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INCONTRO "LA PROTEZIONE DEI MINORI NELLA CHIESA"
[VATICANO, 21-24 FEBBRAIO 2019]

Aula Nuova del Sinodo
Sabato, 23 febbraio 2019

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1a Relazione *

 

Apertura al mondo come conseguenza della missione ecclesiale

 

Sr. Veronica Openibo, SHCJ,
Superiora Generale
della Società del Santo Bambino Gesù

 

Papa Francesco,
Fratelli e sorelle, buongiorno.

Inizio la mia relazione con una citazione del Capitolo IV di Luca. Per me “Apertura al mondo come conseguenza della missione ecclesiale” è la dichiarazione di missione di Gesù, che anche noi dobbiamo seguire. 

“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Luca 4, 18-19).

Sintesi

Come risultato dell’autocomprensione della sua missione nel mondo attuale, la Chiesa deve aggiornare e creare nuovi sistemi e pratiche che promuovano l’azione senza paura di fare errori. Gli abusi sessuali da parte di chierici sono una crisi che ha sminuito la credibilità della Chiesa laddove la trasparenza dovrebbe essere il marchio di fabbrica della missione come seguaci di Gesù Cristo. Il fatto che oggi molti accusino la Chiesa cattolica di negligenza è inquietante. La Chiesa deve fare tutto il possibile per proteggere i suoi membri giovani vulnerabili. Bisogna concentrarsi non sulla paura o sulla vergona, ma piuttosto sulla missione della Chiesa di servire con integrità e giustizia.

Introduzione

La missione della Chiesa scaturisce direttamente dalla nostra comprensione più profonda dell’Incarnazione. Il cristianesimo cattolico è fondato sulla fede in un Dio che ha scelto di essere una cosa sola con il mondo umano.

L’autocomprensione della missione della Chiesa deve essere una manifestazione del Cristo che sappiamo essere sia umano sia divino. L’intera missione di Cristo è stata di rivelare chi è Dio e chi possiamo diventare noi. Ciò implica un’accettazione totale di tutto quanto è umano e di tutto ciò che fa il potere della grazia di Dio per trasformarci in testimoni del divino. La nostra visione del mondo, se cristiana, deve essere basata sul rispetto e la dignità di ogni essere umano.

Al presente viviamo uno stato di crisi e di vergogna. Abbiamo gravemente offuscato  la grazia della missione di Cristo. È possibile per noi passare dalla paura dello scandalo alla verità? Come togliamo le maschere che nascondono la nostra scandalosa negligenza? Quali politiche, programmi e procedure ci condurranno a un punto di partenza nuovo, rivitalizzato, caratterizzato da una trasparenza che illumini il mondo con la speranza di Dio per noi nell’edificare il Regno di Dio?

Per tutto il tempo in cui ho preparato questo intervento, i miei occhi sono stati appannati e mi sono domandata che cosa potesse significare. Poi mi sono ricordata la prima volta che ho visto il film Spotlight – tutti voi…. Alcuni di voi lo conoscono – dramma biografico americano del 2016 sulle indagini del Boston Globe in America, nell’area di Boston, sul presunto insabbiamento da parte di autorità ecclesiali.

Alla fine del film c’era un lungo elenco di casi e di diocesi in cui erano avvenuti, e leggendo il numero di bambini coinvolti (e anche vedendo in seguito le grandi somme di denaro spese in accordi), ho versato lacrime di dolore. Come aveva potuto tacere la Chiesa clericale, coprendo quelle atrocità? Il silenzio, i segreti portati nel cuore di quanti avevano commesso abusi, la durata degli abusi – ne abbiamo ascoltato uno ieri sera – e i costanti trasferimenti degli autori degli stessi sono tutti inimmaginabili. Presumibilmente nel confessionale e nella direzione spirituale c’erano segnali importanti. Voglio credere che sia così. Con cuore pesante e triste, penso a tutte le atrocità che abbiamo commesso come membri della Chiesa: e sto parlando di “noi”, non di “loro”, ma di “noi”. Le Costituzioni della mia congregazione mi ricordano: “In Cristo ci uniamo all’intera umanità, specialmente ai poveri e ai sofferenti. Accettiamo la nostra parte di responsabilità per il peccato del mondo e quindi viviamo perché il suo amore possa prevalere” (SHCJ, Costituzioni, n. 6). Penso che ciascuno di noi debba riconoscere che sono la nostra mediocrità, ipocrisia e compiacenza ad averci condotto in questo luogo vergognoso e scandaloso in cui ci ritroviamo come Chiesa. Ci soffermiamo a pregare: Signore, abbi misericordia di noi!

