The Holy See
back up
Search
riga

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
DEL DOCUMENTO "EDUCARE INSIEME NELLA SCUOLA CATTOLICA.
MISSIONE CONDIVISA DI PERSONE CONSACRATE E FEDELI LAICI"
A CURA DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
(DEI SEMINARI E DEGLI ISTITUTI DI STUDI)

Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede
Martedì, 20 novembre 2007

 

  • INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ZENON GROCHOLEWSKI

    L’interesse della Chiesa per la scuola cattolica

    Sono lieto di presentare il documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica: "Educare insieme nella scuola cattolica. Missione condivisa di persone consacrate e di fedeli laici", approvato dal Santo Padre, che ne ha autorizzato la pubblicazione. L’obbiettivo del mio intervento è di collocare il documento nel suo contesto, cioè quello della scuola con le sue esigenze e della preoccupazione della Chiesa al riguardo, lasciando tracciare a Mons. Angelo Vincenzo Zani, Sotto-Segretario della Congregazione, un quadro generale della presenza di laici e consacrati nella scuola cattolica e al Prof. Roberto Zappalà di entrare nei contenuti del testo.

    a. L’orizzonte della scuola e dell’educazione

    Il campo dell’educazione e della scuola è davvero immenso: più di un miliardo di ragazzi in età scolare con le loro famiglie, 58 milioni di insegnanti a cui va aggiunto il personale non docente1. In queste cifre sono comprese le istituzioni scolastiche della Chiesa: oltre 250.000 scuole con circa 42 milioni di allievi2. Occorre, poi, menzionare le migliaia di insegnanti cattolici, tra cui moltissime persone consacrate, che svolgono la loro missione educativa in numerose scuole dello Stato.

    Accanto all’ampiezza del "bacino d’utenza" della scuola è da segnalare anche l’accresciuto interesse ai temi dell’educazione da parte dell’opinione pubblica e della comunità internazionale. Negli ultimi decenni del secolo scorso è andato aumentando il convincimento dell’importanza dell’educazione, come pure sono state sollevate gravi preoccupazioni riguardo alla situazione attuale in questo settore tanto importante. In numerose Conferenze mondiali, ad esempio Jomptien (1991), Dakar (2000) ecc., la comunità internazionale ha posto l’accento sul ruolo dell’educazione per il futuro dell’umanità, per la pace, per lo sviluppo sostenibile, per la dignità dei popoli.

    Con soddisfazione abbiamo notato che nel Rapporto curato per l’UNESCO da Jacques Delors3, è stata tracciata una visione dell’educazione pluridimensionale, basata su quattro pilastri: "imparare a conoscere", "imparare a fare", "imparare a vivere insieme" e "imparare ad essere". L’educazione integrale della persona, infatti sta molto a cuore alla Chiesa. Purtroppo, una tale educazione, specialmente fuori delle scuole confessionali, fa fatica ad affermarsi.

    Il panorama odierno, pur essendo differenziato nella varie parti del mondo, è caratterizzato da elementi comuni. Tra tutti il più significativo è senza dubbio il fenomeno della globalizzazione, che non è solo economica, ma anche culturale, politica ed educativa. Esso favorisce l’incontro e lo scambio tra i singoli popoli, ma può produrre pericolose omologazioni culturali, un certo colonialismo culturale. Inoltre, l’applicazione delle nuove tecnologie, l’informatizzazione diffusa, la rapidità delle comunicazioni rendono necessario un adeguamento della prassi scolastica ed educativa, tanto da far parlare di trasformazione radicale del processo di insegnamento e di apprendimento tradizionali. A ciò si aggiungono orizzonti che toccano nel profondo il vivere dell’uomo: le problematiche legate all’ambiente e le questioni della bioetica, considerata nel senso più ampio di tale parola.

