sono stati promossi sulla base dei due maggiori convincimenti tratti dalla Verbum Domini: "in primo luogo, un più profondo apprezzamento dell' autorità unica della Scrittura; poi, la riscoperta del senso spirituale della Scrittura " (Mary Hea1y, "Yerbum Domini and the Renewal of Biblical Preaching", "The Ward of God in the Life and Ministry of the Church" Conference, University of St. Thomas, Minnesota, june 2011, p. 3).
Ci si deve con forza augurare, ed è nello stesso tempo un imperativo, che simili iniziative si moltiplichino anche in altri luoghi per rispondere alla finalità pastorale della Verbum Domini. Un effettivo movimento in questa direzione dipenderà dal fondamentale impegno dei vescovi.
2. La catechesi
Nel campo della catechesi che è strettamente connesso alla liturgia, il Sinodo ha ispirato un'importante pubblicazione, frutto d'una sessione ecumenica, che ha sviluppato il modello catechetico del racconto dei Discepoli di Emmaus. Questa catechesi indirizzata ai Latino Americani (Jean-Pierre Ruiz et Mario J. Paredes (dir.), La Palabra de Dios y los católicos latinos. Las lecciones del camino a Emaús, New York, American Bible Society, 2012, 275 p.) si appoggia su "la spiegazione delle Scritture", che solo Cristo è in grado di dare (cfr. Lc 24, 27-28), mostrando in se stesso il loro compimento" (VD, n. 74; cfr. Proposition 23).
Nulla motiva in maggior misura l'acquisizione di conoscenze offerta dal Catechismo della Chiesa cattolica quanto una relazione personale con Gesù vissuta nel quadro ecclesiale. Più la catechesi sarà biblica e mistagogica, più servirà la grande causa della nuova evangelizzazione.
In quest'ottica, il rilancio del Catechismo della Chiesa cattolica in occasione dell'Anno della Fede è una privilegiata opportunità di ricezione della Verbum Domini. Esso porterà tanto più frutto quanto più si metterà a profitto il nuovo paradigma di Verbum Domini fondato sulla fede come incontro, ascolto e dialogo, e l'assimilazione della Sacra Scrittura "alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta" (Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum, 12; cfr. San Gerolamo, In Gal 5, 19-21: PL 26, 417A). Questo nuovo paradigma corrisponde alla concezione dinamica della Rivelazione che la Costituzione dogmatica Dei Verbum ha posto in prima linea per ampliare la concezione noetica predominante prima del Concilio ("Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1, 15; 1Tm 1, 17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33, 11; Gv 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3, 38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé" (DV; 2).). Alcuni autori lo hanno ben sottolineato nella loro valutazione di insieme di Verbum Domini. Citiamo qui Sua Eminenza il Cardinale Wuerl che così riassume il messaggio centrale dell'Esortazione apostolica Verbum Domini:
Noi apprezziamo in alto grado come un mistero della nostra fede l'insegnamento decisivo del Sinodo che è chiaramente articolato nella Verbum Domini: Dio ci parla. Dio ci parla oggi. Ci invita all'amicizia con lui. Ci invita ad invitare degli altri a questa amicizia. È nella sua Parola che troviamo il senso e lo scopo della vita (Cardinale Donald Wuerl, The Word of God and the New Evangelization, Verbum Domini Symposium, Regis college, Toronto, 31 mars 2011, p. 8. Un altro riassume in questi termini i temi principali dell'Esortazione apostolica: "Tre temi distinti ma interconnessi attraversano Verbum Domini nel suo insieme, vale a dire: 1) La Parola di Dio come testimonianza e la testimonianza resa alla Parola di Dio; 2) Il mistero del dialogo di Alleanza - Dio che parla ai suoi figli e risponde alle loro domande; 3) L'ermeneutica ecclesiale della fede" (Vincent Demeo, "Pope Benedict XVI and the Word of God. Distinct Themes of Verbum Domini", Homi1etic and Pastoral Review, 2012).).
Questi orientamenti sono stati in generale ben recepiti dai pastori, dai liturgisti e dai catechisti, cosa che consente di auspicare che la Parola di Dio come "dialogo nuziale" tra Dio e il suo popolo produca frutti abbondanti nello spirito della Dei Verbum:
"Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Col 3, 16)". La Sposa di Cristo, maestra di ascolto, anche oggi ripete con fede: "Parla, o Signore, che la tua Chiesa ti ascolta" (VD, 51, citando DV, 8, e "Relatio post diseeptationem", n. 11, L'Osservatore Romano (edizione francese), 11 novembre 2008, p. 11. Per il "dialogo nuziale", si veda anche la frase posta proprio a conclusione dell'Esortazione apostolica (VD, 124) .).
