Città del Vaticano, 5 novembre 2000 | Servizio sperimentale |
« Sappiate testimoniare il coraggio di rialzarsi, quando si cade, e di riprendere con prontezza il cammino, anche quando domanda sacrificio e rinuncie». È la consegna che Giovanni Paolo II ha affidato ai 35.000 partecipanti al pellegrinaggio giubilare delle «Comunità Incontro», convenuti in Piazza San Pietro venerdì mattina, 20 ottobre. Prima dell'udienza del Santo Padre, i ragazzi della comunità per il recupero di tossicodipendenti fondata da don Pierino Gelmini hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Comitato del Grande Giubileo dell'Anno 2000. |
Un esame di coscienza per lo sportIl Giubileo degli Sportivi
«Il Grande Giubileo dell'Anno 2000 invita tutti e ciascuno ad un serio cammino di riflessione e di conversione. Può il mondo dello sport esimersi da questo provvidenziale dinamismo spirituale?. No! Anzi proprio l'importanza che lo sport oggi riveste invita quanti vi partecipano a cogliere questa opportunità per un esame di coscienza». Con questo forte invito Giovanni Paolo II si è rivolto al mondo dello sport riunito domenica 29 ottobre nello Stadio Olimpico di Roma per celebrare il Grande Giubileo del Duemila. L'incontro, culminato nella celebrazione della Santa Messa di fronte a decine di migliaia di atleti, di dirigenti, di tecnici, di "tifosi", è stato un grande momento di festa, ma anche una solenne assunzione di impegno. «Occorre essere disposti - ha detto il Santo Padre - a chiedere perdono per quanto nel mondo dello sport si è fatto o si è omesso, in contrasto con gli impegni assunti nel precedente Giubileo». «Possa questa verifica offrire a tutti - dirigenti, tecnici e atleti - l'occasione per ritrovare un nuovo slancio creativo e propulsivo, così che lo sport risponda, senza snaturarsi, alle esigenze dei nostri tempi: uno sport che tuteli i deboli e non escluda nessuno, che liberi i giovani dalle insidie dell'apatia e dell'indifferenza, e susciti in loro un sano agonismo; uno sport che sia fattore di emancipazione dei paesi più poveri ed aiuto a cancellare l'intolleranza e a costruire un mondo più fraterno e solidale; uno sport che contribuisca a far amare la vita, educhi al sacrificio, al rispetto ed alla responsabilità, portando alla piena valorizzazione di ogni persona umana». |
In rete L'omelia del Santo Padre |
Back |