    Accanto a questo genere di problemi, il contesto odierno della scuola è segnato da un profondo disagio. Nel mondo scolastico, soprattutto occidentale, si percepisce anche una diffusa fatica da parte degli insegnanti, che si sentono demotivati e vedono frustrato il loro compito educativo. Fra i segnali molto preoccupanti c’è anche quello dell’aumento della violenza a scuola e tra gli adolescenti, come pure la difficoltà delle famiglie che, giova ricordare, sono le prime responsabili dell’educazione dei figli, ad essere parte attiva della comunità educativa scolastica. Si assiste, inoltre, ad una perdita di senso dell’educazione strettamente legata allo smarrimento dei valori, soprattutto di quelli che sostengono le scelte di vita: la famiglia, il lavoro, le scelte morali. Così l’educazione soffre anch’essa dei mali che affliggono le nostre società: il diffuso soggettivismo, il relativismo morale ed il nichilismo. La tradizione pedagogica cattolica ribadisce con forza la centralità della persona umana nel percorso educativo. Una corretta impostazione pedagogica punta alla formazione integrale dell’uomo, facendolo accostare in maniera sistematica e critica alla cultura ed alla realtà. L’educazione deve poter contribuire a rendere i giovani capaci di aprirsi progressivamente alla realtà e di formarsi una sana e robusta concezione di vita in cui i valori spirituali, religiosi ed umani non siano estranei.

    b. Il servizio del Dicastero

    A servizio di tale progetto si pone l’educazione cattolica con le sue scuole e le sue istituzioni educative. Avendo presente la dichiarazione del Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis, Papa Paolo VI con la Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae universae, del 15 agosto 1967, conferì al nostro Dicastero la denominazione generica di Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica, attribuendole una nuova competenza, quella di occuparsi della distribuzione e della missione delle Scuole Cattoliche nel mondo, nonché offrire degli orientamenti circa i principi che devono reggere le scuole cattoliche e l’educazione cattolica in genere.

    Il documento che stiamo presentando è un ulteriore tassello del cammino di riflessione e di studio nell’attuazione della nuova competenza. Nella fedeltà a questo suo compito istituzionale, la Congregazione, infatti, ha pubblicato alcuni documenti finalizzati al rinnovamento della scuola cattolica e all’esame di problematiche specifiche. Il primo documento fu La scuola cattolica, di 30 anni fa5. In esso, possiamo dire, veniva tracciata l’identità di una scuola che vuole definirsi cattolica. Successivamente, nel 1982, è stato approfondito il tema: Il laico cattolico testimone della fede nella scuola6. Con questo documento il Dicastero ha avviato una riflessione sulla presenza del laico cattolico nella comunità educativa scolastica, delineandone la vocazione ed il ruolo. Nel 1983 sono stati redatti Orientamenti educativi sull’amore umano6, per offrire delle indicazioni chiare sul tema dell’educazione sessuale, che deve farsi carico degli aspetti antropologici e morali, oltre che di quelli scientifici, coniugati con prudenza pedagogica e collaborazione con le famiglie. Nel 1988 è uscito il documento Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione7. In esso si è affrontato un tema di fondamentale importanza per la scuola cattolica, ma anche per tutta l’educazione scolastica. Spesso, infatti, la dimensione religiosa del sapere e della persona umana rimane un anello debole del percorso educativo scolastico, con grave danno per la formazione delle giovani generazioni. Nel 1997, con l’approssimarsi del Grande Giubileo del 2000 è stato pubblicato un breve documento dal titolo La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio8, che ha offerto alcune riflessioni sull’identità e la missione della scuola cattolica nel contesto educativo odierno. Infine, il documento Le persone consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni e orientamenti, emanato nel 2002, è pensato in rapporto complementare con quello sul laico cattolico ed in continuità con l’Esortazione apostolica Vita consecrata9, frutto del Sinodo sulla vita consacrata, quale approfondimento delle ragioni di una presenza indispensabile, quella dei consacrati, nel contesto della scuola di oggi.

    c. Il nuovo documento

    Il presente documento, indirizzato ai fedeli laici ed alle persone consacrate che condividono la stessa missione educativa nella scuola, intende completare il binomio Il Laico cattolico testimone della fede nella scuola e Le persone consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni e orientamenti. Suo obbiettivo è quello di offrire degli spunti di riflessione sulla missione educativa condivisa da persone consacrate e da fedeli laici nella scuola cattolica. Nella stesura del documento si è tenuto conto del recente Magistero Pontificio nonché delle utili informazioni desunte dallo studio dei documenti elaborati dalle Congregazioni della Curia Romana e dagli Istituti religiosi con carisma educativo, e raccolti dal Dicastero nel 1999.