C. Al livello della ricerca scientifica
A soli due anni di distanza dalla pubblicazione è troppo presto per formulare un giudizio sulla ricezione di Verbum Domini in questo campo, dal momento che occorrerebbe disporre d'una dozzina d'anni di maturazione delle idee. Diciamo tuttavia che alcuni indizi autorizzano a ritenere che il processo sia ben innestato.
È necessario riconoscere - nota un teologo - che l'Esortazione Apostolica post-sinodale Verbum Domini è venuta a riempire un vuoto che si percepiva nell'ambito ecclesiale. Si avvertiva l'esigenza di un intervento magisteriale che orientasse complessivamente la riflessione biblica e approfondisse il tema della Parola di Dio "sia come verifica dell'attuazione delle indicazioni conciliari, sia per affrontare le nuove sfide che il tempo presente pone ai credenti in Cristo (VD, 3)" (Michelangelo Tábet et Giuseppe De Virgilio, "Introduzione (nn. 1-5)", in: Sinfonia della Parola. Commento teologico all'EsortazioneApostolica " Verbum Domini", Roma, Rogate, 2011, p. 30).
Un altro afferma che Verbum Domini è "il più importante documento ecclesiale sulla Scrittura dopo il Vaticano II" (Healy, "Verbum Domini and the Renewal of Biblical Preaching ", p. 3). Esso porta in effetti ad un punto di maturazione gli interventi anteriori della Pontificia Commissione Biblica su questioni particolari (De sacra Scriptura et christologia (1984), Unità e diversità nella Chiesa (1988), L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993), Il popolo ebraico e le Sacre Scritture nella Bibbia cristiana (2001), Bibbia e morale. Le radici bibliche dell'agire cristiano (2008).). "Indubbiamente siamo di fronte - commenta un teologo - ad un testo di grande spessore che impegnerà non poco gli addetti ai lavori di teologia fondamentale" (Paolo Martinelli, "Introduzione. L'interesse teologico fondamentale della XII assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa", in: Carmen Aparicio Valls et Salvador Pié-Ninot (dir.), Commento alla Verbum Domini, Roma, Gregorian & Biblical Press, 2012, p. 31). Un esegeta si rallegra nella prospettiva d'una "accresciuta collaborazione tra pastori, teologi ed esegeti", riconoscendo che "le scienze bibliche, esegetiche e teologiche si dispiegano all'interno della Chiesa e sono al servizio della sua fede" (Alain Faucher, "L'Exhortation apostolique postsynodale Verbum Domini. Vers un réveil de la pastorale biblique?", Pastorale Québec, mars 2011, p. 4).
Quanto al fondamentale rapporto tra esegesi e teologia, che dipende da una storia complessa, non bisogna attendersi un rapido cambiamento delle abitudini di pensare, ma esistono le aperture per un dialogo costruttivo e rigoroso che rispetti la differenza dei carismi e dei metodi (Cfr. Nuria Calduch Benages, "Exégesis, teología y hermenéutica bíblica en la " Verbum Domini''", Phase, n. 302, 2011, p. 109-121; Michelangelo Tábet, "L’ermeneutica della Sacra Scriptura nella Chiesa (nn. 29-49)", in: Sinfonia della Parola, Roma, Regate, 2011, p. 63-86; Francesco Bianchini, "Esegesi e teologia nell'interpretazione paolina ", Euntes Docete, vol. 64, n. 2, p. 43-59).
