The Holy See
back up
Search
riga

 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move - N° 91-92, April - August 2003, p. 429-430

Da una diocesi italiana: 

bell’esempio di servizio religioso agli immigrati*

Nelle domeniche del tempo di Pasqua si celebra, si prega e si parla in tante lingue diverse nelle chiese di Trento. I flussi immigratori hanno portato in Trentino popoli dei vari continenti, con le loro culture, le loro usanze, le loro religioni.

Statistiche recenti affermano che il 60% dei cittadini immigrati nella regione professano la fede cristiana, nella maggioranza dei casi cattolica o ortodossa. E’ nato così, il problema di non lasciare soli questi fratelli in Cristo, di offrire loro dei punti di riferimento, dei momenti di aggregazione, per non disperdere il patrimonio di fede che hanno portato dai Paesi d’origine. La prima iniziativa fu di don Beppino Caldera, parroco ed attuale presidente della fondazione Migrantes della Diocesi di Trento. Proprio nella sua chiesa parrocchiale, egli quattro anni fa celebrò la Santa Messa pasquale per gli immigrati africani e latinoamericani di lingua portoghese. Seguirono analoghe celebrazioni per gli immigrati ucraini, polacchi, latinoamericani di lingua spagnola, che ormai sono diventate appuntamento fisso, grazie al continuo impegno della Fondazione e del gruppo missionario del decanato di Trento.

Così, nella prima domenica dopo Pasqua, per pregare Cristo Risorto hanno partecipato alle rispettive liturgie gli immigrati ucraini di rito greco-cattolico e quelli romeni e moldavi di rito ortodosso. Entrambe le celebrazioni hanno registrato una grande adesione di fedeli. Nella provincia di Trento moltissimi, addirittura qualche migliaio, sono sia i romeni che gli ucraini. Ora, ambedue le comunità fanno riferimento ad una struttura ecclesiale definita: agli ortodossi romeni e moldavi la Diocesi di Trento ha concesso in affidamento la chiesa di San Marco; i cattolici ucraini, invece, si ritrovano di frequente nella chiesa di San Giuseppe ma, grazie alla dedizione del loro parroco don Agostino Babiak, ora hanno modo di incontrarsi anche in altre località del Trentino.

Nella stessa giornata, hanno celebrato la Santa Pasqua anche gli immigrati di lingua spagnola nella chiesa di Cristo Re, quelli di lingua portoghese nella chiesa di San Rocco, quelli di lingua francese ed inglese nelle chiese di San Bartolomeo e dello Sposalizio. Nelle settimane successive un nuovo appuntamento, promosso dalla fondazione Migrantes, nello stesso clima di fraternità e con lo stesso fervore religioso: il “pellegrinaggio dei popoli” al santuario mariano di Montagna di Pinè. Dalla chiesa del Santuario, che si erge su un altopiano fra i più caratteristici della provincia di Trento, i pellegrini hanno raggiunto attraverso i boschi il luogo dove secondo la tradizione la Vergine apparve alla pastorella Domenica Targa. Costumi, abiti tradizionali e musiche hanno contraddistinto il passaggio della folta processione, dove erano rappresentati i polacchi, gli ucraini, i bielorussi, i moldavi, i cileni, i brasiliani, gli argentini, gli ecuadoregni e i congolesi: un universo di popoli, di colori e di idiomi. Con il Rosario Missionario in mano, ogni gruppo ha recitato la prima parte dell’Ave Maria in lingua propria, con la risposta in italiano e ad ogni decina del Rosario si è pregato per le famiglie, per i clandestini, per l’unità fraterna tra tutte le razze. E seguita la celebrazione della Santa Messa. La fede ha fatto da comune denominatore e da legame fra etnie e culture diverse.

* da L’Osservatore Romano del 28 maggio 2003
top