Dopo la visita del Papa in Messico
di Alberto Suárez Inda
Cardinale, arcivescovo di Morelia
È davvero difficile esprimere quello che abbiamo vissuto il 16 febbraio a Morelia con la presenza fra noi di Papa Francesco. Monsignor Mauricio Rueda Beltz, nuovo coordinatore dei viaggi del Papa, mi ha confidato di essere rimasto senza parole. Anch’io sono rimasto attonito, ma allo stesso tempo contento e grato a Dio. Consapevole che la grazia ricevuta impegna tutti noi, me per primo, nella risposta al Signore fonte di ogni benedizione.
In primo luogo vorrei sottolineare l’enorme sforzo e la generosità del Papa, lo spendersi totalmente e la sua testimonianza, la parola chiara e diretta, la sua gioia e la sua semplicità, la pazienza quasi illimitata, la sua umanità che si manifesta anche nella coraggiosa denuncia di fronte ai comportamenti che intralciano il progetto di Dio. Dio ha dato al Papa un carisma e grande capacità di lavoro, intuizione per cogliere la realtà e, in aggiunta, senso dell’umorismo.
Ho poi ammirato la risposta del popolo. Folla nelle strade e nelle piazze. Migliaia di persone giunte da ogni parte del Messico e dagli Stati Uniti. Ovunque si respirava aria di festa e di armonia: bambini in braccio ai genitori, giovani rumorosi, malati e anziani che chiedevano una benedizione. Con gente accalcata sui balconi di case, negozi e uffici, sulle terrazze e persino sugli alberi. Felice, dopo molte ore di attesa, di aver visto anche solo per un momento, passare il Papa.
Migliaia di uomini e di donne hanno prestato servizio, sopportando il freddo e il caldo, animando e calmando la folla, e permettendo così al Papa di percorrere più di venti chilometri salutando sorridente e benedicendo a destra e a sinistra. Grande la collaborazione delle forze dell’ordine, rispettose ed efficienti.
Magnifici i tre appuntamenti. La messa nello stadio Venustiano Carranza è stata celebrata, con fervore e devozione, davanti a circa venticinquemila persone. La maggioranza erano sacerdoti, religiose, religiosi e seminaristi. Ad animare la celebrazione un coro di trecento voci, accompagnato dall’orchestra sinfonica del Michoacán.
L’incontro in cattedrale con centinaia di bambini è stato toccante, in particolare il saluto del Papa alla bambina miracolosamente guarita per intercessione del beato José Sánchez del Río. Così come commovente è stata la breve catechesi offerta ai bambini portatori di disabilità. E due cori, dentro e all’ingresso della chiesa, hanno dedicato al Papa canti gioiosi con le loro voci limpide.
Ma senza dubbio il culmine della giornata è stato durante l’incontro con i giovani che hanno riempito lo stadio José María Morelos, arrivando a occupare anche i parcheggi adiacenti: circa centomila persone. Dopo aver ascoltato le testimonianze franche e appassionate di due ragazzi e due ragazze, il Papa ha pronunciato una meravigliosa catechesi, elogiando la ricchezza, la speranza e la dignità che sono rappresentate dalla gioventù del nostro paese.
Davanti alle critiche devo sottolineare l’atteggiamento coraggioso delle autorità civili che hanno salutato il Papa con rispetto e venerazione, senza compromettere il carattere laico dello stato messicano, che rispetta e valorizza la libertà religiosa di tutti i cittadini, credenti e non credenti.
Bisogna rileggere i messaggi del Papa. Così potenti, chiari e stimolanti che meritano di essere assimilati e applicati alla vita di tutti i giorni. La visita del successore di Pietro ci lascia un impegno e un compito a lungo termine. Con l’aiuto di Dio, la semina è auspicio di abbondanti frutti. Benediciamo il Signore che ci ha concesso di accogliere il missionario della pace.
(© L'Osservatore Romano 21 febbraio 2016)