The Holy See
back up
Search
riga

CONVEGNO INTERNAZIONALE IN OCCASIONE
DEL 40° ANNIVERSARIO DEL DECRETO CONCILIARE "AD GENTES"  

OMELIA DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

Basilica di San Pietro
Sabato, 11 marzo 2006

 

1. "Tu sarai un popolo consacrato al Signore tuo Dio" (Dt 26, 19). Dio sceglie un popolo di schiavi, privo di valore agli occhi del mondo, lo affranca, lo educa, gli assicura una regione in cui abitare, gli affida una missione, quella di entrare nella terra della Promessa. La missione viene da Dio, entra nel mondo e raggiunge il popolo di Israele.

Cari fratelli e sorelle, siamo venuti nella Basilica di San Pietro a "rendere grazie", a rivivere l'emozione di quei Padri Conciliari che, in questo stesso Tempio, 40 anni fa, approvarono uno dei testi più carichi di futuro di tutto il Vaticano II. Se il baricentro ontologico della vita della Chiesa non può non poggiare da sempre su Gesù Cristo, quello geografico e pastorale si sposta, grazie all'Ad gentes, dalle Chiese di antica tradizione alle giovani Chiese di missione. È divenuta familiare un'espressione cara a Papa Paolo VI e che risuona fin dalle prime righe del Decreto Conciliare:  "La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria" (AG 2).

La prima lettura della Messa odierna presenta Israele come un popolo di consacrati, chiamato a compiere una missione speciale. La missione di Israele si prolunga nella Chiesa, il nuovo popolo santo, consacrato al Signore mediante il battesimo, per una missione che durerà fino alla fine dei secoli, come si legge nel Decreto Ad gentes: "Lo Spirito Santo chiama tutti gli uomini a Cristo, e li raccoglie nell'unico popolo di Dio, che è "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo di redenti" (1 Pt 2, 9)" (AG  15).

2. "Ma io vi dico" (Mt 5, 44). Gesù è la novità di Dio, l'ultima e definitiva tappa della salvezza, la parola conclusiva di Dio. È la linea di demarcazione del tempo: prima di lui e dopo di lui. Nel discorso della montagna, di cui abbiamo ascoltato un segmento, Matteo sottolinea il balzo operato da Gesù rispetto ai piccoli passi compiuti da Israele, e delinea lo stile delle relazioni fraterne (vv. 21-48). "Siate voi, dunque, perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5, 48). Sei figlio di Dio? Allora, diventa quello che sei.

3. Fratelli e sorelle carissimi, pellegrini sulla tomba dell'apostolo Pietro, siamo venuti a rinnovare il nostro impegno a servizio della Missio ad Gentes. Gesù, il missionario del Padre, che ha reso intrepidi gli araldi del Vangelo, bussa alla porta del nostro cuore per dirci che non si ama restando chiusi nel proprio egoismo. Non si possono selezionare le persone da amare, né si possono escludere alcuni, neppure colui che opera il male. Il prossimo non va scelto, ma accolto. La missione, come l'amore, è universale, ed inizia facendo esodo dal proprio cuore. L'amore sfiorisce e muore se non arriva a darsi.

Abbiamo davanti a noi le grandi sfide della missione. In questi ultimi decenni la riflessione sulla Missione è stata vivace. È stata provocata dai mutamenti socio-politici, dal dramma della povertà, che continua ad opprimere la maggior parte dell'umanità, dal dialogo tra le culture e le religioni, dal fenomeno ambivalente della globalizzazione. E se la missione della Chiesa è la stessa del Redentore, ossia di rivelare il volto misericordioso del Padre, essa sta assumendo quelle connotazioni che le urgenze le vanno manifestando. In un certo modo, è il mondo stesso a definire l'agenda della missione della Chiesa. Eppure, come si legge nell'Enciclica Redemptoris Missio "mai come oggi la Chiesa ha l'opportunità di far giungere il Vangelo, con la testimonianza e la parola, a tutti gli uomini e a tutti i popoli. Vedo albeggiare una nuova epoca missionaria, che diventerà giorno radioso e ricco di frutti, se tutti i cristiani e, in particolare, i missionari e le giovani chiese risponderanno con generosità e santità agli appelli e sfide del nostro tempo" (RM 92).

A darci coraggio sulla strada della Missione arrivano i nostri missionari martiri. In questi anni molti hanno versato il sangue per amore di Gesù e del gregge loro affidato. Schiere di uomini e di donne coraggiosi, volti noti e sconosciuti. Discepola del Vangelo che porta, la Chiesa missionaria vive ancora la persecuzione in alcuni ambienti. L'annuncio di Gesù Cristo come unico Salvatore dell'uomo; la denuncia dell'egoismo; la violenza sui piccoli; la solidarietà con gli ultimi provocano ostilità. "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gv 15, 20). Fu perseguitato Pietro, in questo luogo dove stiamo celebrando i santi Misteri. Fu perseguitato Paolo. "Il martirio - scrive il Servo di Dio Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Incarnationis Mysterium - è la prova più eloquente della verità della fede, che sa dare un volto umano anche alla più violenta delle morti e manifesta la sua bellezza anche nelle più atroci persecuzioni" (IM 13).

A conclusione di questa omelia, non posso non ricordarvi l'appello che i Padri Conciliari fecero alle diverse realtà ecclesiali, con il Decreto Ad gentes, per risvegliare in tutti la comune responsabilità del Vangelo: "Tutti i Vescovi, in quanto membri del corpo episcopale, sono stati consacrati non soltanto per una Diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo" (AG 38). Lo stesso vale per i sacerdoti. Recita ancora il Decreto: "I sacerdoti siano profondamente convinti che la loro vita è stata consacrata anche per il servizio delle missioni. I professori dei seminari e delle università espongano ai giovani la situazione reale del mondo e della Chiesa. Nell'insegnamento delle discipline dogmatiche, bibliche, morali e storiche mettano bene in luce quegli aspetti missionari che vi sono contenuti, al fine di formare in questo modo una coscienza missionaria nei futuri sacerdoti" (AG 39).

"Gli istituti religiosi, di vita contemplativa ed attiva, hanno avuto ed hanno tuttora una parte importantissima nell'evangelizzazione del mondo. Il sacro Concilio ne riconosce i meriti, e li esorta a perseverare nel lavoro intrapreso" (AG 40). Un appello viene rivolto anche ai fedeli-laici, affinché prendano parte attiva e responsabile all'edificazione del regno: "Tutti i fedeli, come membra del Cristo vivente, hanno l'obbligo di cooperare all'espansione e alla dilatazione del suo corpo" (AG 41). È la Chiesa che chiama e che sospinge alla Missione.

La strada è quella della carità, perché la carità è l'anima della Missione ad Gentes. Come ricorda il Santo Padre Benedetto XVI nell'Enciclica Deus caritas est, l'amore è la missione fondamentale della Chiesa (cfr DCE 1). Se avete appreso fino in fondo la lezione di amore di Gesù, non abbiate paura di perdere la vita per lui e per il Vangelo. La vostra decisione di amare diventi respiro perché dove vince l'amore la fede si propaga; dove, invece, vince l'egoismo la fede si spegne. Il futuro della fede e del cristiano si gioca sul versante dell'amore.

Chiediamo al Padre affinché per mezzo del Figlio e con la forza dello Spirito, la Chiesa continui la sua missione di annunciare Cristo e il suo Vangelo a tutti gli uomini, fino ai confini della terra.

Affidiamo alla Vergine Maria, la Madre di Dio e la Stella dell'Evangelizzazione, la Chiesa missionaria e tutti gli araldi del Vangelo.

       

top