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Nel tempo di quaresima

Il silenzio necessario

di Alberto Fabio Ambrosio

Internet è davvero una bella invenzione perché - sebbene faccia talvolta perdere tempo - permette di scoprire iniziative per le quali fino a qualche anno fa si poteva impiegare un tempo considerevole. Mi sono imbattuto recentemente in quella che mi è sembrata una novità che meritava attenzione. Un'accademia del silenzio, con sede ad Anghiari e patrocinata da un buon numero di professori, scrittori e giornalisti italiani. L'idea, frutto di Duccio Demetrio e di Nicoletta Polla-Mattiot, è aperta al grande pubblico e tutti, via internet, possono iscriversi. Associata a questa iniziativa è la collana "Taccuini del silenzio" edita da Mimesis. Sei volumetti sono già disponibili in libreria e altri sono in preparazione.
Tra le tante riletture della mia vocazione religiosa - mi sia permesso questo inciso - c'è anche il filo rosso dell'amore per il silenzio. Da una buona ventina d'anni accumulo materiale sul silenzio, in campo religioso e filosofico oltre che antropologico. L'esistenza quotidiana mi pone invece di fronte all'inquinamento acustico di una megalopoli, Istanbul, che sa raccogliersi in silenzio solo in occasione delle feste religiose. Compenso la mancanza di silenzio ambiente con la lettura e la scrittura del silenzio teorizzato. Idealmente cerco di permanere il più possibile legato a quanto si ritiene come essenziale, la via del silenzio. In questi ultimi anni le pubblicazioni mi hanno poi aiutato in questa ricerca religiosa. Accanto alla più ampia offerta in tema religioso, si affiancano le fini analisi storiche sulla società del rumore e di un necessario ritorno a una convivenza immersa nella profondità silenziosa (Stefano Pivato, Il secolo del rumore) e quelle filosofiche (Carlo Sini, Il silenzio e la parola; Roberto Mancini, Il silenzio, via verso la vita). Con i maneggevoli "Taccuini del silenzio", una vera e propria iniziativa editoriale, si inaugura una nuova fase. Il silenzio esce definitivamente dal campo del religioso, del contemplativo o forse anche del puro filosofico per cercare spazi vitali.

Nella lettura dei sei volumetti finora usciti si intuisce la formazione di una nuova cultura antropologica e sociale, lontana dal frastuono della gloria gridata ai quattro venti, ma radicata nell'intimo della coscienza. Ricordo di aver scovato parecchi anni fa un'etimologia del termine silenzio che mi ha segnato a vita. Il dizionario etimologico latino faceva risalire il significato nascosto della parola silentium per via di metatesi (inversione sillabica) al termine exilium. Cioè dalla parola exil-ium, si è passati a silex (l'austerità e la durezza del deserto di roccia?) e da qui a silentium. Anche se questa etimologia è dubbia, il significato è davvero suggestivo. Il silenzio è un esilio volontario nei meandri della nostra coscienza. Di questo l'epoca contemporanea ha davvero bisogno, e a tutti i livelli!
Se la ricerca anche "laica" si appropria della formazione al silenzio, non si può non andare con la mente ai richiami al silenzio fatti da Papa Benedetto XVI. È un filo rosso che si ritrova nel suo magistero, attento al richiamo - nel frastuono mondano - al silenzio divino. L'attenzione a questa nuova forma di ecologia non può lasciarci indifferenti e di fatto - questa iniziativa lo dimostra - non lascia indifferenti nemmeno coloro che non necessariamente vivono in meditazione continua. Che il richiamo venga da un monaco è scontato, ma che venga da un professore di epistemologia (penso a Stuart Sim, Manifesto per il silenzio), è ancora più significativo.
In questo periodo di quaresima, non è fuori luogo riprendere questi spunti, per educare la parola ed educarsi al silenzio. Digiuno, preghiera ed elemosina, a ben pensarci, hanno questo stesso denominatore comune. Possiamo forse immaginare di praticare il digiuno, di vivere la preghiera e di rendersi solidali producendo rumore? Il silenzio è quindi quell'ambiente vitale dove la vita divina può svilupparsi più agevolmente. Il messaggio che Benedetto XVI aveva rivolto per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali (20 maggio 2012) costituisce un buon programma di pratica quaresimale: dalle prime frasi di questo messaggio: "Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto", si perviene a una conclusione teologica davvero pregnante: "Nel silenzio della Croce parla l'eloquenza dell'amore di Dio vissuto sino al dono supremo".