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INTERVENTO DEL CARD. JOZEF TOMKO,
PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE,
ALL'INCONTRO INTER-RELIGIOSO DI ASTANA (KAZAKHSTAN)

Martedì, 23 settembre 2003  

 

Eccellenze,
Distinte Guide religiose e politiche,
Signore e Signori,

È per me un onore e un piacere rivolgermi a questa Assemblea a nome della Santa Sede. Ringrazio Dio Onnipotente per averci riuniti in questo Paese al fine di riflettere e di pregare per la pace come uomini e donne di pace. Desidero esprimere la mia profonda gratitudine a Sua Eccellenza il Presidente Nursultan Nazarbayev, nonché al popolo e al Governo del Kazakhstan, per aver reso possibile questa riunione. Il nostro incontro si svolge due anni dopo la visita memorabile di Sua Santità Giovanni Paolo II in questo Paese. Con il Papa, lodiamo lo "spirito di apertura e di cooperazione" presente nella tradizione del Kazakhstan.

Qual è la comprensione cattolica della pace? Quale, secondo la Chiesa cattolica, è il ruolo delle religioni nella costruzione della pace? Nel mio intervento risponderò brevemente a queste due domande.

1. La comprensione cattolica della pace

La Chiesa cattolica crede fermamente che la pace, prima di essere uno sforzo umano, è un dono di Dio. È nella Costituzione pastorale Gaudium et spes - gioia e speranza - sulla Chiesa nel mondo moderno (7 dicembre 1965), del Concilio Vaticano II, che troviamo l'insegnamento più importante della Chiesa sulla pace.

La Gaudium et spes afferma che "la pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi al solo rendere stabile l'equilibrio delle forze contrastanti, né è effetto di una dispotica dominazione".
Che cos'è, dunque, la pace? È l'"effetto della giustizia" (Is 32, 17). "È il frutto dell'ordine impresso nell'umana società dal suo Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente ad una giustizia sempre più perfetta". È anche il frutto dell'amore, poiché l'amore "va oltre quanto è in grado di assicurare la semplice giustizia" (Gaudium et spes, n. 78).

2. Il ruolo delle religioni nella costruzione della pace. L'approccio cattolico

I tragici eventi che hanno segnato l'inizio del nuovo millennio, le guerre che sono seguite loro, le tensioni persistenti tra popoli e nazioni, la minaccia del terrorismo e altri tragici fenomeni hanno messo in una nuova luce il ruolo delle religioni nel costruire e conservare la pace. A questo riguardo, come ha affermato Giovanni Paolo II, "i leader religiosi hanno una specifica responsabilità. Le confessioni cristiane e le grandi religioni dell'umanità devono collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona umana e diffondendo una maggiore consapevolezza dell'unità del genere umano. Si tratta di un preciso campo del dialogo e della collaborazione ecumenica ed interreligiosa, per un urgente servizio delle religioni alla pace tra i popoli" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1º gennaio 2002, n. 12). Che cosa possono fare, però, le religioni per promuovere relazioni pacifiche tra i popoli?

2.1 Pregare per la pace

Come già osservato, il cristianesimo considera la pace un dono di Dio e quindi i cristiani pregano per la pace. In questo, il cristianesimo è in armonia con le altre religioni. La Chiesa prega ogni giorno per la pace, poiché l'amore, la compassione, il perdono e la riconciliazione, che sono le vie per la pace, sono al centro del Vangelo.

Il Concilio Vaticano II esorta i cristiani a unirsi a tutti gli uomini e le donne che amano la pace al fine di implorarla e attuarla (cfr Gaudium et spes, n. 78). È in questo spirito che Papa Giovanni Paolo II, nell'ottobre 1986 e poi di nuovo nel gennaio 2002, ha preso l'iniziativa di invitare le guide religiose a pregare per la pace nel mondo ad Assisi, città di san Francesco, straordinario uomo di pace; il Papa, inoltre, nel gennaio del 1993 ha invitato le guide religiose a pregare per la pace in Europa, e specialmente nei Balcani. L'Assemblea inter-religiosa che si è tenuta in Vaticano dal 25 al 28 ottobre 1999, con il tema Alle soglie del Terzo Millennio: la collaborazione tra le diverse religioni, ha a sua volta avuto momenti intensi di preghiera.

