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CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

RIFLESSIONE DEL CARD. CRESCENZIO SEPE

La missione
continua...!

 

Oggi si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, in cui tutto il Popolo di Dio è invitato a pregare, a riflettere e a cooperare alla realizzazione della Missione consegnata da Cristo alla sua Chiesa, che la continua nel tempo e la diffonde tra i popoli, fino ai confini della terra.

Nel momento storico che attraversiamo, la Missione, mentre presenta prospettive confortanti, deve affrontare anche alcune sfide dovute ad "una situazione che si fa sempre più varia e impegnativa nel contesto della globalizzazione e del nuovo e mutevole intreccio di popoli e culture che la caratterizza" (NMI, 40).

In realtà, in questi ultimi decenni la riflessione sulla Missione è stata indubbiamente vivace. Essa è stata provocata dalle varie trasformazioni socio-politiche, con la drammatica realtà del sottosviluppo e della povertà, che continua ad opprimere la maggior parte dell'umanità, oltre che dall'approfondimento dello studio sulle culture e le varie espressioni religiose. Anche il nuovo fenomeno della globalizzazione ha, per certi aspetti, preoccupato quanti si sforzano di giungere ad una unità nella solidarietà di tutti i popoli.

In questo contesto, la missione della Chiesa, se da una parte è apparsa in tutta la sua essenza ecclesiale, come l'ha descritta il Vaticano II, ha dovuto anche constatare che "la missione specifica ad Gentes sembra in fase di rallentamento" (RM 2).

Molti e complessi sono i problemi della Missione in questo inizio del Terzo Millennio, in relazione alla variegata e fluida situazione della società internazionale. In questo senso, risulta vera l'affermazione secondo la quale è "il mondo a definire l'agenda della missione".

Ma, la "Missione continua" anche oggi. Così, Giovanni Paolo II rinnova e qualifica il "Grande Mandato" di Cristo: "Il Mandato missionario ci introduce nel terzo millennio invitandoci allo stesso entusiasmo che fu proprio dei Cristiani della prima ora: possiamo contare sulla forza dello stesso Spirito, che fu effuso a Pentecoste e ci spinge oggi a ripartire sorretti dalla speranza "che non delude" (Rm 5, 5)" (NMI 58). L'esortazione di Papa Paolo VI, ripresa da Giovanni Paolo II, richiede anche oggi la necessaria, continua presenza dei missionari in tutte le Chiese che devono essere e sono "per loro natura" (AG 2) missionarie: "Aprite le porte ai missionari, poiché "ogni Chiesa particolare, che si separasse volontariamente dalla Chiesa universale, perderebbe il suo riferimento al disegno di Dio e si impoverirebbe nella sua dimensione ecclesiale" (EN 62)" (RM 39).

L'invito e l'incoraggiamento a questo impegno di sempre, ci viene dal Papa che ci esorta a continuare a lavorare per l'Opus Maximum, la conversione del mondo a Cristo: "Duc in altum! Questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro: "Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!" (Eb 13, 8)" (NMI 1).

