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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR CHRISTOPHE PIERRE

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

 Saint-Malo, Francia - Domenica, 24 settembre 1995 

 



Cari Confratelli nell'Episcopato e nel Presbiterato,
Distinte Autorità,
Fratelli e sorelle nel Signore!

Sotto le splendide volte di questa Cattedrale, testimone di una lunga storia della Bretagna, si compie oggi un rito bimillenario, che ci riporta alle origini della Chiesa e ci fa toccare con mano la sua natura apostolica.

Con l'imposizione delle mani, da parte mia e dei Vescovi conconsacranti, sul capo di Mons. Christope Pierre, una nuova grazia scenderà su di lui, la grazia necessaria per guidare, come Vescovo, il Popolo di Dio verso il Signore.

«Io sono il Buon Pastore» ci aveva detto Gesù. Egli è il Buon Pastore che vuole condurre tutte le pecore all'ovile, perché vi sia un solo gregge ed un solo Pastore (Gv 10, 11-16).

L'opera terrena di Gesù doveva però terminare con la Ascensione al cielo. Per questo già fin dalla sera della sua Risurrezione, Egli aveva detto ai suoi Apostoli: «Come il Padre ha inviato me, così io invio voi» (Gv 20, 21). E prima della sua Ascensione, Cristo rinnovava questo mandato ai suoi Apostoli, dicendo loro: «Andate, dunque, ed istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando, loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 19-20). La missione salvifica di Cristo sarebbe così continuata con l'opera degli Apostoli e dei loro Successori, fino alla consumazione dei secoli.

In questa missione gli Apostoli furono pienamente confermati il giorno di Pentecoste, secondo la promessa del Signore: «Riceverete una forza, quella dello Spirito Santo, che discenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e sino alle estremità della terra» (At 1, 8).

Questa forza speciale è quella che scenderà fra poco sul nostro caro fratello Christophe e lo renderà atto a continuare nel mondo d'oggi l'opera di Gesù, Pastore Eterno delle nostre anime.

A nome di tutti i Vescovi presenti, io gli chiederò fra breve: «Vuoi fratello carissimo, adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli Apostoli, che noi ora trasmettiamo a te, mediante l'imposizione delle mani, con la grazia dello Spirito Santo?».

Con il suo sì totale e generoso, il Vescovo eletto si disporrà così a ricevere la grazia di guidare, come Buon Pastore, il popolo santo di Dio.

Fin dai tempi apostolici tale grazia viene trasmessa nella Chiesa attraverso il rito simbolico dell'imposizione delle mani e con la preghiera consacratoria da parte del Vescovo. È questo il rito che oggi si ripete nella storica Cattedrale di Saint-Malo, con l'imposizione delle mie mani sul capo di un caro sacerdote di questa comunità, chiamato dal Successore di Pietro a far parte del Collegio Episcopale. Con me gli imporrà le mani il venerato Card. Paul Gouyon, che già ordinò sacerdote il giovane Christophe Pierre, in questa stessa Cattedrale, il 5 aprile 1970. Con me gli imporrà le mani l'attuale vostro benemerito Arcivescovo, Mons. Jacques Jullien, e gli altri Vescovi presenti, a nome di tutto il Collegio Episcopale.

In realtà, se ci fossero a disposizione tutti i documenti storici, potremmo ricostruire la genealogia episcopale di ogni Successore degli Apostoli. Per un certo periodo storico, ciò è talora possibile, contribuendo così a far notare la continuità del carisma episcopale nella Chiesa.

Mons. Christophe Pierre riceve oggi l'Episcopato con l'imposizione delle mie mani e di quelle dei Vescovi conconsacranti. A mia volta, io ho ricevuto l'Episcopato il 15 gennaio 1978, dalle mani del compianto Card. Antonio Samorè. Questi a sua volta, fu ordinato nel 1951 dal Card. Clemente Micara, il quale lo era stato da parte del Card. Pietro Gasparri, nel 1920. Questi era stato ordinato dal Card. Richard, Arcivescovo di Parigi, nel 1898, sul quale nel 1842 aveva imposto le mani il Beato De Mazenod, Vescovo di Marsiglia e Fondatore degli Oblati di Maria Immacolata. Ed è confortante a questo punto vedere come la genealogia episcopale di Mons. Christophe Pierre si innesti su quella di un grande Vescovo missionario, gloria della Chiesa in Francia nel secolo scorso.

