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Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede
ad un dubium circa
la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso
AL QUESITO PROPOSTO:
La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone
dello stesso sesso?
SI RISPONDE:
Negativamente.
Nota esplicativa
In alcuni ambiti ecclesiali si stanno diffondendo progetti e proposte di
benedizioni per unioni di persone dello stesso sesso. Non di rado, tali progetti
sono motivati da una sincera volontà di accoglienza e di accompagnamento delle
persone omosessuali, alle quali si propongono cammini di crescita nella fede,
«affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti
necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro
vita»[1].
In tali cammini, l’ascolto della parola di Dio, la preghiera, la partecipazione
alle azioni liturgiche ecclesiali e l’esercizio della carità possono ricoprire
un ruolo importante al fine di sostenere l’impegno di leggere la propria storia
e di aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale,
perché «Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa»[2],
rifiutando ogni ingiusta discriminazione.
Tra le azioni liturgiche della Chiesa rivestono una singolare importanza i
sacramentali, «segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei
sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti
effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a
ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie
situazioni della vita»[3]. Il
Catechismo della Chiesa Cattolica specifica, poi, che «i sacramentali non
conferiscono la grazia dello Spirito Santo alla maniera dei sacramenti; però
mediante la preghiera della Chiesa preparano a ricevere la grazia e dispongono a
cooperare con essa» (n. 1670).
Al genere dei sacramentali appartengono le benedizioni, con le
quali la Chiesa «chiama gli uomini a lodare Dio, li invita a chiedere la sua
protezione, li esorta a meritare, con la santità della vita, la sua
misericordia»[4]. Esse, inoltre,
«istituite in certo qual modo a imitazione dei sacramenti, si riportano sempre e
principalmente a effetti spirituali, che ottengono per impetrazione della
Chiesa»[5].
Di conseguenza, per essere coerenti con la natura dei sacramentali, quando si
invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre – oltre alla retta
intenzione di coloro che ne partecipano – che ciò che viene benedetto sia
oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in
funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da
Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione
impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire
quei disegni.
Per tale motivo, non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a
partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal
matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna
aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra
persone dello stesso sesso[6]. La
presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da
apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di coonestarle e renderle
quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali
elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del
Creatore.
Inoltre, poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti,
la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in
quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia
con la benedizione nuziale[7],
invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del Matrimonio,
dato che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie,
neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la
famiglia»[8].
La dichiarazione di illiceità delle benedizioni di unioni tra persone dello
stesso sesso non è quindi, e non intende essere, un’ingiusta discriminazione,
quanto invece richiamare la verità del rito liturgico e di quanto corrisponde
profondamente all’essenza dei sacramentali, così come la Chiesa li intende.
La comunità cristiana e i Pastori sono chiamati ad accogliere con rispetto e
delicatezza le persone con inclinazione omosessuale, e sapranno trovare le
modalità più adeguate, coerenti con l’insegnamento ecclesiale, per annunciare il
Vangelo nella sua pienezza. Queste, nello stesso tempo, riconoscano la sincera
vicinanza della Chiesa – che prega per loro, li accompagna, condivide il loro
cammino di fede cristiana[9] – e ne
accolgano con sincera disponibilità gli insegnamenti.
La risposta al dubium proposto non esclude che vengano impartite
benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale[10],
le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio
così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma
di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni.In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di
affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di
cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che
non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati
di Dio[11].
Nel contempo, la Chiesa rammenta che Dio stesso non smette di benedire ciascuno
dei suoi figli pellegrinanti in questo mondo, perché per Lui «siamo più
importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare»[12].
Ma non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore, affinché
riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui.
Egli infatti «ci prende come siamo, ma non ci lascia mai come siamo»[13].
Per i suddetti motivi, la Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di
benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso.
Il Sommo Pontefice Francesco, nel corso di un’Udienza concessa al sottoscritto
Segretario di questa Congregazione, è stato informato e ha dato il suo assenso
alla pubblicazione del suddetto Responsum ad dubium, con annessa Nota esplicativa.
Dato a Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 22
febbraio 2021, Festa della Cattedra di San Pietro, Apostolo.
Luis F. Card. Ladaria, S.I.
Prefetto
✠ Giacomo Morandi
Arcivescovo tit. di Cerveteri
Segretario
[1] Francesco, Es. ap. post-sinodale
Amoris laetitia, n. 250.
[2] Sinodo dei Vescovi,
Documento finale della XV Assemblea Generale
Ordinaria, n. 150.
[3] Concilio Vaticano II, Cost.
Sacrosanctum Concilium, n. 60.
[4] Rituale Romanum
ex Decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II
instauratum auctoritate Ioannis Pauli PP. II promulgatum, De
benedictionibus, Praenotanda Generalia, n. 9.
[5] Ibidem, n. 10.
[6] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357.
[7] La benedizione nuziale, infatti, rimanda al racconto della Creazione, nel
quale la benedizione di Dio sull’uomo e sulla donna è in relazione alla loro
unione feconda (cfr. Gen 1, 28) e alla loro complementarietà (cfr. Gen
2, 18-24).
[8] Francesco, Es. ap. post-sinodale,
Amoris laetitia, n. 251.
[9] Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede,
Lettera
Homosexualitatis
problema sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 15.
[10] Il
De benedictionibus presenta infatti un vasto elenco di
situazioni per le quali invocare la benedizione del Signore.
[11] Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede,
Lettera
Homosexualitatis
problema sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 7.
[12] Francesco,
Udienza Generale del 2 dicembre 2020,
Catechesi sulla
preghiera: la benedizione.
[13] Ibidem.
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