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La Conferenza dell'Onu sull'ambiente

Aggiustamento mercantile
o accordo mondiale?


di Franco Prodi
Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima
del Consiglio nazionale delle ricerche italiano

La resa dei conti fra l'umanità e il pianeta terra si sta avvicinando a grandi passi. La Conferenza di Copenaghen che si apre oggi, lunedì 7, è stata molto attesa nonostante tanti l'abbiano descritta come una lancia spuntata in partenza o come un evento del quale Stati Uniti e Cina hanno già dettato lo spartito. Ma anche chi fa pessimistiche previsioni percepisce che appuntamenti come questo sono cruciali. Il perché è presto detto. Fino a due secoli fa l'uomo che si alzava al mattino se ne andava a spasso impiegando la potenza corrispondente al proprio metabolismo di mammifero di taglia medio alta - un watt per chilogrammo di peso - al quale si aggiungeva il lavoro muscolare che direttamente eseguiva durante la giornata. Se non utilizzava i propri muscoli si avvaleva di quelli di animali servizievoli:  cavalli, buoi, asini. Ora porta a spasso se stesso e una trireme romana completa di rematori - se vogliamo restare nel paragone muscolare - dispiegando tra cinquanta e cento volte la propria potenza metabolica. L'energia che gli serve per mangiare, vestirsi, muoversi viene presa in gran parte dal patrimonio fossile della terra. Un patrimonio la cui consistenza e durata sono oggetto di tante dispute ma la cui limitatezza è comunque accettata da tutti.
Benché la Conferenza di Copenaghen si programmi su due temi, l'ambiente e i cambiamenti climatici, è su quest'ultimo che si focalizzano da molti anni gli sforzi per un accordo mondiale, nell'equazione comunemente accettata che l'aumentata immissione nell'atmosfera di anidride carbonica e di altri gas serra sia la causa dei cambiamenti climatici. In effetti la temperatura dell'aria media globale su tutto il pianeta cresce, dall'inizio dell'Ottocento, di sette decimi di grado per secolo e anche la concentrazione dell'anidride carbonica in atmosfera aumenta, da quando la si misura con cura, cioè dagli inizi del Novecento. Gli scienziati dell'Ipcc (Intergovernmental Panel of Climate Change) sono concordi nello stabilire un nesso di causa ed effetto fra i due fenomeni, ma ammettono anche che si tratta di una probabilità molto elevata, non di una certezza assoluta, tanto è vero che gli scenari che prospettano sono a forbice molto aperta:  tra uno e otto gradi di aumento della temperatura a fine secolo, da centimetri a metri nell'innalzamento del livello dei mari, e così via. Va inoltre ricordato che questo Panel e le Conferenze come quella di Copenaghen si muovono in un ambito di dialogo fra scienza e Governi del mondo, sotto l'egida della Nazioni Unite.
A Copenaghen non si svolge un incontro scientifico strettamente inteso. Il cammino della scienza si esplica in altre sedi, nelle quali gli esperti esprimono dubbi e formulano ipotesi. In queste sedi si individuano i punti - tanti e cruciali - ancora da chiarire. Per elencarne alcuni:  il flusso di calore dall'interno della terra, l'apporto di anidride carbonica dai vulcani e dal degassamento della crosta, e, per venire al mio campo più specifico, il ruolo dell'aerosol (particelle aerosospese) di origine antropica, ora già il 20 per cento di quello che produce la natura. Queste particelle modificano il bilancio di radiazione in atmosfera e condizionano la stessa vita delle nubi e la loro attitudine a produrre precipitazione. Va ricordato che le nubi, poiché determinano tutto il ciclo dell'acqua e a loro volta influenzano il bilancio di radiazione, sono al crocevia del sistema climatico. E poi c'è da definire meglio il ruolo degli oceani. Insomma siamo ancora lontani dall'avere modelli completi di clima che portino alla spiegazione del sistema e alla previsione sicura della sua evoluzione. È quindi comprensibile che chi deve prendere delle decisioni le prenda sulla base del principio di precauzione e non attenda certezze sicure che tarderanno non poco (io penso trenta o quaranta anni, se si lavora sodo e bene).
Allora che cosa augurarsi da Copenaghen? È da auspicare che si riconosca il conteggio delle emissioni nell'ambito di un'economia strettamente di mercato una falsa partenza e che si basino invece gli accordi internazionali sul grave degrado, già sotto gli occhi di tutti, dell'ambiente planetario. L'occhio esterno dei satelliti vede benissimo questa situazione, dalle coltri di aria inquinata su interi continenti, all'inquinamento fotonico delle metropoli nei passaggi notturni. I sistemi più fragili, i fiumi e la acque sotterranee, sono compromessi e specie animali e vegetali scompaiono quotidianamente. Una nuova partenza per la salvaguardia dell'ambiente planetario dovrebbe poggiare non sulla logica di mercato combinata con l'accordo sulle emissioni, ma dovrebbe basarsi sul sentimento universalmente condiviso che la presenza dell'uomo sulla terra ha dei limiti posti dal rispetto della biosfera e dall'obbligo di custodire le risorse per le generazioni future.
Questo sentimento - fortemente radicato nel pensiero cristiano - ed evidente soprattutto nel messaggio francescano - potrebbe fornire basi più solide per un accordo mondiale, che non un aggiustamento mercantile. Sono tuttavia realisticamente rassegnato a che questa nuova partenza non sia ora praticabile, anche se sarà fatale arrivarci quando la situazione di degrado planetario si farà ancora più drammatica.
In seconda battuta è augurabile che si ottenga un accordo sulla base del proseguimento del protocollo di Kyoto e si raggiunga l'importantissimo risultato di una gestione planetaria condivisa senza capziose distinzioni fra Paesi vincolati giuridicamente e concordi solo politicamente. Il convergere verso un'intesa è però come un allenamento alle partite future ancora più impegnative, da calibrare man mano che le conoscenze scientifiche del sistema clima saranno più fermamente basate. Sarebbe comunque la prima volta che l'umanità, rendendosi conto della finitezza del suo ambiente complessivo decide di operare per un obiettivo comune di salvaguardia.

 

(© L'Osservatore Romano 7-8 dicembre 2009)