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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move - Supp. N° 93,  December 2003, pp. 306-309

Slovacchia

Rev. Don Peter Bešenyei, SDB

Direttore Nazionale

Carissimi amici,

Mentre vi saluto di cuore, vorrei illustrarvi la situazione della nostra comunità di zingari in Slovacchia, parlarvi della loro vita e anche del nostro operato nei loro confronti.

La mia relazione sarà divisa in due parti:

  1. La prima riguarderà la posizione della minoranza etnica zingara in Slovacchia: nella società e nella Chiesa prima e dopo il 1990;
  2. La seconda illustrerà le iniziative e le offerte nei confronti di questa minoranza da parte della Chiesa in dieci anni di libertà. La relazione si concluderà con le nostre prospettive, possibilità ed aspettative.

1. Nel periodo del regime totalitario comunista, lo Stato comprese la specificità della comunità zingara, ed elaborò una strategia particolare in suo favore. La differenza di mentalità e del modo di vivere degli zingari non riuscì facilmente ad integrarsi nelle strutture comuniste. Il regime ha dovuto più volte modificare l’ipotesi di soluzione della cosiddetta "questione zingara".   

Una delle varianti politiche dello Stato era quella che prevedeva l’integrazione degli zingari con la maggioranza della popolazione, che sarebbe sfociata nella totale assimilazione. Naturalmente, lo sforzo è risultato vano. Per riuscire nell’intento, le famiglie zingare sono state inserite tra quelle della popolazione maggioritaria, in modo tale che un’unica famiglia zingara si venisse a trovare in un nucleo abitativo assieme ad altre famiglie non zingare. I ‘ghetti’ riservati agli zingari furono eliminati, e gli abitanti trasferiti obbligatoriamente nelle abitazioni lungo la frontiera, rimaste vuote dopo l’espatrio delle famiglie tedesche. Più tardi vennero costruiti grandi agglomerati zingari alle periferie delle città e dei paesi, in alcuni dei quali vivono tutt’oggi fino a 5.000 zingari.

Anche se all’ultimo censimento della popolazione effettuato in Slovacchia soltanto 89.000 persone hanno dichiarato di appartenere all’etnia Rom, dal computo reale si pensa che ne vivano circa 450.000 - 500.000.

Da parte dell’Unione Europea ci vengono mosse spesso delle critiche per la vita degli zingari, per la loro situazione sociale ed economica, e per i frequenti esodi di migranti.

Lo Stato, assieme ad oltre un centinaio di Organizzazioni parastatali zingare, sta cercando di aiutare la minoranza etnica Rom. 

Personalmente non vedo una logica in questo modo di agire: non c’è un fondamento chiaro, una struttura sicura per il futuro e, fatte rare eccezioni, si tratta di piccoli passi "in scarpe grosse".

Fino al 1990, per paura di repressioni da parte dello Stato, la Chiesa non svolgeva alcuna attività a favore degli zingari. Vi erano solamente iniziative sporadiche da parte di alcuni sacerdoti, che nelle proprie parrocchie cercavano di curare la catechesi e la loro crescita spirituale (def. Ondrej Porubec, Toporec) ma sempre con la paura e nella discrezione più totale.

2. Con la restituzione della libertà religiosa, i Vescovi tornarono nelle Diocesi e sotto la loro cura venne creato il Consiglio Pastorale per Zingari e altre minoranze etniche presso la Conferenza Episcopale. I membri di questo Consiglio iniziarono a raccogliere le esperienze pastorali con questa etnia ottenute all'estero, in quanto in Patria non ce n’erano. Hanno visitato perciò i Paesi limitrofi: Polonia - Edward Wesolek, Stanislaw Opocki; Ungheria - Kazincbarcika - Jozef Lancaric e poi successivamente anche l’Italia - Mario Riboldi, Luigi Peraboni.

Questi Paesi avevano già una certa esperienza, e potevano contare su strutture specifiche, ma soprattutto su uomini che hanno dedicato la propria esistenza alle comunità zingare.

Dopo aver raccolto alcune esperienze, ci siamo sforzati di elaborare un percorso che ci permettesse di arrivare al cuore degli zingari, per avere un modello da adattare alla nostra situazione che si è evoluta in circostanze storiche particolari, nelle quali siamo vissuti.

Soltanto nell’anno 2000 è stato elaborato il Piano Pastorale di Evangelizzazione della Chiesa Cattolica in Slovacchia per gli anni 2001–2006. Un capitolo specifico di questo Piano parla proprio degli zingari, e raccoglie anche le nostre esperienze. 

Il capitolo consta di tre parti:

PRIMA PARTE: Presenta la situazione in cui vivono gli zingari in Slovacchia. Parla della loro esistenza ai margini della vita sociale, culturale ma anche religiosa. Arriva ad affermare che agli zingari giovani mancano dei punti saldi della vita, e perciò essi sono più vulnerabili a cedere alle lusinghe di persone senza valori. Spesso manca loro il senso della vita, un impegno sociale e anche personale.

SECONDA PARTE: Introduce le finalità: la Chiesa deve essere per loro più trasparente e aperta, con una presenza sistematica che deve condurli alla corresponsabilità e alla consapevolezza della propria dignità.

