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CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

OMELIA DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

Marine Drive ground di Ernakulam (India)
Domenica, 17 novembre 2002

 

Cari Fratelli e care Sorelle,

è con grande gioia che sono qui a Ernakulam, in questo meraviglioso Stato del Kerala, in occasione delle celebrazioni giubilari dei due grandi Apostoli dell'India, san Tommaso e san Francesco Saverio. In quanto Inviato Speciale di Sua Santità, Papa Giovanni Paolo II, vi assicuro del Suo profondo interesse per questa celebrazione, della Sua solidarietà e delle Sue preghiere per la comunità cristiana, e per tutta la nazione indiana, in questo momento cruciale della sua storia.

L'India è un Paese dalla cultura e dalle tradizioni antiche, con una visione spirituale e una saggezza morale innate. Proprio qui sono sorte diverse grandi religioni del mondo e molte altre vi sono state accolte e integrate. L'unità nella diversità è sempre stato il segno distintivo dell'India perché tradizioni diverse si sono sforzate di convivere fianco a fianco in uno spirito di complementarità e armonia.

Le origini della Chiesa cattolica in India risalgono alla predicazione di san Tommaso Apostolo, che, secondo la tradizione, giunse in India nel 52 A.D., circa 2000 anni fa, e che subì il martirio a Mylapore, dove da allora è venerata la sua tomba.

La personalità di questa grande figura, con i suoi tratti caratteristici, emerge dal Vangelo di Giovanni (Gv 11, 16; 14, 5; 20, 24-29). Insieme agli altri Apostoli, ha creato una comunione intima con Gesù di Nazareth e ha condiviso tutte le gioie e tutte le prove dolorose che lo hanno accompagnato nel suo viaggio volto alla predicazione del Suo messaggio di amore e di unità.

Tommaso era un uomo impulsivo, solerte nell'avvicinarsi agli altri, non timoroso di porre domande e di cercare chiarimenti se necessario. Dovette scontrarsi con la sua stessa resistenza e i suoi stessi dubbi relativi agli eventi straordinari della morte e della resurrezione di Gesù a Gerusalemme. È colui che, toccando le ferite di Gesù dopo la risurrezione, vide svanire tutti i suoi dubbi e la sua fede elevarsi a un nuovo livello. Egli semplicemente credette, esclamando dal profondo del cuore: "mio Signore e mio Dio". Alla fine comprese tutta la portata di quanto era accaduto: Gesù Cristo era risorto dai morti, vincendo in tal modo il dolore e la morte e offrendo nuova speranza a tutta l'umanità. Era cominciata una nuova era.

Tommaso interpretò la sua missione come condivisione di questa esperienza, come spiegano le parole di Gesù: "andate nel mondo e annunciate la Buona Novella a tutto il creato" ossia, proclamazione del messaggio e della realtà dell'amore incondizionato di Dio per tutti i popoli, indipendentemente dal credo o dal colore, dalla nazionalità e dalla razza. Ogni apostolo si è impegnato nella missione che il Signore gli ha affidato: "sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (At 1, 8). Quale fu la destinazione particolare di Tommaso e come vi arrivò?

I libri del Nuovo Testamento non offrono alcuna risposta a queste domande, ma altri documenti sacri e tradizioni alludono chiaramente alla predicazione e alla morte di san Tommaso in India e alla sepoltura delle sue spoglie mortali a Mylapore (Chennai).

Secondo la tradizione, san Tommaso operò per venti anni nel Kerala, annunciando la Buona Novella e creando varie comunità. I Cristiani di san Tommaso hanno conservato fedelmente il messaggio evangelico nel corso dei secoli, incorporando pienamente la fede nella cultura locale. A motivo della loro inculturazione, i Cristiani di san Tommaso non erano considerati seguaci di una religione straniera. Dopo tutto Gesù era asiatico. Erano pienamente cristiani per fede e indiani per cultura. Quindi, il cristianesimo era una pietra bella e preziosa nell'affascinante mosaico della società del Kerala.

La presenza ininterrotta e il credo dei Cristiani di san Tommaso nel corso di due millenni rendono testimonianza dell'opera missionaria di questo grande Apostolo. Questi cristiani, con la loro tradizione liturgica Siro-Orientale, hanno garantito che il messaggio evangelico restasse vivo e che il ricordo dell'Apostolo Tommaso sopravvivesse per ispirare le generazioni successive. I primi resoconti di viaggiatori che incontrarono comunità cristiane isolate in India risalgono al 345, quasi un secolo prima che san Patrizio cominciasse a evangelizzare l'Irlanda, in Europa Nord-Occidentale.

