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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
7-28 OTTOBRE 2012

La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

16 - 15.10.2012

SOMMARIO

- UNDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ 15 OTTOBRE 2012 - ANTEMERIDIANO)
- FILM: CAMPANE D’EUROPA
- ESPOSIZIONE IN OCCASIONE DELL’ASSEMBLEA SINODALE
- AVVISI

UNDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ 15 OTTOBRE 2012 - ANTEMERIDIANO)

- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Oggi, lunedì 15 ottobre 2012, memoria di santa Teresa di Gesù, vergine, dottore della Chiesa, carmelitana scalza, alle ore 9:00, alla presenza del Santo Padre, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto inizio l’Undicesima Congregazione Generale per la continuazione degli interventi in Aula dei Padri Sinodali sul tema sinodale: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

Presidente Delegato di turno S. Em. R. Card. John TONG HON, Vescovo di Hong Kong (CINA).

In conclusione di Congregazione il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi S.E.R. Mons. Nikola ETEROVIĆ, Arcivescovo Tit. di Cibale (CITTÀ DEL VATICANO) ha presentato al Santo Padre un volume sulla X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si è celebrata nel 2001 sul tema: “Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo”. Il Santo Padre ha donato una copia a ciascun Padre Sinodale e Partecipante a questa Assemblea.

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 12:30 con la preghiera dell'Angelus lineDomini, erano presenti 251 Padri.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Sono intervenuti i seguenti Padri:

-
S. Em. R. Card. Josip BOZANIĆ, Arcivescovo di Zagreb (CROAZIA)
- S. Em. R. Card. Antonio Maria VEGLIÒ, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Luigi NEGRI, Vescovo di San Marino-Montefeltro (ITALIA)
- S. E. R. Mons. Vincenzo PAGLIA, Arcivescovo-Vescovo emerito di Terni-Narni-Amelia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Francis Xavier Kriengsak KOVITHAVANIJ, Arcivescovo di Bangkok (THAILANDIA)
- S. E. R. Mons. Jean-Baptiste TIAMA, Vescovo di Sikasso, Presidente della Conferenza Episcopale (MALI)
- S. E. R. Mons. Olivier SCHMITTHAEUSLER, M.E.P., Vescovo titolare di Catabum castra, Vicario Apostolico di Phnom-Penh (CAMBOGIA)
- S. E. R. Mons. Dominique REY, Vescovo di Fréjus-Toulon (FRANCIA)
- S. Em. R. Card. Lluís MARTÍNEZ SISTACH, Arcivescovo di Barcellona (SPAGNA)
- S. Em. R. Card. Francesco COCCOPALMERIO, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Eusebio RAMOS MORALES, Vescovo di Fajardo-Humacao (PORTO RICO)
- S. Em. R. Card. Angelo SCOLA, Arcivescovo di Milano (ITALIA)
- S. E. R. Mons. Taras SENKIV, O.M., Vescovo titolare di Siccenna, Ausiliare, Protosincello e Amministratore Apostolico "ad Nutum Sanctae Sedis" di Stryj degli Ucraini (UCRAINA)
-
S. E. R. Mons. Stanisław GĄDECKI, Arcivescovo di Poznań (POLONIA)
- S. E. R. Mons. Sebastian Francis SHAW, O.F.M., Vescovo titolare di Tino, Amministratore Apostolico di Lahore (PAKISTAN)
- S. E. R. Mons. Joseph ABSI, della Società dei Missionari di S.Paolo, Arcivescovo titolare di Tarso dei Greco-Melkiti, Ausiliare e Protosincello di Damas, Dimasq dei Greco-Melkiti (SIRIA)
- S. E. R. Mons. Alexander Thomas KALIYANIL, S.V.D., Arcivescovo di Bulawayo (ZIMBABWE)
- S. E. R. Mons. Berhaneyesus Demerew SOURAPHIEL, C.M., Arcivescovo Metropolita di Addis Abeba, Presidente della Conferenza Episcopale d'Etiopia ed Eritrea, Presidente del Consiglio della Chiesa Etiopica (ETIOPIA)
- S. E. R. Mons. Filipe Neri António Sebastião DO ROSÁRIO FERRÃO, Arcivescovo di Goa e Damão (INDIA)
- S. Em. R. Card. Antonio María ROUCO VARELA, Arcivescovo di Madrid, Presidente della Conferenza Episcopale (SPAGNA)
- S. Em. R. Card. John NJUE, Arcivescovo di Nairobi, Presidente della Conferenza Episcopale (KENYA)
- S. E. R. Mons. Beatus KINYAIYA, O.F.M. Cap., Vescovo di Mbulu (TANZANIA)
-
S. E. R. Mons. Dominic Ryōji MIYAHARA, Vescovo di Fukuoka (GIAPPONE)
- S. E. R. Mons. William SLATTERY, O.F.M., Arcivescovo di Pretoria, Ordinario Militare per il Sud Africa (SUD AFRICA)
- S. E. R. Mons. Virgil BERCEA, Vescovo di Oradea Mare, Gran Varadino dei Romeni (ROMANIA)
- S. E. R. Mons. John WONG SOO KAU, Arcivescovo Coadiutore di Kota Kinabalu (MALAYSIA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S. Em. R. Card. Josip BOZANIĆ, Arcivescovo di Zagreb (CROAZIA)

Nel mio intervento mi riferisco in modo particolare alle “radici” dell’inestimabile dono della fede. E mi chiedo in che modo nasca, viva e cresca la credibilità di un testimone della fede.
Fin dall’inizio della Chiesa e del Cristianesimo, il tesoro della fede ha trovato la manifestazione più alta, ed insieme più feconda, nella coraggiosa testimonianza dei martiri.
La “professione e confessione” della fede è tangibile, infatti, nelle vite donate dei pastori, dei sacerdoti, dei religiosi e religiose; ma anche - bisogna sottolinearlo fortemente - dei fedeli laici, delle loro famiglie. Tutti, gli uni e gli altri, testimoni umili e coraggiosi, che mostrano - con il loro martirio - il luogo dove nasce e cresce una fede autentica: il cuore e la vita di chi si innamora di Cristo.
Nella storia recente della Chiesa in Europa, ma anche altrove in tutte le parti del mondo, esistono testimonianze ed esperienze di questo martirio assurte anche ad icona di santità: e la memoria liturgica che la Chiesa ne celebra con venerazione è il segno perenne che il martirio é sempre la forma più esplicita e convincente di trasmissione della fede.
Mi permetto inoltre di richiamare l'attenzione anche sulle “nuove forme di martirio”, incruento ma sofferto, che sono presenti e richieste oggi nel contesto di un mondo globalizzato.
Un interrogativo che ci possiamo porre è se noi come Chiesa, e i fedeli delle nostre comunità, come Chiese in cammino, sappiamo essere vicine alla testimonianza cristiana che incrocia le sfide del mondo di oggi.
C’è, infatti, una domanda ineludibile, che tutti ci si deve porre: “Dov’è che la nostra non-credibilità diventa contro-testimonianza per gli altri”?
La fede, infatti, non può mai essere rinchiusa solo nella dimensione del privato, perché la testimonianza del cristiano è per natura sua pubblica.
Anche i pellegrinaggi diventano un modo connaturale all’uomo, che condivide la dimensione dell’ “homo religiosus” e dell’ “homo ritualis” con la proposta cristiana.
Tutto ciò è constatabile, in modo particolare, nei santuari mariani, mete assai frequenti di pellegrinaggi, dove i fedeli si accostano, soprattutto, al sacramento della riconciliazione: e vivono così un autentico cammino di conversione.
Infine, 1'importanza e la necessità che venga valorizzata la straordinaria cultura nata dalle radici cristiane.

