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DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE
IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DELLA SEDE
DEL CAMPUS BIO-MEDICO DI TRIGORIA (ROMA)

Venerdì, 14 marzo 2008

 

Eminenze Reverendissime,
Eccellenze Reverendissime,
Illustrissime Autorità,
Signori e Signore,

vi ringrazio di cuore per l’invito che gentilmente mi avete rivolto a presenziare a questo atto solenne, con il quale viene inaugurata la sede del Campus Bio-Medico, qui a Trigoria. Meno di quattro anni ci separano dalla posa della prima pietra, avvenuta il 30 novembre del 2004. In questo lasso di tempo siete riusciti a dare forma a un’opera grandiosa oggi simbolicamente consegnata alla comunità medico-scientifica di Roma, d’Italia e del mondo intero. E’ doveroso allora in questa sede, e altri lo potranno fare meglio di me, ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di un così ambizioso progetto: dal sogno e dai disegni si è passati alla concretezza di strutture funzionanti e moderne, alla definizione di un’opera di alto valore scientifico ed umanitario oltre che evangelico ed ecclesiale. Il sogno iniziale si è fatto dunque realtà visibile sotto gli occhi di tutti. Complimenti a tutti coloro che hanno contribuito a questa grande e nobile impresa!

Voglio anzitutto farmi interprete dei sentimenti di stima e di paterna benevolenza del Santo Padre Benedetto XVI, che invia per mio tramite la sua benedizione a tutti voi che prendete parte alla solenne inaugurazione dell’Anno Accademico 2007/2008 e di questo nuovo complesso. Ai sentimenti di stima e di affetto di Sua Santità unisco volentieri i miei voti augurali, formulando un cordiale saluto per ciascuno di voi: saluto in primo luogo il Prelato dell’Opus Dei, S.E.Rev.ma Mons. Javier Echeverria, i Signori Cardinali, gli Arcivescovi e Vescovi, i sacerdoti e i membri della Prelatura presenti; saluto le Autorità civili, militari e le Personalità intervenute; saluto i Membri del Corpo Accademico, i responsabili, i medici e il personale tutto che opera nel Campus Bio-Medico.

Non tocca a me svolgere alcuna relazione ufficiale; il mio vuole essere un semplice ed amichevole saluto. Colgo tuttavia l’opportuna circostanza per sottolineare in qualche minuto il senso e il valore che questa nuova realtà assume nel complesso e variegato mondo scientifico, specialmente per quanto concerne la prevenzione e la cura della salute umana. “La Scienza per l’Uomo”: questo motto che guida gli orientamenti del Campus Bio-Medico ne indica la prima finalità e il traguardo di ogni attività. Ispirandovi al Vangelo, voi qui intendete giustamente porre al centro di tutto la persona: all’uomo sono finalizzati lo studio, l’insegnamento, la ricerca e l’assistenza. Il malato è il cuore degli interessi di medici, infermieri e di quanti qui svolgono i più diversi compiti. Ciascun paziente è circondato da un’attenzione personalizzata ed il rispetto della sua dignità di persona come pure il valore della sua sofferenza sono per voi criteri che vi orientano nelle scelte e negli interventi sanitari, scientifici e sociali.

Potremo allargare lo sguardo e porci alcune domande: A quale uomo la scienza e la ricerca si rivolgono oggi, quale tipo di uomo la scienza vuole servire, su quale uomo essa deve chinarsi? Mi limito a richiamare il costante insegnamento della Chiesa e dei Papi di questo nostro tempo. In particolare, Benedetto XVI non perde occasione per ribadire l’urgenza di rispettare l’uomo e la sua vita, dal suo inizio alla sua fine naturale. Il suo predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II osserva nella Redemptor hominis che “la Chiesa quando definisce e parla dell’uomo, si rivolge “non all'uomo «astratto», ma all'uomo reale, «concreto» e «storico»: si tratta di ciascun uomo, perché ciascuno è stato compreso nel mistero della redenzione e con ciascuno Cristo si è unito per sempre attraverso questo mistero”(n. 8). Questa premura e sollecitudine riguarda pertanto l'uomo nella sua unica e irripetibile dignità di essere creato a immagine e somiglianza di Dio. Lo aveva del resto già ricordato il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes: «l'uomo in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa» (n. 24). L'uomo «voluto» da Dio e, così come è, da Lui eternamente «scelto», da Lui chiamato e destinato alla grazia e alla gloria: ecco «ogni» uomo, «il più concreto», «il più reale»; ecco l'uomo in tutta la pienezza del mistero di cui è divenuto partecipe in Gesù Cristo. Qui sta anche il senso del Mistero pasquale che in questo giorni stiamo per rivivere.