Ringraziamo i Cristiani di san Tommaso per la loro fedeltà a Cristo e al suo amato Apostolo Tommaso. Attraverso prove e sofferenze di tutti i tipi, sono rimasti integri, rendendo testimonianza dell'amore di Dio, versato per il suo Popolo. Nessuno può ignorare il contributo fondamentale che la Chiesa di san Tommaso ha apportato e continua ad apportare all'evangelizzazione dell'India e al di là dei suoi confini. Essi si sono dimostrati figli e figlie autentici di san Tommaso, che portò il Vangelo ai loro avi, quasi 2000 anni fa.

I portoghesi furono i primi europei a scoprire la rotta marittima per l'India quando Vasco de Gama sbarcò a Calicut nel 1498. Due anni dopo, il 24 dicembre 1500, le navi portoghesi approdarono a Kochi, proprio nella baia in cui celebriamo l'Eucaristia.

Quindi si aprirono le porte a san Francesco Saverio, uno dei primi compagni di sant'Ignazio, Fondatore della Società di Gesù, i Gesuiti, che vi giunse alcuni decenni dopo. Si imbarcò per l'oriente col cuore ardente dal desiderio di condividere il Vangelo di Gesù Cristo con persone di terre lontane. Raggiunse Goa il 6 maggio 1542, ma presto si diresse a Sud, dove operò incessantemente per portare la Buona Novella alle persone, imparando la lingua locale, compiendo viaggi infiniti e non curandosi mai della propria salute o delle proprie comodità. Dopo viaggi a Thiruvithamcore (Travancore) e in altri luoghi lungo la costa occidentale, si trasferì a Mypore, ove trascorse alcuni mesi in preghiera sulla tomba dell'Apostolo Tommaso. Quale segno di questa grande devozione all'Apostolo, aveva introdotto, già dal 1542, il nome del santo nella formula confessionale della Messa. Fu dopo i giorni di preghiera trascorsi sulla tomba, che Francesco, illuminato e rinvigorito da quell'esperienza, cominciò la sua missione in Estremo Oriente. Le numerose lettere che scrisse in quel periodo dimostrano grande interesse e profonda sollecitudine per i cristiani di san Tommaso e per il loro Vescovo, Mar Jacob.

Senza aver potuto realizzare il sogno di predicare il Vangelo in Cina, Francesco morì il 3 dicembre 1552, a Sanian (Shangquan), isola situata di fronte alla costa cinese di Guangdong. Tuttavia, il suo corpo fu riportato a Goa dove viene ancora oggi venerato nella chiesa di Bom Jesus.

Persone di ogni condizione sociale riconoscono Francesco Saverio come un grande santo. Fu coraggioso e ricercò sempre la volontà di Dio. Era in grado di trattare con persone di ogni ceto sociale, sebbene preferisse i poveri, gli emarginati, i sofferenti e i deboli. Nelle sue istruzioni ai compagni che operavano lungo la Fishery Coast e a Travancore, li esortò a essere presenti "al cuore delle masse" che incontravano nei villaggi che visitavano. "Visitate i malati", diceva, "sforzatevi di farvi amare da loro, perché in tal modo la vostra opera sarà molto più efficace".

Saverio comprendeva l'importanza di farsi tutt'uno con gli altri, di essere inculturato. Egli e i suoi compagni parlavano alla gente usando il linguaggio semplice degli schiavi, dei mercanti, dei colonizzatori e dei servi. Rispettarono le usanze degli indiani circa il cibo, gli indumenti e altri aspetti della vita, mostrando così la loro determinazione a far sì che il cristianesimo fosse compreso interiormente.

In pochi anni, Francesco ottenne molto per la Chiesa in India. Stabilì il tono e il ritmo per le generazioni successive di cristiani, che avrebbero seguito lo stesso spirito di servizio generoso volto alla diffusione della Buona Novella di Gesù Cristo in tutte le parti del Paese. Quella della Chiesa in India è una storia gloriosa di uomini e di donne eroici che hanno offerto la propria vita per amore di Dio e del popolo indiano.