[00240-01.05] [IN175] [Testo originale: italiano]

- S. Em. R. Card. Antonio Maria VEGLIÒ, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti (CITTÀ DEL VATICANO)

L’ambito della mobilità umana offre significative possibilità per la nuova evangelizzazione, poiché presenta uomini e donne, giovani e anziani segnati da forti esperienze di vita, da progetti, insicurezze o sofferenze, che mettono in luce gli interrogativi più pressanti della loro esistenza, e che sentono il bisogno di dare un significato alla loro vita quotidiana. Di fronte agli interrogativi profondi, la fede si presenta come risposta che li interpreta, illumina e colma di significato, e Cristo appare come la chiave di lettura per eccellenza della vita umana.
Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti desidera sottolineare l’importanza che riveste il fenomeno migratorio e, con esso, tutto l’ambito della mobilità umana. Questo offre alla Chiesa nuove occasioni per l’evangelizzazione. In riferimento a quanti non conoscono Cristo e si stabiliscono in Paesi di tradizione cristiana, si impone la sfida di proporre loro il kerigma. D’altra parte, quanti sono stati evangelizzati nel Paese di origine hanno bisogno di un accompagnamento pastorale che li aiuti a mantenersi saldi nella fede, mentre possono diventare a loro volta evangelizzatori.
Il fenomeno migratorio mette in discussione anche le comunità di accoglienza, obbligandole non solo a rivedere le proposte di evangelizzazione, ma anche mettendo alla prova la fede stessa dei suoi membri, in particolare nel momento di doverla annunciare agli altri.
Per la relazione inscindibile tra l’amore per Dio e l’amore per il prossimo, la presenza di persone in mobilità ha richiesto anche alla Chiesa una risposta solidale, che è allo stesso tempo evangelizzatrice, giacché la carità “è annuncio e testimonianza di fede” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 15). La sfera della sofferenza e della solidarietà si presenta come uno spazio per il dialogo con il mondo e un ambito per la testimonianza della fede, dove la carità è strumento fondamentale per la nuova evangelizzazione.
La sfida principale è di saper coniugare questi due aspetti inseparabili, evangelizzazione esplicita e promozione umana, evitando di ridurre la nostra azione a uno solo di essi, o di accontentarci di una semplice testimonianza silenziosa o di un’ evangelizzazione implicita.
In effetti, fra gli operatori pastorali di questo settore cresce la coscienza che sia l’attenzione sociale che l’ evangelizzazione esplicita fanno parte della missione loro affidata.
Nel contesto della mobilità umana anche il pellegrinaggio è un campo favorevole per la nuova evangelizzazione. Negli ultimi decenni abbiamo preso coscienza di questa possibilità, passando da una pratica devozionale ad una pastorale del pellegrinaggio, scoprendo che questo momento diventa occasione di rinnovamento della fede e anche di una prima evangelizzazione. In questo senso, sottolineo cinque idee che si possono approfondire: anzitutto bisogna avvalersi della capacità di richiamo che caratterizza il pellegrinaggio verso il santuario; poi, dobbiamo curare la pastorale dell’accoglienza; sintonizzarci sulle domande che sgorgano dal cuore del pellegrino; tener conto che la nostra proposta deve essere fedele al carattere cristiano del pellegrinaggio, senza riduzionismi; e infine, aiutare il pellegrino a scoprire che il suo cammino ha una meta precisa.
Per tutto questo, l’attuale fenomeno della mobilità umana appare certamente come un’opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo.

[00243-01.05] [IN178] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Luigi NEGRI, Vescovo di San Marino-Montefeltro (ITALIA)

La Chiesa mai ha contrapposto alla ideologia ateistica un'ideologia religiosa, ma la vita del popolo cristiano nella testimonianza del Signore risorto. Negli spazi pur minimi consentiti dalle dittature, il popolo cristiano ha sempre gridato la bellezza della fede, l'intensità della speranza, la forza della carità. Così mai sono state necessarie ipotesi di mediazione per decidere in quali spazi la Chiesa potesse essere una presenza: si è trattato solo di “incominciare a fare il cristianesimo”.
Nuova evangelizzazione significa riproporre l'avvenimento della fede come certezza esplicita della presenza di Gesù nella vita della Chiesa, la quale è strumento educativo in cui la fede si consolida e dispone a vivere la missione come propria autorealizzazione. La fede diviene così cultura, "entusiasmo critico della fede", capacità di dialogo nell'orizzonte della carità. Ciò implica una ragione aperta alla realtà, aliena da un uso tecno-scientista teso al possesso di essa.
Nuova evangelizzazione è un flusso di vita che prende forme diverse da riconoscere, valorizzare, correggere quando necessario, propiziando un loro incontro nella vita della Chiesa. È l'azione dello Spirito che occorre favorire e che non può essere supplita da progetti umani.

[00134-01.04] [IN103] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Vincenzo PAGLIA, Arcivescovo-Vescovo emerito di Terni-Narni-Amelia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (CITTÀ DEL VATICANO)

Il Santo Padre nell'omelia di inizio ha sottolineato: “Il matrimonio, costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi” perché “si fonda sulla grazia che viene dal Dio Uno e Trino”. L'unione tra l'uomo e la donna parla con forza di Dio. È una buona notizia perché risponde al bisogno radicale di famiglia iscritto, fin dalle origini, nel profondo dell'uomo e della donna. Dio disse: “Non è bene che l'uomo sia solo, facciamogli un aiuto che gli sia simile” (Gn 2,18). L'uomo è niente da solo: tutto si gioca nell'interdipendenza. Eppure, tanta storia occidentale è stata concepita come liberazione da ogni legame, anche da quelli familiari. La deflagrazione della famiglia appare come il problema numero uno della società contemporanea, anche se pochi se ne rendono conto. Non così la Chiesa, davvero “esperta in umanità”, come disse Paolo VI. Noi non possiamo tacere. E non perché conservatori o difensori di un istituto ormai desueto. È in questione la stabilità stessa della società. Certo, è urgente, molto urgente, mettere in atto una più attenta riflessione culturale perché la Famiglia guadagni il centro della politica, della economia, della cultura, e una più sollecita strategia per difenderne i diritti nelle sedi nazionali e internazionali. Va sottolineato un altro aspetto. Seppure minoranza, sono innumerevoli le famiglie cristiane che vivono, talora eroicamente, la fedeltà e l'impegno matrimoniale e familiare. Questa straordinaria luce di amore va messa sul candelabro perché illumini e riscaldi questo nostro mondo tanto intristito e appannato. La Chiesa deve diventare sempre più la famiglia delle famiglie, anche di quelle ferite, vivendo un reciproco movimento di dare e di avere. Si apre qui l'ampio spazio della famiglia come soggetto di evangelizzazione. Giovanni Paolo II sosteneva: “la futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla chiesa domestica”. L'esperienza ci dice che la Chiesa attrae se vive davvero in maniera familiare. E se in tanti angoli del mondo riscontriamo una infecondità pastorale, non è perché siamo diventati più istituzione che famiglia? Vivendo la Chiesa in maniera familiare e la famiglia come piccola chiesa - è la sfida ad una Chiesa di comunione, quella auspicata dal Vaticano II - gusteremo anche oggi la gioia della prima comunità cristiana quando “il Signore aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”(At 2,47).

[00153-01.06] [IN122] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Francis Xavier Kriengsak KOVITHAVANIJ, Arcivescovo di Bangkok (THAILANDIA)

La Conferenza Episcopale della Thailandia ritiene necessario che tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici vengano concretamente rinnovati nella fede e nella vita cristiana perché aspirino al “discepolato e alla trasmissione della Buona Novella” con riferimento al magistero della Chiesa, alla liturgia, alla vita di preghiera e alla formazione permanente, servendosi degli strumenti delle Comunità ecclesiali di base (CEB) attraverso il coordinamento dei vari organismi cattolici e le commissioni della Conferenza Episcopale, soprattutto la Commissione Episcopale per la Cura Pastorale dei Cristiani. La comunità parrocchiale farà sì che le CEB diventino un segno della vita attiva della parrocchia come nuova comunità, “comunione di comunità”, fondata sulla cultura dell’amore e preparata alla cura pastorale e all’evangelizzazione “Ad gentes”.
La Chiesa cattolica in Thailandia opera in mezzo a fratelli e sorelle di altre fedi. La Chiesa è essenzialmente segno e strumento dell’annuncio del Regno di Dio e tutti i discepoli di Cristo sono chiamati a proclamare e trasmettere la Buona Novella sia a chi non l’ha mai udita, sia a quanti non appartengono allo stesso gregge. Il modo giusto di promuovere la reciproca comprensione nella società passa attraverso il “Dialogo interreligioso”, che è lo strumento idoneo per la nostra nuova evangelizzazione.
Nel contesto delle molte culture in Asia il dialogo nel rispetto favorirà il reciproco ascolto delle esperienze religiose e la mutua collaborazione. I fedeli cattolici, grazie alle Comunità ecclesiali di base, quindi, pieni di fede, amore e speranza, saranno capaci di inaugurare un dialogo non solo con i nostri fratelli e le nostre sorelle cristiani di diverse denominazioni, ma anche con i Buddisti, che rappresentano la maggior parte della popolazione in Thailandia, per collaborare e creare insieme un’autentica unità e pace in seno alla società thailandese. E con il Signore risorto in mezzo a “due o tre riuniti nel suo nome”, noi, cattolici thailandesi potremo trasmettere a tutti l’amore di Dio.

