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PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

RIFLESSIONE DI S.E. MONS. ELIO SGRECCIA

 

La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita

 

L'enunciazione stessa del tema, che sarà oggetto di riflessione durante il Congresso Internazionale, che si accompagnerà alla XIII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, sottintende il convincimento che la prima e la più solida difesa della vita umana e della sua promozione sociale è riposta nella coscienza viva del suo valore, radicata negli animi dei cittadini e nella cultura.

Non si farà, in questa occasione, una trattazione storica delle testimonianze di quanto la coscienza dei fedeli cattolici ha espresso a sostegno della vita, né dei documenti del Magistero della Chiesa Cattolica che hanno parlato alle coscienze dei credenti. Si intende piuttosto sviluppare una riflessione sulla formazione della  coscienza  e  sulle  responsabilità che ne derivano nell'attuale situazione, che non possiamo non definire di emergenza.

In un ordinamento politico che voglia rimanere democratico e che consenta anche nella realtà dei fatti l'espressione adeguata della libertà e della responsabilità delle persone, i valori che si intendono affermare, vivere e sostenere non possono non richiedere un meditato radicamento previo nelle coscienze:  voglio dire che non si può delegare all'opinione pubblica o alle prevalenze degli orientamenti politici i chiarimenti delle motivazioni.

Quello della difesa della vita e del diritto alla vita per ogni essere umano, durante il corso della sua esistenza terrena, dal momento del concepimento fino alla morte naturale, è il primo dei valori sociali posti alla base della società stessa.

L'argomento, proposto nel Congresso, ovviamente è rivolto in particolare ai cattolici, di cui la Pontificia Accademia per la Vita si fa interprete, perché su questo valore prioritario, essi hanno diritto di portare la loro testimonianza, affinché sia radicata su solide motivazioni e sia espressa con univoca consapevolezza; il riflesso di questa presa di coscienza e di questa auspicabile e doverosa testimonianza andrà poi ad arricchire la stessa società nel suo insieme, perché il valore-vita, essendo il più fondamentale fra i diritti umani, è a beneficio di tutti ed è affidato alla coscienza di tutti. In questo campo i fedeli cattolici, con umiltà, fermezza e coerenza sono chiamati a dare la più chiara testimonianza a servizio di tutti.

Il risveglio del valore vita

Che la società nel suo insieme, anche globalmente considerata, abbia bisogno di un risveglio in ordine a questo valore delle coscienze, non necessita di dimostrazione, anche per il fatto che la cronaca quotidiana fa constatare quanto la vita umana sembri aver perso qualsiasi valore:  si trovano neonati morti nei cassonetti, giovani vite spezzate nei tentativi di furto, nel traffico, sul lavoro, nell'abuso dell'alcool e nel ricorso alla droga. Vi sono poi le creature soppresse in ambiti di vita che fanno meno notizia: ricordiamo in particolare l'aborto legale e clandestino.

Milioni, centinaia di milioni di persone sono penalizzate nella loro vita dalla fame, dalle ingiustizie e dalle malattie; ed è opportuno registrare che talvolta, quando sorgono fortunatamente moti e sussulti di protesta per questi delitti, più che dalla coscienza lucida del valore in giuoco, il giudizio e la reazione della società sono differenziati dall'emotività:  ci sono vite numerose che non fanno notizia e la cui perdita non genera sussulto; ci sono battaglie sacrosante per salvare la vita dalla pena di morte e salvaguardare il diritto alla vita anche per coloro che hanno commesso gravi delitti, mentre si autorizza la morte degli innocenti con leggi della cui esistenza ancora non riusciamo ad arrossire.
Si vede che l'emotività o gli interessi politici sostituiscono la coscienza vera.

Una ragione in più perché la coscienza dei singoli e delle comunità sia liberata da queste contraddizioni e da queste distonie.