    Il documento parte da quanto già si fa nel campo della missione educativa condivisa, vuole avere carattere propositivo ed incoraggiare la formazione e la progettualità dei fedeli laici e delle persone consacrate nel campo educativo e scolastico cattolico.

    La diminuzione dei membri degli Istituti di vita consacrata crea talvolta per loro una insidiosa tentazione di rinunziare alla scuola cattolica non potendo gestirla. Ciò appare, però, non solo inopportuno, ma anche dannoso nella prospettiva della missione della Chiesa. Infatti, la corretta educazione dei bambini e dei giovani è questione di estrema importanza per il bene della Chiesa e dell’umanità, per formare un mondo migliore. Il carisma dei religiosi, la loro consacrazione a Dio e, quindi, la loro particolare testimonianza li predispongono ad essere educatori ai valori. Non bisogna rinunziare a tale attività. D’altra parte, i laici, pure essi chiamati all’apostolato, che vivono la quotidianità nelle famiglie e negli affanni della vita secolare, sono in grado di dare una costruttiva prospettiva nell’educazione; quindi la collaborazione e in certo senso armonica integrazione nella cura dell’educazione delle nuove generazioni. Il documento intende contribuire ad una fruttuosa impostazione di tale collaborazione.

    ____________________________

    1 UNESCO, Rapport mondial sur l’éducation 2000, Paris, 2000, pp. 119-121.
    2
    Dati forniti nel 2006 dall’Office international de l’enseignement catholique (OIEC).
    3
    J. DELORS, L’éducation un trésor est caché dedans, Rapport à l’UNESCO, Paris, 1996.
    4
    S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica, Roma, 19 marzo 1977, in Enchiridion Vaticanum, vol. 6, pp. 60-119.
    5
    S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Il Laico cattolico testimone di fede nella scuola, Roma, 15 ottobre 1982, in Enchiridion Vaticanum, vol. 8, pp. 262-341.
    6
    S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi sull’amore umano, Lineamenti di educazione sessuale, Roma, 1 novembre1983, in Enchiridion Vaticanum, vol. 9, pp.420-456.
    7
    CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, Roma, 7 aprile 1988, in Enchiridion Vaticanum vol. 11, pp.262-313.
    8
    CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, Roma, 28 dicembre 1997, in Enchiridion Vaticanum vol. 16, pp. 1570-1583.
    9
    GIOVANNI PAOLO II, Es. ap. Vita consecrata, 25 marzo 1996, AAS 88 (1996), pp. 377-486.

  •  

  • INTERVENTO DI MONS. ANGELO VINCENZO ZANI

    Con la riforma della Curia romana, Paolo VI, nella Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae Universae del 15 agosto 1967, conferì al nostro Dicastero il compito di seguire la distribuzione e la missione delle Scuole Cattoliche nel mondo, attraverso gli episcopati locali. Ciò avveniva in un momento in cui si stava fortemente ampliando l’accesso in massa delle giovani generazioni alla scuola.

    Oggi, come ha accennato il Card. Prefetto, vi sono nel mondo circa 250.000 istituti scolastici cattolici, frequentati da poco meno di 42 milioni di allievi, così distribuiti per continente: in Africa: 10.000.000; nelle Americhe: 12.000.000; in Asia: 10.000.000; in Europa: 9.000.000; in Oceania: 800.000. Gli insegnanti delle scuole cattoliche sono circa 3.500.000. Considerando che tutte le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado del mondo sono frequentate da poco più di un miliardo di studenti, la presenza della scuola cattolica è una voce significativa che si propone con un progetto educativo incentrato su una chiara idea di persona, e orientato secondo una precisa visione pedagogica.

    La scuola cattolica opera in tutte le aree geografiche, anche in quelle dove non c’è la libertà religiosa, o che sono socialmente ed economicamente più svantaggiate, con una stupefacente capacità di rispondere alle emergenze e ai bisogni formativi, nonostante talvolta vi siano grandi difficoltà.

    Vorrei citare alcuni esempi di una tale presenza, in quanto il linguaggio dell’esperienza è molto più adatto a spiegare l’azione educativa della Chiesa, soprattutto in luoghi ‘caldi’ e di frontiera.