Gli ambienti accademici reagiscono in genere con lentezza agli interventi del Magistero ecclesiale ma la lentezza non significa necessariamente opposizione o indifferenza. Alcuni congressi scientifici sulla Verbum Domini sono stati organizzati a Roma, in Polonia, in America ed è possibile anche in altri luoghi, e ne sono disponibili gli atti (Ernesto Borghi (dir.), Ascoltare rispondere vivere. Atti del Congresso internazionale "La Sacra Scrittura nella vita e nella missione della chiesa (Roma, 14 dicembre 2010)", Milano, Edizioni Terra Saneta, 2011, 238 P.; "The Word of God in the Life and Ministry of the Church: the Catholic Seminary Professor of Sacred Scripture and the Classroom" Conference, June 9-11, 2011, Saint Paul Seminary, Minnesota; "The Word of God in the Life and Ministry of the Church: the Catholic Seminary Professor of Sacred Scripture and the Classroom" Symposium, June 9-11, 2011, Regis College, Toronto; Jacek Kiciński, (dir.), Słowo Boże szołą formacji kapłańskiej, Wrocław, 2011, 160 p.). L'indice più significativo della ricezione di Verbum Domini da parte della comunità scientifica rimane l'accoglienza del libro Gesù di Nazaret che ne applica i criteri di interpretazione. Ecco a riguardo l'opinione di Jared Wicks:
Alla fine di questo commento su VD 3, sembra opportuno fare riferimento a un'altra opera, ora ampiamente diffusa, che è capace d'influire profondamente sulla futura comprensione della divina rivelazione, di Cristo rivelatore e rivelazione del Padre e della lettura competente e credente della Sacra Scrittura. L'opera dotata di tale forza formativa non è nient' altro che il libro del Papa Benedetto XVI, Gesù di Nazaret (2 voll., 2007, 2010). Ciò che la Verbum Domini espone nella sua prima parte, sulla parola divina rivelatrice e l'interpretazione biblica, si realizza concretamente davanti al lettore di Gesù di Nazaret. Questo è un testo che tratta i brani dei vangeli con competenza esegetica, ma procede oltre, nella lettura teologica, per attirare, illuminare e consolare i lettori in modo conforme al tema stesso, che è il Verbo divino fatto uomo per noi e per la nostra salvezza, essendo la salvezza ciò che Cristo conferisce nella condivisione della sua comunione col Padre (Jared Wicks, "Dalla Dei Verbum al Sinodo sulla Parola di Dio", dans: Commento alla Verbum Domini, p. 39).
II. Questioni teologiche che lasciano intravedere una ricezione feconda
A. Cristologia della Parola
Si è osservata con soddisfazione l'originalità e la novità dello sviluppo dottrinale della Verbum Domini sulla Parola di Dio, i cui molteplici significati (sinfonia della Parola) sono riferiti a Cristo come all'Analogatum princeps da cui derivano tutto gli altri significati:
La Parola eterna che si esprime nella creazione e che si comunica nella storia della salvezza è diventata in Cristo un uomo, "nato da donna" (Gal 4,4). La Parola qui non si esprime innanzitutto in un discorso, in concetti o regole. Qui siamo posti di fronte alla persona stessa di Gesù. La sua storia unica e singolare è la Parola definitiva che Dio dice all'umanità (VD, 11).
Si tratta della formulazione teologica centrale e più nuova dell'Esortazione apostolica in rapporto allo sviluppo del Sinodo - nota un autore - dal momento ch'essa sottolinea come la chiave di volta dell' intera teologia della Parola di Dio sia Gesù Cristo. Questa formulazione, anche se non è stata così enunciata al Sinodo, riflette il punto decisivo di tutto questo documento e diviene pertanto, senza alcun dubbio, il contributo teologico più rappresentativo dell'intera Esortazione (Salvador Pié-Ninot, "Los seis temas teológicos de la "Verbum Domini"", p. 134).
Questa cristologia della Parola raccoglie intuizioni teologiche già formulate da eminenti teologi sulle tracce di Karl Barth il cui cristocentrismo ha avuto un grande influsso ecumenico (Cfr. Karl Barth, Dogmatique I/12/1, Genève, Labor et Fides, 1954, p. 114; Hans Urs von Balthasar, Karl Barth, Einsiedeln, Johannes Verlag, 1951, 1976, p.124). Le conseguenze di questa cristologia della Parola sono state percepite tanto in ciò che si ricollega alla trascendenza della Parola in rapporto alle sue espressioni orali (tradizione) o scritte (Sacra Scrittura), quanto in rapporto alle sue implicazioni antropologiche, essendovi compresa la vita umana nella sua natura filiale e relazionale.
A partire dal "Verbo abbreviato" compreso cristologicamente, diviene in effetti possibile cogliere meglio la natura testimoniale delle Sacre Scritture e il loro statuto canonico nei confronti della Parola divina che esse "contengono", dal momento che sono "ispirate", ma che non ricoprono completamente, poiché il Cristo Vivente trascende la testimonianza scritta che lo manifesta presente nella Chiesa.
Simile qualificazione della Parola di Dio scritta, cioè "ispirata", le è attribuita in modo singolare poiché essa è una testimonianza e una presenza unica di tale Parola. A questi tre livelli: con la sua origine, dal momento che è scaturita sotto 1'azione dello Spirito; con la sua finalità interna, essendo ricolma dello Spirito, e con la sua dimensione esperienziale, poiché comunica lo Spirito. Da cui discende che la Scrittura non è la Parola stessa, bensì la testimonianza della Parola resa dallo Spirito(Salvador Pié-Ninot, "Los seis temas teólogicos de la "Verbum Domini"", p. 138).
