[Buone Notizie - Testata]

Città del Vaticano, 17 maggio 1998 Servizio sperimentale


Nimatullah Kassab Al-Hardini


Rita Dolores Pujalte e Francisca Aldea


Gabriela Hinojosa e sei compagne


María Sagrario de San Luis Gonzaga


María Maravillas de Jesús
   
Dodici nuovi Beati
per la Chiesa

Un monaco libanese e undici religiose spagnole, dieci delle quali martiri nel 1936 durante la guerra civile, sono stati proclamati Beati da Giovanni Paolo II durante la solenne Concelebrazione Eucaristica celebrata domenica 10 maggio sul sagrato della Basilica di San Pietro.
Per conoscere la figura e l'opera di questi eroici testimoni del Vangelo proponiamo qui di seguito alcuni brani dell'omelia del Santo Padre.

Nimatullah Kassab Al-Hardini - «Beatificando Padre Nimatullah Kassab Al-Hardini monaco libanese maronita, desidero in primo luogo rendere grazie per il mio viaggio nel Paese dei cedri, esattamente un anno fa... Con la sua rigorosa ascesi, le sue lunghe preghiere dinanzi al Santissimo Sacramento, la sua sollecitudine per la ricerca teologica e la sua attenzione misericordiosa verso i suoi fratelli, il Beato Al-Hardini è un esempio di vita cristiana e di vita monastica per la comunità maronita e per tutti i discepoli di Cristo nel nostro tempo... Il nuovo Beato è un segno di speranza per tutti i Libanesi, in particolare per le famiglie e per i giovani. Uomo di preghiera, invita i suoi fratelli ad avere fiducia in Dio e a impegnarsi con tutte le forze nella sequela di Cristo, per costruire un futuro migliore. Possa la terra libanese continuare ad essere una terra di testimoni e di santi e diventare sempre più una terra di pace e di fraternità!»

Rita Dolores Pujalte e Francisca Aldea - «Seguirono fedelmente Gesù, amando come Lui fino alla fine, fino alla morte per la fede nel luglio del 1936. Appartenevano alla comunità del collegio di santa Susanna, a Madrid, delle Suore della Carità del Sacro Cuore, che avevano deciso di rimanere al loro posto nonostante la persecuzione religiosa scatenatasi a quel tempo, per non abbandonare le orfane che lì assistevano. Questo atto eroico di amore e di dedizione disinteressata per i fratelli costò la vita a Madre Rita e a Madre Francisca che, sebbene malate e anziane, furono imprigionate e fucilate... Crescendo nell'amore per i bisognosi, che non indietreggia dinanzi ai pericoli e non rifugge lo spargimento del proprio sangue, se necessario, raggiunsero il martirio. Il loro esempio è un appello a tutti i cristiani ad amare come Cristo ama, anche in mezzo alle più grandi difficoltà».

Gabriela Hinojosa e sei compagne - «Martiri salesiane a Madrid, sempre nel 1936! Sostenute dal silenzio, dalla preghiera e dal sacrificio, si prepararono all'olocausto, generosamente offerto a Dio. Mentre le onoriamo come martiri di Cristo, ci illuminano con il loro esempio, intercedono per noi e ci attendono nella gloria. Che la loro vita e la loro morte servano da esempio alle salesiane, i cui monasteri sono diffusi in tutto il mondo, e suscitino numerose vocazioni che seguano il dolce e soave spirito di san Francesco di Sales e di santa Giovanna Francesca de Chantal!»

María Sagrario de San Luis Gonzaga - «Farmacista in gioventù e modello cristiano per coloro che esercitano questa nobile professione, abbandonò tutto per vivere unicamente per Dio in Cristo Gesù (cfr Rm 6, 11) nel monastero delle carmelitane scalze di Santa Ana y San José a Madrid... Nei turbolenti eventi del luglio del 1936, ebbe il coraggio di non denunciare sacerdoti e amici della comunità, affrontando con integrità la morte per la sua condizione di carmelitana e per salvare altre persone».

María Maravillas de Jesús - «Questa insigne madrilena cercò Dio per tutta la propria vita e si consacrò interamente a Lui nella vita recolletta del carmelo. Fondò un monastero nel Cerro de los Angeles, centro geografico della Spagna, accanto al monumento al Sacro Cuore, al quale la Nazione si era consacrata. Avendo dovuto lasciare il convento a causa della guerra civile, mise tutto il suo impegno per assicurare la sopravvivenza dell'Ordine... Utilizzò gli aiuti che riceveva per soccorrere monasteri, sacerdoti, seminari e opere religiose nel bisogno. Per questo sono in tanti ad esserle grati. Fu priora per quasi tutta la sua vita religiosa, essendo una vera Madre per le sue sorelle. Visse animata da una fede eroica, plasmata nella risposta a una vocazione austera, e mise Dio al centro della sua esistenza. Dopo aver subito non poche prove, morì ripetendo: "Che felicità morire carmelitana!"».

   


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