| Città del Vaticano, 17 maggio 1998 | Servizio sperimentale a cura di Piero Di Domenicantonio |
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«Nel suo strato più profondo, ogni vocazione sacerdotale è un grande mistero, è un dono che supera infinitamente l'uomo». Queste parole, confidate da Giovanni Paolo II nel volume Dono e Mistero nel cinquantesimo del Suo Sacerdozio, ritornano illuminanti in questo giorno 13 maggio. Mercoledì come nel 1981. Soltanto in questo intimo intreccio di Dono e Misterosi può intravvedere il senso di quella giornata nella vita di un Uomo, di un Presbitero, di un Pastore. Nella vita del Successore di Pietro. Soltanto in questa inafferrabile, invulnerabile realtà di Dono e Mistero si può tentare di leggere il gesto violento contro il Successore di Pietro e contro la Storia. Contro questo Successore di Pietro che, fin dal 16 ottobre 1978, incalza la Storia perché non ceda alle strategie subdole di quanti vogliono imporle un cammino a ritroso o vogliono pietrificarla secondo i propri interessi e i propri progetti privi di un largo e sereno orizzonte. Contro l'Uomo dei grandi Gesti si operò quel giorno un gesto di sangue, che nell'economia di Dono e Mistero ha manifestato di fronte al mondo l'oblatività senza confini di Giovanni Paolo II. Un'oblatività totale nella consapevolezza di essere «Totus Tuus». Mario Agnes (da L'O.R. del 13 maggio) |
Dodici nuovi Beati per la Chiesa Un giorno di festa per la Chiesa: domenica 10 maggio Giovanni Paolo II ha proclamato dodici nuovi Beati. Sono un monaco libanese,vissuto nella prima metà dell'800, e undici religiose spagnole, dieci delle quali hanno subito il martirio nel 1936 durante la guerra civile. «Nel nostro pellegrinaggio terreno ha detto il Santo Padre all'omelia questi nostri fratelli e sorelle, che sono passati vittoriosi attraverso la "grande tribolazione", ci sono di esempio, di stimolo e di incoraggiamento».
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Un messaggio dall'Ungheria Scrivo dall'Ungheria. Vorrei ringraziare per la possibilità di leggere "L'Osservatore Romano" attraverso Internet. In questo modo, ogni giorno riesco ad avere un contatto con la Chiesa universale. Per me questo è un modo per essere partecipe attraverso la preghiera dei dolori e delle speranze dei mie fratelli in tutto il mondo. Grazie per la fatica! Grazie per le "Buone Notizie". Savai Janos, professore di teologia a Szeged (Ungheria)
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