[00167-01.07] [IN130] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Jean-Baptiste TIAMA, Vescovo di Sikasso, Presidente della Conferenza Episcopale (MALI)

Il Mali è un paese del Sahel, situato nell’Africa Occidentale, e ha una popolazione di quindici milioni di abitanti, per la maggior parte agropastorale. Di questa popolazione si stima che il numero dei cattolici sia fra il 3 e il 5 percento contro una popolazione musulmana dell’80 percento nel sud e del 100 per cento nella parte settentrionale.
La situazione sociopolitica è stata stabile e pacifica dal 1991 fino a dicembre del 2011. Dal 17 gennaio 2012 la ribellione nel nord del paese, favorita da movimenti islamici armati e sostenuta da Al Qaeda e venuta a turbare questa quiete. Questo movimento occupa oggi due terzi del paese e minaccia la democrazia e l’esistenza di altre religioni. Promuove l’introduzione della legge islamica in tutto il paese.
È in questo contesto che la Chiesa persegue la nuova evangelizzazione, intesa come radicamento della fede dei credenti e passaggio del testimone della missione dai missionari stranieri ai pastori autoctoni. Dal 1988, anno in cui si è celebrato il centenario della presenza dei missionari, la Chiesa ha compiuto uno sforzo verso la partecipazione alla sua gestione materiale e umana attraverso la formazione di pastori locali e di animatori delle comunità, l’elaborazione di documenti di catechesi, l’inculturazione della liturgia, per rafforzare quanto è stato acquisito con la prima evangelizzazione.
La Chiesa si sforza di elaborare piani pastorali, di creare nuove parrocchie e di istituire comunità cristiane di base vive e dinamiche nella testimonianza e nell’annuncio. I punti forti di tale iniziativa sono:
- la formazione dei pastori locali e dei laici (creazione di seminari e di centri di formazione);
- la traduzione della Parola di Dio nelle lingue locali, per renderla più accessibile, e l’organizzazione di corsi di formazione biblica per i laici;
- l’elaborazione di programmi di catechesi.

[00168-01.04] [IN131] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Olivier SCHMITTHAEUSLER, M.E.P., Vescovo titolare di Catabum castra, Vicario Apostolico di Phnom-Penh (CAMBOGIA)

Il genocidio perpetrato dai khmer rossi ha ucciso vescovi, sacerdoti, religiosi e la maggior parte dei cristiani. Da vent’anni, viviamo nuovamente l’epoca degli Atti degli Apostoli con un primo annuncio della Buona Novella praticato dai pochi sopravvissuti e sostenuto dall’arrivo in massa dei missionari. Oggi abbiamo circa 200 battesimi di adulti all’anno... La piccola Chiesa della Cambogia è in qualche modo un laboratorio di evangelizzazione in un mondo buddista che ha pienamente aderito al processo di secolarizzazione veicolato dalla globalizzazione, un po’ come i draghi asiatici. La Missione Ad Extra è intimamente legata alla Missione Ad Intra. Ad Extra e Ad Intra si arricchiscono reciprocamente esortandosi a servire una sola e unica Missione di Evangelizzazione!
Ecco alcuni punti significativi per un primo annuncio di Gesù Cristo che possono essere estesi anche a una riflessione sulla nuova evangelizzazione.
Due sono fondamentali:
1. Il vero incontro con Gesù Cristo apre il cuore alla carità e all’esperienza del perdono per condurre alla scoperta del dono della vita.
2. I laici sono apostoli in questo mondo (apostolicam actuositatem).
Come sarà la Chiesa sacramento di Cristo nel mondo per una nuova evangelizzazione in atto e in verità?
1. Una Chiesa che tocca il cuore
2. Una Chiesa semplice
3. Una Chiesa ospitale
4. Una Chiesa orante
5. Una Chiesa gioiosa.

[00169-01.05] [IN132] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Dominique REY, Vescovo di Fréjus-Toulon (FRANCIA)

L’evangelizzazione ha come finalità la conversione degli uomini, ovvero l’accoglienza della novità di Cristo (cf. Instrumentum laboris, n. 24). Questa conversione comincia all’interno della Chiesa, operando dei cambiamenti pastorali. Si tratta, nei paesi di antica tradizione cristiana, di passare da un cristianesimo di tradizione a un cristianesimo di adesione personale a Gesù Cristo e d’impegno missionario.
Questa conversione pastorale riguarda tutti i battezzati e tutti gli attori della vita ecclesiale, ma soprattutto i pastori: vescovi e sacerdoti. Affinché la nuova evangelizzazione non si riduca a uno slogan o a un elenco di azioni da compiere, affinché essa non venga soffocata dall’immobilismo, dalla burocrazia o dal clericalismo, è importante che tutti i pastori siano meglio preparati all’esercizio del governo pastorale.
1. Questa conversione dei pastori dipende in primo luogo da un lavoro di santificazione personale.
2. Questa conversione deve essere accompagnata da una rilettura approfondita dei testi conciliari e del Magistero della Chiesa per poter raggiungere una comprensione ecclesiale e teologica del rinnovamento missionario di cui è ministro.
3. Questa conversione richiede ancora l’apprendimento di un nuovo modo di esercitare la responsabilità pastorale: mettere l’annuncio diretto della fede al primo posto nella pastorale ordinaria, promuovere una catechesi d’iniziazione di tipo catecumenale per i principianti e per coloro che ricominciano e dei percorsi apologetici adattati, sviluppare una ecclesiologia di comunione che tenga conto della complementarietà degli stati di vita e dei carismi, favorire la creazione di luoghi d’accoglienza e di dialogo aperti alle aspettative spirituali, suscitare nei cristiani la testimonianza della carità.
4. La nuova evangelizzazione richiede infine “un nuovo stile di vita pastorale” (Pastores dabo vobis, n. 18) per i sacerdoti e per i vescovi.

[00170-01.06] [IN133] [Testo originale: francese]

- S. Em. R. Card. Lluís MARTÍNEZ SISTACH, Arcivescovo di Barcellona (SPAGNA)

L’arcidiocesi di Barcellona ha vissuto eventi particolarmente evangelizzatori: la visita del Papa Benedetto XVI, per la consacrazione della Basilica della Sagrada Familia, ha dato ai membri della diocesi un impulso rinnovato ad annunciare il Vangelo. La celebrazione, insieme ad altre undici grandi città europee, della Missio Metropolis e del Cortile dei Gentili, ha aperto la nostra Chiesa diocesana a un nuovo modo di annunciare Gesù e il suo Vangelo.
Aspetti rilevanti per la Nuova Evangelizzazione:
1. Concentrarsi sulla riscoperta del Vangelo con il suo annuncio e con il suo fulcro che è Gesù Cristo, capace di parlare al cuore dell’uomo di oggi.
2. Prestare particolare attenzione al laicato, che ha già una lunga e feconda tradizione nella Chiesa di Barcellona.
3. Potenziare la messa domenicale, affinché sia il punto di riferimento per la Nuova Evangelizzazione.
4. Offrire spazi, momenti e movimenti per la spiritualità e l’esperienza personale cristiana tra i laici.
5. Promuovere riflessioni pastorali di lettura credente della realtà in cui viviamo e dei segni dei tempi riguardanti il nostro mondo e le sfide per attuare un’Evangelizzazione che sia davvero Nuova.

[00171-01.05] [IN134] [Testo originale: spagnolo]

- S. Em. R. Card. Francesco COCCOPALMERIO, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi (CITTÀ DEL VATICANO)

Vorrei richiamare la nostra attenzione su un punto che, a me pare, non ha ricevuto particolare rilievo. Il grande ostacolo alla nuova evangelizzazione è certamente la divisione tra i cristiani. Potrei allora presentare la questione mediante la formulazione di questa domanda: nell'attuare il compito della nuova evangelizzazione sarebbe possibile pensare a qualche forma di cooperazione tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e Comunità ecclesiali?
Ritengo che alla domanda si debba dare risposta affermativa.
L'impegno per la “nuova evangelizzazione”, nei paesi di antica cristianità, richiede un rinnovato rapporto tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e Comunità ecclesiali. Se questo è vero in ogni parte del mondo, lo è ancor più in Europa. La divisione tra cristiani, del resto, non è del tutto innocente di fronte alla scristianizzazione del primo Continente e anche in relazione alla sua attuale debolezza, politica e culturale, nel concerto delle nazioni. Diventa prioritario perciò un comune impegno dei cristiani per una “nuova evangelizzazione”.Senza voler affrontare l'intera e complessa questione, mi fermo a sottolinearne l'urgenza nel contesto dei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse, tra le quali, in modo particolare, ritengo urgenti i contatti con la Chiesa ortodossa russa e con la Chiesa ortodossa romena.
A differenza dei decenni passati - quelli della oppressione comunista - i popoli dell'Est si trovano oggi ad affrontare una situazione, sociale e culturale, che è nuova e li avvicina a quella dei popoli dell'Ovest. Il consumismo e il relativismo sono diventati anche per essi il sottile veleno che li spinge purtroppo a una devastante secolarizzazione. La Chiesa ortodossa russa, ad esempio, è chiamata ad affrontare la nuova condizione delle giovani generazioni, prive di ogni ideale e con il rischio di essere fagocitate dall'invasione consumistica.
Ecco perché è urgente ipotizzare momenti di riflessione comune o addirittura qualche struttura semplice di raccordo e collaborazione tra le Chiese per una strategia pastorale che porti le diverse tradizioni cristiane a rivitalizzare e rendere efficace il loro impegno missionario. E la tradizione della Chiesa cattolica può certamente essere di notevole stimolo a sostegno soprattutto per le Chiese ortodosse.
Nello stesso tempo, l'Europa civile ha estremo bisogno di una compattezza dei cristiani, anche in rapporto alle grandi sfide, etiche e sociali, che deve affrontare all'inizio di questo millennio. Un'attenzione più organica in questa nuova prospettiva appare quanto mai urgente. C'è già un raccordo tra CCEE e KEK. C'è il recente accordo tra Chiesa cattolica in Polonia e Patriarcato ortodosso di Mosca. Mi chiedo pertanto se non si debba rafforzare il nostro impegno precisamente nel contesto della “nuova evangelizzazione”.
Risulta, perciò, del tutto evidente il grande vantaggio ecumenico che deriverebbe da una siffatta cooperazione, così come sarebbe grandemente consolidato il fronte delle forze che lottano contro la secolarizzazione. E sarebbe anche uno straordinario segno di fronte all'Islam.

