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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 64ª SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
SUL DISARMO E SULLA SICUREZZA INTERNAZIONALI

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

Giovedì, 8 ottobre 2009

 

Presidente,

innanzitutto mi permetta di congratularmi con lei per la sua elezione alla Presidenza di questa sessione del primo Comitato. Sia certo che la mia delegazione l'appoggerà nel compimento dei suoi sforzi.

La società civile, le organizzazioni umanitarie internazionali, i singoli individui e in particolare quanti soffrono e lottano a causa dei conflitti armati e della violenza si aspettano da noi risultati concreti e convincenti, nella speranza di poter vedere un mondo libero da armi nucleari, con severi controlli sul commercio delle armi, che, ai nostri giorni, è piuttosto nascosto in traffici illeciti e cagiona gravi danni all'umanità. Vogliono vedere un mondo in cui l'educazione, il cibo, la sanità e l'acqua pulita siano più accessibili delle armi illecite. Avendo già percorso due terzi del cammino previsto per il conseguimento (2015) degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (fissati per il 2010), molti si chiedono se la comunità internazionale raggiungerà mai questi obiettivi, dal momento che, per esempio, le spese militari nel 2008 sono aumentate del 4 per cento e sono state pari a 1.464 miliardi di dollari statunitensi e questo nell'anno in cui la crisi economica è stata più grave.

Il mondo ci guarda mentre affrontiamo ancora una volta dibattiti su questioni di disarmo. Le persone comuni possono aspettarsi maggiori cambiamenti graduali, concreti e coraggiosi dai loro capi? La risposta è nelle nostre mani e mostrerà la determinazione della comunità internazionale a perseguire un mondo di pace e sicurezza basate sulla promozione dello sviluppo umano integrale.

L'articolo 26 della Carta delle Nazioni Unite dichiara che la spesa eccessiva per gli armamenti rappresenta una diversione delle risorse economiche e umane. Lo scopo principale dei meccanismi che promuovono il disarmo è la riduzione delle spese militari attraverso il controllo degli armamenti e lo stesso disarmo affinché la comunità internazionale possa progressivamente "disarmare" la sicurezza. Quali sono le alternative a questa eccessiva spesa militare che, al contempo, non riducono la sicurezza? Una è quella di rafforzare il multilateralismo.

Vi sono segni positivi del fatto che il disarmo sta tornando sull'agenda multilaterale, come abbiamo visto nel corso del vertice del Consiglio di sicurezza del 24 settembre sulla non proliferazione e sul disarmo nucleari.

Tutto considerato, si osservano e si riconoscono un nuovo clima politico e un nuovo slancio da parte dei maggiori operatori del disarmo: il risultato positivo dell'ultimo Comitato preparatorio per la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare del prossimo anno, l'adozione di una nuova Convenzione sulle munizioni a grappolo, rinnovati impegni per ottenere un mondo libero da mine, molte iniziative intraprese dai Governi, dalle organizzazioni internazionali, dalle ONG e dalle organizzazioni della società civile per promuovere il disarmo in tutti i suoi aspetti, scambi costruttivi e promettenti nel processo verso la stesura del Trattato sul commercio degli armamenti. Sono tutti risultati incoraggianti.

Da questo punto di vista, la mia delegazione reitera l'impegno della Santa Sede per promuovere i lavori relativi al Trattato sul commercio degli armamenti, come strumento legalmente vincolante sull'importazione, l'esportazione e il trasferimento delle armi. Le armi non si possono considerare come qualsiasi altro bene scambiato sul mercato globale, regionale o nazionale e il loro eccessivo accumulo o commercio indiscriminato, in particolare nelle aree colpite da conflitti, non si possono assolutamente giustificare da un punto di vista morale. In un mondo globalizzato è una dato di fatto dover regolarizzare il commercio, il sistema finanziario e l'economia interconnessa. Dovrebbe accadere lo stesso per il commercio delle armi.

Presidente, con l'adozione della risoluzione 1887 del Consiglio di sicurezza, il disarmo e la non proliferazione delle armi nucleari sono al centro del dibattito internazionale su pace e sicurezza. La mia delegazione loda le politiche nazionali e gli accordi bilaterali per ridurre gli arsenali nucleari e spera di assistere a progressi nell'affrontare seriamente questioni legate alle armi nucleari strategiche, a quelle tattiche e agli strumenti per il loro utilizzo.

Tuttavia, ciò non deve distrarre la nostra attenzione da questioni annose e ancora irrisolte.

Dopo 13 anni, il Trattato per il bando totale dei test nucleari non è ancora entrato in vigore perché mancano solo nove ratifiche e continuiamo ad assistere a test nucleari. Ostacoli persistenti impediscono i negoziati per un Trattato sull'interdizione del materiale fissile. Sebbene per la prima volta in 12 anni la Conferenza sul disarmo sia uscita da una situazione di stallo, non riesce ad andare avanti a causa di disaccordi sulle procedure. Il risultato dell'ultima commissione sul disarmo non è migliore. Alcuni dei maggiori attori hanno scelto di restare fuori dagli strumenti internazionali volti a bandire le mine antiuomo e le munizioni a grappolo, che sono significativi risultati umanitari. Alcuni Stati non hanno ancora aderito alla Convenzione sulle armi chimiche. Un Programma di azione internazionale per porre fine al traffico illecito di piccole armi e di armi leggere deve affrontare ancora numerose sfide per poter ottenere i suoi obbiettivi. Inoltre la comunità internazionale non ha norme legali multilaterali sui missili.
Presidente, numerose questioni relative agli armamenti sono in attesa di soluzioni definitive. Mentre, in questi giorni, comincia un nuovo ciclo sul disarmo, uniamo sforzi e buona volontà per garantire la sicurezza internazionale attraverso organismi multilaterali efficienti!

 

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