La fondamentale distinzione tra la Parola e la Scrittura, così come è qui formulata, fa emergere la profondità trinitaria della Parola di Dio e l'inscindibilità del Verbo, dello Spirito e della Chiesa per la sua interpretazione. In effetti, la qualità ispirata della Scrittura in rapporto al Cristo, Parola Vivente, suppone sempre la fede come testimonianza congiunta dello Spirito e della Chiesa. Di qui 1'affermazione centrale: la Chiesa è "il luogo originario dell'ermeneutica d~lla Bibbia" (VD, 29). "L'asse teologico che la presiede e l'informa è la cristologia della Parola (VD 11-13). Per questo motivo, il senso spirituale è visto in questa prospettiva: poiché si legge la Bibbia "nel contesto del mistero pasquale di Cristo" (VD, 37)" (Ibid. p. 140).
D'altra parte, il concetto di ispirazione è alquanto inadeguato a tradurre la mediazione dello Spirito Santo, poiché fa troppo esclusivo riferimento all'aspetto noetico, mentre il ruolo dello Spirito Santo è di rendere possibili tutti gli aspetti della comunione dell'uomo con Dio mediante la fede. La dimensione noetica resta evidentemente essenziale ma è immersa in un "surplus" di presenza dello Spirito Santo, che costituisce in ultima istanza il senso spirituale della Scrittura ("Da un punto di vista teologico, si può parlare come d'una sorta di "eccedente" veritativo della Parola, poiché c'è per così dire una sovrabbondanza inerente alle Scritture stesse dal punto di vista del loro contenuto teologico ed ermeneutico; ciò che del resto si manifesta nella loro polisemia e nella loro infinita fecondità." (Sylvain-Serge Ponga, "La Sainte Écriture, ou le Verbe abrégé. Sur la sacramentalité et la performativité des Saintes Écritures dans Verbum Domini”, Revue thomiste, vol. 111, 2011, p. 111; cfr. Pier Cesare Bari, L'interpretazione infinita. L'ermeneutica cristiana antica e le sue trasformazioni, Bologna, Il Mulino, 1987, p. 59-73.)).
Quanto alle implicazioni antropologiche, ascoltiamo quel che un' autrice chiarisce di questa visione cristocentrica e relazionale della Parola di Dio:
"L'uomo è creato nella Parola e vive in essa; egli non può capire se stesso se non si apre a questo dialogo. La Parola di. Dio rivela la natura filiale e relazionale della nostra vita. Siamo davvero chiamati per grazia a conformarci a Cristo, il Figlio del Padre, ed essere trasformati in Lui." (VD, 22). In queste poche frasi sono condensate le verità più importanti riguardanti l'identità e l'orizzonte di senso della vita umana, che possiamo esprimere dicendo che siamo figli di Dio in Cristo, e che grazie a questa adozione viene portata a compimento l'opera iniziata con la creazione dell'uomo e della donna come persone libere Carla Rossi Espagnet, "La risposta dell'uomo al Dio che parla", dans: Michelangelo Tábet et Giuseppe de Virgilio (dir.), Sinfonia della Parola. Commento teologico all'Esortazione Apostolica “Verbum Domini”, Roma, Rogate, 2011, p. 51).
Una tale antropologia dialogica pone in luce la natura del peccato come non-ascolto, cioè come disobbedienza che il Cristo dovrà smascherare e compensare attraverso la sua obbedienza d'amore sino all' estremo.
La Croce ricorda a tutti noi che possiamo vivere per sempre solo seguendo la via percorsa dal Figlio, la via della relazione obbediente al Padre, nell'amore (Espagnet, "La risposta dell'uomo al Dio che parla", p. 57).
Alla luce di questa cristologia della Parola si comprende ancor meglio il ricorrente messaggio di Papa Benedetto XVI nelle sue omelie e nei suoi discorsi a partire dalla sua prima enciclica Deus caritas est: "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est sull' amore cristiano, n. 1.).
B. Performatività e sacramentalità della Parola
Un altro tema di fondo che ha attirato l'attenzione è quello della performatività della Parola, vale a dire il suo carattere dinamico ed efficace, che in contesto liturgico assume una dimensione sacramentale.
Il tema che unisce la Parola di Dio alla liturgia, illustrato dalla Verbum Domini, ha sottolineato ed aperto vie nuove alla comprensione tanto della Parola che della celebrazione. Se sotto certi aspetti il documento magisteriale riprende temi teologici conosciuti e nuovamente proposti in un modo lineare ed armonico, sotto altri aspetti esso ha aperto vie nuove alla riflessione teologica. Tra questi non possiamo dimenticarne due: la liturgia come ermeneutica della Scrittura e la Parola come realtà sacramentale (Renato de Zan, “''Verbum Domini" y liturgia”, Phase, n. 302, 20 11, p. 159.).