    In Libano, il programma della scuola cattolica ha come obiettivo principale di portare i giovani al dialogo e alla collaborazione tra musulmani e cristiani. Dei 210.000 alunni delle scuole cattoliche, appartenenti alle 18 confessioni religiose presenti nel paese, il 63% sono cattolici, il 12,6% cristiani di altre confessioni, e il 24,4% non cristiani, per la maggior parte musulmani. In alcune aree del paese i non cattolici sono il 99% degli allievi delle scuole cattoliche.

    Nella Terra Santa (Stato d’Israele, Territori Palestinesi, Regno di Giordania) su circa 11 milioni di abitanti solo 280.000 sono cristiani, di cui 140.000 cattolici. Le scuole cattoliche sono frequentate dal 55% di cristiani e dal 45% di non cristiani, per lo più musulmani, ma anche da alcuni ebrei. Mi piace ricordare due esempi di scuole cattoliche.

    A El Mutran Nazareth c’è la "Scuola di San Giuseppe" che ha circa 1.200 allievi cristiani e musulmani. Fondamento del progetto educativo è l’educazione alla pace, apprendendo a vivere insieme e accettando le differenze. Ha grande valore l’origine di questa scuola, in quanto è stata fondata dal P. Emile Shoufani, greco-melchita, come segno di riconciliazione dopo l’assassinio del padre.

    A Gerusalemme c’è lo "Schmidts Girls College", fondato nel 1886, destinato alla gioventù femminile; esso ha 5.000 allieve tra i 4 e i 19 anni, di cui i due terzi sono di religione islamica.

    L’esempio della Bosnia è alquanto significativo. In piena guerra dei Balcani, l’Arcidiocesi di Sarajevo ha fondato tre scuole dette "Scuole per l’Europa", destinate ad accogliere allievi serbi, croati e musulmani. E’ un esempio riuscito di educazione al dialogo, al rispetto reciproco ed all’accoglienza che coinvolge anche i genitori. Inizialmente frequentavano queste scuole 1.600 allievi, oggi le scuole si sono moltiplicate, fino a diventare 15, e gli allievi sono oltre 10.000.

    In Marocco l’ECAM (Enseignement Catholique au Maroc) ha predisposto nel 2.000 un progetto pedagogico dell’insegnamento cattolico che mira alla formazione integrale dell’alunno. Oggi nel paese esistono 17 centri scolastici, con 11.000 alunni, tutti musulmani, 600 formatori, quasi tutti marocchini, e 17 direttori e direttrici; tra essi, alcuni marocchini, altri francesi e libanesi, musulmani e cristiani. Il progetto coniuga l’ispirazione dei valori cristiani con la realtà locale.

    Nel Nepal, dove la maggioranza della popolazione è induista, i cattolici sono appena 6.000 su 23 milioni di abitanti. Nel 2004 il re assegnò un premio di benemerenza a due missionari per il loro impegno nel campo dell’istruzione: la preside della scuola "St. Mary" e il fondatore del "St Xavier College", l’unico collegio cattolico in Nepal. L’onorificenza reale è stata attribuita per i contributi dati alla vita sociale, economica, culturale e al progresso della popolazione nepalese. Il riconoscimento conferito ai due missionari da un paese a maggioranza induista è il segno dell’apprezzamento per il servizio educativo della scuola cattolica che, attraverso un curricolo di studi di alta qualità, favorisce una conoscenza reciproca attraverso l’educazione alla pacifica convivenza.

    Negli Stati Uniti d’America, gli studenti delle scuole cattoliche per il 27% provengono dalle minoranze, e per il 13,5% da comunità non cattoliche. Inoltre, il 43,2% di tutte le scuole cattoliche è localizzato nei centri più poveri. Negli ultimi anni, si sta verificando un fenomeno statisticamente significativo, soprattutto a livello delle grandi metropoli. Alcune Congregazioni religiose e diocesi, che avevano Istituti scolastici di forte tradizione e frequentati dai ceti medio-alti, di fronte alle nuove povertà che si diffondono, scelgono di dismettere le grandi istituzioni, affidandole ad altri, per avviare strutture scolastiche più piccole ma di qualità, aperte in particolare alle classi più povere e disagiate delle periferie urbane o agli studenti appartenenti a gruppi di minoranze. Il tasso di abbandono nelle scuole cattoliche è del 3,4%, rispetto al 14,9% nelle scuole pubbliche. Il 99% degli studenti delle scuole superiori consegue il diploma ed il 97% prosegue con l’istruzione universitaria.