In Gaudete et exsultate (n. 164) leggiamo che “coloro che non si accorgono di commettere gravi mancanze contro la Legge di Dio possono lasciarsi andare ad una specie di stordimento o torpore. Dato che non trovano niente di grave da rimproverarsi, non avvertono quella tiepidezza che a poco a poco si va impossessando della loro vita spirituale e finiscono per logorarsi e corrompersi”. Facciamo in modo di non dire “loro”. Parliamo di ognuno di noi.

Pertanto, secondo me molti aspetti di questa affermazione di Papa Francesco spiccano riguardo al tema degli abusi sui minori, come anche le seguenti frasi del documento preparatorio della PCB: “Una Chiesa chiusa/spenta non è più Chiesa. La sua missione verrebbe impedita. Non si tratta di rinunciare a principi e secolarizzare la Chiesa, si tratta di vivere in modo visibile e percettibile ciò che si afferma di essere, o ciò che si è e come si è veramente”.

Sì, proclamiamo i Dieci Comandamenti e “ci vantiamo” di essere custodi degli standard/dei valori morali e del buon comportamento nella società. Talvolta ipocriti? Sì! Perché siamo rimasti zitti così a lungo? In che modo possiamo ribaltare tutto questo trasformandolo in un tempo per evangelizzare, catechizzare ed educare tutti i membri della Chiesa, compresi clero e religiosi? Mi domando spesso: è vero che la maggior parte dei vescovi non ha fatto niente in merito agli abusi sessuali sui minori? Voglio credere – e da ciò che ho letto credo che - alcuni hanno fatto, altri non hanno fatto per paura o per insabbiare.

Possiamo dire che la Chiesa ora sta adottando misure per arrestare la situazione, ma anche per essere più trasparente riguardo a tutto quanto fatto privatamente per oltre due decenni, come incontrare le vittime di abusi sessuali, denunciare i casi alle autorità civili competenti e istituire commissioni, e molte altre cose. La domanda oggi riguarda più il come affrontare la questione degli abusi sessuali sui minori in modo più diretto, trasparente e coraggioso come Chiesa. La struttura e i sistemi gerarchici nella Chiesa dovrebbero essere una benedizione per consentirci di raggiungere il mondo intero con meccanismi molto chiari per affrontare questa e tante altre questioni. Perché ciò non è avvenuto abbastanza? Abbiamo altri problemi riguardanti la sessualità che non vengono affrontati in maniera sufficiente, per esempio l’abuso di potere, abuso di denaro, clericalismo – lo abbiamo sentito molte volte – discriminazione di genere, il ruolo delle donne e dei laici in generale? Forse le strutture clericali e i lunghi protocolli che hanno influito negativamente sulla rapidità delle azioni si sono preoccupati di più delle reazioni dei media?

