Felici della lettera di Papa Francesco. Questa volta è indirizzata a Eugenio Scalfari. Ce ne sono state altre a interlocutori anonimi. I giornali hanno riferito telefonate personali a sorpresa del Pontefice a donne e uomini in situazioni delicate o di sofferenza che richiedevano una vicinanza di sincera amicizia. Non dovrebbe sorprendere alla luce del Vangelo che un successore di Pietro ponga gesti di amicizia quotidiana con ognuno, specialmente se in difficoltà. Forse meraviglia e suscita piacevole sorpresa scoprire nella sua azione la bellezza e la novità dell'agire evangelico.
Senza enfasi o proclami Papa Francesco mostra il lato bello e buono del vivere da cristiani che, in fondo, è l'unico modo - specialmente nelle istituzioni - per rivelare ed esprimere il Vangelo. Solo un paradosso della storia e un dormiveglia dei credenti ha circondato il messaggio di Gesù di lontananza dalla vita quotidiana, facendolo apparire ostile alla libertà di coscienza e di pensiero. Papa Francesco con gesti semplici ma lineari e convinti sta rivelando sempre meglio la novità di stile portata dal concilio.
La lettera a Scalfari rende felici perché esprime bene cosa significa appartenere alla Chiesa, vivere nell'orizzonte ampio della fede che non è oscurantista come solitamente si tende a pensare, non richiude nel timore e nell'ostilità verso gli altri, né intristisce, ma resta una ricerca meravigliosa del vero e del bello definitivi. La lettera, prima dei pensieri che contiene, è un gesto che conferma quale possa essere uno stile appropriato del vivere da cristiani nel nostro tempo, superando inutili fortini ideologici, consolidati negli anni pensando perfino di fare cosa gradita a Dio.
Papa Francesco manifesta la natura profonda del Dio cristiano e il suo essere amore che culmina nella promessa dell'Apocalisse: ecco, faccio nuove tutte le cose. Nessuna condizione dell'umanità allora può apparire una condanna obbligata. Tutto è possibile migliorare, cambiare. Anche quella strana e insistente tentazione di farsi guerra, di accumulare e spendere per sé, ritenere normale che ci siano disparità incolmabili tra le persone in base al denaro. La lettera del Papa nella sua immediatezza, fa comprendere la naturalezza cristiana che egli ha mostrato nell'indire una giornata di preghiera e digiuno per la pace che tanta eco ha avuto nei cuori di credenti e non credenti, o il suo correre a Lampedusa o sedersi tra i rifugiati del Centro Astalli, ascoltandoli. Papa Francesco suggerisce una tregua al fare per avere. Dedicare, invece, un minuto per chiedersi: perché non fare diversamente per superare il male che nel mondo ruba la felicità del cuore?c.d.c.