[00172-01.04] [IN135] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Eusebio RAMOS MORALES, Vescovo di Fajardo-Humacao (PORTO RICO)

Da Porto Rico accogliamo con gioiosa speranza questa Assemblea Sinodale sulla nuova evangelizzazione. Ringraziamo il Santo Padre Benedetto XVI per aver indetto questo sinodo, urgente e necessario, al fine di occuparci dei gravi problemi che l’umanità deve oggi affrontare e che costituiscono una sfida per la Nuova Evangelizzazione.
Davanti a quest’Assemblea Sinodale esponiamo la situazione della famiglia: essa, pur essendo un’istituzione vitale della società ed entità di evangelizzazione, è attualmente messa in discussione nonché immersa in un processo di rapida trasformazione. Non c’è dubbio che oltre alla cultura del Vangelo e della Dottrina Sociale della Chiesa, ne stia oggi nascendo una nuova intorno a questa fondamentale istituzione della società.
Oggi la famiglia non è messa in discussione solo come modello cristiano. Le viene sottratto valore o viene messa sullo stesso piano di altre concezioni che obbediscono a interessi ideologici o privati di alcuni gruppi. Certamente esistono famiglie in situazioni irregolari o in condizioni difficili e di esse dobbiamo occuparci a livello pastorale e spirituale. Per tanto, la nuova evangelizzazione deve penetrare la sfera della famiglia, che ci richiede urgenza missionaria e pastorale.
Papa Giovanni Paolo II ha affermato nella Familiaris Consortio che la futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica. In un discorso alle famiglie del 1994, ci diceva inoltre che è giunto il tempo della famiglia, chiamata a svolgere un ruolo di primo piano nel compito della nuova evangelizzazione.Per tanto, essendo la famiglia “patrimonio dell’umanità, tesoro dei nostri popoli..., scuola di fede, palestra di valori umani e civili...”, come ci ha detto Sua Santità Benedetto XVI ad Aparecida, proponiamo in quest’Assemblea Sinodale un’opzione prioritaria per la famiglia nell’ambito della Nuova Evangelizzazione.

[00173-01.05] [IN136] [Testo originale: spagnolo]

- S. Em. R. Card. Angelo SCOLA, Arcivescovo di Milano (ITALIA)

Quali sono le dimensioni costitutive che non possono mai mancare nell’ evangelizzazione? Sulla scia del sommario degli Atti degli Apostoli (At 2,42.46-47) possiamo identificarne quattro: 1. Erano perseveranti ... nello spezzare il pane e nelle preghiere ... : l'Eucaristia è la sorgente inesauribile della vita della comunità. 2. Erano perseveranti nell 'insegnamento degli apostoli, annunciatori della Parola di Dio in tutti gli ambiti dell'umana esistenza. San Paolo parla di educazione al “pensiero di Cristo” (cfr. l Cor 2,16). San Massimo il Confessore la descrive in questo modo: “Anch 'io, infatti, dico di avere il pensiero di Cristo, cioè il pensiero che pensa secondo Lui e pensa Lui attraverso tutte le cose”. 3. Erano perseveranti ... nella comunione: avendo in comune Gesù Cristo, i cristiani sono tesi liberamente a condividere con tutti i fratelli la propria esistenza. La comunione per il cristiano precede ogni cosa, è l'a priori necessario. 4. Il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati: la missione della Chiesa è la testimonianza grata che lascia trasparire la gioia dell'incontro con Gesù che diventa struggimento perché tutti i fratelli uomini siano salvati. Il metodo non ‘un’ metodo della nuova evangelizzazione consiste nel proporre una vita di comunità in cui i fedeli consapevoli praticano regolarmente queste quattro dimensioni costitutive indicate dal brano degli Atti degli Apostoli.

[00174-01.04] [IN137] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Taras SENKIV, O.M., Vescovo titolare di Siccenna, Ausiliare, Protosincello e Amministratore Apostolico "ad Nutum Sanctae Sedis" di Stryj degli Ucraini (UCRAINA)

L'uomo odierno si trova in un ambiente di caos culturale, il quale deforma la comprensione della Verità e Bontà, e lo determina all' autoisolamento nel soggettivismo. Come conseguenza creata dalla mentalità consumistica appare il relativismo morale e religioso che si trasforma nelle diverse forme di pseudo religiosità e l'incosciente apertura dell'uomo al dialogo con la divina trascendenza in un atto religioso. Queste tendenze possono essere denominate “religiosità autonoma”. Comunque tutto ciò si può considerare come uno spazio per l' evangelizzazione.
L'evangelizzazione è la predicazione della parola, la quale è risposta alla Parola udita da Dio, e quindi è una realtà divino-umana espressa in forma di un dialogo interpersonale. Tale dialogo dell' evangelizzazione è il principio della nascita e crescita della fede personale, come un'esperienza dialogica, con l'aiuto della quale ogni alienazione personale viene superata dalla libera relazione con Dio, col prossimo, con se stesso. L'obiettivo dell'evangelizzazione è quello di rianimare nell 'uomo l'esigenza essenziale di Dio che salva, e convincerlo che la sua vita prende senso solo mediante la comunione con Cristo nella comunità della Chiesa, convincerlo ad aprirsi al Salvatore là dove ha la necessità di essere salvato.
Il dialogo dell'evangelizzazione deve toccare la profondità delle aspettative umane, la loro essenza, la rivelazione della quale può essere molto dolorosa perché mette l'uomo dinanzi alla radicalità di una scelta: l'offerta della salvezza non si riduce alla soddisfazione dei desideri soggettivi, evitando la possibilità di sostituire il nascosto desiderio della salvezza con un desiderio di conforto psicologico o materiale.
Pertanto, occorre ancora riscoprire la fede come via di autentiche relazioni, nelle quali è affermata la dignità assoluta degli altri. Quella fede che ha come fondamento la Parola che esige l'obbedienza, la ragione della quale è l'amore che anticipa la sua comprensione.

[00175-01.04] [IN138] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Stanisław GĄDECKI, Arcivescovo di Poznań (POLONIA)

I nostri giovani si trovano oggi in una condizione insostenibile. Da una parte essi sono gettati con grande anticipo sulla loro età mentale in un mondo ricchissimo di informazioni, saperi, sensazioni, opportunità di incontro, ma, dall'altra parte, sono lasciati soli dagli adulti nel loro percorso di formazione.
Nessuna epoca come la nostra ha conosciuto una libertà individuale e di massa come quella che sperimentano i nostri giovani. Ma a questa libertà non corrisponde nessuna promessa sull'avvenire, perchè la vecchia generazione ha disertato il suo ruolo educativo.
Il problema odierno è quello dell’assenza di cura che gli adulti manifestano verso le nuove generazioni. Non che gli adulti in generale non siano preoccupati per il futuro dei loro figli, ma la preoccupazione non coincide col prendersi cura. La preoccupazione dei genitori non è in grado di offrire sostegno alla formazione. Come in una sorte di Edipo rovesciato sono i padri che uccidono i loro figli.
Questa situazione richiede una risposta adeguata. Gli adulti - in particolare questi, quali si sono allontanati della Chiesa - devono riassumere la loro risponsabilità.
Nella nostra diocesi abbiamo cercato di aiutarli in questo, proponendo una catechesi degli adulti svolta da parte degli altri adulti. Giacché le giovani generazioni di solito confrontano la loro fede con la fede degli adulti, i genitori battezzati possono di nuovo - a causa dell'amore dei loro bambini - diventare loro primi e indispensabili catechisti.
Sono gli adulti catechisti, che - come testimoni di fede, e portatori dei contenuti di fede - talvolta meglio degli sacerdoti preparano gli altri adulti al loro compito educativo.
Ciò non è possibile senza appoggiarsi alle comunità evangelizzanti, le quali aiuteranno persone evangelizzate (sia gli adulti non battezzati, i quali hanno bisogno d'essere condotti all'incontro con Cristo, sia gli adulti battezzati, i quali si sono allontanati dalla fede, sia i battezzati che desiderano approfondire la loro fede).
Le strade d'arrivo agli adulti, i quali sono smarriti non dovrebbero necessariamente attraversare le parrocchie, ma piuttosto gli ambiti ai quali loro si identificano; sia le comunità (per esempio: dei club, ospedali, carceri, le case per i madri con bambini, i genitori dei bambini che si preparano alla prima comunione o al battesimo, i luoghi dell'attività umana), sia i luoghi della loro educazione (asilo, scuola, università, il mondo della cultura, mass media).