Sia san Tommaso Apostolo sia san Francesco Saverio hanno svolto un ruolo molto speciale nella storia dell'India. In diversi momenti della sua storia, questa terra di antiche culture e profondi valori religiosi ha aperto il suo cuore ai due apostoli giunti da terre lontane. Queste due figure sono state gli strumenti scelti da Dio per annunciare il Suo Regno, per insegnare agli indiani l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Il nuovo approccio di Francesco si basava sulle salde fondamenta di una Chiesa che risaliva ai tempi degli Apostoli. Entrambi hanno predicato il Vangelo dell'amore, prontamente recepito dalla gente e che, nelle generazioni successive, ha trovato espressione particolare nella cura dei malati, dei disabili e dei reietti. Madre Teresa di Calcutta, nota a tutti, è uno degli esempi più luminosi di questo tipo di evangelizzazione, riconosciuto e ammirato nel mondo. L'India l'ha onorata con il più alto riconoscimento, conferendole il "Bharata Rantman".

Nelle tradizioni ecclesiali Latina e Orientale sono migliaia i sacerdoti, i religiosi e i laici, che sacrificano la propria vita per contribuire a elevare i poveri, gli emarginati e i malati. Migliaia di scuole, ospedali, ambulatori, centri per i malati di lebbra, case per disabili e anziani, gestiti dalla Chiesa in tutta l'India proclamano ogni giorno questo Vangelo di amore. La Chiesa in Kerala, in particolare, ha inviato a sua volta migliaia di missionari a diffondere la Buona Novella al di là dei confini di quello Stato, in India e altrove. La Chiesa cattolica prova grande ammirazione per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, che sono attribuibili senza dubbio al forte senso della famiglia e della tradizione che prevale nella Chiesa nel Kerala. La fede cattolica è ben preservata e trasmessa alle giovani generazioni grazie all'educazione religiosa impartita nelle famiglie e all'attività di gruppi di formazione religiosa gestiti da persone impegnate e religiosi.

Questa terra, che ha accolto Tommaso e Francesco, e che ha prodotto altri grandi santi, affronta il terzo millennio con gratitudine per il passato e speranza per il futuro. Ogni epoca è incentrata su qualcosa di particolare e questo giubileo può offrire l'opportunità a tutti di comprendere le sollecitudini universali della Chiesa, che prosegue il suo cammino nel terzo millennio. Alla fine del Grande Giubileo del 2000, il Santo Padre ha affermato che la grande sfida consiste nel fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione. Dobbiamo accettare con gratitudine questo dono di comunione che l'India ha cercato di promuovere nel corso dei secoli e dobbiamo elaborare altri modi e mezzi di promozione e di rafforzamento del senso di comunione sia nella Chiesa sia fra persone di ogni tradizione e religione.

Anche se dal punto di vista numerico la Chiesa cattolica rappresenta una minoranza nell'ambito di una popolazione così vasta, proprio come il piccolo chicco di senapa nella parabola di Gesù, essa è in India un segno ispiratore e convincente del Regno di Dio e sostiene la causa di tutti, in particolare dei poveri e degli emarginati. La sua credibilità aumenterà se la comunione fra tutti cattolici progredirà e troverà un'espressione maggiore. Rendiamo grazie a Dio per la ricchezza delle tradizioni Orientale e Occidentale nella Chiesa qui, e uniamo la nostra preghiera alla Preghiera Sacerdotale di Gesù "sono una cosa sola" (Gv 17, 21). La solidarietà e la collaborazione fra le diverse Chiese (Ecclesia in Asia, n. 26) e il "dialogo di vita e di cuore" con altre religioni (Ecclesia in Asia, n. 31) devono essere elementi essenziali di questo spirito di comunione.

La fede che avete ricevuto grazie a due giganti, san Tommaso e san Francesco Saverio, va letta e vissuta di nuovo, serbando intatto il suo significato originale e condividendo vividamente l'esperienza di Cristo che hanno vissuto in modo tanto ammirevole cosicché l'attuale generazione giunga a conoscere Cristo più profondamente, come fecero Tommaso e Francesco, affinché anch'essa possa affermare con la stessa convinzione "mio Signore e mio Dio".

Invocando lo Spirito Santo su tutti i presenti e la protezione della Vergine Maria, madre di Dio e Regina dell'India, il Santo Padre imparte di cuore la sua Benedizione Apostolica quale pegno di comunione nel Signore Risorto.

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