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DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE,
IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE
DELL'ANNO ACCADEMICO 2012-2013 DELLA ROTA ROMANA

Giovedì, 8 novembre 2012

 

Eminenze ed Eccellenze Reverendissime,
Ecc.mo Decano e Rev.mi Prelati Uditori,
Officiali e Collaboratori della Rota Romana,
Ill.mi Rettori dei Pontifici Atenei,
Stimatissimi Docenti,
Cari Studenti,

Ho accettato di buon grado l'invito dell'Ecc.mo Mons. Decano a presiedere questo solenne Atto accademico di inaugurazione dell'annus iuridicus 2012-2013 dello Studio Rotale; solennità, quest'anno, accresciuta dalla concomitante apertura del Corso di Prassi Canonica super rato, in seguito al passaggio alla Rota Romana delle competenze in materia di dispensa del matrimonio rato e non consumato e di nullità della sacra Ordinazione, disposto dal Santo Padre Benedetto XVI con il Motu proprio Quaerit semper del 30 agosto 2011[1].

A tutti rivolgo il mio più cordiale saluto.

La mia presenza a questo atto non si deve a mere ragioni di cortesia protocollare, ma principalmente alla profonda considerazione che nutro verso l'insigne istituzione accademica e verso il venerando Tribunale Apostolico di cui essa è espressione.

Il prestigio di cui gode lo Studio Rotale è universalmente riconosciuto e gli stessi Sommi Pontefici ne hanno dato più volte testimonianza. Penso, fra tutti, alle parole del Venerabile Pio XII, il quale nella sua allocuzione alla Rota del 1° ottobre 1940 così si esprimeva: "torna a gran vostra lode che lο Studio Rotale e le aule del Tribunale della Rota assurgano ad alta scuola di procedura e di discussione giuridica per il numero sempre crescente di sacerdoti, di religiosi e di laici di ogni regione e lingua dell'universo cattolico, che vi convengono e apprendono come la Roma cristiana non cessi di farsi maestra del diritto alle genti, erede ed emula di quella severa e scrutatrice sapienza, che rese famosi i giuriconsulti cesarei"[2].

Con queste parole il grande Pontefice metteva in luce la fonte primaria dell'autorevolezza di questa istituzione formativa: il vincolo costituzionale con il Tribunale apostolico della Rota Romana, la cui "grandezza - per usare le parole di Pio XI, nel discorso alla Rota del 1° ottobre 1930 - [...] viene dalla maestà della Chiesa Cattolica e della Santa Sede"[3]e la cui auctoritas in campo giuridico riposa su una plurisecolare tradizione giurisprudenziale, che l’ha resa punto di riferimento per i cultori della scienza del diritto ben al di là dell'ambito strettamente ecclesiastico. Tale vincolo è manifesto sia nella superiore moderazione dello Studio, riconosciuta al Decano della Rota, sia nell'estrazione dei Docenti, che sono scelti in primo luogo fra i Prelati Uditori e gli Officiali del Tribunale - senza escludere altri[4] nelle materie di più stretta caratura tecnico-scientifica -, sia, infine, nella materia viva delle esercitazioni, che è tratta dalle cause trattate e decise presso il medesimo Tribunale apostolico.

Da tale legame, nelle sue declinazioni appena accennate, scaturisce anche il carattere peculiare di questa scuola. In essa i tirones non acquisiscono una formazione meramente teorico-accademica - che anzi è data per presupposta, come si evince dai requisiti di ammissiοne[5] -, ma vengono introdotti nella concretezza dei casi trattati, ricevono in mano i fascicoli delle cause, e mediante lο studio di questi, principalmente degli atti formati in seno al Tribunale, possono impadronirsi dello stylus Curiae nell'accezione più elevata, non solo come tecnica formale e redazionale (comunque preziosa, con i suoi canoni fondanti di sobrietà, di precisione, di discrezione), ma principalmente come modus procedendi caratterizzato dal severo rispetto delle procedure, dalla ponderatezza delle decisioni, dalla ferrea osservanza della dottrina non disgiunta dall'attenta considerazione dei risvolti umani e personali del singolo caso, nell'ottica superiore della salus animarum e della promozione della comunione ecclesiale.

In altre parole lο stylus che qui si trasmette e si acquisisce è una sorta di habitus interiore a sentire cum Petro nella trattazione delle questioni giuridiche dei fedeli. Sentire che, a sua volta, non dev'essere certo inteso riduttivamente come una sorta di vaga consonanza emotiva, ma richiede un'adesione ferma e solida al Magistero pontificio: un sentire, quindi, che è insieme del cuore e della mente.

