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Scegliere un’agricoltura di pace

Semi per Aleppo

di Carlo Triarico

Noi sappiamo che Aleppo non si libera con le bombe. Bisogna ancora liberare Aleppo e la Siria dalla miseria, dai cambiamenti climatici che qualche anno fa spinsero le donne e gli uomini a migrare dalle campagne, che destabilizzarono gli equilibri demografici e innescarono le prime rivolte siriane e poi la guerra. Prima che questi anni di conflitti mutassero tutto, c’era un uomo ad Aleppo, che con largo anticipo aveva avviato una ricerca per fermare la fame, creando le condizioni per la resilienza contadina ai cambiamenti climatici.

Quell’uomo lavorava all’Icarda, l’istituto per la ricerca agricola nella regioni aride. Salvatore Ceccarelli, genetista di fama internazionale, aveva avviato un fronte ampio di ricerca partecipativa con i contadini siriani. Davanti al cambiamento selezionava con loro le sementi tradizionali, migliorandole geneticamente sulla scorta della loro saggezza e delle sue conoscenze scientifiche. La variabilità genetica permette una grande flessibilità di risposta davanti alle crisi ambientali e sociali. Il metodo era arrivato in paesi che nell’informazione ora evocano altro: Giordania, Iran, Egitto, Algeria, Eritrea, Etiopia, Yemen.

Serve infatti a tutti un movimento per una nuova agricoltura contadina, dove l’esempio virtuoso della biodiversità per il miglioramento genetico insegni che anche in campo sociale la partecipazione solidale è la strada vincente. Purtroppo l’agricoltura oggi impone, invece, la purezza delle specie e delle varietà agricole. La strada prevalente è la rigida separazione, la proprietà intellettuale esclusiva dei mezzi tecnici, i brevetti e la non riproducibilità in proprio delle sementi contadine. È in corso una vasta erosione e omologazione genetica, che corrisponde a una concentrazione ingiusta di risorse e di denaro.

Salvatore Ceccarelli è riparato in India, dopo oltre trent’anni di lavoro. Ora è lì e poi chissà: il suo lavoro deve trovare una patria scientifica. Gli investimenti in Siria e altrove nutrono altre prospettive, mentre il sud del mondo è sempre più territorio di conquista. I campi sono spesso abbandonati, tante varietà perdute, tanta conoscenza dimenticata, proprio nelle regioni della più grande ricchezza genetica, dove l’uomo domesticò il primo frumento. Il metodo stesso della convivenza solidale è andato perduto.

In Sicilia provano a recuperare il patrimonio genetico della biodiversità frumentaria. I contadini dell’associazione Simenza mescolano e seminano le varietà con il metodo Ceccarelli, coltivano biologico e biodinamico. Pur compiendo il gesto più sacro dell’agricoltura, con quella semina rischiano di essere multati, perché non c’è ancora una normativa che preveda di mescolare e scambiare le sementi contadine. Eppure abbiamo imparato che la separazione genetica non ha mai portato buoni frutti, sia nelle relazioni biologiche, sia in quelle umane. L’imprenditore Massimo Mercati non sbaglia quando dice che occorre un’ecologia delle leggi. La Fao, nell’Itpgrfa, il trattato dei diritti contadini, richiama gli stati affinché permettano agli agricoltori di salvare, coltivare e scambiare i semi e affinché sia dato loro di condividere, equamente, i benefici provenienti dal loro sapere. Quante rivolte dovranno ancora scoppiare nell’indifferenza prima che questo principio sia salvo?

Claudia Sorlini, presidente del comitato scientifico di Expo 2015, aveva auspicato che la cultura agricola toccasse le città, attraverso il riuso agricolo delle aree periurbane. Diffondere ove possibile la realtà sociale sapiente della ruralità, per nutrire donne e uomini di cibo e cultura, resta la pace da conquistare.

(© L'Osservatore Romano, 4 gennaio 2017)