Riflessione

Vorrei proporre alcune riflessioni basate sulla mia esperienza di religiosa africana. Ho vissuto a Roma per quindici anni – come suora – e studiato in America per tre. Conosco quindi questi problemi del Nord del mondo. Probabilmente, come molti di voi, ho sentito alcuni africani e asiatici dire, molti africani e asiatici dire “non è una questione che riguarda noi, nei paesi dell’Africa e dell’Asia, è un problema dell’Europa, delle Americhe, del Canada e dell’Australia”. Tuttavia, per nove anni ho lavorato in tutta la Nigeria nel campo dell’educazione sessuale e ho sentito le storie e consigliato molte persone. Infatti, uno dei vescovi, il primo ad invitarmi nella sua diocesi per parlare con lui, tenere degli incontri con lui – lui è un prete – è presente qui: il nostro vescovo Abukeze. Quindi lui ha percepito questa necessità e mi ha invitato. Mi sono resa conto di quanto fossero – e tuttora sono – gravi i problemi, e vorrei raccontare alcune delle mie esperienze personali per evidenziare questo fatto. All’inizio degli anni Novanta un sacerdote mi disse che c’erano abusi sessuali nei conventi e nelle case di formazione e che, come presidente della Conferenza delle religiose nigeriane, dovevo, per favore, fare qualcosa per affrontare il problema. Un secondo sacerdote, all’inizio degli anni duemila, ha detto che un particolare gruppo etnico praticava molto l’incesto, ma io ho aggiunto che secondo la mia esperienza personale l’incesto è un problema mondiale. Un anziano morente mi ha rivelato di comportarsi in modo strano a causa degli abusi sessuali subiti da adolescente da parte di un sacerdote nella sua scuola. E recentemente ho sentito dire da qualcuno: “Conosco questa persona, ho [avuto] la stessa esperienza”. Quindi doveva esserci qualcosa che avveniva in quella scuola, ed è durato per anni: la stessa scuola. Una ragazza aggredita da un sacerdote all’età di tredici anni, dopo venticinque anni l’aveva rincontrato e lui non l’aveva neppure riconosciuta…

Queste sono solo alcune brevi storie.

Trasparenza

- Quindi, non nascondiamo più simili  fatti per paura di sbagliare. Troppo spesso vogliamo stare tranquilli finché la tempesta non si è placata! Quella tempesta non passerà. È in gioco la nostra credibilità come Chiesa. Penso che Gesù ci abbia detto, e ci dà questa forte affermazione: “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare” (Marco 9, 42). Quindi, miei cari fratelli e sorelle, dobbiamo affrontare il problema e cercare la guarigione per le vittime di abusi. La prassi comune per il clero – in passato e in alcune aree ancora nel presente – era/è di dare sostegno “a uno di noi” per evitare di portare alla luce uno scandalo e gettare discredito su tutta la Chiesa. Ho detto al mio gruppo ieri: ero solita usare tre “s”: segreto, silenzio, e, l’ultima, “solidarietà” per gli uomini e sostegno per ognuno di noi. Per le donne vale lo stesso, ma la la terza [parola] è differente…potete farmi domanda dopo sul punto. Dobbiamo affrontare questa questione e curare le ferite delle vittime di abuso. Il normale processo, come ho detto, è sostegno per gli uomini, ma troviamo un modo insieme. Tutti i responsabili – voglio dirlo - a prescindere dal loro status clericale, che sono giudicati colpevoli devono ricevere la stessa pena per gli abusi sui minori.

- È meglio avere delle conversazioni coraggiose piuttosto che non dire nulla per evitare  di fare uno sbaglio. Mi piace questa affermazione: possiamo fare un errore, ma non siamo creati per essere un errore e i posteri ci giudicheranno per non aver agito. Il primo passo verso la vera trasparenza è ammettere le violazioni e poi rendere pubblico ciò che è stato fatto – lo ripeto: pubblicare ciò che è stato fatto, e penso che già qualcosa sia stato pubblicato. Ma dobbiamo far sì che sia pubblico – ciò che è stato fatto sin dai tempi di Papa Giovanni Paolo II per sanare la situazione. Forse agli occhi di molti non basterà o non sarà sufficiente, ma dimostrerà che la Chiesa non è rimasta in totale silenzio.

- Dobbiamo costruire processi più efficaci ed efficienti, basati sulla ricerca nello sviluppo umano – usiamo qui umano per missione – come anche nel diritto civile e canonico, per la Tutela dei Minori. Poi, in ogni diocesi, politiche e linee guida di tutela chiare e comprensive devono essere esposte in modo visibile nei diversi uffici parrocchiali e pubblicate in rete. Devono esserci una gestione migliore dei casi attraverso conversazioni faccia a faccia, trasparenti e coraggiose sia con le vittime sia con i colpevoli, se possibile, come anche con gruppi d’indagine. In alcune parti del mondo, anche in paesi dell’Africa e dell’Asia, non dire nulla è un errore terribile come abbiamo visto in molti paesi. Il fatto che vi siano grandi problemi di povertà, malattia, guerra e violenza in alcuni paesi nel Sud del mondo non significa che il tema degli abusi sessuali debba essere sminuito o ignorato. La Chiesa deve essere proattiva nell’affrontarlo. Ho letto in alcune carte che ci sono state consegnate che in diverse parti del mondo molte diocesi e conferenze episcopali hanno pubblicato dei libri sulla questione. Non ho visto citata la Nigeria. Da quello che so, ho lavorato con alcuni dei libretti prodotti dai vescovi in Nigeria, come “chiamata all’amore”; “ti ho scelto”, “linee guida per perseguire l’abuso commesso contro minori e adulti vulnerabili”. E abbiamo bisogno di più opere del genere in molte aree del mondo.