    A Dakar, nel Sénégal, è stata fondata nel 1949, dai Padri Maristi, la scuola "Sainte Marie de Hann", che nel 1977 è stata assimilata ai Licei francesi fuori del territorio della Repubblica francese. La frequentano 3.500 allievi con 170 professori, ed è aperta a ragazzi e ragazze provenienti da tutta l’Africa Occidentale francofona, di tutte le confessioni religiose e di tutte le categorie socio-economiche. Dopo che i Maristi si sono ritirati, è subentrata la diocesi la quale, con l’aiuto dei laici, ne conserva lo stile e lo spirito. La scuola, che ha ricevuto il premio UNESCO, si ispira ad un progetto educativo teso ad educare alla pace e a realizzare un ‘foyer’, con l’obiettivo di far dialogare le diverse culture per costruire un mondo fondato sulla fraternità.

    Cinquant’anni fa, in Venezuela, in un popoloso quartiere della periferia di Caracas, è nato il movimento Fe y Alegrìa, col proposito di modificare le condizioni di povertà dei suoi abitanti attraverso l’istruzione. Tutto è iniziato da un gruppo di studenti dell’Università cattolica, guidato dal gesuita P. Vélaz, che ha creato una piccola scuola per i poveri, ma che presto si è esteso in tutto il Venezuela e in America Latina. Oggi questa realtà è presente in 14 paesi dell’America Latina e in Spagna, con 1.000 scuole e diversi programmi educativi e di sviluppo, con più di un milione di allievi e quasi tutti insegnanti laici. Inoltre, dal 1995, Fe y Alegrìa ha creato un Istituto Universitario a Caracas che oggi è frequentato da diverse migliaia di studenti.

    Un accenno particolare deve essere fatto riguardo alla presenza della scuola cattolica nei sistemi scolastici dei paesi dell’Europa centrale e orientale. Il crollo del comunismo ha sbloccato una situazione che si protraeva da anni, facendo riscoprire il valore della persona e della libertà anche nei processi formativi. In molti di questi paesi si sono avviate revisioni profonde delle legislazioni scolastiche, nelle quali sono ora previsti anche riconoscimenti e sostegni economici alle scuole cattoliche

    A tutti è evidente che la qualità dell’educazione dipende dalla qualità e dalla dedizione dell’insegnante, dalla condivisione del progetto educativo della scuola, dalle sue relazioni con gli altri insegnanti, con lo studente e la sua famiglia. Mentre in passato le scuola cattoliche erano conosciute per l’appartenenza ad una determinata Congregazione religiosa, che forniva la maggioranza assoluta degli insegnanti, ora sempre di più il corpo docente è composto anche da laici. Pertanto, oggi dei 3.500.000 di insegnanti nelle scuole cattoliche la maggioranza è dei laici, pur con una percentuale assai diversificata nelle varie parti del mondo. Riporto qualche dato che può anche descrivere l’evoluzione della presenza delle persone consacrate e dei fedeli laici nella scuola cattolica.

    Negli Stati Uniti d’America nel 1950 la percentuale degli insegnanti era del 14% laici e l’86% di persone consacrate, di cui il 7% sacerdoti, il 3% fratelli e il 76% religiose. Nel 1998 la percentuale dei laici era salita al 92%, per giungere nel corrente anno al 95,6%, di cui il 74,5% donne.

    Nel continente asiatico, ad Hong Kong il numero delle persone consacrate, impegnate nelle oltre 1000 scuole cattoliche, era nel 2005 di 152 persone mentre i laici giungevano a 11.424, di cui 7.824 donne e 3.500 uomini. Un altro dato da prendere in considerazione riguarda il calo degli insegnanti cattolici: nel 1961 erano il 69%, nel 2005 invece solo il 27%. In India vi sono 7 milioni di studenti nelle scuole cattoliche: la percentuale degli studenti cattolici è solo del 22,7%, il 5,6% sono di altre confessioni cristiane, mentre il 53% sono induisti, l’8,6% mussulmani e il 10,1 di altre credenze. Il 45,1% delle scuole sono gestite dalle Diocesi e le restanti da Congregazioni religiose.