[00176-01.04] [IN139] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Sebastian Francis SHAW, O.F.M., Vescovo titolare di Tino, Amministratore Apostolico di Lahore (PAKISTAN)

La Nuova Evangelizzazione è stata accolta con favore dalla Chiesa in Pakistan, nella speranza che grazie ad essa la Chiesa trovi disponibilità ad accogliere le realtà presenti con obiettività, e a trovare soluzioni concrete per vivere il Vangelo di Cristo oggi. In vista di ciò, la Conferenza Episcopale del Pakistan ha sentito il dovere di tradurre il Catechismo della Chiesa Cattolica in lingua urdu, l’idioma nazionale, in modo che le persone possano accedere ai principi fondamentali della nostra fede.
Prima che io parli delle attività che abbiamo progettato per la Nuova Evangelizzazione, voglio sottolineare che il Pakistan è un paese in cui l’Islam è predominante ed esiste la legge sulla blasfemia. Vorrei ringraziare il Santo Padre e molti altri capi di stato e di Chiese che sono intervenuti a salvare la vita di Asia Bibi dalle false accuse di blasfemia. La popolazione del Pakistan è di 180 milioni di anime, ma i cristiani sono solo il 2%. Come tali, non possiamo dipendere da alcun paese confinante, quali l’Afghanistan, l’India, l’Iran o la Cina per quanto riguarda i programmi di formazione alla fede.
Ai fini della Nuova Evangelizzazione, è essenziale un sano senso dei rapporti umani come lo intendeva Gesù. Tuttavia oggi le nostre vite sono dominate da rapporti consumistici, del tipo usa e getta. Per fare un esempio, l’atteggiamento psicologico che sottende all’uso dei fazzoletti di carta è molto importante nel senso che, per quanto i fazzoletti possano essere costosi o profumati, il rapporto con loro termina nel momento in cui vengono usati e gettati via; purtroppo è questo l’atteggiamento psicologico inconscio che domina oggi i nostri rapporti nelle famiglie, nelle parrocchie, nei luoghi di lavoro, ecc...
Nonostante il fondamentalismo religioso rappresenti una sfida per la nostra fede cattolica in Pakistan, noi nella Chiesa, grazie al dialogo interreligioso, invitiamo gli studiosi islamici, la società civile e altre minoranze religiose a impegnarsi a costruire una società armoniosa in cui tutti i pakistani possano vivere i valori religiosi comuni che professiamo insieme, quali la giustizia, la pace, il rispetto per l’ambiente, il buon governo, amandoci e sostenendoci a vicenda. Infine vi chiedo umilmente di ricordarci nelle vostre preghiere, cosicché il “piccolo gregge” di Cristo in Pakistan possa continuare ad essere il faro della fede per la trasformazione del popolo, della cultura e della società, stimolati dalla Nuova Evangelizzazione.

[00178-01.04] [IN141] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Joseph ABSI, della Società dei Missionari di S.Paolo, Arcivescovo titolare di Tarso dei Greco-Melkiti, Ausiliare e Protosincello di Damas, Dimasq dei Greco-Melkiti line(SIRIA)

La Chiesa vive in un contesto pluralista a livello mondiale. È quindi in contatto diretto con tutte le possibilità. Uno dei risultati di questo contatto è l’apertura di alcuni musulmani al cristianesimo, favorita probabilmente dai mezzi di comunicazione attuali. Alcuni di loro sono persino riusciti a scoprire in Cristo il volto d’amore di Dio Padre.
Trattando della nuova evangelizzazione del mondo occidentale in generale, non bisogna dimenticare che agli occhi dei musulmani, la scristianizzazione dell’Europa non ha cancellato nel vecchio continente cristiano la sua identità cristiana. I musulmani non riescono a distinguere i cristiani dagli occidentali, poiché per loro non c’è distinzione alcuna tra ciò che è religioso e ciò che è politico e sociale. Ciò che proviene dall’Occidente, per i musulmani, proviene dai cristiani. Ora, il comportamento degli occidentali, soprattutto a livello culturale e politico, in generale, nuoce alla sensibilità religiosa e nazionale, ai valori, all’etica e alla cultura dei musulmani. Rappresenta quindi un ostacolo alla loro apertura nei confronti del cristianesimo e alla loro eventuale evangelizzazione.
La maggior parte dei musulmani sono convinti che la rilassatezza dei costumi, lo sfruttamento dei popoli poveri e deboli, il disprezzo della religione musulmana che avvertono da parte degli occidentali, provenga dai cristiani o dal cristiano. Come e cosa fare per evitare che i musulmani confondano cristianesimo e Occidente, cristiani e occidentali e si sentano scherniti, frustrati? Il Sinodo, nella configurazione della nuova evangelizzazione, dovrà soffermarsi su tale questione per cercare di evitare, nella misura del possibile, tensioni e malintesi e per far sì che i musulmani siano più recettivi nei confronti della Chiesa e del Vangelo.

[00198-01.04] [IN142] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Alexander Thomas KALIYANIL, S.V.D., Arcivescovo di Bulawayo (ZIMBABWE)

Lo Zimbabwe è tradizionalmente una nazione timorata di Dio e molto religiosa. Tutte le varie tribù nutrono qui una fede profonda in Dio onnipotente. La nazione tiene gran conto, in tutte le sue politiche e programmi, dei principi cristiani. Tuttavia le moderne tendenze di politica locale, secolarismo e libertà degli individui hanno sminuito i sacri principi cristiani. Negli ultimi 50 anni sono sorte numerose chiese cristiane indigene che integrano i principi cristiani alle pratiche tradizionali. Sembra che queste attirino più persone che non le chiese principali specialmente grazie al loro approccio nei confronti della malattia, della sofferenza e del male.
Dagli anni Ottanta è stata ampiamente accolta, con l’introduzione di Piccole Comunità Ecclesiali, l’idea di chiesa come famiglia. Ci sono anche varie associazioni di laici, dai bambini fino agli anziani, che sono molto popolari. Le persone hanno sempre un senso di appartenenza gli uni con gli altri. Questi due tipi di approccio sembrano dunque molto efficaci per l’evangelizzazione. Ci sono molte zone che hanno ancora bisogno di un’evangelizzazione primaria. I catechisti rivestono un ruolo essenziale in questo processo di evangelizzazione.
Sfide affrontate dalla Chiesa: conflitto tra pratiche culturali e fede; nascita di chiese indigene; proliferazione di chiese pentecostali; politicizzazione delle chiese ad opera del governo; materialismo e secolarismo; mancanza di iniziativa da parte di sacerdoti e religiosi; collasso economico ed emigrazione; Hiv, Aids e malattie; divisioni tribali ed etniche; mancanza di liberà nei mezzi di comunicazione; famiglie incomplete; istituzioni cattoliche quali le scuole e gli ospedali hanno perso il loro attaccamento alla fede. Le sfide anzidette sono per noi un’opportunità per ripensare i nostri metodi di evangelizzazione nello Zimbabwe. L’anno della fede che stiamo vivendo è il momento giusto per mettere a punto misure per affrontare la maggior parte delle sfide suddette. Siamo molto fiduciosi che quest’anno sarà un nuovo inizio per i nostri approcci pastorali.