TERZA PARTE:Presenta la collaborazione: l’esistenza di una viva cooperazione tra il Consiglio e quelle Parrocchie in cui c’è una forte concentrazione di zingari. Non si devono trascurare i valori della cultura zingara, che devono essere potenziati nell’ambiente.

Il nostro MODELLO di pastorale, anche se annovera dieci anni soltanto di esperienza, ci sembra molto utile e vorremmo descriverlo in quattro punti:

  1. La presenza di un gruppo di religiosi o laici, che vivono per due o tre anni in mezzo agli zingari, cercando di superare quei pregiudizi che da decenni persistono nei confronti di questa etnia. Devono nascere relazioni reciproche: partendo dai cuori dei bimbi si può arrivare ai genitori, cioè agli adulti.
  2. Il secondo passo riguarda la catechesi (scolastica ed extrascolastica), la preparazione ai Sacramenti (Battesimo, Confessione ed Eucaristia, Cresima e Matrimonio). La regolarità ed un ordine sistematico garantiscono una sicura riuscita. Qualcuno potrebbe obiettare che gli zingari sono instabili, e perciò la catechesi può essere caotica. L’esperienza invece ci ha confermato che se noi rispettiamo la precisione e l’ordine, pian piano imparano anche loro. La loro perseveranza dipende da noi.
  3. Si comincia poi ad amministrare sporadicamente i Sacramenti e a celebrare le funzioni religiose nel loro ambiente (a Natale e a Pasqua), poi, una volta al mese e dopo alcuni anni di presenza, possiamo officiare la Messa anche due/tre volte alla settimana.
  4. E’ importante offrire diverse attività nel loro ambiente. Si raccomanda di formare un Centro Pastorale. Gradualmente, il "centro missionario" degli zingari potrà inserirsi nella comunità parrocchiale in cui si trova. Questo modo di fare è stato praticato in cinque località: Bardejov, Jarovnice, Toporec, Varhanovce, Pečovská Nová Ves. In Slovacchia vi sono ancora circa 300 campi nomadi, dove l’evangelizzazione e la catechesi non funzionano ancora; mentre viceversa ci sono luoghi in cui alita già il "vento dello Spirito del Vangelo". Vorremmo offrire la nostra esperienza, affinché possa tornare utile.

La maggiore difficoltà che si incontra nell’Evangelizzazione e nella catechesi degli zingari è trovare degli operatori disposti a recarsi da loro, e ciò anche tra noi religiosi. Siamo più disposti ad andare nelle missioni "ad gentes", piuttosto che in mezzo agli zingari che vivono accanto a noi, anche se in questo caso di tratta di una vera "plantatio Ecclesiae".

Informazioni aggiornate sulle attività presenti in mezzo agli zingari in Slovacchia

Due anni fa ho descritto la situazione degli zingari Rom in Slovacchia, nella mia relazione al Congresso di Roma. (Vedi la relazione sopra)

Vorrei ora attualizzare e completare la relazione con le informazioni descritte in modo più dettagliato dai miei collaboratori, nelle loro relazioni a questo Congresso. 

Si tratta delle nuove attività del Centro Pastorale Roma di Bardejov (RPC), che funziona dal 1998, ma anche delle attività nei Centri comunitari per le nuove formazioni, dove operano i nostri catechisti ed altri nostri collaboratori vicini alla Chiesa. 

Questi Centri svolgono molte attività culturali e sociali, ma includono anche attività religioso-spirituali. Sono i Centri che si trovano nei paesi di: Snina, Varhanovce, Hanušovce nad Toplou, Jarovnice, ecc.

Spesso offrono anche una preparazione per i bambini in età pre-scolare, attività per ragazzi nel tempo libero, ma anche dei programmi religiosi.

A Bardejov è sorta la prima Scuola materna religiosa per bimbi zingari (è disponibile una relazione dettagliata della Direttrice della Scuola).

Come avvenimento straordinario, si è svolto a Gaboltov il X Pellegrinaggio degli zingari della Slovacchia, a cui ha partecipato anche S.E. Mons. Stephen Fumio Hamao assieme a Mons. Anthony Chirayath e a Sr Alessandra Pander, e di cui hanno riferito anche i mezzi di comunicazione.

Annualmente prendono parte a questo pellegrinaggio circa 2.000 - 5.000 Zingari della Slovacchia.

A Jarovnice è stata completata, nel 2001, la costruzione della chiesa locale. In questo luogo vive una comunità zingara di 3.000 fedeli, che ha ricevuto la visita degli ospiti venuti da Roma.

Abbiamo preparato e pubblicato un libretto di canti e lodi sacre dal titolo “Chvalme Pana”, canti in lingua Rom e in lingua slovacca ed un’audio-casetta su iniziativa del sacerdote greco-cattolico Martin Mekel.

Vorrei ricordare, inoltre, che ogni tre anni organizziamo un Pellegrinaggio dei Rom di tutto il Paese ad un Santuario Mariano in Europa: nel 1997 e nel 2000 ci siamo recati a Roma ed Assisi, nel 2003 a Torino e Lourdes.

Per il mese di luglio di quest’anno è prevista l’apertura di un Centro Pastorale nella più grande periferia zingara a Lunik IX, nella città di Kosice, che sarà curata da due sacerdoti della Diocesi.
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