    In Australia si è passati dal 69% delle persone consacrate impegnate nella scuola nel 1965 allo 0,9% del 2005, mentre i direttori religiosi sono passati, nello stesso periodo dal 100% all’8,2%. Peraltro, in Australia le scuole private e cattoliche continuano a registrare una forte crescita. Le scuole cattoliche accolgono il 20% degli studenti. Anche le scuole islamiche sono in aumento con una crescita nel numero degli studenti dell’11% l’anno nel periodo 1996-2003.

    Nell’Europa occidentale registriamo lo stesso trend, pur con varie differenze. In Spagna negli ultimi cinque anni i religiosi impegnati nella scuola sono passati da 8.831 a 7.618, mentre i laici da 81.105 a 92.070. Negli ultimi cinque anni, tra il personale docente, dirigente e ausiliario dei centri scolastici, i religiosi sono passati dal 12,4% al 10,1%, mentre i laici dall’87,6% all’89,9%. Nell’anno scolastico 2006/2007 tra il personale docente laico gli uomini erano meno della metà delle donne: 26.673 su 57.779. In Francia la presenza religiosa nelle scuole è estremamente ridotta, anche se viene mantenuta la tutela degli istituti scolastici cattolici sia al livello diocesano che di Congregazione religiosa. Le scuole cattoliche francesi accolgono il 16,7% degli studenti.

    In Italia gli ultimi dati disponibili risalgono all’anno scolastico 2005/06 e mostrano che la scuola cattolica costituisce circa l’11% dell’intera popolazione scolastica del paese. Le scuole dell’infanzia, riunite nella FISM, con le sue 8.000 sedi e oltre 600.000 iscritti rappresentano la fetta più consistente. La FIDAE associa 1081 primarie, 595 medie inferiori e 658 superiori, con un totale di 280.000 iscritti. E se negli ultimi cinque anni il numero degli iscritti ha registrato un incremento nelle primarie e nelle medie (di circa 10.000 unità), nel contempo si è verificata la chiusura di quasi 50 Istituti. Nelle superiori, invece, entrambi i dati sono in calo: un centinaio di istituti in meno e circa 6.000 iscritti. Negli ultimi anni, il totale dei docenti di elementari, medie e superiori cattoliche è diminuito del 5.3%. Il calo maggiore dei docenti si concentra, tuttavia, tra i religiosi (-19%), mentre è meno consistente la diminuzione del personale religioso con compito dirigente.

    Gli esempi illustrati, unitamente ai dati, mostrano una variazione significativa della compagine dei docenti delle scuole cattoliche nell’arco degli ultimi anni, con un forte calo di religiosi/e e un considerevole aumento di personale docente laico. Tuttavia, si nota che questa trasformazione, lungi dall’essere un impoverimento, costituisce una grande potenzialità per la scuola cattolica. Anzitutto, in termini ecclesiali e pastorali, essa manifesta la crescita di un laicato maturo ed impegnato che considera la scuola cattolica come espressione di una Chiesa viva e ben articolata nella varietà delle sue espressioni; inoltre, a livello professionale e culturale, vede crescere il numero e la qualità di persone profondamente coinvolte nell’attuare un progetto educativo cristianamente ispirato, il quale contribuisce anche a sviluppare la riflessione scientifico-pedagogica sulla base della varietà e ricchezza delle esperienze pedagogico-didattiche.

    Il nuovo documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica, mettendo in luce questi aspetti, intende incoraggiare e sostenere tutti i soggetti coinvolti nella grande avventura dell’educazione cristiana.

     

  • INTERVENTO DEL PROF. ROBERTO ZAPPALÀ

    La lettura del testo del nuovo documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica Educare insieme nella scuola cattolica. Missione condivisa di persone consacrate e fedeli laici presenta due motivi di particolare interesse: da una parte, costituisce un ulteriore approfondimento della identità ecclesiale della scuola cattolica, in linea di continuità con i precedenti documenti della Congregazione e, soprattutto, nella prospettiva dell'ecclesiologia di comunione post-conciliare. Dall'altra, mette al centro un tema quanto mai attuale: 1'«educare insieme». Tema attuale, perché le sfide culturali e formative poste dalla società complessa - caratterizzata dal moltiplicarsi di riferimenti valoriali sempre meno condivisi, dal diffondersi dell'individualismo e del relativismo morale che espongono soprattutto le giovani generazioni al pericolo di essere «sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina» (Ef 4, 14) - impongono alla scuola di cercare e «trovare risposte adeguate non solo al livello dei contenuti e dei metodi didattici, ma anche sul piano dell'esperienza comunitaria che caratterizza l'azione educativa» (n. 1).

