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Il dramma dei minori migranti e rifugiati vittime delle mafie

Gli invisibili

di José Beltrán

È alto un soldo di cacio. E non ha un nome. Glielo hanno rubato. Di lui non importa quasi a nessuno. E a nessuno sembra neppure importare dove siano andati a finire lui e gli altri 10.000 bambini migranti che l’Europol dà per scomparsi in Europa. Una cifra, resa nota un mese fa, che rivela la mancanza di controllo e di mezzi da parte  delle autorità europee per garantire i diritti dei minori che varcano le frontiere come immigrati, fuggendo dalla povertà, o come rifugiati, scappando della guerra.
È passato un mese e quei bambini sono ancora perduti. E dimenticati quasi da tutti. Questa è l’anestesia che favorisce la cultura dell’indifferenza condannata da Papa Francesco. È successo anche in Spagna, quella Spagna che guardava l’Italia, la Germania e la Svezia deplorando quanto accadeva, con la consapevolezza che il dramma era lontano. Eppure, secondo i dati della Croce Rossa spagnola ai quali il gruppo di ricerca della rivista «Vida Nueva» ha avuto accesso, nel 2015 si sono perse le tracce di 113 bambini migranti.
«Purtroppo questi numeri non sono altro che la punta dell’iceberg»  avvertono dalla Croce Rossa, convinti che si tratti di minori rubati alle loro famiglie, caduti nelle mani delle mafie e sfruttati. Se si confrontano questi dati con quelli forniti da altri enti che lottano contro la tratta delle persone, la cifra potrebbe aumentare considerevolmente. Lo testimoniano sia la Fundación Amaranta sia il Proyecto Esperanza, organizzazioni delle religiose adoratrici che cercano di salvare le donne e i bambini vittime della tratta e della prostituzione. «È duro dirlo, ma i bambini che scompaiono dai nostri centri non vengono più ritrovati» denuncia Pilar Casas, direttrice di Amaranta.

 

(© L'Osservatore Romano 27 febbraio 2016)