La coscienza morale non può essere una variabile socio-psicologica, specialmente quando i valori sono quelli fondamentali, perché la coscienza anche quando ha una vibrazione intuitiva o preconscia si nutre e si chiarifica sempre come un giudizio della ragione, emesso sul valore oggettivo delle nostre azioni. La coscienza è voce del cuore, ma di un cuore percorso dalla luce della verità.
Scrive R. Guardini, facendo riferimento a S. Agostino: "L'organo che fa esperienza del valore è il cuore; questo concetto, però, non si deve intendere in termini sentimentali... il cuore è spirito, spirito in contatto con il sangue, spirito che arde nell'incandescenza e incandescenza che illumina" (Etica, Brescia, Morcelliana 2001, p. 118).

Viene logico ricordare quanto afferma la Costituzione Conciliare Gaudium et spes: "La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità... Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità numerosi problemi morali, che sorgono tanto nella vita privata quanto in quella sociale" (G.S., n. 16).

Formazione delle coscienze e responsabilità operative

Bisogna ammettere che anche per il credente, pur illuminato dalla Rivelazione e dal Magistero, non sempre è facile in un mondo pluralista e tra i condizionamenti di difficoltà personali dovute anche ai limiti della fragilità umana, elaborare un chiaro e motivato giudizio di coscienza su molti problemi che riguardano la vita, specialmente nell'attuale momento dominato dalle scoperte scientifiche, dal progresso tecnologico e spesso dalla mentalità utilitarista. È necessario allora parlare in senso positivo e critico di formazione della coscienza cristiana, del come questa coscienza cristiana si possa porre con autenticità e fiducia in dialogo con le differenti e talora opposte visioni della vita e del bene comune, e come possa costruire nella tolleranza sociale e politica la propria identità senza venir meno all'obbligo della parresia e della giustizia. Soprattutto è necessario evidenziare l'atto conclusivo della coscienza che consiste nell'assunzione di responsabilità; a questi temi generali e sociali dedica la prima giornata di riflessione il Congresso della Pav.

I problemi nuovi e attuali dell'obiezione di coscienza

Irrobustire le coscienze, e sostenerne la continua formazione in relazione al diritto alla vita offeso in modo grave, sono gli scopi primari del nostro convegno; ma ve n'è pure un altro che riguarda l'obiezione di coscienza in campo biomedico che sarà oggetto di studio della seconda giornata del Congresso.

Fino a qualche tempo fa, l'obiezione di coscienza per il cattolico (e per altre persone consapevoli del valore della vita) aveva due sole possibilità applicative:  quella al servizio militare e quella in relazione all'aborto.

Ora il campo si va estendendo anno per anno, e la conflittualità della coscienza cristiana dei professionisti con la legge e la prassi sta crescendo nel quotidiano.

Basta ricordare l'estensione dell'aborto, previsto dalle leggi abortiste, in ospedale e con intervento chirurgico, all'aborto chimico:  pillola del giorno dopo e RU486, e in altre forme con intercettivi: adesivi, strumenti meccanici o vaccini.

Bisogna mettere nel conto, ormai, anche l'eutanasia, la sperimentazione sugli embrioni, la partecipazione alla procreazione artificiale, i tentativi di clonazione, la produzione di cellule staminali embrionali con conseguenti soppressioni degli embrioni, senza dire dell'uso selettivo della diagnosi preimpiantatoria e, in molti casi, della stessa diagnosi prenatale e, più globalmente, fuori dell'ambito sanitario, nell'elaborazione dei meccanismi che provocano ingiustizie sociali ed economiche che producono armi di distruzione, miseria, e morte in tanti Paesi ingiustamente sfruttati o dominati.

Ma si potrebbe dire che all'interno di tutte queste invasioni violente nel territorio, protetto fino a qualche anno fa, dal principio di inviolabilità della vita, sta prendendo voce una corrente di pensiero, che pretende di dare alla tecnologia umana il dominio selettivo dei viventi e il destino futuro della specie, predicando "il rifiuto della causa dell'origine dell'uomo" per affidarla al caso, per quanto riguarda il passato, e per consegnarla alla scienza e alla tecnologia per quanto riguarda il futuro.

