Ebrei e Resistenza francese

Grenoble 1943
Un ricordo terribile e dolce


di Anna Foa

Scrittore e saggista prolifico, autore di opere dedicate prevalentemente ad Israele e al conflitto israelo-palestinese, Paul Giniewski ci offre nel suo ultimo libro, Une Résistence juive. Grenoble 1943-1945 (Coudray-Macouard, Cheminements, 2009, pagine 296, euro 22) uno spaccato della Resistenza ebraica ai nazisti a Grenoble. Per Resistenza ebraica, non si intende la partecipazione degli ebrei alla Resistenza francese, che pur fu vasta ed importante, bensì quella compiuta da ebrei per salvare altri ebrei dalla deportazione e dallo sterminio. La storia, quindi, "dei salvatori ebrei degli ebrei". Una storia che è anche la sua, un libro che è anche un libro di memorie.
Lo stimolo a raccontare "la sua guerra" viene a Giniewski, dopo sessant'anni, da un motivo occasionale, l'aver ricevuto nel 2005 la croce al merito del combattente. Di qui, la ricerca dei suoi diari, in parte smarriti o distrutti, e la ripresa di un progetto, quello appunto di questo libro, che aveva già immaginato a vent'anni e poi abbandonato.
Ne deriva una storia poco nota ai lettori francesi e del tutto sconosciuta a quelli italiani:  quella di gruppi di giovani ebrei, ragazzi e ragazze, intenti a fabbricare documenti falsi, mettere in salvo vecchi e bambini, facendo loro traversare le frontiere con la Svizzera e la Spagna e operando giorno per giorno, talvolta anche con le armi, per strappare ai nazisti le loro prede.
Nato a Vienna nel 1926, e poi vissuto con la famiglia a Bruxelles, nel febbraio 1943 il giovanissimo Paul Giniewski, stanco di sopravvivere passivamente nella clandestinità, si unì a suo fratello Simon, un militante del Betar - il movimento giovanile sionista revisionista fondato da Vladimir Jabotinski - raggiungendolo a Grenoble dove guidava un gruppo di Resistenza ebraica.
Era, la loro, un'attività clandestina volta a mettere in salvo gli ebrei, ma anche un'attività culturale, volta a salvaguardare l'identità e la cultura ebraica anche nella catastrofe.
Nel febbraio 1943, Grenoble era zona di occupazione italiana, e tale resterà fino al settembre, quando l'armistizio determinerà l'occupazione nazista di parte dell'Italia e di tutte le sue zone di occupazione. L'immagine che Giniewski ci offre dell'occupazione italiana a Grenoble è quella di un'isola felice in cui gli ebrei potevano sottrarsi alle deportazioni grazie al sostegno delle autorità italiane.
Quello che allora si ignorava era che, nel luglio, Mussolini aveva emanato l'ordine di consegnare ai nazisti i numerosi ebrei tedeschi presenti nella zona italiana della Francia. Grazie alla caduta del fascismo, quest'ordine non fu mai applicato. Ma l'occupazione diretta dei nazisti rese ancor più precaria la situazione degli ebrei e pericolosa l'azione del gruppo dei resistenti ebrei.
Ed è prima sotto gli italiani poi sotto il tallone di ferro nazista che, dal 1943, all'agosto 1944, data della liberazione di Grenoble, il diciassettenne Paul svolge la sua attività. Si trattava di fabbricare documenti falsi, ma plausibili e tali da reggere ad eventuali controlli. Per questo, bisognava andare nei municipi, cercare di avere l'appoggio del sindaco o di qualche funzionario, e cercare nomi e dati di persone realmente esistenti.
In qualsiasi momento, si poteva incappare in un collaborazionista ed essere denunciati e arrestati. Morti, torture, deportazioni segnano questo percorso, ma nel libro prevale la nostalgia di quella vita, delle amicizie e degli amori che sbocciavano ingenui e frequenti.
Non che l'ideologia sia assente in queste memorie:  il gruppo di Simon e Paul Giniewski esalta l'azione armata e critica violentemente la presunta passività degli ebrei, ha un'ottica nazionalista tutta proiettata a far del salvataggio degli ebrei il ponte verso la costruzione dello Stato di Israele.
Molti di questi ragazzi proseguiranno la loro attività nei mesi e negli anni successivi, partecipando all'organizzazione dell'emigrazione clandestina e alla lotta contro gli inglesi e poi, dopo la proclamazione dello Stato, alla guerra del 1948, in una continuità con la Resistenza che Giniewski sottolinea costantemente.
Eppure, l'interesse che il libro presenta non sta in questo impianto politico, ma nella freschezza di queste memorie in cui l'autore sembra riprendere direttamente il filo della sua adolescenza di guerra, senza sovrapporvi tutto quello che poi si è detto, scritto, analizzato, tutto quello che lui stesso ha detto, scritto, pensato.
Una storia di sopravvivenza, di speranze, di ingenuità quasi infantili, di emozioni e sentimenti. La storia, anche, di un giovane poeta, che scrive le sue poesie con il suo nome di battaglia e fra un'attività e l'altra pensa anche alla gloria letteraria. La storia di bambini in guerra per salvare la loro storia e il loro popolo, che affrontano la morte con la vita sempre nel cuore.



(©L'Osservatore Romano 25 novembre 2009)
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