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PRESENTAZIONE DEL LIBRO
DEL SENATORE LUIGI BOBBA "IL POSTO DEI CATTOLICI"

INTERVENTO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Palazzo Giustiniani, Roma
Martedì, 6 marzo 2007

 

Una celebre massima di Chesterton dice: "Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente, perché comincia a credere a tutto". In un'ottica del tutto diversa, Voltaire ha affermato: "Non sono d'accordo con le tue idee, ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimerle". Anche per queste ragioni, è importante confrontarci sul posto dei Cattolici in politica, come fa il Senatore Luigi Bobba con il volume che oggi viene presentato. Premetto subito - e ci tengo a farlo - che non intendo entrare nel merito delle scelte politiche che egli suggerisce. Del resto, ciò non mi compete. Sono qui, piuttosto, per l'amicizia che, da tempo, ci lega. Inoltre, perché la sua opera stimola riflessioni di grande attualità per i fedeli laici - i "Cattolici", come sono definiti nel titolo - impegnati nella vita pubblica, a servizio del bene comune. Come evitare che tale impegno si svuoti e che il suo obiettivo divenga un ritornello che non incide più nella vita? Consentitemi un modesto contributo, ispirato a quella franchezza che ha sempre contraddistinto il mio dialogo con l'Autore.

È giusto che i Cattolici impegnati in politica seguano la propria coscienza. Essa, però, non è un assoluto, posto al di sopra della verità e dell'errore, del bene e del male; anzi, la sua intima natura postula il rispetto di quei valori che non sono negoziabili, proprio perché corrispondono a verità obiettive, universali ed uguali per tutti. Perciò un vivo senso dell'etica è la dimensione fondamentale e irrinunciabile del cristiano. In tal modo l'attività sociale si potrà svolgere nel rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, e saranno evitare tutte le strumentalizzazioni che rendono l'uomo "miseramente schiavo del più forte. E il più forte può assumere nomi diversi:  ideologia, potere economico, sistemi politici disumani, tecnocrazia scientifica, invadenza dei mass media" (cfr Giovanni Paolo II, Esort. Ap. Christifidelis laici, n. 5). Solo a queste precise condizioni il desiderio di giustizia e di pace che sta nel cuore di ogni uomo potrà diventare realtà, e gli uomini da "sudditi" si trasformeranno in veri e propri "cittadini". Non è da dimenticare la lezione di Charles Péguy:  "la democrazia o sarà morale o non sarà democrazia" (cfr Gaudium et spes, n. 75; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1807).

Di fronte al senso di disagio ed alla impressione crescente di declino politico-sociale che ci avvolge, occorre non solo una testimonianza personale, ma una più ampia azione collettiva per la ricostruzione di un costume di vita improntato al rispetto delle leggi, inteso non solo a reprimere i comportamenti devianti, ma a promuovere la pratica dell'onestà; a individuare e dettare le regole più giuste di convivenza; a interiorizzarle nella coscienza come modelli condivisi ed osservati, non per timore del castigo, ma per il loro intrinseco e positivo valore.

Mi riferisco, per esempio, alla tutela della vita, dal primo istante del concepimento fino alla morte naturale, e alla promozione della struttura naturale della famiglia, come unione fra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, che va promossa e sostenuta prioritariamente, riconoscendone la peculiarità e l'insostituibile ruolo sociale, di fronte a forme di unioni radicalmente diverse e destabilizzanti. Ma rammento anche la realizzazione dei valori umani ed evangelici della libertà e della giustizia, la promozione della pace sociale e l'attenzione ai più deboli. È questa una connotazione storica del politico cristiano, come avverte il Salmista per il re dell'antico Israele:  "Egli libererà il povero che invoca e il misero che non trova aiuto, avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri" (Salmo 72 [71], 12-13). In questo senso la Chiesa ed i cristiani si fanno "compagni di strada" con quanti cercano di realizzare il bene possibile.

Un'attività politica che ledesse tali valori, non risulterebbe buona per nessuno. Sarebbe pertanto sbagliato giustificarla in nome della propria coscienza o della cosiddetta laicità, lasciando quasi credere che tale comportamento sia prova di maturità civile e, alla fine, motivo di merito. So bene che spesso, in politica, si sceglie la strada possibile, anziché quella migliore. D'altro canto, ci vuole il coraggio di non imboccare tutte le strade teoricamente percorribili. Altrimenti, detti valori vengono oscurati e non sono più lievito nella società complessa. È proprio in questa prospettiva che la Chiesa, attraverso la Parola di Dio e la voce dei Pastori, illumina le coscienze nell'ambito del dibattito pubblico. Ciò, per il credente non costituisce un'indebita ingerenza, ma un aiuto a sviluppare una coscienza informata, formata e, perciò stesso, più libera! Ed è in questo stesso orizzonte che, non soltanto i Cattolici impegnati in politica, ma tutte le persone di buona volontà, possono superare la logica dell'utile e dell'immediato, la tendenza a massimizzare i propri interessi, nonché il pragmatismo, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, quale inevitabile accettazione di un presunto male minore.

Il libro del Senatore Bobba illustra con chiarezza che i Cattolici in politica non sono la longa manus della Santa Sede. A loro spetta di "configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini, secondo le rispettive competenze, e sotto la propria responsabilità" (Deus caritas est, n. 29). Riprendendo la massima di Chesterton, mi auguro che questo volume favorisca anche la consapevolezza che i Cattolici debbono aiutare la società a "non credere a tutto"; sono cioè chiamati ad alimentare il corpo sociale di quei valori etici, di cui la comunità politica ha assolutamente bisogno, che non può produrre da sé, ma che sono indispensabili per una sana democrazia. Sono infine convinto che quest'opera sarà un utile strumento di confronto fra i Cattolici e coloro che, in Italia, hanno a cuore le sfide dell'identità, della laicità e del bene comune.  

         

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