Per questo motivo è fortemente auspicabile che ai numerosi laici che al presente frequentano i corsi dello Studio Rotale si aggiungano sempre più numerosi chierici, sì da formare un ideale ponte fra la Curia Romana e le Curie diocesane, nelle quali quello "stile" possa così diffondersi e operare come lievito efficace di crescita dell'unità cattolica. In tal modo si esplica, altresì, mediante la conoscenza sempre più diffusa della retta giurisprudenza (cf. art. 35, § 3 Dignitas Connubii), quel munus di promozione dell'unità in campo giurisprudenziale che al Tribunale della Rota corrisponde per missione istituzionale (cf. art. 126 Pastor Bonus), quale trasparente riflesso del carisma petrino a fondamento dell'unità della Chiesa.

Lo Studio Rotale, in tal modo, diviene unο degli alvei attraverso i quali si diffonde la rοmanità della Chiesa, mediante la formazione di giudici e avvocati che poi saranno destinati ad operare nelle più dissite regioni del globo. È vero che le Facoltà Pontificie romane sono già di per sé un luogo privilegiato, in cui tale dimensione della Chiesa cattolica viene appresa ed assimilata nella vicinanza - anche fisica - alla Sede di Pietro; ma nello Studio del Tribunale Apostolico essa, per cosi dire, si respira a pieni polmoni, a stretto contatto con l'operato giudiziale di un'Istituzione che agisce con potestà vicaria, amministrando la giustizia in nome di Colui che occupa la Prima Sedes.

Si realizza così una feconda interazione fra le istituzioni della Santa Sede e le Chiese particolari, che corrobora il dinamismo tipicamente cattolico dell'unità nella molteplicità. Lo sottolineava già il Papa Pio XI nel già citato discorso del 1930, rallegrandosi "dell'aumento dei giuristi che hanno frequentato lο Studio del Tribunale. Veramente è in questo fatto una grande promessa di reciproci vantaggi che dal centro si diffonderanno alla periferia e dalla periferia ritorneranno al centro. È perciò degno di ampia lode il gesto dei Vescovi che, anche da regioni lontane, hanno mandato i loro sacerdoti a Roma ad apprendere, frequentando lο studio del Tribunale della S. Rota, come le cause vanno trattate e si trattano". II Santo Padre, pertanto, non mancava di proporre "questo gesto alla imitazione di tutti".[6]

Presiedo perciò con viva gioia questo Atto accademico poiché, come Segretario di Stato di Sua Santità, ho l'onore e l'onere di trasmettere la sollecitudine del Papa per la retta formazione di quanti sono chiamati a operare nella vigna del Signore. Mi unisco pertanto nell'appello ai Pastori delle Chiese locali, affinché favoriscano l'afflusso dei chierici dalle loro diocesi allo Studio Rotale.

Appare a questo punto utile sottolineare un altro aspetto da cui discende l'indiscusso prestigio dello Studium Romanae Rotae, vale a dire la sua veneranda antichità. Risorto in concomitanza con la Rota restituta da San Pio X nel 1908 per impulso del Decano Card. Lega[7] e riformato da Pio XII con il Decreto Nihil antiquius dell'8 giugno 1945,[8] ad iniziativa del Decano Card. Jullien, in realtà, in forme diverse, cioè incentrate sulla frequenza e il tirocinio espletati presso i singoli Prelati Uditori, lο Studio risulta operante da tempi assai più antichi. Il Secreto di Rota Giuseppe Bondini alla metà dell'Ottocento poteva affermare: "in questo Tribunal della Rota, con particolare laude sua, grado così rilevante occupano i suoi studî, che non solo non se ne potrebbe far senza, ma si taglierebbe a metà la storia di lui, e la si disconoscerebbe, non parlandone", evidenziando come "gli Auditori della sagra Rota romana con la presente istituzione degli studî [...] acquistaronsi laude somma, e crebbero in estimazione vie maggiormente grande".[9]

Vale anzi la pena di rammentare che, nel tempo di inattività del Tribunale Apostolico della Rota[10], seguito agli eventi del 1870, l'Uditore e poi Decano Giovanni Battista De Montel, ragionando sui motivi che avrebbero dovuto consigliare il suo ripristino, annoverava come non secondario quello appunto della riapertura dello Studio, in funzione della sua alta missione formativa: "si ripristinerebbe - egli affermava - una scuola pratica utilissima pei giovani ecclesiastici che amano dedicarsi allo studio della giurisprudenza... E con ciò sarebbe risoluta la difficoltà di formare buoni Canonisti, la cui penuria si fa sentire ogni giorno più".[11]

Ora, dunque, più di un secolo è trascorso da quando lo Studio Rotale ha riaperto le sue aule agli allievi, e in tale fecondo periodo esso, oltre a formare capaci Giudici ecclesiastici - spesso poi assurti al grado di Prelati Uditori -, e validi Avvocati laici, sovente resisi celebri anche nelle Università civili (vorrei fare solo qualche nome tra i più insigni: Pio Ciprotti, Pio Fedele, Renato Baccari, Pietro Agostino d'Avack, Vincenzo Del Giudice, Ermanno Graziani, Luigi De Luca...), si può ben dire che ha operato quasi come un seminarium Curiae, dando alla Chiesa una fitta schiera di Superiori e Officiali della Curia Romana, tra i quali mi consentirete di ricordare almeno un mio illustre Predecessore nella carica di Segretario di Stato - il Card. Amleto Giovanni Cicognani.

