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CELEBRAZIONE CONCLUSIVA DEL IX CENTENARIO
DELLA DEDICAZIONE DELLA CATTEDRALE DI PARMA

OMELIA DEL CARD. GIOVANNI BATTISTA RE,
INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE

Cattedrale di Parma
Domenica, 3 dicembre 2006

 

1. Meraviglia di arte e di fede, che i recenti restauri hanno restituito all'originario splendore, questo Duomo da 9 secoli è il cuore della città di Parma ed è luogo di incontro di una comunità che è ad un tempo civile ed ecclesiale, una comunità unita nelle gioie e nei dolori, nelle speranze e nelle preoccupazioni.

Questa Cattedrale, situata in una splendida piazza rettangolare, coronata a destra dal Battistero, è uno dei complessi romanici più completi ed affascinanti.

Le cerimonie commemorative del IX Centenario della sua dedicazione hanno fatto rivivere nel corso di quest'anno l'atmosfera di gioia che qui ha trovato Papa Pasquale II quando consacrò questa Cattedrale e ordinò Vescovo Bernardo  degli  Uberti, ora vostro celeste patrono.

Personalmente sono onorato di essere qui a nome e per mandato del Santo Padre Benedetto XVI che mi ha incaricato di portare il suo saluto, assicurando che egli invoca la benedizione di Dio su tutti voi, sulla città di Parma e sull'intera diocesi. Un saluto particolare va al caro Pastore di questa comunità diocesana, Mons. Cesare Bonicelli, ed a tutte le Autorità che hanno voluto unirsi a questa celebrazione.

Le Cattedrali sono un invito a guardare in alto, a guardare oltre i tetti, non per sfuggire alle responsabilità che abbiamo su questa terra, ma per attingere luce e forza per i nostri impegni. Il cielo non toglie nulla alla terra:  il cielo dà vigore ed entusiasmo al nostro operare sulla terra.

Questa Cattedrale, collocata nel cuore di Parma, è segno di una fede che non si estranea dalla storia, ma che incide nella storia della città: diventa seme fruttuoso nella vita delle persone, delle famiglie, delle comunità.

La vostra Cattedrale è stata sempre profondamente inserita nel tessuto sociale di Parma ed anche in quel contesto culturale che ha visto la vostra città avere, fin dal secolo XI, un Istituto di insegnamento superiore con una dimensione, in certa misura, europea.

I 900 anni della storia della Cattedrale sono, quindi, anche i 900 anni della storia della vostra città, con i motivi di fierezza che Parma può vantare e con i problemi e con le alterne vicende che nel tempo si sono incrociate e succedute. Qui vita umana e vita religiosa si sono incontrate, qui cultura e spiritualità si sono arricchite vicendevolmente in un intreccio fruttuoso e in una fecondazione reciproca.

Le pietre di questa Cattedrale ci parlano con muta ma singolare eloquenza e ci rivelano che la fede è stata una componente fondamentale della gente di questa terra e che i valori religiosi sono stati i motivi ispiratori anche dell'impegno sociale e civile e presidio di un vero umanesimo.

2. In tutte le diocesi del mondo, la Cattedrale è punto di riferimento della fede e dell'impegno cristiano ed è il luogo sacro dove i fedeli di una Chiesa particolare si radunano, specialmente per alcune significative celebrazioni, al fine di esprimere e di proclamare la propria fede e la propria unità in Cristo. È il centro ecclesiale e spirituale della diocesi. La Cattedrale, intimamente legata alla persona del Vescovo, è inoltre la madre di tutte le chiese della diocesi (cfr. Giovanni Paolo II, 6 ottobre 1984 a Catanzaro).

Festeggiare i 900 anni di questo Duomo significa ricordare che esso è casa di preghiera, scuola di verità e palestra di amore fraterno.

Questa Cattedrale è innanzitutto casa di preghiera, cioè luogo di elevazione dello spirito e di incontro con Dio. In ogni chiesa si avvera la visione di Giacobbe:  sulla scala della nostra preghiera e della nostra partecipazione ai sacramenti noi ci eleviamo verso Dio e Dio scende verso di noi donandoci la sua luce e la sua forza.

Qui si viene per celebrare insieme l'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana.

Qui si viene per conversare nella preghiera con il Signore, che nel tabernacolo ci aspetta. Egli ci ama e conosce fino in fondo i nostri bisogni, i nostri desideri, le nostre aspirazioni; conosce il nostro nome e la nostra storia tutta intera. Qui potrete ascoltarlo e parlare con lui, elevando verso l'alto il vostro spirito.

Dall'incontro con lui e grazie all'aiuto che viene dall'alto sarete incoraggiati all'impegno non solo ecclesiale, ma anche civile e sociale.

Questa Cattedrale è poi scuola di verità, luogo di ascolto della parola di Dio e di incontro con Cristo che è la Via, la Verità e la Vita. È lui il Verbo di Dio fatto carne nel seno di Maria sempre Vergine. È lui la verità dell'uomo, il Signore della storia e il nostro Dio, l'unico Salvatore dell'uomo, la strada che conduce al Padre celeste. Lui, il Cristo, è il nostro Redentore che ci tiene per mano e ci accompagna sempre, specialmente nei momenti difficili, e ci guida sui sentieri della verità, cioè della nostra piena realizzazione secondo il suo meraviglioso disegno di amore e di salvezza.

Per tutti i credenti questo edificio costruito dalle mani dell'uomo costituisce un permanente invito a stringersi in modo sempre più consapevole attorno a Gesù, pietra angolare, per diventare nella fede e nell'amore a Dio e ai fratelli, pietre vive per la costruzione di un tempio spirituale.