Il movimento anticreazionista, ultima sponda del secolarismo radicale che intende cancellare la "datità" della vita e assumere la progettualità della vita da parte della scienza, vuole non solo togliere il diritto alla vita per i concepiti, ma anche il ruolo di Dio Creatore, e la Sua immagine e somiglianza sul volto dell'uomo:  voci filosofiche, associazioni scientifiche e congressi intendono "erigere" la bandiera della nuova scienza demiurgica, non più in nome di Galilei (che era un credente), ma in nome di Nietzsche e dell'impeto di Prometeo.

L'obiezione di coscienza allora va considerata in un'ottica più vasta, non solo nei singoli settori (dove tuttavia sono milioni gli esseri umani immolati ogni anno), ma nei confronti di un più vasto delirio di una rivolta contro quello che è sentito come il limite creaturale, che invece è sorgente di un dono che è sempre prezioso, perché dono di Dio, destinato all'eternità. Il tentativo del rifiuto della creazione, e con essa della sacralità della vita, è un assalto non solo a Dio, ma anche alla ragione e alla sana laicità, perché la ragione fonda l'appello al Creatore e la sana laicità riconosce in questa radice la consistenza della realtà, la sua autonomia rispetto al potere abusivo e invasivo dell'uomo che pretendesse infliggere la morte ad un altro uomo.

Questo è il grido oggi della coscienza laicamente retta e di quella cristiana che si incontrano nel rivendicare il diritto alla vita, il primo dei beni e dei doni per il laico e per i credenti.

Non dobbiamo dimenticare che i nazisti per legittimare le stragi e i campi di concentramento coniarono l'aforisma secondo il quale la coscienza era "una patologia della cultura ebraica e cristiana".

La morte dell'innocente ha per così dire tre fasi:  la prima nelle coscienze obnubilate, la seconda nel delitto dei singoli, la terza nelle leggi permissive e inique che cancellano l'idea stessa del delitto. Di qui l'importanza che questo valore, quello della vita, il primo dei valori fondamentali nell'ambito sociale, sia tutelato anzitutto nelle coscienze e dalle persone di retta coscienza.

Si potrebbe concludere ancora con le parole di R. Guardini:  "La salvezza spirituale, la libertà, l'onore, la dignità, di un'epoca o di una società dipendono in ultima analisi dal fatto che vi siano uomini appassionati dei valori e capaci di porre la realizzazione di essi al di sopra di tutto, ma prescindendo da se stessi in tale impegno" (Ibidem, p. 116).

Per chi vorrà seguire il Congresso e conoscere in anticipo i nomi dei relatori, riportiamo il nutrito programma.

 

Programma

23 febbraio 2007

Prolusione

- Alcuni punti sulla coscienza nell'insegnamento di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI
S.Em.R. Card. Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute (Messico)

I Sessione

- La coscienza morale secondo la riflessione etica e l'attuale crisi di autorità
S.E. Mons. Anthony Fisher (Australia)
- La coscienza morale e la novità cristiana:  elementi per una lettura teologica
Prof. Brian Johnstone (Australia)
- La coscienza morale di fronte alla vita umana
Prof. Robert P. George (Usa)
- La responsabilità personale e sociale nel contesto della difesa della vita umana:  la problematica della cooperazione al male
Prof. Luke Gormally (Inghilterra)

24 febbraio 2007

II Sessione

- Storia dell'obiezione di coscienza e interpretazioni attuali del concetto di tolleranza
Prof. Jean Laffitte (Francia)
- L'obiezione di coscienza nell'ambito delle legislazioni delle Istituzioni Europee
Prof. Gerard Memeteau (Francia)
- L'obiezione di coscienza in rapporto ai Paesi della Common Law
Prof. Carl Anderson (Usa)

III Sessione

- Obiezione di coscienza e testimonianza nella prassi medico-chirurgica
Prof. Patricio Ventura-Juncá (Cile)
- Obiezione di coscienza e testimonianza nel campo della ricerca biomedica
Prof. Monica López Barahona (Spagna)
- Obiezione di coscienza per categorie professionali particolari (farmacisti, giudici, amministrativi, consulenti, etc.)
Prof. Alicja Grzeskowiak (Polonia)
- L'impegno della coscienza cristiana per la promozione della vita in relazione ai Paesi in via di sviluppo
S.Em.R. Card. Ivan Dias (India)

 

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