- La scusa che si debba rispetto ad alcuni sacerdoti in virtù della loro età avanzata e della loro posizione gerarchica è inaccettabile. Secondo questo ragionamento, molti di coloro che hanno perpetrato tali crimini sono anziani, alcuni non sono più in vita, e quindi non dobbiamo danneggiare loro o la loro reputazione togliendo loro il sacerdozio in età avanzata. Possiamo provare dispiacere per coloro che, quando erano più giovani, hanno commesso offese che ora vengono portate alla luce. Ma il mio cuore sanguina per le molte vittime che hanno vissuto per anni con il malriposto senso di vergogna – lo abbiamo sentito ieri –, il malriposto senso di vergogna e di colpa a causa di ripetute violenze. In alcuni di queste zone gli autori delle offese non hanno nemmeno visto le vittime come persone, bensì come oggetti.

- È vero che, come Chiesa, crediamo nel pentimento del peccatore, nella conversione dei cuori e nella grazia della trasformazione, come disse Gesù alla donna colta nell’atto di commettere atto di adulterio: “va’ e d'ora in poi non peccare più” (Giovanni 8, 1-11). In alcuni questo può creare un forte dilemma, specialmente quando sappiamo che chi ha perpetrato gli abusi spesso è stato a sua volta vittima. Dobbiamo esplorare più in profondità ciò che significa per noi  giustizia con compassione? Come possiamo aiutare a creare l’ambiente per la preghiera e il discernimento perché la grazia di Dio ci illumini sulla giustizia, di modo che vi possano essere trasformazione e guarigione sia per le vittime sia per i colpevoli? Dobbiamo scoprire dove nel mondo (non solo nei paesi più ricchi) vengono sviluppate le migliori pratiche perché ciò avvenga, e se possiamo attuarle. Molte di queste possono essere trovate nella Chiesa. Penso che lo abbiamo ascoltato in molti dei nostri piccoli gruppi.  

- Rendendo pubblici i nomi dei colpevoli, possiamo rendere pubblica un’intera serie di informazioni relative a quelle situazioni?

Un cammino strategico per andare avanti

- Sta emergendo chiaramente che per molte vittime essere ascoltate e aiutate psicologicamente e spiritualmente guarite è stato l’inizio del processo di guarigione. Possiamo formare abbastanza persone sensibili e compassionevoli per offrire questo servizio in tutti i paesi, compresi i luoghi in cui è difficile mettere sulla tavola qualcosa da mangiare? Esistono modi per aiutare le parrocchie a guarire le vittime usando la loro saggezza tradizionale? Ricorriamo alla predicazione e ad altri mezzi per affrontare le questioni sessuali nella società? In che modo le diocesi possono collaborare strategicamente nel fornire programmi educativi e kit formativi che tengano conto della cultura? Questo materiale rispettoso della dignità della persona umana, e che evidenzi comportamenti tutti inaccettabili, potrebbe essere utilizzato in parrocchie e scuole, ospedali e altri luoghi in cui viene svolto il ministero pastorale. La UISG lo ha promesso in una dichiarazione che ha adottato.