[00199-01.05] [IN143] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Berhaneyesus Demerew SOURAPHIEL, C.M., Arcivescovo Metropolita di Addis Abeba, Presidente della Conferenza Episcopale d'Etiopia ed Eritrea, Presidente del Consiglio della Chiesa Etiopica (ETIOPIA)

Le piccole comunità cristiane, istituite come forma di presenza più locale della Chiesa cattolica e universale, ne condividono la missione. Le piccole comunità cristiane formano un contesto pastorale ideale per istituire e sviluppare i ministeri laici. Una delle differenze più significative tra le associazioni ecclesiali tradizionali e le piccole comunità cristiane sta nell’orientamento apostolico di queste ultime.
Le piccole comunità cristiane non sono costruite sulla santità personale dei loro membri, ma sull’umile disponibilità verso la loro missione apostolica e la loro fedeltà alla stessa; la santità personale è requisito e conseguenza della missione, non il suo fine ultimo. Le piccole comunità cristiane hanno un’essenziale spiritualità apostolica orientata alla missione. Senza missione, la piccola comunità cristiana, come anche la Chiesa universale, non sarebbe fedele alla sua vocazione fondamentale di essere testimone del Vangelo. Questa missione diventa una realtà concreta con l’istituzione di ministeri laici da esercitarsi nell’ambito ristretto della comunità.
I ministeri laici, pertanto, non sono percepiti come attività accessorie o opzionali della piccola comunità cristiana, al fine di alleggerire il lavoro del sacerdote. Essi sono parte e tutt’uno della sua vita e della sua crescita, e quando i ministeri diminuiscono, deperisce l’intera vita della comunità. L’esperienza ha sufficientemente dimostrato cosa possono diventare le associazioni religiose concentrate solo sulla preghiera e la devozione: una sorta di club spirituale aperto solo a membri santi, più fedeli alle minutiae prescritte dal manuale compilato dal loro fondatore che alle richieste di Gesù nel Vangelo.
Il campo è vasto e aperto alla creatività pastorale. Tuttavia, nell’istituire ministeri laici occorre far attenzione che si mantenga il dialogo, la consultazione e la comunione con il vescovo locale e che venga eseguita una valutazione periodica, per evitare che una serie disparata di ministeri laici venga portata avanti senza una visione e orientamenti pastorali comuni, creando sconcerto e confusione tra il popolo di Dio.
È questa la sfida principale della nuova evangelizzazione. Sebbene sia necessaria una consistente nuova educazione dei nostri cristiani nel campo dei ministeri laici, certamente non saranno i cristiani a fare obiezione e resistenza. I cristiani sono ansiosi di partecipare in modo più attivo alla vita e alla crescita della Chiesa.

[00200-01.04] [IN144] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Filipe Neri António Sebastião DO ROSÁRIO FERRÃO, Arcivescovo di Goa e Damão (INDIA)

La parrocchia è il luogo in cui i fedeli si riuniscono per crescere nella fede, vivere il mistero della comunione ecclesiale e partecipare alla missione della Chiesa (cfr. EA Ecclesia in Asia, n. 25). La Chiesa in India ha abbracciato “un nuovo modo di essere Chiesa” attraverso “piccole comunità cristiane”. I fedeli di un quartiere meditano insieme sulla Parola di Dio, pregano insieme e agiscono in modo solidale per lo sviluppo integrale e la liberazione autentica della persona umana. Sperimentando la conversione, crescendo nell’incontro personale con Gesù e riconoscendolo nell’altro, i fedeli mettono i vari doni e carismi dello Spirito al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa e instaurano un dialogo di vita e d’azione nei luoghi in cui vivono con persone di altre fedi. Ciò esige di un nuovo tipo di leadership, specialmente da parte di sacerdoti che, evitando qualsiasi segno di atteggiamenti dominatori e arroganti, seguano Gesù offrendo una guida umile, generosa, capace di spronare e incoraggiare. I fedeli laici sono chiamati espressamente a cercare il Regno di Dio impegnandosi nelle questioni temporali e ordinandole, nello spirito di Cristo, secondo il disegno di Dio, nella vasta e complessa arena delle sfere socioculturali della società moderna. I pastori devono assicurare che i laici siano formati come evangelizzatori in grado di far fronte alle sfide contemporanee non solo con la saggezza e l’efficienza terrena, ma ispirati dalla verità di Cristo (cfr. EA Ecclesia in Asia, n. 45). Ciò esige un cambiamento dei paradigmi nel nostro modo di pensare e una radicale ridistribuzione delle risorse.

[00201-01.04] [IN145] [Testo originale: inglese]

- S. Em. R. Card. Antonio María ROUCO VARELA, Arcivescovo di Madrid, Presidente della Conferenza Episcopale (SPAGNA)

È imprescindibile conoscere il “Sitz im Leben” della Nuova Evangelizzazione, se la si vuole impostare e realizzare in modo corretto. Il secolarismo è forse il suo segno più caratteristico. La storia della secolarizzazione, iniziata nel XVII secolo, culmina nel secolo XX con il postulato della “morte di Dio” e con l’esaltazione del “Superuomo”. I due totalitarismi più spaventosi dell’epoca - comunismo e nazionalsocialismo - così come le due grandi guerre mondiali sono inspiegabili senza queste due tesi che entrano in crisi dopo il 1945. Il Concilio Vaticano II, convocato in quel crocevia storico per un aggiornamento della dottrina e della pastorale della Chiesa, le aprì la strada per superare sé stessa “ad intra” e “ad extra”.
Tuttavia la “rivoluzione del ‘68" lo ha rilanciato e radicalizzato fino all’estremo della negazione della dignità di ogni essere umano: un cucciolo sano di scimpanzé vale più di un bambino disabile, sosteneva un famoso antropologo anglosassone. La Chiesa - vescovi, sacerdoti, religiosi e laici - è stata all’altezza di questa sfida? Non si sono lasciati influenzare a volte dall’ideologia secolarista? Non ci è costato a volte mostrare ciò che siamo e chi siamo dentro e fuori nella “pubblica piazza della storia” (Benedetto XVI). Il Santo Padre ci ha chiamati alla “demondizzazione”. Urge rispondere con l’esame di coscienza dei nostri peccati e con la conversione del cuore! Senza tale premessa, profondamente spirituale, l’impegno di evangelizzare nuovamente sarebbe inutile. Chiesa evangelizzata - Chiesa evangelizzatrice: è “l’equazione” di Giovanni Paolo II!

[00214-01.05] [IN160] [Testo originale: spagnolo]

- S. Em. R. Card. John NJUE, Arcivescovo di Nairobi, Presidente della Conferenza Episcopale (KENYA)

C’è poco interesse per la religione e molto meno per il tema della “vera religione”; ciò che sembra contare invece, è l’esperienza religiosa. Le persone cercano diverse modalità religiose, scelte da ciascuno in base ai propri gusti, in modo da assicurarsi quell’esperienza religiosa che sia più soddisfacente rispetto ai propri interessi o alle necessità del momento.
Oggi molte persone non negano il fatto che Dio esista, ma non lo conoscono. Non è necessario esaminare, da questa prospettiva unica, l’attuale crisi che la società sta attraversando? È tempo di spalancare le porte delle nostre chiese e tornare ad annunciare la risurrezione di Cristo, di cui siamo testimoni. Come ha scritto il santo vescovo Ignazio, “non basta essere chiamati cristiani; dobbiamo essere cristiani nella nostra testimonianza”. Se oggi qualcuno vuole riconoscere i cristiani, dovrebbe poterlo fare non sulla base delle loro intenzioni, ma sulla base del loro impegno di fede. Abbiamo il dovere di formare tutta la società con l’insegnamento e lo spirito di Cristo.
La teologia che insegniamo e viviamo oggi deve essere una scienza di fede che cerca di aiutare la ragione umana a meglio comprendere le verità affermate dalla fede.
La fede e la ragione devono cooperare per essere più comprensibili per i credenti.
I teologi del nostro tempo non hanno altra scelta che essere santi e non soltanto docenti di verità.
Abbiamo bisogno di un’autentica e rinnovata conversione al Signore, l’unico Salvatore del mondo.
Abbiamo bisogno di una fede che opera attraverso l’amore (Gal 5, 6).Il Credo deve rappresentare la preghiera quotidiana che offre una sintesi della fede conosciuta e vissuta.
Oggi dobbiamo affrontare con onestà e coraggio le sfide a cui la fede deve rispondere.
Dobbiamo essere consapevoli del grande impegno che la fede esige.
Perciò la testimonianza alla fede parte dalla credibilità delle nostre vie di credenti e dalla convinzione che la grazia agisce e trasforma fino a giungere alla conversione del cuore. È un viaggio che deve ancora trovare, dopo due millenni di storia, cristiani impegnati per essa. Ciò che mi auguro e vorrei sentire qui oggi è una risposta alla domanda: “Che stai facendo, amico mio?” e ognuno di noi dovrebbe poter dire: “Sto visibilmente crescendo nella fede”.