Queste due aperture hanno ravvivato l'interesse della teologia sacramentaria e della pastorale liturgica. Il tono degli articoli è rivelatore d'un entusiasmo per questa ermeneutica come pure per una rivalutazione della Parola proclamata e commentata in contesto eucaristico (Cfr. per esempio: Calduch-Benages, N., S. Pié-Ninot, et R. de Zan, "Verbum Domini", Phase. Revista de pastoral litúrgica, n. 302, 2011, p. 109-160; Coll., ""Una parola viva ed efficace. “Verbum Domini”'", Rivista Liturgica, vol. 99, n. 2, 2012, p. 237-387; Ermenegildo Manicardi, Verbum Domini: Perspectivas teológicas actuales", Scripta theologica, vol 43, 2011, p. 393-416; Jaime Sancho, "La pa1abra de dios en la sagrada liturgia (Verbum Domini 52-71)”, Scripta Theologica, vol 43, n. 2, 2011, p. 417-436).
Si vede confluire da una parte il senso originario della Parola divina come Dabar che unisce la parola ed il gesto, il dire e la sua realizzazione concreta nel segno; d'altra parte questa efficacia della Parola, che Benedetto XVI ha chiamato la sua virtù “performativa” (Benedetto XVI, Lettera enciclica Spe salvi sulla speranza cristiana, n. 10. Cfr. anche 2 e 4.) quando promana dalla bocca del Verbo incarnato produce il sacramento, vale a dire un agire divino concreto e salvifico dal momento in cui esso è accolto nella fede. Il titolo stesso dell'Esortazione apostolica Verbum Domini evoca questa sacramentalità della Parola e della Scrittura poiché rinvia alla proclamazione liturgica. Ecco perché Sacrosanctum concilium afferma che è Cristo “che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura” (Costituzione sulla santa liturgia Sacrosanctum concilium, n. 7).
Noi qui ci troviamo molto chiaramente in presenza d'una prima sistematizzazione dottrinale da parte del Magistero cattolico. L'esortazione pontificia espone i due fondamenti di questa sacramentalità delle Scritture e cioè: la natura sacramentale della Rivelazione divina da cui essa discende (a); e le conseguenze, vale a dire la causalità veritativa e salvifica del mistero dell'incarnazione del Verbo nella misura in cui esso è il fondamento di tutte le forme storiche della sacramentalità (b) (Ponga, "La Sainte Écriture, ou le Verbe abrégé", p. 96. Cfr. anche : S. Ponga, "Le silence de Vatican II sur la nature des Saintes Écritures", Gregorianum 91 (2010), p. 255-271).
La proclamazione della Parola nella liturgia pone dunque in scena Cristo che parla come ha parlato nell'Ultima Cena, in vista dell'Atto supremo della sua autodonazione nel Rito eucaristico della Nuova Alleanza. Questo rito, il suo rito, ch' egli ha istituito una volta per tutte come suo testamento escatologico inseparabile dalla Croce gloriosa, costituisce la matrice sacramentale del senso ultimo della Sacra Scrittura. Tutta la Bibbia gravita in effetti attorno al mistero eucaristico di cui essa è la preparazione, la spiegazione e la chiave interpretativa.
La performatività nativa della Parola raggiunge così il livello propriamente sacramentale d'una comunione personale che dimostra in modo quanto mai evidente come la Parola di Dio sia molto più d'una informazione o un insegnamento, essa è una mediazione simbolica resa performante o efficace dalla presenza divina da cui è abitata ("È questa cristologia della Parola di Dio scritta che fonda teologicamente la sacramentalità e la performatività delle Sacra Scritture. Questa Parola di Dio, che ha sposato il linguaggio umano, è il Verbo abbreviato, in verbi molteplici, che in Gesù Cristo non sono che un'unica Parola di salvezza, poiché la sua Parola resta per sempre "spirito e vita" (Gv 6, 63)." (Ponga, "la Sainte Écriture, ou le Verbe abrégé", p. 113)).
C. Ermeneutica della Scrittura
L'immenso valore e importanza della Verbum Domini - conclude un autore - risiede nella forza della sua testimonianza che le Scritture sono la Parola di Dio divinamente ispirata. Ciò include una spiegazione profonda dei principi ermeneutici chiave già fissati dalla Dei Verbum al Concilio Vaticano II: il principio della Chiesa come soggetto vivente, mediante il quale e per il quale la Parola di Dio è stata scritta, e il principio della fede che non solo s'appoggia sulla storia, ma afferma la testimonianza della Chiesa riguardo a Dio che ha parlato ai suoi figli nella storia mediante la sua Parola (Vincent Demeo, "Pape Benediet XVI and the Word of God. Distinct Themes of Verbum Domini", Homiletic and Pastoral Review, 2012).