    Questo tema certamente interpella ogni istituzione scolastica, ma in modo particolare la scuola cattolica perché essa si propone come una comunità educativa che non solo si riconosce in un determinato quadro di valori (i valori evangelici) e li trasmette, ma vive e fa vivere un'esperienza di comunione in cui quei valori sono «assunti come norme educative, spinte motivazionali ed insieme mete finali del percorso scolastico» (n. 5).

    In questa luce, l'esperienza educativa della scuola cattolica viene pensata e costruita come un'esperienza di comunione. Un'esperienza che non s'improvvisa ed, anzi, richiede maturità ecclesiale nei rapporti tra consacrati e laici. Soprattutto, richiede un cammino di formazione per entrambi.

    Il nuovo documento vuol offrire un contributo di riflessione su tre aspetti fondamentali che riguardano la collaborazione tra fedeli laici e consacrati nella scuola cattolica. A questi tre aspetti sono rispettivamente dedicate le tre sezioni in cui si articola il documento.

    Nella prima sezione (La comunione nella missione educativa) viene messa a fuoco la radice teologica e antropologica della comunione, ponendo la categoria teologica della «comunione» come riferimento essenziale:

    - per comprendere l'antropologia cristiana: creato ad immagine e somiglianza di Dio-Trinità (suprema comunione d'amore), l'uomo è, infatti, costituito persona nel suo essere con e per altri, ed è chiamato a realizzarsi nella comunione con Dio e con gli altri;

    - per comprendere la concezione cristiana dell'educazione: centrata sulla persona come essere di comunione, l'educazione può autenticamente attuarsi solo in un contesto relazionale e comunitario, a partire dalla famiglia, originaria comunità educativa naturale, per arrivare alla scuola, spazio educativo comunitario che sostiene l'impegno educativo della famiglia, secondo la logica della sussidiartela (n. 12);

    - per comprendere l'impegno peculiare che la comunità educativa della scuola cattolica deve sentire e fare proprio: promuovere tra consacrati e laici quella spiritualità della comunione (n. 16) che è stata additata come la grande prospettiva della Chiesa del terzo millennio e che, nella scuola cattolica, è il punto di riferimento essenziale per una missione autenticamente condivisa.

    Questo significa riconoscere gli educatori che appartengono alle famiglie religiose, alle diocesi, ai movimenti religiosi, le persone che appartengono alle associazioni cattoliche di categoria, le associazioni stesse, così come gli altri fedeli che operano nella scuola come una ricchezza e un dono dello Spirito.

    Nella seconda sezione (Un cammino di formazione per educare insieme) il documento chiarisce che, per educare in comunione ed alla comunione, occorre una specifica formazione, articolata a tre livelli:

    - formazione professionale (n. 22 e ss). Se la buona scuola è fatta, soprattutto, da buoni insegnanti, occorre curare ed assicurare la qualità culturale dell'insegnamento, la capacità relazionale e la capacità di far sintesi tra competenze professionali e motivazioni educative. E' determinante, infatti, sapere cogliere nelle istanze formative delle giovani generazioni una domanda di crescita in umanità, prima che in competenze e capacità, facendo dell'impegno educativo una conseguenza derivante dalla (...) fede che diventa operante nell'amore. Perché, come dice Sap 3, 17: «la cura dell'istruzione è amore».

    - formazione teologica e spirituale (n. 26 e ss), da realizzare insieme, consacrati e laici, perché la formazione alla comunione si attua in comunione. E quest'impegno formativo deve accogliere ed armonizzare lo specifico contributo di entrambi. Così, se, da una parte, i consacrati sono chiamati a contribuire alla formazione condivisa (cf. n. 27) con la radicalità evangelica della loro vita e condividendo i frutti della loro formazione anche con i laici, dall'altra parte, i laici porteranno il contributo della loro «piena soggettività ecclesiale» (n. 30) e della loro specifica «indole secolare», per aiutare la comunità educativa ad un più attento discernimento dei segni dei tempi, dei valori evangelici e dei controvalori che questi segni racchiudono (n. 31). Ma anche, talvolta, assumendo un ruolo attivo nell'animazione spirituale della comunità che costruiscono insieme ai consacrati: «La comunione e la reciprocità nella Chiesa non sono mai a senso unico»1. E come in altri tempi sono stati soprattutto i sacerdoti e i religiosi a nutrire spiritualmente e dirigere i laici, cosi oggi può succedere che siano «gli stessi fedeli laici ad aiutare i sacerdoti e i religiosi nel loro cammino spirituale e pastorale»2(n. 32).

