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L'incontro dei nuovi evangelizzatori

Uno sguardo libero
sul mondo

di LUCETTA SCARAFFIA

È stato un incontro particolarmente festoso e caldo quello organizzato sabato scorso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione: un momento di riconoscimento reciproco, un rafforzamento della missione condivisa e una conferma che - come è stato ripetuto da molti - solo un cuore che brucia di amore per Dio può trasmettere agli altri la forza di una fede che è sempre, anche, passione.
In una società secolarizzata, durante un pomeriggio in cui a Roma divampava la furia di distruzione, un autentico entusiasmo ricaricava i nuovi evangelizzatori, molto spesso giovani laici, ma anche vecchi parroci, fondatori e leader di movimenti. Ma, se la cultura è stata individuata da tutti come terreno importante dove intervenire e operare, è stata la relazione introduttiva dell'arcivescovo Rino Fisichella a indicare compiti e linee guida del nuovo dicastero che presiede. E, nel suo discorso, la cultura è stata interpretata non solo come trasmissione del messaggio evangelico, ma anche come via attraverso la quale leggere i segni dei tempi, e individuare così le condizioni storiche in cui più utilmente ed efficacemente si può intervenire per evangelizzare. Per il presidente cultura è "ragione che sa comprendere il mondo circostante", ragione viva nel desiderio di conoscere, non rassegnata, ragione che si muove alla ricerca della verità.
Ed è in quest'ottica che monsignor Fisichella ha messo in luce le condizioni storiche che rendono così poco frequentato il sacramento della riconciliazione e la ricerca di una guida spirituale: la perdita del senso del peccato, che nasce dalla mancanza di una comunità di riferimento. Oggi, chiusi in un individualismo autoreferenziale che ci fa ritenere giusto tutto ciò che desideriamo, privi di responsabilità comunitarie e sociali - spesso perfino di quelle minime, nel contesto familiare - non sappiamo più tendere la mano, umilmente, a chi ci può aiutare. Né perdonare, per piccole o grandi cose. Per perdonare agli altri, abbiamo tutti bisogno di un'esperienza personale del perdono, di sperimentare almeno una volta di essere amati e perdonati. Così possiamo fare i conti con chi siamo realmente, e non confondere il desiderio con la realtà. Perché il perdono, così necessario nella vita quotidiana di tutti noi, così fondamentale esempio di vita cristiana, ha bisogno di testimoni, di una comunità di riferimento.
È un'analisi che fa molto riflettere sulla cultura in cui siamo immersi, sulle forme anche indirette, ma non per questo meno dannose, che ha assunto il processo di secolarizzazione. Proprio sull'ultimo numero della rivista "Le débat", lo psicologo francese Sébastien Dupont denuncia la deriva individualista che una pratica incontrollata della psicanalisi ha rafforzato e confermato nella società contemporanea, trasformandola in una vera e propria ideologia individualista, in cui il mito dell'autonomia personale è stato elevato al rango di valore. Con tutti gli effetti negativi per le persone fragili, i vecchi e i neonati "imperfetti" che ben conosciamo, ma anche con un generale effetto di impoverimento dello scambio affettivo fra gli esseri umani, di quello scambio che nutre cuore e anima.
Il tema della lettura della storia come momento di analisi necessaria alla nuova evangelizzazione è ritornato nella bellissima omelia che Benedetto XVI ha rivolto ai nuovi evangelizzatori nel corso della celebrazione liturgica a loro dedicata domenica. "La teologia della storia è un aspetto importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno - ha detto il Papa - di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero, pacifico".
Evangelizzare vuol dire anche, allora, portare sul mondo quello sguardo cattolico di cui con tanta chiarezza ha parlato Romano Guardini. Vuol dire fare cultura, fare storia, pensare in modo nuovo. Per aiutare a capire dove sta andando il mondo, e dove sia possibile intervenire, con la cultura e la politica.