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PRESENTAZIONE DEL LIBRO “UN BUON PASTORE.
LUIGI BOCCADORO, VESCOVO DI VITERBO”

INTERVENTO DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Montefiascone
Domenica, 21 dicembre 2008

 

Eccellenza Reverendissima,
illustri Autorità,
cari amici,

dopo la solenne celebrazione eucaristica di questa mattina nella bella basilica concattedrale di Santa Margherita, eccoci ora ad un nuovo appuntamento. Questa sera viene presentato un libro interessante, che ho avuto modo di scorrere, e il cui titolo: “Un buon pastore. Mons. Luigi Boccadoro Vescovo di Viterbo”, rievoca la figura di un Presule che ha lasciato un segno nella vita della vostra Diocesi. Saluto con affetto il vostro attuale pastore, Mons. Lorenzo Chiarinelli, le Autorità presenti, i sacerdoti e quanti hanno voluto non mancare a questo incontro. Un pensiero speciale è per Mons. Fabio Fabene, autore del volume edito dalla Lev, qui rappresentata dal direttore don Giuseppe Costa, che saluto cordialmente. Ho accolto volentieri l’invito che mi avete rivolto, perché questa sera non siamo qui soltanto a presentare un libro, ma a rievocare la figura nobile di un grande Vescovo, e l’occasione è quanto mai propizia per comprendere, pur nella mutevolezza dei tempi, il ruolo che il Vescovo rivesta nella vita e nella missione della Chiesa.

Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, nell’esortazione Apostolica “Pastores gregis” del 2003, proprio sulla vita e la missione del Vescovo, invitava le diocesi a ricordare le figure di Vescovi che lungo la loro storia “sono state guide illuminate, che hanno aperto nuovi sentieri per il loro popolo”, dando risposte positive e creative alle sfide del momento. Innumerevoli Pastori, infatti, nella storia della Chiesa hanno lasciato un esempio di dedizione, di affetto, di insegnamenti e di opere che testimoniano come hanno saputo rispondere, illuminati dalla luce del Vangelo, alle attese e alle urgenze di un territorio, e di una particolare porzione del popolo di Dio.

Partendo da questa prospettiva, Mons. Fabio Fabene, ha voluto riproporre la vicenda biografica di due Vescovi che hanno profondamente inciso non solo nel tessuto ecclesiale e sociale del Viterbese e dell’Alto Lazio, ma nel più ampio contesto territoriale italiano ed europeo. Lo ha fatto tratteggiando in precedenza la vita del Cardinale Marco Antonio Barbarigo, con la biografia “Una divina storia d’amore” e lo ripropone ora con questa opera su Mons. Luigi Boccadoro, a 10 anni dalla morte, avvenuta l’8 marzo 1998. Due figure di Pastori che con tutti gli altri costituiscono la storia sacra di questa Chiesa locale di cui andare giustamente fieri.

Nel volume “Una divina storia d’amore”, l’autore ha evidenziato i tratti emergenti del Cardinale Marco Antonio Barbarigo, Vescovo di Montefiascone e Corneto-Tarquinia, che ha svolto una incisiva opera di riforma ecclesiale alla luce dei dettami del Concilio di Trento. In pari tempo si prodigò al servizio della gente specialmente mediante la fondazione, insieme a Santa Lucia Filippini, delle scuole delle Maestre Pie, e poi con le Suore del Divino Amore. Con la fondazione del grande Seminario, ha inoltre formato il clero, proponendo anche una sintesi tra la classicità e lo spirito e la cultura cristiana. La sua biografia, edita dalla Libreria Editrice Vaticana, ha messo in giusto rilievo la fisionomia apostolica e pastorale di questo illustre Cardinale, del quale il Santo Padre Benedetto XVI ha riconosciuto l’eroicità delle virtù, mentre attualmente è all’esame della Congregazione per le Cause dei Santi un presunto miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio.

Con il volume sulla figura del Vescovo Luigi Boccadoro, Mons. Fabene pone invece in risalto l’azione pastorale di un altro pastore, conosciuto e apprezzato in molte regioni d’Italia, e che ha guidato questa diocesi per ben 36 anni, essendo stato nominato nell’anno 1951, appena quarantenne, da Papa Pio XII, Vescovo di Montefiascone ed Acquapendente. Sappiamo bene che successivamente fu chiamato ad allargare la sua giurisdizione, prima all’allora diocesi di Sovana Pitigliano, poi di Viterbo e Tuscania e Bagnoregio. Infine, e siamo nel 1986, fu lui ad unificare le cinque diocesi nell’attuale diocesi di Viterbo, che si compone del patrimonio spirituale, storico e culturale di quelle nobili e antichissime diocesi. Nell’introduzione al volume, l’autore pone in risalto con efficacia alcuni tratti della personalità di Mons. Boccadoro, - cito testualmente - “la solidità del suo magistero, la prudenza nel governo e la lungimiranza delle scelte pastorali che ne hanno fatto un Vescovo totalmente dedito alla Chiesa particolare a lui affidata, in un momento storico, tra gli anni ‘50 e ‘80, di notevoli cambiamenti sociali ed ecclesiali, che lo ha veduto protagonista attento alle istanze dei tempi e aperto alle necessità del territorio” (pag. 14).