L'ermeneutica ecclesiale della Scrittura si radica, l'abbiamo detto, nella natura stessa della Scrittura come testimonianza congiunta dello Spirito e della Chiesa. Ciò significa che l'ermeneutica scientifica della Scrittura non può elaborarsi che nella fede della Chiesa, appoggiandosi saldamente sul senso storico e letterale ed applicando i criteri stabiliti da Dei Verbum, 12 §3: prestare attenzione "al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell' analogia della fede".
Questa ermeneutica suppone un' armonica integrazione della fede e della ragione, come anche una comunione alla vita della Chiesa e la conoscenza della vita dei santi che sono canoni viventi d'interpretazione.
La conseguenza di una tale affermazione - scrive un autore - è che 1'esegesi suppone un atteggiamento interpretativo che va molto al di là dell' applicazione di qualsiasi metodologia nel senso comune del termine, di qualsiasi approccio secondo una determinata sensibilità umana: implica, da parte dello studioso, un "pieno coinvolgimento nella vita ecclesiale, quale vita "secondo lo spirito" (Gal5, 16)” (VD, 38); coinvolgimento che non è altro che un'esigenza di vita di fede e di preghiera, di ascolto della Spirito e di riflessione alla luce dei principi teologici segnalati dalla DV 12 §3. Si ribadisce la necessità di un atteggiamento intellettuale che non si chiude nella propria idea o visione personale, ma che riesce ad aprirsi con la forza dello Spirito alla prospettiva di fede e che sa trovare in Cristo la chiave di lettura del testo biblico (Tábet, "L' ermeneutica della Sacra Scrittura nella Chiesa", p. 74-75).
Alla luce di ciò, la vigorosa perorazione del Santo Padre per un' esegesi veramente teologica, che vada oltre la separazione ereditata dal razionalismo, avrà di certo un grande impatto nel lungo periodo, poiché nessuno ignora l'importanza e la portata della lunga sezione consacrata all' "ermeneutica della sacra Scrittura nella Chiesa" (VD, 29-49). Si tratta in effetti di andare oltre le conseguenze del razionalismo in campo esegetico senza cadere nel fondamentalismo che ignora nello stesso tempo la storia e lo Spirito. La promozione di un nuovo paradigma mariano per il rapporto della Chiesa alla Sacra Scrittura è valido anche per la ricerca scientifica, come è stato fortemente sottolineato da Hans Urs von Balthasar prima ancora dell'apertura del Concilio nel primo volume della sua Estetica teologica ("Allo stesso modo con cui una madre spiega il mondo a suo figlio, gli mostra ciò che deve vedere e come lo si debba guardare, come non solo essa gli insegna le parole del linguaggio, ma gli svela la realtà corrispondente affinché la parola scaturisca dall'immagine e vi faccia ritorno, così la Chiesa, appoggiandosi in definitiva sull'esperienza della madre del Signore, secondo la carne, che era la credente per eccellenza, può insegnare ai suoi figli la parola di Dio e trasmettere loro, grazie alla propria esperienza di madre e di sposa, non soltanto il significato, ma anche il gusto e l’odore, il carattere concreto e incarnato di questa parola. Le spaventose devastazioni che il metodo della "critica storica" esercita oggi nel mondo della fede, non sono possibili che in una sfera che ha abbandonato la dimensione mariana della Chiesa, rinunciando con ciò ad ogni significato spirituale ed alla sua trasmissione ecclesiale. Queste devastazioni si diffondono non solo nell'intero dominio teologico, ma anche nel dominio filosofico. n mondo vi si è ridotto senza immagine e senza valore, è un coacervo di fatti che non dicono più nulla, al cui centro un'esistenza nuda, senza immagine né forma, è afferrata dal freddo e dall'angoscia. La filosofia e la teologia dell'immagine si reggono e crollano insieme, e quando l'immagine della donna scompare dalla realtà teologica, sono una concettualità e una astratta tecnica mascoline e senza immagine a prevalere. " (Hans Urs von Balthasar, La Gloire et la Croix. Les aspects esthétiques de la Révé1ation, vol. I: Apparition, co1l. Théologie, 61, Paris, Aubier, 1965, p. 357). Cfr. anche: Ermanno M. Toniolo, Maria nel cuore della Parola di Dio. Donata accolta trasmessa, Roma, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", 2009, 319 p.; M. Isabell Naumann, "Transfarmed by che Word - The Marian Response. An Exposition of Mary in the Post-Synodal Aposto1ic Exhortation ''Verbum Domini"", Ephemerides Mariologicae, vol 61, n. 34, 2011, p. 325-341). La posta in gioco in tale questione è nientemeno che la vita spirituale del popolo di Dio che si nutre della predicazione della Parola di Dio così come gli è offerta da sacerdoti ben formati nelle Sacre Scritture.