E così di Vescovo in Vescovo, si potrebbe risalire indietro nei secoli, permettendo di mettere meglio in luce l'ininterrotta origine apostolica dell'Episcopato.

Oggi la Chiesa ha un nuovo Pastore! Con la grazia che riceverà dall'alto, egli potrà insegnare, santificare e governare il popolo di Dio, in comunione con il Successore di Pietro e con gli altri Successori degli Apostoli sparsi nel mondo intero.

Oggi le responsabilità di un Vescovo sono più grandi che mai. Ma egli ravvivando la grazia ricevuta dall'alto, troverà sempre la forza di perseverare nella sua missione.

In realtà, ogni Apostolo non potrà mai dimenticare che se Dio lo ha chiamato ad una missione, non lo lascerà mai solo. Ce lo ha ricordato il Profeta Geremia nella prima lettura della Messa: «Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo... Va' da coloro a cui ti manderò ed annunzia ciò che ti ordinerò. Io sono con te per proteggerti!» (Ger 1, 4-10).

Il ministero del nuovo Vescovo non si svolgerà all'interno di una singola comunità, come Vescovo diocesano, o come Coadiutore o Ausiliare. Il suo campo d'azione sarà una Nazione intera nella quale egli svolgerà la Missione di Rappresentante Pontificio. In concreto, egli dovrà collaborare con il Sommo Pontefice, per mantenere sempre più stretti contatti con la Chiesa che è in Haiti'e per favorire un dialogo costruttivo con quelle autorità civili.

E’ una missione ecclesiale importante quella di un Nunzio Apostolico, quale è stata mirabilmente riassunta dal Servo di Dio Papa Paolo VI nel Motu proprio «Sollicitudo omnium Ecclesiarum» (A.A.S. 1969, pagg. 473-484), redatto dal Papa alla luce dell'ecclesiologia scaturita dal Concilio Ecumenico Vaticano II.

Patrono del nuovo Nunzio Apostolico potrebbe essere San Francesco Javier, Inviato del Papa alle Indie, che seppe unire in perfetta sintesi di vita la fedeltà alla Chiesa e l'ardore missionario.

In Francia è ancora vivo il ricordo del Nunzio Apostolico Angelo Roncalli, divenuto poi il grande Papa Giovanni XXIII di santa memoria. La sua spiritualità ci è ben documentata dal suo «Giornale dell'anima». In esso, anche Mons. Christophe Pierre troverà luminosi insegnamenti per la sua missione. Gli saranno d'esempio anche tanti Nunzi Apostolici che egli ha conosciuto nel suo lungo servizio alla Santa Sede, primo fra questi il caro Nunzio Apostolico, Mons. Lorenzo Antonetti, qui presente, che saluto cordialmente.

Caro Don Christophe, tu vai ora come Nunzio Apostolico in Haiti, la terra scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492, poco più di cinque secoli fa, al termine del suo primo viaggio verso l'America.

Vai Pastore nella più antica Repubblica delle Antille, che ti attende con ansia, quale testimone dell'amore del Papa verso quelle care popolazioni.

Il golfo di Port-au-Prince è bellissimo, ma esso, purtroppo, è stato scenario di tante miserie, a cominciare dall'iniquo traffico di migliaia di africani là deportati. È stato un «olocausto sconosciuto» come ha detto il Santo Padre Giovanni Paolo II, chiedendo perdono a Dio per tante offese recate alla dignità di quel popolo.

Haiti è stata però anche teatro delle più autentiche lotte di liberazione delle popolazioni d'America. Infatti, già fin dal 1804, nasceva all'indipendenza la giovane Repubblica di Haiti, a conclusione della lunga epoca coloniale.

Nel corso della storia, quella Nazione è passata attraverso molteplici esperienze, sovente dolorose e drammatiche. I Vescovi del luogo, insieme ai sacerdoti loro collaboratori, hanno sempre cercato di accompagnare il popolo nel suo duro cammino quotidiano. Cosi pure fecero i Romani Pontefici, sostenendo quei Pastori nel loro difficile impegno di evangelizzazione e promozione umana.

