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Il programma spaziale iraniano

 

Cosa nascondono
i satelliti di Teheran

 

di Luca M. Possati


È stato il varo di un nuovo progetto scientifico o la prova generale di un attacco missilistico contro Israele? Oppure è trapelata una notizia che non doveva trapelare? Gli analisti internazionali continuano a interrogarsi sul caso "Omid", il satellite fantasma iraniano, il cui lancio in orbita, lo scorso 25 agosto, è stato smentito da Teheran a sole tre ore dall'annuncio ufficiale. Perché - e per conto di chi - gli Ayatollah guardano allo spazio?
Proprio mentre tornava alta la tensione tra Russia e Stati Uniti sulla questione dello scudo spaziale - con il generale vice capo di stato maggiore russo, Anatoli Nogovitsin, che ha minacciato di attaccare Varsavia se questa ospiterà sul proprio territorio i sistemi missilistici americani - il Governo di Mahmoud Ahmadinejad ha voluto lanciare un preciso avvertimento a Washington.
Mosca e Teheran hanno avviato da tempo una collaborazione nel settore aerospaziale con un accordo siglato nel gennaio 2005. L'Iran possiede già un satellite, il "Sinah-1", costruito dalla Russia e lanciato il 28 ottobre 2005 sul missile vettore "Kosmos-3" dal Centro spaziale di Plesetsk. Un secondo satellite, denominato "Zoreh", sempre di fabbricazione russa, è ancora in fase di costruzione. Il Cremlino - riferiscono fonti di stampa - ha giustificato il ritardo addossandone la responsabilità sui fornitori europei, reticenti - a suo dire - nel cooperare al progetto.
Nel febbraio 2008 i tecnici iraniani sono riusciti a lanciare un razzo sonda, operazione considerata il primo passo verso la messa in orbita dell'avanzato satellite di ricerche scientifiche e telecomunicazioni "Omid" ("speranza", in farsi) prevista per il marzo 2009. Il vettore usato in quell'occasione era un "Kavoshgar-1", ma alcuni esperti ritengono che si sia trattato di una variante del missile "Shahab-3", dotato di una gittata di oltre duemila chilometri, dunque in grado di colpire Israele e oltre. Ma le ambizioni di Teheran vanno ben al di là di qualche missile. "Il nostro Paese - ha dichiarato il ministro della Difesa iraniano, Mostafa Mohammad Nadjar - mira, da qui al 2015, a fabbricare due satelliti per telecomunicazioni e ricerche, una stazione di telemetria, e anche un satellite in comune con altre nazioni islamiche".
Nonostante la smentita del lancio di "Omid" e le rassicurazioni dell'interesse "esclusivamente scientifico" del proprio programma spaziale da parte della Repubblica islamica, gli Stati Uniti hanno subito lanciato l'allarme:  un razzo in grado di lanciare in orbita un satellite può trasportare una testata nucleare. Se la "macchina da guerra" iraniana non si fermerà - scrive il "Yedot Ahronot" - sarà inevitabile lo scontro aperto. E - come prevedono gli analisti - se la scintilla scatterà in Medio Oriente, l'incendio dilagherà automaticamente in Europa, coinvolgendo Parigi e Londra. A quel punto, quando il conflitto sarà davvero globale, vincerà chi meglio avrà posizionato i propri satelliti.
In questo momento, nel Golfo è atteso l'arrivo di altre due portaerei americane, la Teddy Roosevelt e la Reagan, e della nave da sbarco Iwo Jima. Nel frattempo, Washington e Tel Aviv hanno firmato un accordo per la realizzazione di un nuovo potente sistema radar antimissile nel deserto del Neghev, che sarà collegato alla rete di allarme satellitare americana. Il sistema consentirà l'individuazione di un missile a duemila chilometri di distanza.
Il Cremlino non resta certo a guardare. Mercoledì 20 il presidente siriano, Bachar Al Assad, ha annunciato la disponibilità di Damasco a ospitare i sistemi missilistici russi "Iskander" sul proprio territorio. "In Russia e nel mondo tutti sanno del ruolo di Israele e dei suoi consulenti nella crisi georgiana", ha detto Assad. "E se anche a Mosca vi era chi considerava questo ruolo amichevole, oggi nessuno lo pensa più". Pochi giorni prima, nel corso di un vertice a Soci, il presidente russo Dmitri Medvedev e quello bielorusso Aleksandr Lukashenko si sono accordati per firmare un trattato su un sistema unificato di difesa antiaerea e antimissile. L'intesa dovrebbe entrare in vigore in autunno.
Ma tra Minsk e Teheran c'è ancora il Caucaso.

 

(© L'Osservatore Romano 22 agosto 2008)