    - formazione allo spirito di comunione per educare (n. 34 e ss), per creare rapporti di comunione sempre più profondi tanto sul piano professionale quanto su quello personale e spirituale (n. 35). Rapporti che sono per se stessi fecondi sul piano educativo e pedagogico (n. 37). Tale fecondità si esprime, anzitutto, nella stessa testimonianza di comunione che di per sé forma alla comunione ed assume il valore di principio educativo. Grazie ad essa, la scuola cattolica si fa promotrice di una cultura della comunione, trasmettendo la cultura non come mezzo di potenza e di dominio, ma come capacità di comunione e di ascolto degli uomini, degli avvenimenti, delle cose (n. 39). Questa testimonianza di comunione è, poi, feconda anche sul piano della pastorale vocazionale (n. 40): infatti, il quotidiano dialogo e confronto con educatori, laici e consacrati, che offrono una gioiosa testimonianza della propria chiamata, orienterà con più facilità il giovane in formazione a considerare la propria vita non come un insieme di sensazioni da sperimentare, ma come una vocazione, come un cammino da vivere insieme.

    Nella terza sezione del documento (La comunione per aprirsi agli altri) si chiarisce qual è il fine di quest'impegno ad educare nella comunione ed alla comunione. Questo fine è chiaramente affermato al n. 43: «Educare in comunione ed alla comunione significa orientare gli studenti a crescere autenticamente come persone, capaci di aprirsi progressivamente alla realtà e di formarsi una determinata concezione di vita, che li aiuti ad allargare il loro sguardo ed il loro cuore al mondo che li circonda, con capacità di lettura critica, senso di corresponsabilità e volontà d'impegno costruttivo».

    Questa apertura ad extra ha una duplice motivazione. C'è una motivazione antropologica che rimanda all'uomo come persona, nella sua intrinseca apertura agli altri, che si attua compiutamente nell'amore. Peraltro, quest'apertura relazionale implica in sé una forte esigenza formativa: l'esigenza di «imparare a leggere l'interdipendenza di un mondo, che è sempre più assediato dagli stessi problemi di carattere globale, come un segno etico forte (...); come un richiamo ad uscire da quella visione dell'uomo che tende a concepire ciascuno come individuo isolato»; l'esigenza, dunque, di «formare soggetti capaci di rispettare l'identità, la cultura, la storia, la religione e soprattutto le sofferenze e i bisogni altrui, nella consapevolezza che tutti siamo veramente responsabili di tutti (n. 44).

    Ma c'è anche una motivazione squisitamente teologica ed ecclesiologica: la scuola cattolica partecipa della missione della Chiesa e la Chiesa - come ha ribadito il papa Benedetto XVI - non è mai fine a se stessa: esiste per mostrare Dio al mondo, esiste per gli altri. Allo stesso modo, la scuola cattolica esiste per il mondo intero ed è costruttrice di una comunione aperta.

    L'apertura di questa comunione scaturisce proprio dalla rete di relazioni che rendono viva la scuola cattolica: dalle interazioni della comunità educativa con la realtà sociale e culturale esterna (n. 47), con le famiglie (n. 48), con la Chiesa locale ed universale (nn. 50-52).

    Questo ci fa capire l'importanza della scuola cattolica sia nell'oggi di un mondo in cui la sfida culturale è la prima, la più provocante e gravida di effetti (n. 54), sia nell'oggi della Chiesa che vuoi essere «la casa e la scuola della comunione»3 per gli uomini del nostro tempo (n. 56).

    ____________________________

    1 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Ripartire da Cristo, n.31.
    2
    GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici, n. 61: AAS 81 (1989), 514.
    3
    GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte, n. 43: AAS 93 (2001), 296.

  •  

    top