La grazia della salvezza nella reciprocità di fede e sacramenti
Il primo e l’ultimo degli otto documenti pubblicati dalla Commissione Teologica
Internazionale fra il 2007 e il 2020 toccano direttamente il tema che sta al
cuore della buona notizia affidata al popolo di Dio perché ne sia testimone: la
salvezza.
Presente già nel titolo di primo documento (Speranza di salvezza per i
bambini che muoiono senza battesimo, 2007), il termine “salvezza” fa ben
presto la sua comparsa nel secondo (La reciprocità tra fede e sacramenti
nell’economia sacramentale, 2020) quando, in apertura, si dichiara:
«L’umanità di Gesù è un canale efficace della salvezza di Dio» (n. 791); «[la
fede è] il mezzo più adatto per ricevere l’offerta della salvezza» (n. 792)[1].
La lettura dei due testi suggerisce una prima considerazione sui contenuti
e una seconda, più veloce, sul metodo.
1. Sui contenuti
Quattro sono gli aspetti messi in luce dai documenti in esame.
La salvezza, donata da Dio Padre per mezzo del Figlio e resa attuale nello
Spirito, ha un carattere essenzialmente storico. Nel suo duplice aspetto
di liberazione da tutto ciò che nega la vita e di dono di una vita nuova, essa
ha a che fare con lo spazio e con il tempo: crea e trasfigura lo spazio e il
tempo perché siano, nel loro intreccio, luogo di accoglienza e non di rifiuto
(come troppo spesso è lo spazio), di vita e non di morte (come spesso il tempo è
sperimentato). C’è una “economia sacramentale” perché ci sono parole e gesti che
trasfigurano la storia affinché sia spazio e tempo di Dio-Trinità e del mondo
con lui e in lui.
In quanto storica, la salvezza testimoniata dai cristiani ha un carattere
dialogico. È quanto viene affermato a più riprese nel documento sulla
reciprocità di fede e sacramento (tutto il secondo capitolo, nn. 807-872, è
dedicato alla natura dialogica dell’economia sacramentale della salvezza) ma
pure nello studio sui bambini che muoiono senza battesimo si fa riferimento al
particolare dialogo che si attua nella preghiera sostenuta e nutrita dalla
speranza (cfr. nn. 104-1069.
La storia degli esseri umani (in qualche modo anche la storia del cosmo) è
storia di libertà. Il rapporto salvezza-libertà trova ampio spazio nel
secondo documento: la fede – “mezzo più adatto per ricevere l’offerta della
salvezza” – è adesione libera, risposta personale e libera (cfr. nn. 816. 824.
860). Allo stesso rapporto si riferisce anche il primo documento, ad esempio là
dove si sostiene che «la libera accettazione di Cristo è il mezzo ordinario di
salvezza» (n. 97), affrontando subito dopo la domanda sulla possibilità, nel
caso dei bambini, di un votum baptismi, di un battesimo di desiderio (n.
98). Il testo non sviluppa una riflessione sistematica sulla libertà, o sul
rapporto grazia-libertà, accenna però a una questione che merita di essere
segnalata: «la libertà di Dio riguardo ai mezzi di salvezza da Lui dati» (n.
71).
Storia, dialogo, libertà rinviano, in modi diversi, al carattere relazionale
della salvezza, da accogliere, annunciare e pensare non come fosse una cosa o
uno stato di cose, bensì come “intreccio aperto” – ci si conceda l’ossimoro – di
relazioni. Questa comprensione relazionale della salvezza trova un momento di
sintesi nella tematizzazione del rapporto salvezza-Chiesa. Il primo documento lo
fa riferendosi esplicitamente alla necessità della Chiesa per la salvezza (nn.
61-64), mentre nel secondo il tema è trattato trasversalmente: la fede di cui si
parla è quella della Chiesa, i sacramenti di cui si parla sono quelli della
Chiesa.
Non si dimentica che «l’azione salvifica di Dio, l’economia, si estende oltre i
confini visibili della Chiesa» ma si precisa che «questa attuazione salvifica di
Dio, accolta da una fede implicita, non si realizza a margine della
sacramentalità dell’economia divina, ma proprio grazie ad essa» (n. 871). In un
altro passaggio, che precede quello appena citato, si legge: «La Chiesa afferma
che la grazia che giustifica e dona la salvezza e, quindi, la vera fede viene
concessa anche al di fuori della Chiesa visibile, ma non indipendentemente da
Gesù (sacramento primordiale) e dalla Chiesa (sacramento fondamentale)» (n.
829).
Resta aperto il compito di pensare i possibili modi in cui la salvezza extra
ecclesiam “dipende” dall’economia sacramentale (da Cristo e dalla Chiesa
anche “visibile”).