Dinanzi alle sfide moderne concernenti la vita e la persona umana, sempre più grande è pertanto la responsabilità di quanti operano in luoghi come il vostro: dall’Università ai Centri di ricerca scientifica, al Centro per la Salute dell’Anziano. Qui voi dovete “evangelizzare” mediante una professionalità accurata e competente, una tecnologia moderna e funzionante. Dovete essere competitivi dal punto vista professionale e dialogare con il mondo scientifico salvaguardando e difendendo quei valori irrinunciabili e non negoziabili propri del patrimonio della vita umana. E’ questa la vostra missione; è qui e così che come seguaci di Cristo realizzate la vostra chiamata ad essere santi, ad essere perfetti come è perfetto il Padre celeste, esercitando ognuno il proprio quotidiano lavoro. Del resto non è stato proprio questo l’insegnamento costante del vostro Fondatore San Josemarìa? “Per servire,- egli diceva - servire. In primo luogo, infatti, per realizzare le cose bisogna saperle condurre a termine (…). Non basta voler fare il bene; è necessario saperlo fare. E, se il nostro volere è sincero, deve tradursi nell’impegno di impiegare i mezzi adeguati per compiere le cose fino in fondo, con perfezione umana” (E’ Gesù che passa, n. 50, p. 111).

Una parola ancora: la ricerca scientifica in ogni campo, e specialmente in quello della bioetica, ha conseguito traguardi inimmaginabili. Non senza però alcuni rischi che includono prospettive drammatiche quando viene a svanire ogni riferimento etico e religioso. E così, pur raggiungendo conquiste inesplorate, l’uomo appare debole e talora minacciato dal lavoro delle sue stesse mani, del suo stesso intelletto, dalle tendenze della sua stessa volontà. I frutti della sua multiforme attività, in modo spesso imprevedibile, si rivolgono proprio contro di lui generando un diffuso senso di smarrimento e di paura. Sono stati fabbricati mezzi e strumenti capaci di causare cataclismi e catastrofi umanitarie che nessuno vorrebbe, ma che è difficile impedire quando si contraddice la “verità” dell’uomo. Quando l’uomo sceglie la propria libertà concepita come autonomia assoluta da Dio si costituisce creatore del mondo e addirittura di se stesso. Non è però questo il disegno originario del Creatore; non è per questa via che potrà realizzare se stesso e raggiungere la propria felicità. Creandoci Iddio ci ha affidato, come «padroni» e «custodi» intelligenti e nobili, il creato, mentre talora una certa cultura e prassi contemporanee sembrano proclamare gli uomini assoluti «sfruttatori» e «distruttori» della natura. Voi comprendete allora quanto importante sia anche il compito di questo vostro Centro. Esso sarà, a questo riguardo, una punta avanzata nella ricerca mostrando, al tempo stesso, che l’attività scientifica e la cura della salute raggiungono traguardi ancor più positivi quando si opera secondo il piano divino. Iddio infatti non è nemico e concorrente dell’uomo, ma suo alleato fedele e rispettoso. Anzi, è Padre, un Padre che vuole abbracciare con immenso amore tutti gli esseri umani radunandoli in un’unica famiglia: la sua famiglia. La Vergine Santa e san Giuseppe, la cui memoria liturgica celebriamo domani, vi proteggano sempre e vi aiutino a portare a compimento i molteplici progetti del Campus Bio–Medico. Grazie ancora per il vostro invito; colgo infine l’occasione per formulare a voi tutti cordiali auguri per le ormai imminenti Feste Pasquali.

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