In questo spirito, nell'odierna "Giornata Missionaria Mondiale", il pensiero e la preghiera vanno ai nostri Missionari in tutto il mondo, con i quali celebriamo la "Festa della Missione" con gioia serena e fiduciosa, anche se coscienti della grande problematica missionaria nei nuovi scenari del pianeta e delle sfide che essi devono affrontare. Queste nuove realtà non solo sono presenti anche alla loro attenzione, ma sono pure l'oggetto del loro impegno e, soprattutto, della loro fervida preghiera. Essi infatti sono coscienti del monito di Gesù che "senza di me non potete fare nulla" (Gv 15, 5). Nella molteplicità, alle volte caotica dei problemi che li assillano, essendo essi come tutti i cristiani, "nel mondo ma non del mondo" (Gv 15, 19), e vivendo alle frontiere della fede, sentono più di ogni altro gli interrogativi e le istanze, le sfide e le sofferenze che il dovere di evangelizzare impone loro. La nostra vicinanza a loro in questa "Festa Missionaria", certamente li aiuta a risvegliare lo stesso spirito di dedizione e di gioia dei missionari che li hanno preceduti sul campo dell'apostolato. La nostra preghiera li renderà missionari generosi e autentici ed il nostro aiuto economico li renderà coscienti della nostra solidarietà nel comune dovere di predicare il Vangelo. Tutti noi, infatti, in qualsiasi parte del mondo ci troviamo, abbiamo la percezione che siamo sempre sulla stessa "barca di Pietro", che naviga da secoli sul grande mare della realtà umana in continua trasformazione: naviganti intrepidi sì, ma sempre nel mare, spesso tempestoso, dell'umanità. Questo mare in tempesta, particolarmente insidioso e temibile, è per noi, oggi, soprattutto, quello della "secolarizzazione" post-moderna, che ha trasformato ogni cultura, modificato ogni parametro di valori e ideali di vita in tutte le nazioni. È su questo mare che la Chiesa oggi è chiamata da Cristo a navigare ed è invitata dal Papa a vincere ogni timore e rompere ogni indugio per prendere il largo: "Duc in Altum!" (Lc 5, 4).

Benché nell'incertezza del presente, che può diventare angoscia apostolica in molti cristiani che sentono il loro dovere missionario e constatano la graduale perdita del senso cristiano nella vita delle loro Chiese di origine, noi dobbiamo "fare memoria grata del passato" e delle meravigliose e miracolose imprese missionarie che Cristo ha concesso alla sua Chiesa. Dalla conquista cristiana dell'Europa del primo millennio con Patrizio, Agostino di Canterbury e Bonifacio al Nord, e l'evangelizzazione di Cirillo e Metodio degli Slavi ad Est, la Missione ha proseguito la sua avanzata sulle piste dell'Asia orientale fino al Catai e, nel secondo millennio, ha portato il Vangelo anche alle Americhe. La storia della Missione non si cancella, come non si cancella l'alveo di un fiume che nei secoli più vicini ha irrorato e fertilizza tuttora immensi territori dei "Paesi di Missione" in Africa, in Asia e in Oceania. La presenza delle Chiese giovani in ogni continente ci rassicura che il Vangelo, per ordine di Cristo Signore, è stato e continuerà ad essere predicato a tutte le Genti! Gli ostacoli che i missionari hanno conosciuto, e che conoscono tuttora nel loro diuturno lavoro di predicazione della Buona Novella, come i grandi problemi di ogni genere che sorgono di fronte alle grandi culture e le religioni non cristiane, non devono essere per nessuno causa di scoraggiamento, ma di entusiasmo e di gioia. Noi oggi siamo i testimoni dei frutti del loro lungo ed estenuante lavoro, dei loro sacrifici e delle loro silenziose immolazioni, che hanno richiesto, e tuttora richiedono, alle volte, anche il sacrificio della vita. Le centinaia di Chiese giovani che essi hanno fondato con il loro sudore e, spesso, irrorato con il loro sangue, devono essere, e sono di fatto, fonte di consolazione per tutti coloro che, con Cristo e sul suo esempio, hanno rigenerato tribù e popoli alla vita divina ed hanno sparso "i semi del Verbo" (S. Agostino) in tutti i campi del mondo. Le nuove Chiese piantate dai missionari sono infatti diventate "Luce per le Genti" (At 13, 47) ed hanno offerto a tutti i popoli nuove visioni di vita umana e civile, estendendo i confini della "Gerusalemme Celeste", a cui tutti i popoli devono confluire nella pace. Queste nuove Chiese certamente sono soprattutto opera dello Spirito "che spira dove vuole" (Gv 3, 8), ma sono anche il frutto dell'obbedienza alla Sua voce da parte di una schiera eletta di uomini e donne che, nella fedeltà alla vocazione missionaria e nell'amore offerto con totale dedizione, hanno piantato la Chiesa e offerto la salvezza divina a tutte le Nazioni. Non si può non fare felicemente memoria di tutto questo specialmente oggi, Giornata Missionaria Mondiale, perché questa è la vera storia della Missione che tuttora continua. È pure necessario, in questa occasione, rendere l'onore dovuto a chi, come i Missionari, ha dato prova di una dedizione ammirevole al "servizio del Vangelo" (Fil 2, 22). Una dedizione, purtroppo, molte volte non conosciuta, spesso ignorata e, in certi casi, addirittura derisa o deprecata da chi, per ignoranza dei fatti o incomprensione colpevole delle reali situazioni, ha recato insulto al loro sacrificio e disonorato una grande impresa di verità e di carità.

