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George W. Bush
e le sfide del Medio Oriente

 

Luca M. Possati


In concomitanza con l'avvio delle primarie per le elezioni presidenziali 2008, George W. Bush si reca per la prima volta in Vicino Oriente. Il capo della Casa Bianca ha indicato tre obiettivi principali della sua visita:  indurre gli Stati della regione a riconoscere che la pace con Israele "è un interesse di tutto il mondo arabo", rafforzare le nuove trattative in corso fra israeliani e Autorità palestinese (Ap) allo scopo di un "accordo globale" entro la fine del suo mandato presidenziale (gennaio 2009), e "arginare l'influenza dell'Iran su tutta l'area". Bush giungerà a Tel Aviv il 9 gennaio. Oltre che in Israele e nei Territori palestinesi, si recherà anche in Kwait, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e in Egitto. La missione durerà otto giorni.
In Israele e nei Territori palestinesi la situazione politica con cui il presidente degli Stati Uniti dovrà confrontarsi non è certo delle migliori. Come rilevano gli osservatori internazionali, i primi incontri tra israeliani e palestinesi dopo la conferenza di pace di Annapolis non hanno sortito gli effetti sperati. A bloccare le intese è ancora la questione degli insediamenti e dei posti di controllo in Cisgiordania. Lo stesso Abu Mazen, presidente Ap, ha invitato Bush ad esprimersi "con chiarezza" sul problema definendo gli insediamenti "il vero ostacolo per la ripresa dei negoziati". In un'intervista al Jerusalem Post, il premier israeliano Ehud Olmert ha ribadito l'impegno assunto da Israele nel rispettare i dettami della Road Map - il piano del Quartetto (Onu, Ue, Russia e Usa) che sancisce il congelamento degli insediamenti esistenti prima del 2003 e lo sgombero di quelli costruiti successivamente - ma al tempo stesso ha affermato la necessità di una certa "flessibilità" nell'interpretare tali misure. In realtà Olmert non ha scelta:  i partiti di destra nella coalizione al potere minacciano di far cadere il Governo se gli sgomberi avranno inizio.
Intanto il confine tra Israele e la Striscia di Gaza è tornato ad essere incandescente. Nelle ultime due settimane oltre venti miliziani di Hamas e della Jihad islamica sono stati uccisi nei raid israeliani in risposta ai continui lanci di razzi contro Sderot e Ashkelon. Inutile dire che il prolungarsi della contrapposizione inter-palestinese tra Hamas, il Movimento di resistenza islamica che dal giugno scorso controlla con la forza la Striscia, e Al Fatah, il partito che guida l'attuale Governo di emergenza dell'Ap, compromette la piena riuscita di qualsiasi trattativa.
Viste tali premesse, il consigliere della sicurezza della Casa Bianca, Stephen Hadley, ha escluso che Bush possa incontrare insieme Olmert e Abu Mazen. "Al momento - ha detto Hadley - sono previsti solo incontri bilaterali". L'11 gennaio Bush incontrerà l'inviato speciale del Quartetto, l'ex premier britannico Tony Blair, e il giorno successivo l'Ambasciatore Croker e il generale Petraeus, con i quali farà il punto sulla situazione in Iraq. Per preparare il terreno delle mediazioni, nei giorni scorsi il presidente ha avuto un colloquio telefonico con il Re di Giordania Abdullah II bin Hussein durante il quale ha sottolineato la necessità di cogliere l'opportunità apertasi con la conferenza di Annapolis per raggiungere un accordo finale basato sulla nascita di uno Stato palestinese autonomo accanto a quello israeliano.
L'altra questione al centro della missione di Bush sarà il nucleare iraniano. L'inquilino della Casa Bianca ha detto di voler spiegare ai Paesi della regione che il problema può essere risolto per via diplomatica promuovendo una politica che "spinga all'isolamento dell'Iran per mezzo di pressioni internazionali, pressioni che costringano gli iraniani a una scelta strategica". Parlando alla Reuters Bush ha esplicitamente detto che nei suoi incontri con i leader arabi discuterà quanto riportato lo scorso mese dal National Intelligence Estimate (Nie) - il rapporto Usa sul programma nucleare iraniano - nel quale si afferma che il Governo di Ahmadinejad ha interrotto il suo programma nucleare militare nel 2003. "Farò loro presente - ha detto - che il Nie ha messo in rilievo che l'Iran rappresenta ancora un pericolo e ricorderò loro che un Paese in grado di sospendere un programma può facilmente cominciarne un altro". Teheran - dal canto suo - ha definito la visita "un'interferenza negli affari regionali".
Venerdì scorso Bush ha accusato la Siria, Paese che mantiene rapporti di speciale cooperazione con l'Iran, di "essere responsabile del blocco politico che impedisce al Libano di eleggere un nuovo presidente", affermando che Damasco è "contraria alla volontà del popolo libanese". Intervistato dalla France Presse, il presidente Usa ha annunciato che nel corso della sua missione si adopererà per ricordare "quanto sia importante lavorare per liberare il Governo libanese dalle interferenze straniere". "Sono molto deluso - ha detto - che in Libano non sia ancora stato eletto un presidente e penso che in verità sia l'influenza siriana ad impedire l'elezione". Secondo i commentatori politici, uno dei migliori risultati conseguiti dalla conferenza di pace di Annapolis era stata proprio la partecipazione della Siria. Damasco aveva accettato di intervenire all'assise promossa dagli Usa alla condizione che venisse inserita nell'agenda dei lavori anche la questione del controllo delle alture del Golan, nodo dello storico contenzioso con Israele.
Ciò nonostante, la successiva opposizione di Israele (ma anche di Usa e Gran Bretagna) alla conferenza di Mosca, che avrebbe dovuto rilanciare le trattative siro-israeliane, e il prolungarsi della crisi nel vicino Libano, dove manca un capo dello Stato dallo scorso 24 novembre, sembra aver compromesso i cenni di distensione nei rapporti tra Washington e la Siria. Dopo l'assassinio del generale libanese François Hajj - principale candidato alla guida delle forze armate, successore di Michel Suleiman - la situazione è precipitata ed Hezbollah, il movimento sciita filosiriano, principale forza di opposizione, ha minacciato una "mobilitazione pacifica" se nel futuro Governo non otterrà un numero di Ministri tale che gli consenta di esercitare eventualmente un potere di veto. La prossima seduta dell'Assemblea Nazionale libanese utile per eleggere il nuovo capo dello Stato è fissata per il prossimo 12 gennaio. Quel giorno Bush sarà in Iraq.

 

(© L'Osservatore Romano 9 gennaio 2008)