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Sempre di più e sempre oltre

L’impegno della Commissione Teologica Internazionale

 

Mons. Piero Coda
Segretario Generale
 

 

Nel 2019 la Commissione Teologica Internazionale (CTI) ha tagliato il traguardo dei suoi primi cinquant’anni di attività, producendo in questo lasso di tempo 30 documenti riuniti in un Enchiridion (Edizioni Studio Domenicano di Bologna) che nel corso di quest’anno ha visto la pubblicazione del suo secondo tomo, che ne raccoglie gli ultimi 8 (dal 2005 al 2021). Una presentazione si è svolta venerdì 25 novembre presso la Pontificia Università Urbaniana con la qualificata partecipazione di P. Thomas White, Rettor-Magnifico dell’Angelicum, del Prof. Paul O’Callaghan dell’Università di S. Croce, del Prof. Riccardo Battocchio, Presidente dell’Associazione Teologica Italiana e di Sr. Nathalie Becquart, Sotto-segretario presso la Segreteria del Sinodo.

Il primo anno di questo decimo quinquennio di attività della CTI, a partire dal settembre del 2021, è stato segnato dalla pandemia del Covid-19, che ha impedito di realizzare i due previsti incontri presenziali. Si è tuttavia iniziato proficuamente il cammino grazie alla pronta e generosa collaborazione di tutti e all’utilizzo dei mezzi messi a disposizione dalle tecnologie informatiche. Lo si è fatto, di necessità, in modo inusuale. La scelta dei temi oggetto di approfondimento, dopo una consultazione online, è venuta da Papa Francesco su proposta del Presidente, Cardinale Luis Ladaria, e ha riscosso sincero e unanime plauso. Con la formazione delle Sottocommissioni e la scelta dei loro Presidenti (A. Arko, Ph. Vallin, J. Prades López) si è poi avviato il lavoro che nella plenaria svoltasi dal 21 al 25 novembre ha vissuto una prima tappa di definizione condivisa. I tre temi che vedono impegnata la CTI vertono sul significato e l’attualità della fede cristologica professata dal Concilio di Nicea, nella memoria dei 1700 anni dalla sua celebrazione (325-2025); sull’esame di alcune questioni antropologiche oggi emergenti e di cruciale significato per il cammino della famiglia umana alla luce del farsi storia del disegno divino della salvezza; e sull’approfondimento – oggi sempre più urgente e decidente – della teologia della creazione in prospettiva trinitaria e in ascolto del «grido dei poveri e della terra».

Non è necessario insistere sullo spessore e l’attualità di questi temi. Se ne può sottolineare il filo conduttore che l’uno all’altro li lega, mettendo in rilievo a un tempo il centro della Rivelazione di Dio Trinità in Cristo e la sua rilevanza antropologica e socio-ambientale nell’oggi della storia. L’occasione è dunque propizia – ed esigente – per offrire in merito una parola ponderata, chiarificatrice, orientatrice e incisiva su questi tre diversi fronti. Non si tratta di ripetere cose risapute, ma di guardare avanti, in fedeltà alla Rivelazione e in discernimento critico dei segni dei tempi in ascolto dello Spirito. Perché i tre temi costituiscono uno stimolo prezioso a immergersi con il cuore e la mente nella novità del Vangelo di Gesù. Lui che – come ricorda il Vaticano II nella Gaudium et spes – «proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (n. 22). Per quali vie, con quali parole e attraverso quali gesti, la luce e la gioia di questo dono giungono sino a noi e si fanno percepibili e praticabili per tutti nel nostro oggi? Questa la domanda.

Il Concilio di Nicea è l’evento in cui la Chiesa dei primi secoli ha sperimentato la guida dello Spirito Santo nel cogliere ed esprimere la verità della paternità di Dio rivelata in Gesù, «l’unigenito Figlio di Dio» (cfr. Gv 3,18) che è «il primogenito tra molti fratelli» (cfr. Rom 8,9). Questa l’immensa verità che dà spessore e significato all’impegno con cui i discepoli di Gesù sono chiamati a farsi custodi dell’identità della persona umana in risposta alla sua vocazione, nella costruzione della fraternità universale e nella cura della casa comune. La teologia è chiamata a far brillare questa luce e a trovare le parole per offrirla al mondo di oggi in dialogo con le culture e le conquiste della scienza e della tecnica, invitando a tener sempre aperto lo sguardo al “sempre di più” e “sempre oltre” del disegno d’amore di Dio sulla creazione e in particolare sulla famiglia umana. Il compito è non solo urgente, ma appassionante e di decisiva portata: nella luce di Gesù si fa possibile e concreto, infatti, quell’allargamento della razionalità e dell’interiorità cui c’invitano, rispettivamente, Benedetto XVI e Francesco. Non a caso, nell’indirizzo di saluto rivolto alla Commissione il 24 novembre, Papa Francesco, dopo averne definito «prezioso» il lavoro svolto con «fedeltà creativa alla Tradizione» e insieme nell’«arrischiarsi ad andare oltre», ha suggerito un criterio per valutare l’efficacia e l’incisività della proposta teologica: lo stupore che essa riesce a provocare in coloro verso cui è indirizzata la sua performance. Perché lo stupore è spia sicura che ciò che raggiunge il nostro cuore e la nostra mente è il dono gratuito e senza misura di Dio in Gesù.

Da rimarcare lo stile sinodale che qualifica il servizio della CTI e che oggi viene in specifico rilievo: sia nel senso del cammino di dialogo fatto in comune tra i teologi, con il sensus fidei del Popolo di Dio e con il Magistero, sia nel senso della ricerca costante del consenso, per offrire alla Chiesa ciò che l’intelligenza della fede ha la responsabilità di esprimere con maturata condivisione. Per questi motivi, il lavoro della CTI è segnato da un clima di preghiera, di ascolto della Parola di Dio e gli uni degli altri con lo scambio dei reciproci doni di cui ognuno è portatore a livello ecclesiale, di sensibilità spirituale e culturale, nella comunione in Cristo e nell’amicizia. La responsabilità di tale lavoro è condivisa in solido dalla plenaria, le sottocommissioni hanno il ruolo, fondamentale, d’istruire la ricerca intorno ai temi oggetto di approfondimento, di presentare il progetto dei documenti e la loro progressiva esecuzione, in dialogo costante con tutti i membri della Commissione. I documenti, dunque, nei diversi stadi della loro progettazione ed esecuzione, fanno la spola tra la plenaria e le sottocommissioni.

Nei giorni della plenaria si è messa in atto questa dinamica, proponendosi l’obiettivo di giungere – come di fatto è stato – a una condivisione dello schema generale di ciascuno dei tre documenti. Utile è stato il richiamo alla possibilità, prevista dagli Statuti, del ricorso all’apporto di esperti in riferimento alle questioni trattate. Di qui alla prossima sessione, nel novembre 2023, ogni sottocommissione si riunirà prima dell’estate in presenza per fare il punto e proseguire nel lavoro.

(L’Osservatore Romano, 1 dicembre 2022)