The Holy See
back up
Search
riga

ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR DOMENICO DE LUCA

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

Sabato, 3 luglio 1993

 

 
Fratelli e sorelle nel Signore,
 
«Io sono il Buon Pastore, il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore». È l'immagine caratteristica con cui Gesù si presenta a noi nel noto brano del Vangelo di S. Giovanni che è stato or ora proclamato (Gv 10, 11-16).
 
«Io sono il Buon Pastore» che vuole condurre tutte le pecore all'ovile, perché vi sia un solo gregge ed un solo pastore. L'opera terrena di Gesù doveva però terminare con la sua Ascensione al cielo.
 
Per questo, già fin dalla sera della sua Resurrezione, Egli aveva detto ai suoi apostoli: «Come il Padre ha inviato me, così io invio voi» (Gv, 20, 21). E prima della sua Ascensione, Cristo rinnovava questo mandato a suoi Apostoli, dicendo loro: «Andate, dunque, ed istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro, ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed io sarà con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 19-20).
 
1. Il Vescovo nella Chiesa
 
L'opera di Cristo Buon Pastore si sarebbe così continuata con l'opera degli Apostoli e dei loro Successori fino alla consumazione dei secoli.
 
In questa missione, gli Apostoli furono pienamente confermati il giorno di Pentecoste, secondo la promessa del Signore: «Ricevete una forza, quella dello Spirito Santo, che discenderà su di voi e voi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e sino alle estremità della terra» (At 1, 8).
 
Questa forza speciale è quella che scenderà fra poco sul nostro caro confratello Domenico e lo renderà atto a continuare nel mondo d'oggi l'opera di Gesù, Pastore Eterno delle nostre anime.
 
A nome di tutti i Vescovi presenti, io gli chiederò fra breve: «Vuoi, fratello carissimo, adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli Apostoli, che noi ora trasmettiamo a te, mediante l'imposizione delle mani, con la grazia dello Spirito Santo?».
 
Con il suo sì, totale e generoso, il Vescovo eletto si disporrà così a ricevere la grazia di guidare, come Buon Pastore, il popolo santo di Dio. Scenderà su di lui quello «Spiritum principalem» di cui ci parla il rito dell'ordinazione, e cioè quello Spirito sovrano, quello Spirito che regge e guida» che ci rende atti a condurre il popolo cristiano sulle vie della salvezza.
 
Di tale missione di guida è segno eloquente il pastorale che fra breve consegnerò al nuovo Vescovo, dicendogli: «Abbi cura dell'intero gregge, nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come Vescovo, per reggere la Chiesa di Dio».
 
2. II Nunzio Apostolico
 
L'opera pastorale del nuovo Vescovo non si svolgerà all'interno di una singola diocesi, ma avrà come campo d'azione una Nazione intera, presso la quale svolgerà la missione di Rappresentante Pontificio. In concreto, il Vescovo che ora sarà ordinato, è chiamato a mantenere, a nome del Santo Padre, i contatti con la Chiesa che è in Marocco ed a favorire pure un dialogo costruttivo con quelle autorità civili. È vero che i cattolici in Marocco non sono molti. Essi però, soprattutto a Rabat ed a Tangeri, sono assai attivi, uniti ai loro Pastori, decisi ad essere fermento di bene in quella società a maggioranza islamica, in cui essi sono chiamati ad operare.
 
Alle autorità civili il Nunzio Apostolico porterà poi l'assicurazione della Chiesa, e della Santa Sede in particolare, di voler collaborare per il progresso materiale e spirituale di quelle popolazioni. È questo del resto lo spirito, che felicemente presiede i rapporti fra Chiesa e Stato in Marocco, dopo il noto scambio di lettere fra il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II e Sua Maestà il Re Hassan II, nel 1983-1984 (cfr. A.A.S. 1985 – pp. 712-715).
 
3. Guardando al Marocco
 
I vincoli di collaborazione fra la Santa Sede ed il Regno dì Marocco si sono, poi, intensificati con la storica visita che Sua Santità Giovanni Paolo II fece a quella nobile Nazione nell'agosto del 1985. Commovente fu la Santa Messa con la Comunità Cattolica di Casablanca nell'Istituto «Charles de Foucauld». Molto cordiale fu l'accoglienza riservata al Santo Padre da Sua Maestà Hassam II nel suo Palazzo reale. Significativo fu soprattutto l'incontro con i cinquantamila giovani islamici convenuti nello stadio di Casablanca ed inneggianti con entusiasmo intorno al Santo Padre, specialmente quando ricordava solennemente a tutti i presenti, «Non si può invocare Dio, rifiutandoci poi di essere fratelli» (Attività della Santa Sede 1985 - Città del Vaticano 1986 - pag. 788).
 
4. L'esempio dei Santi
 
Caro Don Domenico!
Grande è la missione episcopale che sei chiamato a svolgere nella terra dell'Atlante.
 
Come Vescovo hai dinnanzi a te l'esempio di una schiera di Vescovi Santi, che nel corso dei secoli hanno illustrato la Chiesa con le loro virtù eroiche e con il fervore del loro zelo apostolico.
 
Come Nunzio Apostolico hai dinnanzi a te l'esempio di tanti Legati Pontifici, che ci hanno lasciato una testimonianza luminosa di servizio ecclesiale. Basti citare San Gregorio Magno, Inviato Pontificio presso l'Imperatore di Costantinopoli, prima di essere chiamato al supremo Pontificato. Basti ricordare San Francesco Saverio, il Patrono dei Nunzi Apostolici. Basti pensare in questo secolo all'esempio lasciatoci dal Papa Giovanni XXIII, durante la missione da lui svolta come Pontificio in Bulgaria prima, in Turchia, poi, ed infine in Francia.
 