Ma lo storico onesto e obiettivo non può non registrare il fatto che mai al mondo si è visto un esercito di uomini e donne che, per motivi sublimi e puro amore del prossimo, ha lasciato il proprio Paese e la sua gente per salpare i mari o avventurarsi su sentieri sconosciuti al servizio di altri popoli, con il solo intento di contribuire alla loro illuminazione spirituale ed elevazione sociale.

Questo è quanto hanno fatto i Missionari di ogni tempo e in ogni Paese; e lo hanno fatto spontaneamente e con gioia in tante difficoltà. Essi hanno agito con il solo ideale e il grande desiderio di offrire un aiuto necessario e dovuto ad altri popoli, per l'elevazione della vita di coloro che ritenevano loro fratelli e sorelle nel Signore. Attraverso l'annuncio di un Dio, Padre comune di tutti, essi, evangelizzando, hanno anche cercato il miglioramento delle condizioni umane di quelle nazioni in cui si sono "incarnati" e di cui sono diventati con-nazionali. Attraverso l'affermazione della dignità personale e l'annuncio della dottrina cristiana e della morale illuminata dalla rivelazione divina, hanno aperto per loro nuove visioni di una società di uguali, offrendo a persone di ogni etnia e colore il battesimo di rigenerazione che li eleva alla dignità di figli e figlie di Dio. Essi hanno così rivendicato per tutti, in quanto fratelli in Cristo, il diritto dell'uguaglianza, abolendo la schiavitù, deprecando le caste e favorendo il perfezionamento delle loro culture. Tutto questo lavoro di Evangelizzazione, di annuncio, cioè della "Buona Novella", è all'origine delle moderne società di tanti popoli e dell'organizzazione di nuovi stati dotati di strutture educative e sociali, create dai missionari con tanti sacrifici. Essi hanno compiuto tutto questo anche con l'aiuto e in fraterna collaborazione con i figli di tante giovani Chiese da loro fondate, alcuni dei quali furono presto elevati alla loro stessa dignità di Sacerdoti e fatti tutti, Religiosi, Religiose e Laici, Missionari. Come non riconoscere in questo processo storico la devota ed umile ubbidienza di schiere di missionari al comando di Cristo di "evangelizzare tutte le Nazioni" (Mt 28, 19) e non dare gloria a Dio per il successo del loro lavoro? Sono infatti evidenti i loro grandi meriti davanti alla storia e principalmente alla "storia sacra" di chi "è andato seminando nel dolore" la Parola di Dio e "ritorna gioioso portando i suoi covoni" (cfr Sal 126, 6).

Per questo, sull'esempio del Santo Padre, dobbiamo essere convinti che la Provvidenza sta preparando vie nuove al Vangelo nel nuovo secolo: "Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di un'umanità più preparata alla semina evangelica. Sento venuto il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la missione ad Gentes" (RM 3). Nelle prime linee di queste "forze ecclesiali" non possono mancare i Missionari, di qualsiasi razza e in qualsiasi nazione. Essi, come la Chiesa, sono gli "esperti in umanità" (Paolo VI), sono gli "evangelizzatori per vocazione" che in unione di propositi e in collaborazione di opere, continueranno con coraggio ed entusiasmo l'opera di Cristo nel mondo del terzo millennio.

CRESCENZIO Card. SEPE

    

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