Oltre alla preghiera vi è anche il digiuno per la pace. I partecipanti al primo incontro di Assisi e alla suddetta Assemblea inter-religiosa hanno accompagnato la preghiera con un giorno di digiuno. Nel 2002 il Papa ha invitato i cattolici a osservare una giornata di digiuno per la pace, e più precisamente l'ultimo venerdì del Ramadan, in un chiaro gesto di solidarietà spirituale con i musulmani.

2.2 Educare alla pace

L'educazione alla pace è sinonimo di educazione all'amore, alla compassione e all'armonia. Oggi più che mai siamo consapevoli dell'importanza dell'educazione per la pacifica coesistenza dei popoli di diversa origine etnica, culturale e religiosa. Le identità culturali e religiose non devono essere promosse in opposizione, ma nell'apertura verso le altre identità e in armonia con esse. I predicatori devono predicare amore e non odio, compassione e non esclusione, oggettività e non pregiudizi.

Oggi siamo tutti consapevoli del legame esistente tra il fanatismo religioso, la violenza, il terrorismo e le carenze nell'educazione. Gli educatori e i predicatori devono costruire ponti e non erigere barriere. La loro responsabilità dinanzi a Dio e agli uomini, in modo particolare i giovani, è grande.

È per questo che il Papa ha invitato le guide religiose del mondo a favorire la formazione di un'opinione pubblica moralmente corretta, presupposto fondamentale per costruire una società civile internazionale capace di perseguire la tranquillità dell'ordine nella giustizia e nella libertà (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1º gennaio 2002, n. 13).

2.3 Promuovere la giustizia

L'antico detto latino "se vuoi la pace preparati alla guerra" è ben noto. Oggi diremmo:  "se vuoi la pace, promuovi la giustizia". Le persone sono attaccate ai propri diritti e pronte a difenderli. Le tensioni, l'odio, le guerre, la violenza e le azioni terroristiche sono spesso il risultato dell'ingiustizia.
Tutte le religioni chiedono giustizia. Si tratta di un valore divino, poiché Dio è giusto ed esige giustizia, e quanti desiderano vivere secondo la Sua volontà devono praticare la giustizia. La regola d'oro, presente in tutte le religioni in forma diversa, è una valida espressione dell'appello/esortazione alla giustizia.

Non è possibile costruire la pace senza giustizia, senza perdono concesso e ricevuto, senza riconciliazione.

2.4 Promuovere lo sviluppo integrale della persona e della società

Papa Paolo VI ha affermato che sviluppo è il nuovo nome della pace. Lo sviluppo autentico abbraccia ogni persona e la persona nella sua interezza. Non può essere limitato alla dimensione economica o intellettuale, ma comprende anche l'ambito morale e spirituale.

È necessaria una cooperazione tra i popoli delle diverse religioni anche nel campo dello sviluppo. Le difficoltà che gli uomini devono affrontare non rispettano i confini religiosi; riguardano le persone di tutte le tradizioni. Occorre, per esempio, che tutti collaborino per tutelare il creato.

2.5 Promuovere i diritti umani, in particolare la libertà di religione

I diritti umani hanno la loro origine nella dignità della persona umana. La dignità umana e i diritti umani sono doni di Dio Creatore, e non un dono umano o una concessione politica. La libertà di religione è la pietra di paragone dei diritti umani. Ognuno ha diritto a scegliere la propria religione e a praticarla, sia come individuo sia come membro di una comunità. I diritti umani sono universali e indivisibili. Appartengono a tutti, ovunque.

Tutte le religioni concordano sul carattere sacro della vita umana e sulla dignità della persona umana. Pertanto, le religioni hanno il dovere di promuovere i diritti umani. Non è possibile invocare le tradizioni religiose per limitare la libertà di religione. Papa Giovanni Paolo II ha affrontato questa questione al suo arrivo ad Astana, il 22 settembre 2001: "sappiate sempre mettere a fondamento del vostro impegno civile la tutela della libertà, diritto inalienabile e aspirazione profonda d'ogni persona. In particolare, sappiate riconoscere il diritto  alla  libertà  religiosa, nella  quale si esprimono le  convinzioni  custodite nel sacrario più intimo della persona" (n. 5).

La nostra presenza qui, le nostre conversazioni e le nostre preghiere per la pace sono un dono di Dio e un segno di speranza per l'umanità. Che Dio Onnipotente benedica tutti gli uomini e le donne, e ci conceda pace e prosperità!

Grazie.

 

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