Ed anzi, dato che abbiamo recentemente, il 3 giugno scorso, commemorato il trentesimo anniversario della sua morte, mi sia consentito di citare alcune parole tratte dal suo Giornale dell'anima». Esse dicono lo spirito con cui deve operare un Vescovo chiamato ad una missione, nobile e difficile, qual è quello di Legato del Romano Pontefice.
 
5. La testimonianza di Papa Giovanni XXIII
 
Sul punto di ricevere l’Ordinazione episcopale, egli scriveva «Voglio essere tutto e solo di Dio, penetrato della sua luce splendente della carità verso la Chiesa e le anime» (Il Giornale dell'Anima, Edizioni di Storia e Letteratura, 4 edizione, Roma 1965, pag. 244).
 
Nella medesima circostanza prima di iniziare la missione di Visitatore Apostolico in Bulgaria annotava: «Forse sulla mia via mi attendono molte tribolazioni», ma aggiungeva poi subito, in un atteggiamento di completa disponibilità alla volontà di Dio. «Con l'aiuto del Signore mi sento pronto a tutto. Non cerco, non voglio la gloria di questo mondo; l’aspetto molto grande nell’altro». (ivi pag. 246)
 
Le sue previsioni si avverarono in pieno, a soli venti mesi dall’Ordinazione episcopale poté toccare con mano che Dio lo voleva per il cammino della sofferenza.«La breve esperienza di questi mesi di episcopato scrisse duranti gli esercizi spirituali del 1926 mi conferma che per me, nella vita, non c’è di meglio che portar la croce, cosi come il Signore me la pone sulle spalle e sul cuore. Debbo considerarmi come l’uomo della croce ed amare, quella che Dio mi dà senza pensare ad altro. Tutto ciò che non è in onore di Dio, servizio della Chiesa, bene delle anime, è accessorio per me e senza importanza». (ivi, pag. 249)
 
L’amato Papa Giovanni ci ha poi lasciato un esempio anche per l’entusiasmo e la fedeltà, con cui un Inviato Pontificio deve servire il Santo Padre: «Nei miei rapporti con tutti i cattolici o ortodossi, grandi o piccoli,– scriveva l'allora Visitatore Apostolico in Bulgaria –, vedrò di lasciare sempre un impressione di dignità e di bontà, bontà luminosa, dignità amabile. Rappresento – benché indignissimamente – tra questa gente, il Santo Padre. Sarò dunque preoccupato di farlo stimare ed amare, anche attraverso la mia persona. Ciò vuole il Signore. Quale compito, quale responsabilità!» (ivi, pag. 250).
 
Ed anche successivamente, come Nunzio Apostolico in Francia, Mons. Angelo Maria Roncalli svolse il suo lavoro con lo spirito del Buon Pastore, umile, paziente e buono verso tutti. «Più mi faccio maturo d'anni e di esperienze,– egli scriveva nel 1948 – e più riconosco che la via più sicura per la mia santificazione personale e per il miglior successo del mio servizio della Santa Sede, resta lo sforzo vigilante di ridurre tutto, principii, indirizzi, posizioni, affari, al massimo di semplicità e di calma; con attenzione a potare sempre la mia vigna di ciò che è solo fogliame inutile e viluppo di viticci, ed andare diritto a ciò che è verità, giustizia, carità, soprattutto carità. Ogni altro sistema di fare, non è che posa è ricerca di affermazione personale, che presto tradisce e diventa ingombrante e ridicolo.
 
«Signore conservatemi il gusto e la pratica di questa semplicità, che, tenendomi umile, mi avvicina di più al vostro spirito ed attira, e salva le anime» (ivi, pp. 323-324).
 
Ed è questo spirito evangelico, che rifulse in tutto il lungo servizio alla Santa Sede e che lo portava a scrivere: «In verità ho sempre ritenuto che per un ecclesiastico la diplomazia così detta deve essere permeata di spirito pastorale; diversamente non conta nulla, e volge al ridicolo una missione santa» (ivi, pag. 336).
 
6. Sulle orme del Buon Pastore
 
Caro Don Domenico,
 
mi sono permesso di citare queste considerazioni scritte dal Servo di Dio Papa Giovanni XXIII, durante lo svolgimento della sua attività di Legato Pontificio, per sottolineare come si può e si deve continuare l'opera di Cristo, Buon pastore, anche nell'attività ari una Nunziatura Apostolica.
 
Avanti, dunque nel nome del Signore che ti chiama a continuare l'opera di salvezza nel mondo d'oggi. Un giorno lontano tu ascoltasti la voce del Signore che ti diceva: Vieni e seguimi (Mt 4, 18). Così sei diventato sacerdote. Ora, dopo tanti anni di un fecondo ministero sacerdotale, il Buon Pastore ti chiede un servizio più alto. Ancora una volta Egli ti dice: »Vieni e seguimi... Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle» (Gv 21, 15-19).
 
Fra poco, con l'imposizione delle mani dei Vescovi qui presenti e con la formula Consacratoria, una nuova grazia scenderà su di te, e cioè la grazia di guidare il popolo Santo di Dio.
 
Che Maria Santissima, la Regina degli Apostoli, ti accompagni sul tuo cammino! Che tutti i Santi del Cielo, che ora invocheremo nelle Litanie, ti ottengano da Cristo Buon Pastore, abbondanti frutti di bene nel tuo ministero episcopale! Amen!
  


*L'Osservatore Romano 5-6.7.1993 p.6.

 

top