Questo accento sul contesto ecclesiale e sulle condizioni esistenziali dell' ermeneutica biblica corregge i difetti d'una ermeneutica secolarizzata e pone le basi per una stagione nuova della teologia biblica e dell' esegesi teologica che recupera lo spirito dei Padri della Chiesa senza perdere le acquisizioni dei moderni metodi di esegesi (Cfr. Donatella Scaiola, "Considerazioni sull'unità della S. Scriptura", Euntes Docete, vol 64, n. 2, p. 11-25).
III. VerbumDomini et la Nuova Evangelizzazione
Al termine dell'Esortazione apostolica Verbum Domini, Benedetto XVI formula una fervida preghiera per la Nuova Evangelizzazione: "Lo Spirito Santo desti negli uomini fame e susciti sete della Parola di Dio e zelanti annunciatori e testimoni del Vangelo" (VD, 122).
Questa preghiera auspica che il nostro tempo sia "sempre più il tempo di un nuovo ascolto della Parola di Dio" (VD, 122), poiché è a partire da un nuovo ascolto che conduce alla conversione che un nuovo annuncio diviene possibile ed efficace, un annuncio che "crea comunione e realizza la gioia" (VD, 123). "Secondo la Scrittura, la gioia è frutto dello Spirito Santo (cfr. Gal 5, 22), che ci permette di entrare nella Parola e di far sì che la divina Parola entri in noi portando frutti per la vita eterna" (VD, 123).
La Nuova Evangelizzazione, come la prima evangelizzazione, dipende interamente dallo Spirito Santo che è il grande protagonista della missione della Chiesa ad gentes e di tutte le forme attuali o auspicabili di Nuova Evangelizzazione. L'evangelizzazione del mondo ha veramente spiccato il volo con il kairos della Pentecoste. La Nuova Evangelizzazione non può ripartire che di là. Il Sinodo che inizia non dovrebbe forse far leva su una pneumatologia della missione che sia all'altezza della cristologia della Parola presentata nella Verbum Domini?
La sezione pneumatologica di Verbum Domini (dal numero 14 al 21) può sicuramente servire a questo fine. Occorrerebbe tuttavia arricchirla con la meditazione del racconto della Pentecoste negli Atti degli Apostoli e con l'approfondimento giovanneo della testimonianza di Dio, uno e trino, al quinto capitolo della sua prima Lettera:
Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio (1 Gv 5, 6-9).
Queste poche righe contengono basi fondamentali per una teologia della missione di cui lo Spirito Santo è il grande protagonista. Al momento di riflettere sui mezzi per trasmettere la fede ai nostri contemporanei, non dimentichiamo la testimonianza dello Spirito Santo che è costitutiva del kérigma apostolico. Questo kérigma non annuncia soltanto il mistero pasquale di Cristo, ma anche la salvezza mediante la fede grazie al dono dello Spirito Santo. Che noi possiamo attingere da questo kérigma la luce, la forza e l'audacia di cui abbiamo bisogno per dare a nostra volta testimonianza della Verità che salva!
Papa Benedetto XVI ricordava di recente ai vescovi di fresca nomina che la Nuova Evangelizzazione nel nostro tempo ha preso inizio con il Concilio Vaticano II che ha promosso un nuovo spirito di dialogo e nuovi metodi d'incontro con il mondo moderno. Tra questi metodi, segnaliamo di passaggio la ricerca ecumenica e il dialogo interreligioso che si aggiungono alla testimonianza della comunione ecclesiale, di cui la carità fraterna è la regola d'oro e l'unità è la condizione "perché il mondo creda" (Gv 17, 21)( Cfr. Gianni Colzani, "La dimensione missionaria della Verbum Domini ", Euntes Docete, val. 64, nO 2, p. 7196).