Questo radicamento storico è importante non perderlo di vista, giacché la Chiesa è immersa nella storia, in quanto il suo Fondatore ha scelto di incarnarsi e ha voluto che l'Istituzione che ne perpetua il messaggio salvifico viva nelle faticose pieghe della vicenda umana. Mi riallaccio così in qualche modo al tema della prolusione che terra a breve l'Ecc.mo Decano, tema che considero di grande interesse innanzitutto perché senza storia non c'è memoria e senza memoria non c'è un degno presente né una credibile proiezione verso il futuro.

La storia della Chiesa si incarna nelle persone che in essa hanno ricevuto, per disposizione provvidenziale, la responsabilità e la missione di servirla nei diversi uffici e pertanto la conoscenza della storia della Chiesa, con uno sguardo che consenta, al di là delle vicissitudini dei singoli, di cogliere le grandi tensioni ideali e spirituali che la accompagnano e la guidano nelle turbolenze dei tempi, è corredo essenziale di qualunque scienza ecclesiastica, a partire dal diritto canonico.

Vorrei concludere richiamando, a mo' di sintesi di quanto fin qui detto, alcune parole del Santo Padre Benedetto XVI, pronunciate alla comunità degli studenti ecclesiastici polacchi il 17 gennaio 2011, che appaiono paradigmatiche del rapporto che deve vivere con la Sede Petrina chi si accosta agli studi in questa alma città di Roma, e a maggior ragione nel seno stesso della Curia Romana.

«La ricerca della Verità - dice il Papa -, per voi che [...] vivete questa peculiare esperienza romana, viene stimolata e arricchita dalla vicinanza alla Sede Apostolica, a cui compete uno specifico ed universale servizio alla comunione cattolica nella verità e nella carità. Rimanere legati a Pietro, nel cuore della Chiesa, significa riconoscere, pieni di gratitudine, di essere all'interno di una plurisecolare e feconda storia di salvezza, che per una multiforme grazia vi ha raggiunti e alla quale siete chiamati a partecipare attivamente affinché, come albero rigoglioso, porti sempre i suoi preziosi frutti. L'amore e la devozione alla figura di Pietro vi spinga a servire generosamente la comunione di tutta la Chiesa cattolica e delle vostre Chiese particolari, perché, come una sola e grande famiglia, tutti possano imparare a riconoscere in Gesù, via, verità e vita, il volto del Padre misericordioso, il quale vuole che nessuno dei suoi figli vada perduto»[12].

Con questi auspici, sono lieto di dichiarare aperto l'anno accademico 2012­-2013 dello Studio Rotale, augurando a Docenti e Studenti un proficuo lavoro, illuminato dalla luce della Fede cattolica - che in quest'anno siamo particolarmente esortati dalla riscoprire e rivitalizzare - e assistito dalla materna protezione di Maria Santissima, Speculum iustitiae, Stella della Nuova Evangelizzazione.

 
 
[1] AAS 103 (2011), pp. 569-571.
[2]  L’Osservatore Romano del 2 ottobre 1940, n. 228, p. 1. In tempi più recenti simili apprezzamenti hanno espresso Paolo VI (Allocuzione del 12 febbraio 1968, AAS 60 [1968], p. 206) e il Beato Giovanni Paolo II ( Allocuzione del 30 gennaio 1986, AAS 78 [1986], p. 925, n. 6).
[3]  ΑΑS 22 (1930), p. 461.
[4] Cf. Decreto Nihil antiquius, dell'8 giugno 1945, in Quaderni dello Studio Rotale 12 (2002), p. 64, IV.
[5] Cf. Nihil antiquius, cit., p . 64, VIII.
[6]AAS 22 (1930),p. 461.
[7]Cf. Regulae servandae ab iis qui apud S. R. rotae Tribunal tirocinio dant operam ut advocati et procuratoris rotalis diploma consequantur, 11 dicembre 1911, in Quaderni dello Studio Rotale 12 (2002), pp. 55-57.
8 In Quaderni dello Studio Rotale 12 (2002), pp. 63-66.
[9]G. Bondini, Del Tribunale della Sagra Rota Romana, Roma 1854 (rist. anast. Città del Vaticano 2008, pp. 26-27.
[10] Come anche della Segnatura Apostolica.
[11]  Diario dell'Uditore di Rota Giovanni De Montel, 1888, Arch. Vat., SRR. Misc. 28, f. 43.
[12]  Discorso alla comunità del Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco a Roma, in Insegnamenti di Benedetto XVI VII, 1 (2011), p. 88.

 

     

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