[00226-01.05] [IN163] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Beatus KINYAIYA, O.F.M. Cap., Vescovo di Mbulu (TANZANIA)

L’Instrumentum Laboris al n. 82 afferma che “energie da impiegare in questa operazione non mancano: tutte le risposte indicano come prima grande risorsa il numero dei laici battezzati”. Grazie alla loro energia e alla loro fede, dunque, essi dovrebbero portare al rinnovamento degli ambienti ecclesiastici.
In Africa abbiamo notato la diffusione del programma occulto di rimuovere sistematicamente l’influenza della Chiesa e la sua guida dalle istanze che riguardano il pubblico. Alcune delle nuove leggi governative tendono a eliminare la Chiesa dall’istruzione, dalla sanità, dai servizi sociali alle comunità e come voce morale che difende i valori fondamentali del Vangelo.
Data la situazione, i laici, la cui particolare vocazione li pone nel mondo e li rende responsabili di compiti temporali di vario genere, devono adempiere la propria vocazione battesimale per l’evangelizzazione del vasto e complesso mondo della politica, dell’economia, della cultura, della scienza e dell’arte, senza dimenticare i mezzi di comunicazione sociale. Devono evangelizzare l’amore umano, la famiglia, l’istruzione dei bambini e degli adolescenti, i professionisti e i sofferenti. Più i laici ispirati dal Vangelo si impegneranno in queste realtà, più esse saranno al servizio del Regno di Dio.
Noi leaders abbiamo il dovere di formarli adeguatamente, mettendo a disposizione più centri di pastorale e Alte Istituzioni di Apprendimento, convocando più sinodi locali che li coinvolgano a tutti i livelli, mettendo a punto più programmi di formazione pastorale a loro dedicati, quali ritiri e seminari. Dobbiamo inoltre incoraggiare in essi lo spirito missionario.
Il mondo è una vasta vigna. Il padrone della vigna è il Signore ed Egli invita ogni uomo, ogni donna e ogni bambino a entrare nella vigna e lavorare in modo che essa produca i frutti di molte buone opere. Nell’impegno dell’evangelizzazione, spetta ai fedeli laici infondere lo spirito cristiano nella mentalità, nei costumi, nelle leggi e nella struttura della società in cui vivono. Sono i laici che dovranno permeare e perfezionare l’ordine temporale delle cose con lo spirito del Vangelo.

[00224-01.06] [IN146] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Dominic Ryōji MIYAHARA, Vescovo di Fukuoka (GIAPPONE)

Lo scorso anno, il Giappone è stato colpito dal terribile terremoto e dallo tsunami, cui ha fatto seguito l’incidente atomico. Per questa occasione, da Sua santità Benedetto XVI, dalla Caritas internazionale, da numerose Conferenze episcopali e persone di buona volontà di ogni Paese sono giunti al popolo giapponese molteplici aiuti, preghiere, espressione di una cordiale e sentita solidarietà. Mi è dunque gradito cogliere questa occasione per ringraziare, a nome della Conferenza Episcopale giapponese, Sua Santità e il mondo intero.
Sottolineando questa situazione sociale di ripresa da una calamità senza precedenti, sarebbe meglio leggere i documenti del concilio Vaticano II, specialmente Gaudium et Spes. Questa Costituzione, indicando chiaramente la posizione e il ruolo della Chiesa nella società, dice : “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1).
La Chiesa che è in Giappone ha coscienza del ruolo e della missione originaria della Chiesa per la società. Infatti, coloro che vanno ai luoghi dove sono stati colpiti dalla calamità per sostenere i sofferenti, viceversa ricevono tante cose dai sofferenti, p.e. speranza, incoraggiamento, conforto, cosi et cetera. Forse Gesù sia nascosto nella città. Dobbiamo cercare Gesù nella società per incontrare con Gesù dentro le genti, ascoltando la voce dei popoli, anche chiedendo la loro necessità. La Chiesa desidera essere come un’arteria della società, per trasportare speranza, incoraggiamento, conforto e infondere nuova energia in tutta la società, come il corpo umano è vitalizzato dall’azione delle arterie e delle vene che trasportano ossigeno e nutrimento ed eliminano le scorie. Se la Chiesa si allontana dalla società, l’evangelizzazione non porterà frutto. È indispensabile che, attraverso l’evangelizzazione, la Chiesa infonda abbondantemente nuova linfa nella vita sociale e familiare. Per fare ciò, deve prima di tutto guardare in faccia la realtà della società; discernere nell’attuale situazione i chiari “segni dei tempi”, per diffondere la luce del Vangelo; e rinnovare dall’interno tutta la società.
Infine, spero che questo Sinodo sia l’occasione per dare coraggio e fiducia a coloro che vivono sinceramente la loro fede e vogliono mantenerla salda anche in situazioni difficili. Soprattutto nelle terre di missione non è raro che all’interno delle famiglie vi sia un solo credente. Anzi, questi casi sono piuttosto numerosi. Sono certo che se attraverso questo Sinodo infonderemo coraggio, speranza e sostegno a questi sinceri credenti, il Sinodo stesso porterà numerosi e mirabili frutti.

[00202-01.04] [IN147] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. William SLATTERY, O.F.M., Arcivescovo di Pretoria, Ordinario Militare per il Sud Africa (SUD AFRICA)

Date le strutture attuali della chiesa e l’importanza della liturgia e della comunità parrocchiale, tanto dipende dai sacerdoti (Instrumentum laboris, nn. 81-89).
Con pochi formatori preparati in molti seminari, incontrano forse i seminaristi il Signore personalmente? Chi discerne?
Se i giovani sacerdoti ricevono una formazione umana insufficiente, saranno insensibili e incapaci di suscitare un senso di appartenenza nelle persone. L’appartenenza è al centro della comunità, l’appartenenza è un’immagine dello Spirito Santo. I segni significativi concreti per i giovani in questa epoca soggettiva vengono individuati da loro nell’ambito dell’appartenenza e dei rapporti interpersonali.
Se il giovane sacerdote ha una formazione spirituale insufficiente, se non ha contemplato personalmente la bellezza assoluta di Dio, gli mancherà lo zelo per la preghiera e sarà cieco al discernimento. Non sarà capace di formare gli altri nella santità.
Con una formazione pastorale senza supervisione, il sacerdote difficilmente sperimenterà i doni dei laici e quindi tenderà a dominare piuttosto che a collaborare come auspicato al numero 106 dell’Instrumentum laboris.
Se il sacerdote è carente in teologia, sarà un cieco che guiderà i non vedenti.
Per trattare con i media moderni (n. 131), apprezzo la politica adottata dalla Chiesa in Inghilterra prima della visita papale, quando ha attentamente selezionato e formato giovani intelligenti per difendere e spiegare la propria fede. Un’attraente e giovane dottoressa è molto più efficace nei media che propongono questioni mediche rispetto a un anziano vescovo celibe.
L’evangelizzazione dei giovani deve comprendere a) l’esposizione al mondo dei poveri; b) fare qualcosa per Cristo, anche qualcosa di semplice come un pellegrinaggio; e c) riflettere insieme su queste esperienze.
Auspicherei un qualche riconoscimento formale dei servizi pastorali come quelli svolti dai catechisti, dai cappellani e dalle guide spirituali, uomini e donne, nella vita della Chiesa.
Per quanto riguarda noi vescovi, le Conferenze episcopali devono creare uno spazio per permetterci di discernere l’evangelizzazione nella nostra vita spirituale e pastorale. Come padri e fratelli, dobbiamo camminare accanto ai nostri sacerdoti, valutando il loro apostolato parrocchialo e mostrando loro la luce dell’evangelizzazione. Dobbiamo accogliere il nuovo movimento, ma andare avanti con loro per mantenere la visione della diocesi entro i limiti dei loro carismi.