I documenti della Commissione Teologica Internazionale – vale per i due di cui
mi sto occupando ma ovviamente anche per gli altri – offrono una sintesi
articolata e affidabile di ciò che, con diverse e consonanti voci, la teologia
cattolica ritiene possibile e doveroso affermare circa alcune questioni cruciali
per la vita e la missione della Chiesa. Di questo, dobbiamo essere grati. È
motivo di gratitudine anche il fatto che, leggendoli, ci si senta invitati a
proseguire nella ricerca.
Nel caso specifico le domande da affrontare vertono sul contenuto stesso
della salvezza (sulla forma che assume, nelle diverse situazioni
storiche, la vita in Cristo e nello Spirito), sui linguaggi con i quali
tradurre l’annuncio di salvezza, rimanendo fedeli al dato rivelato e ai
contesti di vita, sul modo in cui vanno pensate le mediazioni della
salvezza.
Alcune indicazioni, a questo proposito, si trovano nella lettera Placuit Deo
della Congregazione per la Dottrina della Fede (22 febbraio 2018), citata
quattro volte dal documento sulla reciprocità fede-sacramenti[2].
2. Sul metodo
Gli interventi della CTI nascono dall’ascolto della Scritture, della Tradizione
e, insieme, dall’ascolto della vita degli uomini e delle donne che in questo
passaggio della storia vivono, soffrono e sperano. Un ascolto non molto diverso
da quello che oggi è chiesto alla Chiesa di Dio “convocata in Sinodo”.
La teologia parte dalla realtà, non dalle ipotesi. Reale, non costruita a
tavolino, è la domanda sulla salvezza dei bambini morti senza battesimo. Reali
sono pure le domande sul senso dell’economia sacramentale e sul rapporto
fede-sacramenti, in particolare nel caso del sacramento del matrimonio che, di
fatto, ha dato origine al documento del 2020.
Dall’ascolto nascono importanti chiarificazioni, più che affermazioni
risolutive. Ciò corrisponde all’incompiutezza propria di ogni discorso teologico
disposto a prendere sul serio la storicità della Rivelazione e la storicità
della sua comprensione (cfr. DV 8).
La teologia è strutturalmente “incompiuta” perché non è chiamata ad annullare le
tensioni ma a mostrare come è possibile reggerle nell’orizzonte dischiuso dalla
Parola di Dio attestata nella Bibbia e nella Tradizione.
Tanto nel caso dei bambini morti senza battesimo quanto nel caso del rapporto
fede-sacramenti si tratta di non cadere in posizioni estreme.
Va evitata la negazione della necessità del Battesimo sacramentale e quella
della possibilità del compimento in Cristo della vita dei bambini morti senza
Battesimo. Vanno evitati «un automatismo sacramentale assoluto» e «uno
scetticismo sacramentale elitario che sostiene che qualsiasi grado di assenza di
fede vizi l’intenzione e quindi invalidi il sacramento» (n. 978).
Per evitare gli estremi non è necessario scendere a compromessi o fare gli
equilibristi: serve il coraggio di chi accetta di camminare in una storia nella
quale il dono della verità, con il gaudio che lo accompagna, è sì presente, ma
non nella forma del possesso esclusivo e geloso da parte di qualcuno.
L’incompiutezza della teologia è cosa diversa dall’incertezza.
Non è incertezza della fede, incertezza della dottrina e neppure l’incertezza
della teologia. Esistono affermazioni teologicamente certe e i documenti
della CTI permettono di riconoscerle.
L’orizzonte della certezza – nella fede, nella dottrina, nella teologia – non è
però quello di chi si accontenta dei risultati raggiunti (non sarebbe più
certitudo ma securitas, una falsa sicurezza), bensì quello di chi è
disposto a camminare, conoscendo la via e percorrendola assieme ad altri, come
popolo.
Riccardo Battocchio
Presidente dell’Associazione Teologica Italiana
Rettore dell’Almo Collegio Capranica - Roma
[1] Le citazioni
rinviano ai numeri marginali nella raccolta Documenti
2005-2021 pubblicata da Edizioni Studio Domenicano,
Bologna 2022, con prefazione del Card. Luis Ladaria Ferrer
S.I., introduzione di Mons. Piero Coda, curatela e indici di
Mons. Maurizio Barba e Giorgio Maria Carbone O.P.
[2] Anche
l’Associazione Teologica Italiana, in due congressi
nazionali, nel 2015 e nel 2017, si è impegnata su questi
temi, pubblicando poi gli atti: «Ogni uomo vedrà la
salvezza di Dio» (Lc 3,6). Sulla soteriologia cristiana.
A cura di R. Battocchio e R. Repole, Glossa, Milano 2017;
Dio e la sua salvezza. Il dramma della storia e il
compimento della libertà. A cura di L. Casula, Glossa,
Milano 2019.
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