Nel marzo 1983, la Chiesa di Haiti celebrò a Port-au-Prince un indimenticabile Congresso Eucaristico, al quale volle anche partecipare il Papa Giovanni Paolo. Rivolgendosi a quei cattolici, in quell'occasione egli disse loro:

«Vous avez choisi come slogan de votre Congrès: Il faut que quelque chose change faut bien en effet que les choses changent... Certes vous disposez d'un beau pays, aux ressources humaines nombreuses. Et l'on peut parler chez vous du sentiment religieux inné et généreux de la vitalité et du caractère populaire de l'Eglise. Mais les chrétiens ont constaté aussi la division, l'injustice, l’illégalité excessive, la dégradation de la qualité de la vie, la misère, la faim, la peur d'un grand nombre... Et pourtant, les chrétiens sont persuadés qu'il ya des solutions, dans la solidarité. II faut que les «pauvres» de toute sorte se reprennent à espérer. L'Eglise garde en ce domaine une mission prophétique, inséparable de sa mission religieuse, et elle demande la liberté de l'accomplir: pas pour accuser, et pas seulement pour faire prendre conscience du mal, mais pour contribuer de façon positive au redressement, en engageant toutes les consciences... à agir conformément à l'Evangile et à la doctrine sociale de l'Eglise» (cfr Insegnamenti di Giovanni Paolo II — vol. IV, l-1983-pag. 686).

E le parole profetiche pronunciate dal Papa in quella tribolata isola, dodici anni fa, conservano anche oggi tutto il loro valore!

Cari sacerdoti e fedeli di Rennes e Saint-Malo, ora il vostro dovere è di accompagnare con la preghiera il degno figlio di questa vostra nobile terra, che si prepara ad iniziare la missione che il Signore, attraverso la designazione del Papa, gli ha affidato in Haiti.

In quell'isola già lavorano con impegno uomini e donne provenienti dalla Francia e dalla stessa Bretagna. Penso, in particolare, ai Monfortiani, agli Spiritani ed alla Società dei «Pretres de Saint-Jacques» fondata in Bretagna proprio per l'evangelizzazione in Haiti.

Penso a tanti Fratelli, così benemeriti nel campo dell'educazione ed in particolare ai Fratelli dell'Istruzione Cristiana, cioè ad una Congregazione fondata dal «malouin» Jean-Marie de Lammenais.

Il pensiero va pure alle Figlie della Carità, alle Suore di S. Giuseppe di Cluny, a quelle di S. Paolo di Chartres, alle Monfortane ed alle Figlie di Maria, e cioè a tutte quelle figlie della Francia che hanno operato ed operano generosamente in quell'isola.

Con questo stesso spirito missionario il nuovo Vescovo si prepara ad iniziare la sua opera in Haiti.

Sorretto dal vostro affetto; dalla vostra solidarietà e soprattutto dalle vostre preghiere, Mons. Christophe Pierre non si sentirà mai solo e potrà essere fedele alla missione che oggi il Signore gli affida.

Nel Vangelo che poco fa è stato proclamato abbiamo ascoltato la parabola del servo fedele (Lc XII, 35-44). Questi è l'impegno che il nostro caro fratello Christophe oggi assume di fronte alla Chiesa intera, della quale diviene Vescovo. Egli si impegna ad andare avanti «con la lucerna ardente nelle sue mani».

Egli si ripromette dinanzi a tutti noi di essere «l'amministratore fedele e prudente, che il Signore ha costituito per la sua famiglia». Nostro dovere sarà di aiutarlo a compiere la sua missione. Così vive la Chiesa, ove l'uno può aiutare l'altro e cooperare così al bene di tutto il Corpo Mistico di Cristo.

Maria, la Regina degli Apostoli, interceda per il nuovo Vescovo. In Haiti essa è invocata con il bel titolo di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. Dal cielo Essa vegli sul nostro fratello Christophe e sia sempre la stella luminosa del suo episcopato.


*L'Osservatore Romano 27.9.1995 p.5.

 

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