[00203-01.04] [IN148] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Virgil BERCEA, Vescovo di Oradea Mare, Gran Varadino dei Romeni (ROMANIA)
 
La nuova evangelizzazione non può essere attuata in modo diverso rispetto alla prima. Essa ha bisogno di santi, di profeti, di uomini e donne pieni di Spirito Santo. Ragion per cui, gli evangelizzatori di oggi devono riscoprire quelle caratteristiche, quei tratti che hanno contraddistinto da sempre gli evangelizzatori, poiché, solo in questo modo, la loro predicazione diventa accessibile, diventa credibile.
Si vivono nuove sfide a cui spesso ci troviamo impreparati; un mondo pieno di nuovi idoli verso cui l’uomo di oggi va ad inchinarsi: spazi quali club oppure supermercati strapieni, rispetto alla frequenza della pratica liturgica. Nuovi templi che esaltano un modo diverso di vivere, totalmente parallelo a quello proposto dalla Chiesa. Sensazioni forti e rapide, esperienze intense sono ricercate da quasi tutti i giovani di oggi e non soltanto.
La Romania vive oggi un fenomeno migratorio molto diffuso (cfr. Instrumentum laboris n. 55): più di cinque milioni di emigrati in tutto il mondo. Questa massiccia trasmigrazione dalle terre di origine in Paesi d’Occidente mette insieme da una parte la sofferenza del distacco dalla propria terra con il reciproco scambio di doni.
Davanti a tutte queste sfide dobbiamo trovare un linguaggio e un metodo che possano toccare il cuore dell’uomo della postpostmodernità. Crediamo che le persone esemplari, la preghiera che integra l’uomo nella sua totalità (corpo-mente-cuore) e la scuola dell’icona sono metodi antichi e sempre nuovi per una nuova evangelizzazione.
La Chiesa Greco-Cattolica dalla Romania vuole condividere umilmente la sua esperienza recente. Possa tale esperienza essere un’icona per tutta la Chiesa. Le stigmate di una testimonianza fino all’effusione del sangue di 12 vescovi, sacerdoti e laici morti nelle carceri per la grande colpa di essere cattolici, durante il regime comunista, costituiscono la via maestra per le generazioni future. Dietro le sbarre, le loro preghiere erano sostegno per quelli rimasti a casa e oggi si trasformano in stimolo per la nuova evangelizzazione. La testimonianza che si fece sangue e sofferenza bagnò la nostra terra di Romania e si estende a tutta la Chiesa. L’esempio di questi martiri evangelizza, la loro testimonianza fortifica e dà coraggio per la nascita di nuovi cristiani. Le persone esemplari sono diventate, nella preghiera, icone.

[00204-01.04] [IN149] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. John WONG SOO KAU, Arcivescovo Coadiutore di Kota Kinabalu (MALAYSIA)

L’appello alla Nuova Evangelizzazione presuppone una presa di coscienza che i metodi e le espressioni attuali hanno perduto il loro potere di attirare il mondo, intrappolato, trasportato e persino spinto da mutamenti promossi dai progressi scientifici e tecnologici, ma anche dall’avidità degli uomini.
Numerose riflessioni e conferenze hanno avuto luogo a vari livelli dopo il Vaticano II, per cercare di leggere e di comprendere i segni dei tempi. Molte dichiarazioni ed esortazioni sono state prodotte affinché le Chiese locali rispondano alle mutate situazioni con coraggio e con speranza. Ma i messaggi non sono stati trasmessi né diffusi in misura sufficiente. Dobbiamo ammettere con umiltà che le nostre passate risposte sono state superate dai mutamenti del mondo. Semplicemente non siamo in grado di offrire soluzioni agli individui e alle società intrappolati nelle strutture e nelle occasioni di peccato. Le nostre voci vengono talvolta soppresse dalle leggi nazionali oppure dalle potenti forze che esercitano il controllo sui media. Desidero menzionare anche le spinte verso il fanatismo e l’estremismo (cf. Instrumentum laboris 63-67). Perciò, esiste una pressante esigenza di rivedere i nostri metodi di trasmettere la dottrina della Chiesa per quanto riguarda il lessico, il formato, le espressioni e i mezzi.
In un mondo dai crescenti conflitti tra le credenze e tra le ideologie, i nostri laici, minoritari in alcune regioni come l’Asia, devono essere preparati a rispondere alle situazioni critiche in cui la loro fede viene minacciata. Il dialogo interreligioso deve diventare un elemento decisivo del loro programma per una nuova evangelizzazione. Al tempo stesso, dobbiamo assicurarci che i diritti fondamentali dei cristiani in quanto minoranza in certe regioni devono anzitutto essere protetti e la loro fede rafforzata.
Se i leader della Chiesa non sono in grado di reagire ai mutamenti del mondo, come potranno aiutare gli altri? Gli scandali, una leadership scadente, gli stili di vita materialistici e la perdita dello zelo pastorale si contano tra i rischi della nostra missione evangelizzatrice. Di fronte alla condizione particolare dei ministri ordinati, la formazione dei seminari va rivista seriamente. La vita quasi monastica, intellettuale, facile e confortevole (staccata dal mondo) è fallita nel formare pastori competenti e ricettivi di fronte alle necessità della gente di oggi e di domani.
Infine, ci si deve interrogare su come aiutare la nostra gente a continuare a essere testimoni credibili del vangelo nel mondo attuale. La mia proposta è che la Dottrina Sociale diventi un elemento essenziale e indispensabile della nostra catechesi e della nostra predicazione. La Buona Novella spiegata alla luce della Dottrina Sociale può diventare meglio accetta alla mente indagatrice dell’uomo moderno.

[00205-01.04] [IN150] [Testo originale: inglese]

FILM: CAMPANE D’EUROPA


A conclusione della Dodicesima Congregazione Generale di questo pomeriggio, nell’Aula del Sinodo, verrà proiettato per i Padri Sinodali e gli altri Partecipanti, il film “Campane d’Europa - Un viaggio nella fede attraverso l’Europa”. Riportiamo una scheda di seguito:

Il film - realizzato dal Centro Televisivo Vaticano con il sostegno di diverse istituzioni - contiene una serie eccezionale di interviste originali con le più importanti autorità religiose delle principali confessioni cristiane: il Papa Benedetto XVI, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, il Patriarca di Mosca Kirill, l'Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, il Vescovo luterano Huber; e con importanti personalità del mondo della politica e della cultura: Hans-Gert Poettering, già Presidente del Parlamento Europeo, Alexander Adveev, già Ministro della Cultura della Federazione Russa, P. Fr.-X. Dumortier, Rettore della Pontificia Università Gregoriana e il Presidente italiano Giorgio Napolitano.
Si svolge così una riflessione a più voci sulle ragioni della speranza in un futuro comune fra le Chiese cristiane e gli uomini di buona volontà dell'est e dell'ovest, sull'evangelizzazione e la testimonianza cristiana non solo in Europa, ma nel mondo di oggi. La riflessione è accompagnata dal filo conduttore del suono delle campane con i loro rintocchi che giungono dai diversi angoli del continente e dalla musica del grande compositore estone Arvo Pärt.
Poiché nel film sono inserite solo brevi parti delle interviste realizzate, che sono molto ampie e costituiscono una grande ricchezza, è stato preparato un fascicolo in cui sono raccolti tutti i testi completi di tali interviste, sia in versione italiana sia in versione inglese. Di questo fascicolo viene fatto omaggio ai padri sinodali e gli altri membri del Sinodo.
I diritti per la distribuzione del film Bells of Europe, sia in trasmissione televisiva, sia in home video, appartengono a RAI Cinema, che ha dato un contributo essenziale per la sua realizzazione.
Confidiamo che - soprattutto nella versione home video e con l'appoggio dei testi integrali delle interviste - il film possa essere molto utile per stimolare incontri e riflessioni sul rapporto fra la fede e l'avvenire dell'umanità nel continente europeo, e aldilà di esso.

[00257-01.04] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

ESPOSIZIONE IN OCCASIONE DELL’ASSEMBLEA SINODALE

La nuova evangelizzazione, ripartendo dalle origini della fede cristiana. È questo il senso dell'esposizione allestita nell'atrio dell'Aula Paolo VI e curata dai Musei Vaticani in occasione della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Tre i reperti cristiani antichi che "accompagnano" il lavoro dei Padri Sinodali e degli altri partecipanti all'assise sinodale. Le opere, dall'alto valore storico ed artistico, provengono dalle catacombe e rappresentano immagini simboliche del Cristianesimo primitivo; la loro scelta è stata curata dal Museo Pio Cristiano, dove le opere sono conservate.

Le schede delle opere esposte sono state pubblicate nel Bollettino n° 4 dell’8 ottobre 2012.

[00021-01.04] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

AVVISI


- CONFERENZA STAMPA

CONFERENZA STAMPA

La seconda Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede giovedì 18 ottobre 2012 (dopo la Relatio post disceptationem), alle ore 12.45 orientativamente.
Interverranno:

- S. Em. R. Card. John TONG HON, Vescovo di Hong Kong (Xianggang) (CINA)
- S. Em. R. Card. Francisco ROBLES ORTEGA, Arcivescovo di Guadalajara (MESSICO)
- S. Em. R. Card. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kinshasa (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)
- S. E. R. Mons. Ján BABJAK, S.I., Arcivescovo Metropolita di Prešov dei cattolici di rito bizantino, Presidente del Consiglio della Chiesa Slovacca (SLOVACCHIA)
- S. E. R. Mons. José Horacio GÓMEZ, Arcivescovo di Los Angeles (STATI UNITI D'AMERICA)
- Rev. P. Federico LOMBARDI, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede (CITTÀ DEL VATICANO)

 
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