- Come possiamo continuare ad affrontare in modo molto concreto  le questioni della prostituzione e della tratta su vastissima scala, come anche l’infedeltà personale e la promiscuità nel mondo? C’è bisogno di cattolici, insieme con altre persone dai principi simili, in posizioni influenti, per esempio nell’industria cinematografica, nella televisione e nella pubblicità. Potrebbero essere incoraggiati a riunirsi e a riflettere sul loro ruolo nel promuovere una visione migliore della persona umana. Bisogna concentrarsi sul disservizio della società agli uomini in ogni cultura patriarcale nell’ambito della sessualità. Da alcuni studi ho scoperto, e molti hanno scoperto, che per molto tempo la società ha accettato la promiscuità, l’infedeltà, specialmente nei matrimoni da parte degli uomini, cosa che – grazie a Dio – sta cambiando. Esaminiamo come utilizzare meglio i social media per educare le persone nell’intero ambito della sessualità e delle relazioni umane.

- Voglio dire in questa sede: è senz’altro essenziale un’educazione e una formazione chiara ed equilibrata sulla sessualità e sui confini nei seminari e nelle case di formazione; nella formazione permanente di  sacerdoti, religiosi e religiose e vescovi. Mi preoccupa quando a Roma e altrove, compreso il nostro Paese, vedo i seminaristi più giovani trattati come se fossero più speciali di chiunque altro, incoraggiandoli in tal modo ad assumere sin dall’inizio della loro formazione, idee esaltate riguardo al loro status. Ciò viene incoraggiato perché loro pensano già di avere uno status elevato. Lo studio dello sviluppo umano, umano per missione, deve suscitare un serio interrogativo sull’esistenza di seminari minori. Voglio ripeterlo: lo studio dello sviluppo umano deve suscitare un serio interrogativo sull’esistenza di seminari minori.  Anche la formazione delle giovani religiose può spesso portare a un falso senso di superiorità rispetto alle sorelle e ai fratelli laici, a pensare che la loro chiamata sia “superiore”. Che danno ha fatto questo modo di pensare alla missione della Chiesa? Abbiamo dimenticato il riferimento del Vaticano II in Gaudium et spes alla chiamata universale alla santità? Inoltre, dobbiamo chiedere a laici responsabili e sensibili e alle religiose di dare una valutazione veritiera e onesta dei candidati alla nomina episcopale.

- Sarebbe possibile sfidare ogni diocesi a riunire uomini e donne d’integrità: laici, insieme a religiosi e clero, per formare una commissione congiunta che condivida l’esperienza sulle procedure documentali e i protocolli, le implicazioni legali e finanziarie delle denunce e i necessari canali di responsabilità e imputabilità? Una persona qualificata – laico, religioso o sacerdote – potrebbe essere il presidente ideale di un tale gruppo. Inoltre, dovrebbe cercare di capire come affrontare al meglio le gravi questioni degli abusi sessuali che stanno già esplodendo in alcuni paesi asiatici e africani come è già accaduto già altrove. Molte persone che hanno subito abusi sessuali da parte di sacerdoti o altri in qualche funzione pastorale soffriranno mentre riemergeranno ricordi traumatici. Ad alcuni verrà ricordato che potranno essere smascherati come autori passati o presenti di abusi, o essere accusati di avere insabbiato fatti simili. Molti, nelle diverse forme del ministero, incontreranno persone, famigliari, adulti e/o bambini, che hanno subito o che subiscono abusi e devono sapere come rispondere in modo adeguato. Alcune accuse saranno false, il che causerà sofferenze di altro genere. L’impatto della fede lesa nella Chiesa non sarà mai evidenziato abbastanza, poiché molti cattolici sono e saranno arrabbiati e confusi. Lo abbiamo visto in qualche parte del mondo. Anche le persone che occupano una qualche posizione di autorità devono sapere che cosa dire o fare in termini di risposta quando le questioni arrivano ai media o alla stampa. 

