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La Rete e la Chiesa

Destinate a incontrarsi


di Antonio Spadaro

Internet è una realtà che ormai fa parte della vita quotidiana di molte persone. Se fino a qualche tempo fa era legata all'immagine di qualcosa di tecnico, che richiedeva competenze specifiche sofisticate, oggi è diventato un luogo da frequentare per stare in contatto con gli amici che abitano lontano, per leggere le notizie, per comprare un libro o prenotare un viaggio, per condividere interessi e idee. L'avvento di internet è stato, certo, una rivoluzione. E tuttavia è una rivoluzione che potremmo definire "antica", cioè con salde radici nel passato:  replica antiche forme di trasmissione del sapere e del vivere comune, ostenta nostalgie, dà forma a desideri e valori antichi quanto l'essere umano. Quando si guarda a internet occorre non solo vedere le prospettive di futuro che offre, ma anche i desideri e le attese che l'uomo ha sempre avuto e alle quali prova a rispondere:  comunicazione, relazione e conoscenza.
Internet si sta decisamente evolvendo, trasformandosi in una piattaforma relazionale. Non è più un agglomerato di siti web isolati e indipendenti tra loro, seppure collegati e messi in rete, ma è da considerare come l'insieme delle capacità tecnologiche raggiunte dall'uomo nell'ambito della diffusione e della condivisione dell'informazione e del sapere. La Rete permette la partecipazione e la diffusione dei contenuti multimediali (testi, immagini e suoni) che vengono prodotti dagli stessi utenti, i cosiddetti consumer generated media. Ogni informazione (un'immagine, un video, una registrazione audio, un link, un testo, ...) entra in una rete di relazioni di persone che collega tra loro i contenuti e ne potenzia ed estende il valore e il significato.
Da sempre la Chiesa ha nell'annuncio di un messaggio e nelle relazioni di comunione due pilastri fondanti del suo essere. La Chiesa è dunque naturalmente presente - ed è chiamata ad esserlo - lì dove l'uomo sviluppa la sua capacità di conoscenza e di relazione. Ecco perché la Rete e la Chiesa sono due realtà da sempre destinate a incontrarsi:  internet non è un semplice "strumento" di comunicazione che si può usare o meno, ma un "ambiente" culturale, che determina uno stile di pensiero e crea nuovi territori e nuove forme di educazione, contribuendo a definire anche un modo nuovo di stimolare le intelligenze e di costruire la conoscenza e le relazioni. L'uomo infatti non resta immutato dal modo con cui manipola il mondo:  a trasformarsi non sono soltanto i mezzi con i quali comunica, ma l'uomo stesso e la sua cultura. La Chiesa dunque, per attuare sino in fondo la sua missione, ha bisogno di vivere nella Rete e incarnare in essa il messaggio del Vangelo.
Internet, che si basa su una logica delle "connessioni" (links e networks), abbatte distanze spazio-temporali prima valicabili con difficoltà o a costi proibitivi. L'ambiente telematico diffuso unisce i popoli grazie alla crescita dell'integrazione sociale, mette in circolo il pensiero e le culture, fa cadere le barriere dei particolarismi. Si tratta di un'opportunità per le relazioni interne alla Chiesa, ma anche per la comunicazione tra la Chiesa e il mondo. Infatti la Chiesa, proprio in quanto "corpo vivo", come afferma la Communio et progressio (n. 116-117), ha bisogno dell'opinione pubblica. Grazie alla Rete la Chiesa può ascoltare più chiaramente la voce dell'opinione pubblica ed entrare in continuo dibattito con il mondo circostante. La peculiarità della comunicazione in Rete è infatti l'interattività bidirezionale, che sta già facendo svanire la vecchia distinzione tra chi comunica e chi riceve la comunicazione.
Certo, la Chiesa non è mai e in nessun caso "prodotto" della comunicazione, e la fede non è fatta soltanto di informazioni, né è luogo di mera "trasmissione", cioè non è una pura "emittente". Essa è luogo di "comunicazione" e "testimonianza" vissuta del messaggio che si "annuncia" e che si celebra in seno a una comunità umana in carne e ossa. Il rapporto diretto, proprio della Rete, tra centro e qualsiasi punto della periferia espone al rischio di formare un'abitudine all'inutilità della mediazione incarnata in un certo momento e in un certo luogo. E tuttavia è anche vero che si aprono contesti e orizzonti di relazione prima impensabili o forse, al massimo, intuiti da geni religiosi come Pierre Teilhard de Chardin. Le nuove tecnologie informatiche e telematiche sono entrate anche nel grande campo della pastorale e dello studio sulle nuove possibilità per il ministero. Molti pastori e formatori sono in Rete per creare occasione di incontro e di annuncio, ma anche di confronto aperto lì dove la gente si incontra. Oggi internet è, di fatto, un luogo di incontro, dove sta emergendo un differente concetto di "prossimo", ancora tutto da studiare.
Se è necessario, oggi più che mai, interrogarsi sul modo in cui internet comincia a cambiare il modo di percepire le relazioni umane, allora è anche necessario confrontarsi con le conseguenze che ciò può avere nella Chiesa, che non è una rete di relazioni orizzontali immanenti, ma ha sempre un principio e un fondamento "esterno". L'agire comunicativo della Chiesa ha in questo dono il suo fondamento e la sua origine. Comunque la reticolarità della vite nei cui tralci scorre una medesima linfa non è lontanissima dall'immagine di internet:  la Rete è immagine della Chiesa nella misura in cui la si intende come un corpo che è vivo se tutte le relazioni al suo interno sono vitali. Poi l'universalità della Chiesa e la missione dell'annuncio "a tutte le genti" rafforzano la percezione che la Rete possa essere un modello. In ogni caso la Chiesa stessa è chiamata a vivere nel mondo, il quale non può non determinarne anche la figura concreta, storica e i modelli di comunione possibili. Tirarsi indietro timidamente per paura della tecnologia o per qualche altro motivo non è più accettabile.

 

(© L'Osservatore Romano 24 gennaio 2009)