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La pillola Ru486

Un vero e proprio aborto
apparentemente facile


di Didier Sicard
Professore emerito di Medicina interna
Università di Paris Descartes
Presidente d'onore del Comitato consultivo francese di etica

Conosco da molti anni il conflitto, unico in Europa, che divide in Italia i sostenitori e gli oppositori della pillola Ru486. Questo conflitto è in contrasto con la relativa indifferenza che ho potuto constatare negli altri Paesi europei nel momento della sua introduzione. Essa è apparsa  infatti  come  una  nuova  libertà  acquisita  dalle donne.
Dal momento in cui l'aborto non è più proibito, questo medicinale si integra tra le modalità di realizzazione disponibili. La sua specificità risiede nell'apparente facilità di utilizzo che esso offre. Esso appare così come una sorta di contraccezione tardiva e non come un vero e proprio aborto. Una donna che esiterebbe ad abortire può essere tentata di ricorrervi grazie alla sua apparente facilità di impiego.
È proprio questa semplicità apparente che continua a pormi delle questioni. Questo medicinale ha provocato negli Stati Uniti un certo numero di morti, il cui meccanismo rimane oscuro. La rarità di casi simili in Europa non è stata finora spiegata. La responsabilità è della Ru486 stessa o del medicinale a essa associato (prostaglandine) utile all'apertura del collo dell'utero? La risposta non è chiara.
Il fatto principale rimane l'importanza di un controllo medico estremamente rigido durante il suo utilizzo, poiché questo medicinale ha un effetto ormonale molto potente, certamente transitorio (alcune ore), che può, in caso di infezione vaginale, essere all'origine di incidenti mortali. Si tratta dunque di un vero e proprio aborto che giustifica un controllo medico estremamente rigido.
Personalmente non sono un militante contro la Ru486. Credo semplicemente che si tratti di un procedimento abortivo più complesso di quanto sembri. La sua apparente facilità di impiego rischia di far dimenticare che l'aborto rimane una decisione grave non priva di rischi. La Ru486 trasferisce alla sola responsabilità apparente della donna una decisione che spesso i medici non desiderano prendere.

 

(© L'Osservatore Romano 2 agosto 2009)