Conclusione

Sappiamo che l’aspetto più importante è la proclamazione del Vangelo in un modo che tocchi il cuore di giovani e anziani. Siamo chiamati a proclamare la buona novella ma dobbiamo essere buona novella per le persone che serviamo oggi. Non c’è dunque da stupirsi se Papa Francesco ha dichiarato ottobre 2019 Mese Missionario Straordinario. Torno al mio passaggio di apertura: Lo spirito del Signore è sopra ognuno di noi qui e ha consacrato con l’unzione tutti noi  

 “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Luca 4, 18-19)

Come orientamento o poscritto vorrei sottolineare quanto segue:

Lo spirito del Signore è sopra ognuno di noi qui, e specialmente coloro che sono presenti qui

ha consacrato con l’unzione tutti noi. Lo abbiamo ascoltato durante i rapporti dei vari gruppi che sì, siamo qui per un motivo serio e i problemi sono state tutti con cura affrontati

per annunziare ai poveri un lieto messaggio, ossia ai vulnerabili, proteggendo specialmente i bambini indifesi, cercando giustizia per le vittime di abuso e adottando misure per evitare il ripetersi di tali abusi;

per proclamare ai prigionieri la liberazione: quanti hanno commesso abusi hanno bisogno di redenzione, conversione e trasformazione, e non dovremmo dimenticarlo;

e ai ciechi la vista: coloro che non vedono i problemi, anche alcuni di noi presenti qui, o che si concentrano sul proteggere “il nostro”, o che tacciono o insabbiano, hanno bisogno di recuperare la vista;

per rimettere in libertà gli oppressi e proclamare un anno di grazia del Signore, prendendo le misure necessarie e mantenendo tolleranza zero riguardo agli abusi sessuali libereremo gli oppressi. Questo è il nostro anno di grazia, assumiamo con coraggio la responsabilità di essere davvero trasparenti e responsabili. 

Ritornando al tema di questo intervento, un altro dei passi per l’autocomprensione è tratto da Matteo (5, 14-16): “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.  Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Ho letto con grande interesse molti articoli sulle reazioni del Papa nel caso dei vescovi cileni, dalla negazione delle accuse alla rabbia per l’inganno e l’insabbiamento, all’accettazione delle dimissioni di tre vescovi. L’ammiro, Fratel Francesco, per essersi preso del tempo, da vero gesuita, per discernere e per essere abbastanza umile da cambiare idea, chiedere scusa e agire: un esempio per tutti noi.

Grazie, Papa Francesco, per avere offerto a tutti noi questa opportunità di controllare e verificare dove abbiamo agito in modo strano, con ignoranza, segretezza e compiacenza. Penso che modificheremo, con grande determinazione, il nostro approccio complessivo alla denuncia di abusi, al sostegno delle vittime, alla ricerca delle persone giuste per seguire e offrire sostegno alle vittime e, soprattutto, al fare tutto il possibile per proteggere i minori e gli adulti vulnerabili da ogni forma di abuso. Grazie anche per aver offerto alle religiose, attraverso l’esecutivo dell’Unione delle Superiore Generali (Uisg), l’opportunità di partecipare a questa conferenza. È la prima volta in assoluto che tutti i membri dell’esecutivo sono presenti ad un Incontro come questo. Di solito, questo accade con gli uomini, mentre alle donne si dice: “scegli tre persone e deve essere così, così, e così…” Le donne hanno acquisito molta esperienza utile che possono mettere a disposizione in questo campo, e hanno già fatto molto per sostenere le vittime – ci sono donne che sono anche criminali - e anche per lavorare in modo creativo sul loro uso del potere e dell’autorità.

Spero e prego che alla fine di questa conferenza sceglieremo deliberatamente di spezzare ogni cultura del silenzio e della segretezza tra noi, per fare entrare più luce nella nostra Chiesa, come una Chiesa modello. Una Chiesa modello che si prenda cura dei bambini e che continui ad essere un modello della cura e attenzione per i bambini. Riconosciamo la nostra vulnerabilità; siamo proattivi e non reattivi nell’affrontare le sfide che si pongono al mondo dei giovani e delle persone vulnerabili, e approfondiamo senza paura le altre questioni di abusi nella Chiesa e nella società.

Vorrei terminare il mio intervento così, ricordando a tutti noi le parole dello stesso Papa Francesco: Un cristiano che non va avanti ha un’identità che non “sta bene”… Il Vangelo parla chiaro: il Signore li ha inviati dicendo: “andate!” Il cristiano cammina, supera le difficoltà e annuncia che il Regno di Dio è vicino.

La mia preghiera è che possiamo andare avanti e superare le difficoltà. Sicuramente sarà così.

Grazie.


*Traduzione di lavoro