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La rivoluzione
di Maria

 

di Lucetta Scaraffia

Papa Francesco, nel giorno dell’Immacolata, ha moltiplicato per tre l’omaggio tradizionale che i Pontefici rendono a Maria: non solo è andato alla colonna a lei dedicata in piazza di Spagna, ma prima ha pregato davanti all’icona a lui molto cara conservata a Santa Maria Maggiore, e poi nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, luogo di una miracolosa apparizione. Gesti che non destano stupore in un Papa che ha, fin dall’inizio, rivelato una particolare devozione alla Madonna con le numerosissime visite all’immagine della Salus populi Romani e ai santuari mariani nel corso dei suoi viaggi.

Questa sua predilezione, che si accompagna a uno stile di comunicazione molto semplice, che tutti capiscono, l’ha fatto etichettare da parte di molti come un Pontefice vicino al popolo, alle sue devozioni. Per dirlo in modo meno diplomatico, un Papa considerato un po’ troppo semplice, eccessivamente alla mano, privo di profondità teologica. Ma questi osservatori sono stati loro frettolosi e superficiali, senza ascoltare il vero significato delle parole di Bergoglio, che non sono solo comprensibili, ma anche cariche di insegnamento teologico e spirituale.

Nell’Angelus di ieri, dedicato all’episodio evangelico dell’Annunciazione, il Pontefice infatti ha approfondito il significato delle prime parole che l’angelo rivolge a Maria, «piena di grazia». Che vuol dire che «Maria è piena della presenza di Dio. E se è interamente abitata da Dio, non c’è posto in lei per il peccato. È una cosa straordinaria, perché tutto nel mondo, purtroppo, è contaminato dal male». È una riflessione sul dogma dell’Immacolata concezione che porta a vedere in Maria, essere umano unico e speciale, appunto una unicità — essere piena della presenza di Dio — direttamente legata alla maternità, cioè alla sua coraggiosa accettazione di diventare tramite fra Dio e l’umanità, permettendo l’incarnazione.

La devozione mariana non è solo protettiva, ma porta al centro della fede cristiana, al cuore del mistero dell’incarnazione senza la quale non ci sarebbe cristianesimo. La nuova religione quindi nasce dal coraggio di una giovanissima donna, alla quale Dio ha chiesto il permesso di operare il miracolo. L’accettazione di Maria di fronte a una prospettiva misteriosa e soprattutto per lei socialmente molto pericolosa — un figlio che nasce al di fuori del matrimonio — apre le porte alla salvezza dell’umanità.

Anche una semplice riflessione — e Papa Francesco lo sa bene — su questo episodio quasi incredibile in una società nella quale la volontà delle donne non era neppure presa in considerazione fa capire la portata rivoluzionaria dell’insegnamento di Gesù. Come canta Maria stessa nel Magnificat, il salvatore viene per rovesciare le gerarchie sociali, per stabilire un nuovo ordine nel quale i deboli (e le donne, deboli fra i deboli) avrebbero avuto più importanza dei potenti. Richiamarsi a Maria vuol dire dunque risvegliare la potenza rivoluzionaria dell’insegnamento evangelico, e ricordare a una istituzione che si presenta come compattamente maschile che deve tutto a una donna.

(L'Osservatore Romano, 9-10 dicembre 2017)