Questa Cattedrale è infine palestra di amore fraterno. Qui venite per apprendere la grande legge dell'amore che Gesù ci ha lasciato come comandamento nuovo e come testamento:  "Nessuno ha un amore più grande di questo:  dare la vita per i propri amici... Da questo sapranno che siete mie discepoli:  da come vi amerete" (Gv 15, 12; 13, 35).

Apprendendo a riconoscere e a chiamare Dio come Padre, si impara a considerare gli uomini, tutti gli uomini, come fratelli.

Oltre che "casa di Dio", questa Cattedrale è "casa degli uomini", cioè luogo di accoglienza e di incontro di una comunità unita nella gioia e nel dolore, luogo che rende visibile la comunione ecclesiale. Nella comune casa del Padre celeste è più facile comprendere le ragioni e le esigenze di quella fraternità cristiana che modella una convivenza sociale improntandola a mutua comprensione, autentica giustizia e generosa solidarietà.

3. Noi festeggiamo questo Duomo anche come simbolo della Chiesa Cattolica, la quale - come dice il Manzoni - "le sue tende spiega dall'uno all'altro mar" (Pentecoste). E questo ci porta a riflettere sul mistero della Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, della quale noi siamo "pietre vive".

La Chiesa continua nella storia l'opera di Cristo a favore della nostra gioia e della nostra salvezza. San Cipriano ci ricorda che "non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre" (De unitate Ecclesiae, 6). Per questo nella nostra vita spirituale e nella nostra visione di fede dobbiamo dare alla Chiesa l'importanza che le spetta.

La Chiesa è inseparabile da Cristo. Nonostante i limiti e le debolezze umane - nella Chiesa l'elemento divino è congiunto con quello umano -, essa ci trasmette con sicurezza le verità che sono via al cielo. E restando sulla barca della Chiesa ci si salva, uscendone si è travolti dai flutti.

La Chiesa merita la nostra fiducia. San Giovanni Crisostomo scriveva:  "Questa è la grandezza della Chiesa:  aggredita vince, insidiata si libera, insultata diventa più bella, ferita non cade, agitata dalle onde non affoga, battuta dalla tempesta non naufraga, nella lotta non è sconfitta, viene presa a pugni ma non viene mai vinta" (Hom. De Eutropio capto, 2).

4. Il ricordo di questo centenario che si chiude in questa domenica prima di Avvento, congiunta alla festa del Patrono della vostra diocesi San Bernardo degli Uberti, ci ha riempito l'animo di ammirazione per la bellezza artistica e per la ricchezza di significati religiosi di questo Duomo, ma deve anche produrre il frutto di rafforzare in noi il senso di appartenenza alla Chiesa.

L'appartenenza alla Chiesa è diversa dall'appartenenza a una società, a un'associazione o ad un gruppo. Non si tratta solo di legami esteriori. Nel caso dell'appartenenza alla Chiesa i legami sono vitali e interiori. Noi cristiani apparteniamo alla Chiesa come le membra appartengono al corpo:  ne sono parte e il loro insieme costituisce il corpo nella sua interezza.

Questa immagine di San Paolo, il quale diceva che "siamo membra gli uni degli altri" (Rm 12, 5), ha un linguaggio efficacissimo ed aiuta a capire in profondità un'altra immagine usata dal Concilio Vaticano II, quella di Popolo di Dio peregrinante nella storia (Lumen gentium, 9).

L'intreccio di queste due immagini ci dice che la Chiesa è il Popolo di Dio che vive e cammina nella storia come Corpo di Cristo. E l'operato dei singoli cristiani, sia nel bene come nel male, ha una reale incidenza sull'intero corpo ecclesiale, come su tutta la comunità degli uomini.

Dobbiamo ritrovare il gusto e la gioia di questa appartenenza, che è ad un tempo appartenenza alla Chiesa Cattolica nella sua totalità e appartenenza alla Chiesa locale, nella sua particolarità di diocesi e di parrocchia.

Questa celebrazione parla di comunione e di unità col Papa e con il proprio Vescovo, che è maestro della fede, santificatore e guida spirituale della Chiesa locale.

5. Il ricordo di questo centenario deve rendere più fervida la nostra ricerca di Dio ed il nostro amore a lui.

Dio è il Padre che ci ama, che ci vuol bene, che ci cerca, che ci perdona; e ci perdona perché ci ama. Si lascia anche respingere, perché rispetta la nostra libertà, ma poi ci attende e torna a cercarci.

Dio è indispensabile a noi esseri umani, perché "in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo", secondo l'espressione di San Paolo. Senza Dio non si può realizzare se stessi, né migliorare l'umanità. Paolo VI, nell'Enciclica Populorum Progressio, scriveva che l'uomo può costruire questo mondo senza Dio, ma in tal modo finisce per costruirlo contro se stesso, contro il vero bene dell'uomo.

Quando, infatti, l'uomo perde il senso di Dio, perde anche la consapevolezza del suo destino eterno, perde l'aspetto più bello del proprio vivere, perde la ragione più profonda della sua esistenza, perde il significato più grande del suo donarsi.

Dove Dio non c'è, l'uomo perde la sua dignità e la sua identità più profonda. Come ha affermato il Santo Padre Benedetto XVI, "dove Dio scompare, l'uomo non diventa più grande; solo se Dio è grande, anche l'uomo è grande".

Perdere il senso di Dio - il Quale "svela pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (Gaudium et Spes, 22) - è perdere il senso della dignità della persona umana e dei suoi diritti. L'uomo senza Dio non ha principi che lo illuminano.

Il vostro Santo Patrono Bernardo aiuti Parma ad attingere dal suo passato - di cui questo Duomo è espressione - sempre nuove energie spirituali per fronteggiare le sfide che l'ora presente reca con sé.

 

 

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