Personalmente conservo un grande ricordo dell'assemblea generale dell'episcopato latinoamericano che si è svolta cinque anni fa ad Aparecida, in Brasile, sotto il segno di Maria e della Pentecoste (V Conferenza Generale dell'Episcopato latino-americano e dei Caraibi, Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli abbiano la vita in Lui. Documento finale, 2007, 247 p.). Questa assemblea ha lanciato una missione continentale fondata sulla formazione di discepoli missionari che possono ora contare sull' aiuto di Verbum Domini. Questa formazione missionaria che si dispiega in mezzo ai poveri interpella la Chiesa universale a una fervente invocazione dello Spirito Santo affinché questa testimonianza dilaghi nell'intero pianeta.
Conclusione
La ricezione dell'Esortazione apostolica Verbum Domini nella Chiesa è bene avviata sia sul piano dell' assimilazione spirituale della Parola di Dio sia su quello dell' ermeneutica ecclesiale della Sacra Scrittura. A cinquant'anni dal Concilio Vaticano II, la riforma intrapresa con la Costituzione dogmatica Dei Verbum si trova confermata e ulteriormente spinta in avanti in uno spirito di continuità e di fedeltà alla Pentecoste conciliare. In questo senso, si può dire che Verbum Domini è un grande esercizio di ricezione del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Le numerose iniziative pastorali intraprese lasciano intravedere in effetti il dischiudersi di una nuova familiarità del popolo di Dio con la Sacra Scrittura, meditata, proclamata, celebrata in assemblea, letta in ogni circostanza, tradotta e diffusa il più ampiamente possibile con una rinnovata confidenza.
Le questioni teologiche che si sono prese in considerazione annunciano una riflessione feconda nei suoi sviluppi che getterà nuovi ponti tra le scienze sacre a beneficio della Nuova Evangelizzazione e della comunione ecclesiale.
La Chiesa nel suo insieme non poteva rilanciare efficacemente l'annuncio della Parola vivente di Dio e la vibrante testimonianza della sua fede senza questa riflessione orante sul fondamento della Parola di Dio e sulle condizioni della sua assimilazione e della sua interpretazione nel nostro tempo.
Lo Spirito Santo ci ha guidato in questo approfondimento, e noi ne siamo profondamente riconoscenti. Possa egli ora di nuovo parlare attraverso la testimonianza e la comunione di questa augusta assemblea. "Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni!" [ ... ] Colui che attesta queste cose dice: "Sì, vengo presto!". Amen. Vieni, Signore Gesù". (Ap 22, 17.20) (VD, 124).

[00072-01.05] [RE001] [Testo originale: francese]

DUCU-FILM: IL CONCILIO VATICANO II CINQUANT’ANNI DOPO

Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e Micromegas Comunicazione hanno realizzato un docu-film sul Concilio Vaticano II, la cui distribuzione mondiale è prevista a partire dall'11 ottobre 2012, cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II e data di inizio dell'Anno della Fede.
Oggi pomeriggio, al termine della quarta Congregazione Generale della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ne è stata proiettata in Aula una sintesi di 50 minuti, in anteprima per i Padri Sinodali e gli altri Partecipanti.
Il docu-film ricostruisce il clima storico, teologico, culturale ed emotivo di quell'evento che ha segnato così profondamente la storia della Chiesa, oltre ad aver influenzato quella del mondo contemporaneo. La produzione del docu-film Concilio Vaticano II ha realizzato oltre 12 ore di materiale filmato inedito, tutto girato in full HD, in un set allestito ad hoc presso Micromegas Studios a Roma e con riprese e immagini dei luoghi più significativi della Città del Vaticano, come: l'Archivio Segreto, la Biblioteca Apostolica, la Basilica di San Pietro, la Pinacoteca, la Cappella Sistina, le Stanze di Raffaello, la Collezione d'Arte Religiosa Moderna, il Museo Missionario Etnologico e le Grotte Vaticane. Arricchisce la produzione del docu-film l'esclusivo materiale storico audio e video in possesso della Filmoteca Vaticana, che ha messo a disposizione testimonianze, documenti e filmati inediti relativi al Concilio Vaticano II e alla sua organizzazione. Ore di riprese originali dell'epoca, che raccontano i momenti più significativi, la lunga fase di preparazione e lo straordinario allestimento della Basilica di San Pietro trasformata, per le eccezionali esigenze organizzative, in sede dell'Evento. Ad arricchire la produzione numerose testimonianze, oltre alle interviste esclusive a 14 fra Cardinali, Patriarchi e Arcivescovi, realizzate per analizzare e approfondire le grandi tematiche affrontate dal Concilio e che toccano profondamente la modernità e sono riportate nei documenti ufficiali elaborati negli oltre tre anni di lavoro: le quattro Costituzioni, i nove Decreti e le tre Dichiarazioni.

[00071-01.04] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

 
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