Inoltre, attraverso alcuni brani tratti dalle lettere pastorali, Mons. Fabene conduce il lettore nel cuore stesso, potremmo dire, del prete e del vescovo Boccadoro. Così, fin dalla prima Lettera Pastorale indirizzata alle diocesi di Montefiascone ed Acquapendente l’8 settembre 1951, giorno della sua consacrazione episcopale, egli fece cenno alle sue umili origini, alle sofferenze della malattia e della povertà, rivendicando però con fierezza la fede viva dei suoi genitori, il loro forte senso del dovere e la laboriosità. Anch’egli fu un instancabile lavoratore: “Ligure di nascita – scriveva nel 1964 ai fedeli della diocesi di Sovana e Pitigliano - sono abituato a considerare dinnanzi a me il mare immenso e ad affrontarne i pericoli e la profondità”. Un uomo con uno stile sobrio e cordiale, dunque, con una intelligenza viva e intuitiva, generoso e con il profondo senso dell’amicizia, quella vera, che è propria dei liguri. Fu sempre persona “sorridente”, afferma Mons. Fabene, con un sorriso ampio, che manifestava la ricchezza del suo mondo interiore e dei suoi sentimenti, soprattutto quando era a contatto con i fedeli che riceveva quotidianamente con apertura accogliente. Dalle pagine del volume, che oggi viene presentato, emerge che egli fu anche Vescovo di grande carità, e la generosità fu un aspetto tipico della sua personalità fin da quando era parroco in Sanremo, dove tuttora viene ricordato con affetto.

Sarebbe senz’altro interessante far emergere tutte le sfaccettature di questa nobile figura di Vescovo, che l’autore ben delinea, e far risaltare la sua fedeltà, frutto del suo amore alla Chiesa. “Un Vescovo – scrive Mons. Fabene - legato ai più saldi principi, ma aperto al futuro”, senza il timore di guardare “oltre”, alle “cose nuove” che emergevano nella società. Puntuali i suoi interventi pastorali nei quali, oltre a presentare le virtù cristiane, la liturgia, la santificazione della domenica, affrontava gli errori, difendendo con coraggio le verità di fede, i principi naturali e le questioni sociali, avendo come punto di riferimento il catechismo ed i fondamenti della fede e della ragione. Il libro accenna ai temi caldi degli anni ’70 come il divorzio e l’aborto, a proposito dei quali il magistero di Mons. Boccadoro divenne per molti un punto di riferimento. Con la stessa dinamica di “fedeltà nella novità”, egli applicò il Concilio Vaticano II, al quale prese parte, e, con la stessa sollecitudine mise in atto il nuovo Codice di Diritto Canonico, conformandovi subito gli organismi diocesani.

Interessante notare come nel magistero di questo vostro Pastore si rincorrono sempre due concetti: la Chiesa comunione e missione ed il concetto di bene comune. Ogni suo intervento sociale, richiama questo punto fondamentale, senza temere di proporlo ai cristiani impegnati nella vita sociale e politica, come anche al popolo mediante la predicazione seria e ben preparata, incitando tutti ad impegnarsi nella costruzione della società civile e politica, consapevole che il cristiano è una persona indivisibile, o come amava dire lui, “o è tutto o è niente”. Non va quindi mai separata la fede dalla vita e dall’impegno per il bene comune.

Nella presentazione della biografia, il Cardinale Giovanni Battista Re, testimonia che Mons. Boccadoro aveva un cuore aperto a tutti. Qui sta il punto centrale ed essenziale del ministero di ogni pastore. Il Vescovo, infatti è un padre chiamato ad un ufficio di amore, come ben afferma sant’Agostino con l’espressione: officio amoris. Il legame tra lui ed il suo popolo viene descritto così da san Giovanni Crisostomo in una sua nota omelia: “Noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo…Voi siete i miei concittadini, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, le mie membra, il mio corpo, la mia luce, più amabile della luce del giorno…” (San Giovanni Crisostomo, Prima dell’esilio, nn.1-3; PG 52,427*-430).

Anche oggi la Chiesa continua a far riferimento all’episcopato come ad un servizio d’amore a Dio e agli uomini. Lo ha indicato chiaramente il Santo Padre Benedetto XVI nell’ Enciclica Deus Caritas est nella quale indica il ministero episcopale proprio come servizio d’amore, scrivendo che i Vescovi hanno la prima responsabilità di edificare la Chiesa come famiglia di Dio e come luogo di aiuto vicendevole e di disponibilità (cfr n. 32), e tra le sue sollecitudini pastorali, vi è proprio il munus docendi.

Come sappiamo la fede che nasce dall’ascolto della Parola di Dio e che da essa va sempre rinvigorita, mostra come essa non solo non sia contraria alla ragione, ma le “apre gli occhi” e ne allarga gli orizzonti per formulare le risposte opportune alle problematiche di ogni tempo. Ecco perché compito di ogni Vescovo è proclamare sempre e dovunque i principi morali dell’ordine sociale, quali il valore della vita umana, il significato della libertà, l’unità e la stabilità della famiglia, l’educazione dei figli, il lavoro, la fraterna convivenza tra i popoli, la ricerca continua del bene comune. Legato a tutto questo è l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa che coltiva ed incrementa in tutti il senso della giustizia nei rapporti umani.

Sarebbe senz’altro bello proseguire nella nostra analisi, ma – concludendo – potremmo dire che il volume ci consente di cogliere il fulcro dell’azione pastorale di questo pastore: e cioè una fede che si fa carità nella vita quotidiana, divenendo così autentica sorgente di speranza. Auspico che la Chiesa di Dio che è in Viterbo, consapevole d’aver ricevuto il dono prezioso della fede, tramandata nei secoli dal ministero fruttuoso dei suoi Vescovi, sappia viverla anche oggi con vigore per consegnarla alle generazioni future con la stessa intensità di amore evangelico e con il medesimo ardore apostolico. Grazie all’autore, all’editore e a quanti hanno collaborato a questa serata; grazie a voi tutti per il vostro gentile ascolto. E, in prossimità del Natale, auguri di vero cuore a tutti.

 

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